Fabula Deck: La Chiave per Sbloccare la Tua Creatività nella Scrittura.

Quante volte ci siamo fermati davanti ad un foglio bianco? A me capita più spesso di quanto crediate. Quante volte siamo resi ebbri da una intuizione, ma alla fine non troviamo la quadra su come trasformarla in un’idea di romanzo? Cosa ci divide, non tanto dallo scrivere un capolavoro della letteratura mondiale, ma, quantomeno, dal portare a termine il nostro “Romanzo nel Cassetto”?

La soluzione l’ho trovata in Fabula Deck (non è una sponsorizzata) – prodotto edito da Sefirot (che ha inanellato una serie di successi con altri prodotti fantastici!).

Fabula Deck

Vi è mai capitato di tenere tra le mani un mazzo di carte da gioco, magari quelle utilizzate per giocare a UNO o a poker?

Ebbene, proprio da questo semplice concetto è nata l’idea alla base di ciò di cui vi parlerò.

Immaginate ora di prendere questo mazzo di carte e di dividerlo in modo insolito. Invece di numeri e figure, assegnate a ogni carta un ruolo, un’azione, un momento. Chiamatele ‘risorse’, ‘sviluppo dell’eroe’ e ‘intreccio’.

Questa straordinaria combinazione è ciò che ha dato vita al mazzo di cui sto per parlarvi: un totale di 40 carte che, se utilizzate con intelligenza, vi permetteranno di analizzare personaggi, fasi e trame di qualsiasi storia, sia essa già esistente o in fase di creazione!

Ma cosa lo rende veramente unico? La risposta è semplice: queste ‘magiche’ carte vi consentiranno di dare una forma tangibile ai vostri pensieri creativi, di dare vita alle vostre idee e di delineare la struttura completa e la suddivisione delle fasi della vostra storia.

Non perdete l’occasione di scoprire ulteriori dettagli su questo strumento visionario, direttamente dagli autori, guardando i video che ne spiegano l’utilizzo!

il video di Fabula Deck dal sito ufficiale.

Appena ho scoperto questo strumento, me ne sono innamorato, perché mi ha aiutato a organizzare molte delle idee che sto sviluppando nella mia prosa (sì, perché non scrivo solo poesie (: ).

un esempio di utilizzo

Se siete appassionati del genere Fantasy o se cercate qualcosa di speciale per i più giovani, non potete assolutamente perdervi Fabula Deck for Kids. Si tratta di un autentico capolavoro ricco di illustrazioni straordinarie e avventure creative, ideale per coinvolgere i più piccoli.

Fabula for Kids

Quindi, buona esplorazione, cari lettori e care lettrici! Sarà un piacere leggere i vostri commenti se l’articolo vi è piaciuto, un like per mostrarci il vostro sostegno e… non dimenticate di condividere!

10 Consigli Essenziali per i Nuovi Appassionati dei Rullini 35mm

La fotografia digitale va forte, anzi, va fortissimo.

Evolve, corre, si distacca dalla realtà stessa, con un ritmo inarrestabile.

Eppure mentre tantissimi brand del comparto smartphone si sono lanciati nella folle rincorsa ai megapixel, combattuta a colpi di esasperazione numerica, alla ricerca di una perfezione che, come in ogni cosa, si instilla nel semplice e non nel quantitativo.

Sensori smisuratamente piccoli, farciti da tanti di quei pixel che, forse, potrebbero farne indigestione.

“E poi di colpo, è come se qualcuno o qualcosa avesse tirato il freno di emergenza di un mezzo in movimento, questo si arresta, e, lontanissimo, vediamo un chiosco giallo di lamiera, sentiamo le farfalle nello stomaco, ci avviciniamo curiosi e troviamo un negozio di rullini, dal quale lo stesso alieno, Ciribiribì, dello spot anni ’80 ci osserva e…”

Lo so è una bella storia, ma ve la racconto un’altra volta, solo se mi aiuterete a condividere questo articolo che, si basa un po’ sull’esperienza ed un po’ su una speranza..

I RULLINI SONO
GIA’ TORNATI

ecco dunque:

10 consigli ai nuovi neofiti dei rullini 35mm (e delle polaroid)

  1. Procuratevi una macchina fotografica analogica, sia essa compatta, reflex od anche polaroid.
    La soluzione a questa esigenza di primaria importanza risiede in siti meno in “hype” rispetto ad Amazon, anzi, potreste trovare vere e proprie occasioni in soffitta, chiedendo a genitori o nonni, persino zii e zie. Ma anche presso negozi e bazar dell’usato o, infine, ma non per demerito, presso i negozi di fotografia della vostra città (Qui a Mestre le fotocamere analogiche Basic sono già tornate…!!!)
  2. Procuratevi un freno (!!!)
    Questo tipo di fotografia non consente di scaricare raffiche di foto ai quattro venti, o meglio, a meno che non vi riempiate di rullini come farebbe di munizioni Rambo, non è l’intento più appropriato. Respirate, concentratevi su cosa volete raccontare, su quali tasti toccare per esaltare il soggetto ritratto. Impariamo dunque non quando scattare, bensì quando non farlo.
  3. Dimetichiamoci della seta
    La grana naturale delle pellicole e il suo effetto su pelle e panorami vi riporterà ad un mondo più reale, dove ogni cosa viene catturata per la sua essenza. Una sorta di luogo dove quello che oggi viene percepito come un difetto si tramuta in un valore aggiunto al racconto visivo cui stiamo assistendo. La grana è l’essenza stessa, l’anima, della luce che si sublima nell’immagine.
  4. Filtri, no, non sono quelli di Instagram!
    I filtri al massimo potevano giocare con la luce, virare i colori verso il caldo o il freddo, permettere di dilatare le esposizioni. Dimentichiamo dunque effetti in stile Snapchat e realtà aumentata, in questi scatti aumenterà la realtà e non viceversa.
  5. Aumentate le vostre competenze analogiche in un mondo sempre più digitale
    Questo non significa rinunciare allo smartphone ed ai comfort acquisiti, ma dai fotografi del passato possiamo imparare tantissimo, per non parlare della tecnica! Un libro che per me è stato illuminante per esempio è quello di Andreas Feininger, disponibile in moti negozi di libri usati o biblioteche. Un grande fotografo e saggista statunitense autore di svariati libri sul tema.
  6. Sbagliate, sbagliate meno, un giorno non sbaglierete più
    Se su 36 pose ne avrete buttate al vento 35, non demordete, dominare la messa a fuoco manuale, la corretta esposizione, avere l’orizzonte davvero orizzontale e le giuste proporzioni nella composizione della scena non è un discorso da punta e scatta. Da ogni errore potrete trarre enormi insegnamenti.
  7. La fotografia analogica racconta infinite storie
    Impariamo a cogliere i dettagli, in ogni scatto ci saranno infinite componenti, svariate variabili, dal nostro umore alla nostra sensibilità, dall’umidità dell’aria al calore del sole, ma ci saranno anche le tenebre della camera oscura, l’alchimia dello sviluppo e la magia della proiezione dell’ingranditore. Impariamo a leggere tra le righe il circostante.
  8. Ogni rullino un’impronta indelebile
    Sperimentare il diverso viraggio dei colori con rullini diversi per marca o tipologia è una delle più belle esperienze che si possano provare. Colori vivaci, contrasti accentuati, bianchi e neri intensi e molto di più. Ogni rullino, ogni marca, un’impronta ed un carattere diversi, anche questa è magia.
  9. Stampare analogico o digitale che sia
    Una foto in digitale viaggia velocissima, ma con la stessa velocità può sparire, per sempre. Una stampa invece resta, ha un profumo e delle vibrazioni emotive tutte sue. Ha un calore che si rende equivalente a quello di un bacio sotto il temporale. Ci fa da alcova per i ricordi più belli.
  10. Impariamo, infine, a non scattare
    Ci sono istanti irripetibili, quelli che nessuno vorrebbe perdere, proprio per questo, talvolta, dovremmo posare lo smartphone, la macchina fotografica, forse dovremmo posare anche la nostra vita circostante e godere dell’istante che ci scorre come sabbia calda tra le dita della mano. La più grande fotocamera che porteremo con noi, sarà sempre il nostro cuore ed il sapore dei nostri ricordi più belli.

Anche questa volta, mi son permesso, ho detto la mia opinione.

E voi? Cosa ne pensate?

Tornerà in auge la fotografia analogica? O forse… non è mai andata via?!?

A presto

Edoardo

AGGIORNAMENTO DEL 22/10/2022 !!! Una piccola news che evidenzia una tendenza ormai sicura: NUOVA ANALOGICA LEICA!

Scopri il momento e il motivo che hanno fatto nascere la mia passione per la scrittura

Sono nato nell’agosto del 1983, alla radio a quei tempi passavano di continuo I just called to say I love you di Stevie Wonder, il Mondo correva veloce, ieri come oggi, certo la percezione è cambiata, ma ogni epoca corre a modo suo.

Sono cresciuto circondato dall’embrione delle tecnologie che, oggi, ci permettono di comunicare a 360° in pochi istanti, ma dove, forse, il valore di ogni singola parola “spesa” era diverso, maggiore, più ponderato.

Una telefonata variava di costo a seconda della durata, Voltron trionfava in tv, una canzone si ascoltava sul vinile o in musicassetta o si aspettava per giorni che passassero i Queen alla radio per registrare il brano, maledicendo prontamente il Dj in questione che, ovviamente, avrà parlato all’inizio od alla fine del brano, rovinando il nostro capolavoro. Le pendrive non si poteva immaginare cosa fossero e Super Mario era il nostro eroe del cuore.

C’è chi dice “cosa ne sanno i 2000?” e forse non ha del tutto torto, ma, senza dilungarmi oltre, mi aggancio proprio a questo numero per parlarvi di me e di quando ho cominciato a scrivere.

Correva il 1999, avevo 16 anni, crescere a prescindere dal contesto in cui si è inseriti non è mai facile, accettarsi per ciò che si è, di certo, non è da tutti ed eccoci dunque alla grande ricerca di una valvola di sfogo.

Agosto 2000

Il mindset di un teenager non è mai “omogeneo”, vi sono scoperte, cambiamenti, collisioni e successi. Si diventa come una pentola a pressione dove, senza la giusta valvola, si rischia di esplodere. E il botto spesso è interiore, specie per chi ha una sensibilità maggiore di altri.

Fu così che, fortuna volle, provai a scrivere una poesia, figlia delle sensazioni che mi portavo dentro, uno sfogo che, come la valvola della pentola a pressione appunto, mi ha permesso di scoprire un modo di rendere manifeste a me stesso e ad una cerchia ristretta di persone le mie emozioni, nel bene e nel male.

Da questo momento il mio “flow” poetico non si è più fermato, ecco la primissima che scrissi:

IL GUARDIANO DEL FARO
Il guardiano del faro
uomo solo e abbandonato
a sé; a cui nulla è più caro
e che tutto del suo passato ha dimenticato.

Vecchio e stanco
scruta il mare
rumoroso e bianco
che le nuvole stanno a guardare.

Già le nuvole
che vedono questo cielo in Terra
che vorrebbero coprire, invano.

Così il vecchio non si lascia coprire
dalle nubi della solitudine
che lo circondano.

In quest’opera, acerba ma intensa, si intravedono le crepe delle insicurezze, dell’accettazione, ma al contempo il senso del viatico obbligato verso il domani, di certo più sereno, grazie alla consapevolezza che, oggi riesco a definire in tal senso, ma che all’epoca era solo un vaporoso orizzonte di incognite.

Le poesie dunque sin da allora sono diventate il mio modo di scrivere a e di me stesso, del bene che percepivo e del male che vivevo.

Allego altri esempi di queste acerbe poesie, più di 100 in archivio, che forse un giorno ritroverò il coraggio di condividere come ho fatto con il mio “nuovo ciclo” cioè i: KOMOREBI.

Ve ne faccio assaggiare sei, solo per voi:

PARTECIPE DEL TUTTO
com’è bello aprire gli occhi
e vedere il mondo
come nessuno
l’ha potuto vedere prima
com’è bello respirare
un’aere nuova
e sentire nuvole
ricolme di sole
entrare dal naso
ed uscire come luce
da tutto il mio essere
sentirsi leggeri
volare tra gli stormi
e udir il lor cantare
com’è bello
carezzare i prati in fiore
e sentire
il lieve palpito naturale
scorrere tra mano e mondo
abbracciato dal profumo dell’infinito
com’è bello arcobaleno
inizia in terra
finisce in cielo
dove gli angeli alati
lo sorreggono per noi
vorrei essere
solo occhi e sensazioni
solo così
sarei partecipe del tutto.

LAGUNA
luogo incantevole
a parole indescrivibile
in cui si tuffa il sole
del quale rifletti il colore
mentre tramonta
e ci fa l’occhiolino dal pelo dell’acqua;
ci son giorni in cui sembri oro
altri in cui sei smeraldo
altri in cui non c’Ë orizzonte
e tu sei azzurra come il cielo
e gli stormi di candidi gabbiani
son le tue nuvole
una cosa in te non cambia mai
è la tua bellezza…

FELICITA’
Dopo aver bevuto Questo drink di felicitá
Scrivo versi controvento giá bruciati al sole
Senza sapere come Sono caduto in questa situazione
Solo agire col cuore Senza far passare dalla mente
Qualunque azione o decisione
Stringo nel mio pugno forte il cuore
Che ha preso spontaneamente a volare
Senza sapere realmente dove voleva andare
Mi pingo la faccia di un colorato sguardo
E faccio esplodere cromia ov’era apatia
Mi perdo di me alla ricerca di alcunchè
Giaccio felice nel fluire della vita
E sorrido, perché il sorriso in volto
È la porta aperta alla felicitá ventura

SILENZIO
prova a fare silenzio dentro di te
prova ad ascoltare ciò che il silenzio sa dire
solo nel silenzio interiore troverai
le risposte che cerchi
perchè nel silenzio parla il cuore
e il cuore sa cosa è bene per te
ascolta il silenzio
cerca di cogliere il passare delle emozioni
fatti travolgere dai ricordi
poi trova quegli istanti
che han lasciato i solchi più profondi
nel tuo cuore
e segui la via indicata
se ti condurrà alla luce
urla al mondo la tua gioia

SOGNI VAGABONDI
guardo alla mia vita
sogni e desideri
scorrono nello specchio dei ricordi
poi d’un tratto mi rendo conto
che un’immagine nuova
ha sconvolto un giorno
nel quale scorgo un istante
tra tutti gli altri
un frammento di vita
ha cambiato tutto
Rivelandosi fondamentale
così come nel vuoto si creano prospettive
così nella mia vita si genera amore
i sogni dapprima vagabondi
ora sanno tutti dove andare
in un luogo tra battito e cuore
a pochi passi dall’anima
alla velocità della luce
vorrei avere dei ricordi con te
perché ora che ti ho scoperto
sei già il sogno del mio destino
e sento quanto manchi
in tutti i ricordi che ti precedono

SEDUTO SULLA LUNA
seduto sulla luna
circondato di vuoto
e candide polveri
sono
guardo intorno
cerco il sole
ma mi è nascosto
la mia vecchia dimora
lo eclissa; è la terra
la guardo da lontano
il mondo che un tempo
mi apparteneva
il mondo cui io stesso appartenevo
seduto sono
sulla luna
forse sto sognando
eppure non sento nostalgia
perchè la terra
che da qui vedo
pienamente in luci
e tante ombre
non era più casa mia.

Cari Amici e care amiche, grazie per la vostra attenzione, spero di avervi raccontato ancora una volta qualcosa di me, senza filtri, senza censure e, con un pizzico di poesia.

CORSO DI POESIA GRATUITO

KOMOREBI
19 anni, 19 anni dopo… 17-7-2000 l’ultima pagina, per fortuna strappata.
Ogni cicatrice puó essere un sentiero che conduce al lato migliore di noi… – intervista a me stesso
Kintsugi, una metafora esistenziale…

Il cuore di Venezia: il centro simbolico dell’Universo

Non sono solito pubblicare foto che mi ritraggano, ma stavolta faró un’eccezione.

Prima di tutto ringrazio Silvia che ha colto perfettamente l’istante che desideravo proprio come lo avevo immaginato.

Si percepiscono infatti tutta la magia, la poesia e la storia, anzi le storie, che questo angolo di mondo puó raccontarci.

Quando mi fermo lì per un istante mi sento al centro dell’universo; grazie a questa foto potró ricordare la sensazione per sempre.

❤️ Grazie Punta della Dogana

❤️ a presto Venezia

ECCO DOVE MI TROVO IN QUESTA FOTO.

Dead drop USB, ne hai mai incontrata una?

Sono passati poco più di due decenni da quando Napster ha sconvolto le nostre vite, le nostre abitudini, rivelandosi essere il vero e proprio incipit di una rivoluzione che ha sfiorato tutti i settori dell’intrattenimento multimediale, connettendo tra loro milioni di utenti in tutto il mondo. Un big bang che, nonostante le mille opposizioni prestate dai vari player in gioco, non si è mai arrestato completamente. Anche oggi infatti, che le opzioni legali sono infinitamente superiori per numero e convenienza rispetto ad un tempo, il mercato sotterraneo continua a vantare soluzioni “creative” per ottenere qualsiasi cosa.

Ma veniamo al dunque, sapete cosa sia una Dead drop Usb o ne avete mai vista/incontrata una?

Una DDU ovvero Dead Drop Usb è un sistema di condivisione di archivi e file totalmente offline, si avete letto bene, esiste un “circuito” di offline file sharing, viene installato direttamente nel cemento e quindi nei muri, si avete letto bene, pendrive o hard disk incastonati nel cemento! Il creatore di questo movimento stesso lo definisce così:

“Porta i tuoi file offline, cementali! Le Dead Drop sono un sistema di condivisione di file offline ed anonimo svolto in spazi pubblici”.

Chi è stato ad inventarle?

Il merito di questa iniziativa è di Aram Bartholl, un artista tedesco che nel 2010 idea un progetto di partecipazione da far sbocciare in cinque location di New York rendendo accessibili a tutti delle pendrive cementate. Ciascuna di queste venne installata ove previsto completamente vuota ad eccezione di un file di testo (il classico .txt) contente le istruzioni e le regole del progetto. Un invito dunque a scoprire ciò che viene condiviso e a condividere file. Ad oggi nel Mondo esistono migliaia di queste pendrive, ad ogni angolo, letteralmente, del globo.

Ma voi, vi fidereste?

La domanda non ha una risposta semplice, ma di buonsenso, infatti attraverso una pendrive noi, collegandoci, potremmo prestare il fianco ad un attacco hacker e, mettere a rischio dati personali/sensibili. Dunque meglio collegare un pc ben protetto da antivirus o, meglio, su cui gli eventuali danni possano non risultare cospicui (un vecchio pc in disuso magari svuotato dei dati personali). Vale sempre il vecchio adagio: “Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio” (:

Ok, so che avete capito, volete sapere come e dove trovarle?

La cosa è meno difficile di quanto crediate, nel Mondo ci sono, come dicevo poco sopra, migliaia di queste memorie, circa 2200 DDU che offrono ~ 66387 GB di spazio disponibile complessivo. Tutte quelle conosciute sono qui censite: DATABASE MONDIALE DDU.

Cos’è il “manifesto” delle DDU?

Ecco la traduzione in italiano del messaggio originale di Aram per i fruitori delle sue primissime Dead Drop, il vero e proprio “Manifesto” con le linee guida per gli aderenti:

Il manifesto “Dead Drops”
Dead Drops è una rete di scambio anonima, non in linea e “PEER to PEER” (P2P) attraverso luoghi pubblici. Chiunque può accedere a Dead Drops e chiunque può installare un Dead Drop nella propria regione o città. Un Dead Drop deve essere accessibile a tutti. Un Dead Drop in un edificio chiuso al pubblico o in un luogo privato con accesso limitato o temporaneo non è un Dead Drop.
Un vero Dead Drop è una periferica di archiviazione di massa di lettura/scrittura senza un software di accesso preinstallato.
I Dead Drops non hanno bisogno di essere sincronizzati o connessi tra di loro.
Ogni Dead Drop ha un’esistenza autonoma.
Un bel Dead Drop mostra solo il pezzo di metallo del connettore A-USB ed è cementato in un muro. Difficilmente dà nell’occhio.
Un Dead Drop non ha bisogno di cavi o di tecnologia wireless. Condividere file offline al massimo richiede inginocchiarsi per terra o sporcarsi la giacca sul muro.
Un Dead Drop è un supporto USB nudo, autoalimentato, integrato nella città, il vero e solo spazio pubblico. In un’era di crescente delocalizzazione dei file e bizzarri congegni senza accesso a file locali, abbiamo bisogno di ridare un senso alla libertà e alla distribuzione dei dati.
Il movimento Dead Drops è stato pensato per cambiare!
Diffondi i tuoi dati nel cemento!
Crea il tuo Dead Drop!
Rimaterializza ora i tuoi files!

Aram Bartholl, 2010

Uno screenshot del file contenuto nelle chiavette che ci richiama alle responsabilità correlate al loro utilizzo (fonte: deaddrops.com)

Come creare la tua prima DDU:

Il movimento come si intuisce è aperto alla partecipazione, chiunque può creare, installare e segnalare la sua DDU, l’aspetto fondamentale è rispettare il “manifesto” e seguire le seguenti istruzioni:

  1. Leggi il Manifesto!
  2. Scegli una chiavetta usb di qualsiasi taglia.
  3. Togli la copertura in plastica, aderirà meglio!
  4. Avvolgila nel nastro adesivo per creare uno strato protettivo
  5. Scarica il file readme.txt ed il manifesto qui disponibile in varie lingue: engfrenchespportrussdutchger, itachinczech , modifica autore, crediti e data e copialo nella memoria che condividerai nel cemento.
  6. Usa il cemento a presa rapida sul foro o nella crepa che hai scelto per la tua chiavetta.
  7. Sistema il tutto al meglio e rimedia ad eventuali danni.
  8. Accertati che un laptop si riesca a collegare anche senza una prolunga, non tutti la porteranno con sé.
  9. Considera un posizionamento che permetta di essere accessibile a qualsiasi prospettiva di un laptop, cioè che si possa collegare a prescindere dal punto in cui sono collocate le porte usb.
  10. Se vuoi puoi usare lo stucco per fissare meglio il tutto.
  11. Scatta 3 belle foto!
     Fai vedere la zona della città, dei dettagli dell’edificio e di quelli vicini.
    – 
    Avvicinati al punto in cui hai collocato la memoria, più o meno a metà della distanza iniziale.
     Fai una foto ravvicinata in cui si riconosca la Dead Drop Usb.
  12. Carica tutto nel Dead Drop Database!

Spero di avervi incuriosito, ricordate che Trarealtaesogno vuole riportarvi notizie curiose dal Mondo on & off line, ma non è da ritenersi responsabile per eventuali danni cagionati da un uso improprio di quanto riportato nell’articolo stesso.
Ricordate dunque che, come in tutte le cose, il buonsenso deve essere la vostra prima guida in assoluto.

A presto

Edoardo

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Il sito ufficiale dell’ideatore delle Usb dead drop – Aram Bartholl
Dead drop database
E tu, lo usavi Winamp?
Chi si ricorda di Voltron?
“Ricordi quando c’erano le lire?”
Ti ricordi com’era?
“Mi ami, ma quanto mi ami?”
Lo conoscete “The Vamp”?
La “Millennial” che stringeva Innuendo… in LP!