Sembra la domanda, innocente ed al contempo pungente che un bambino o una bambina potrebbero rivolgere a un genitore o ad un insegnante, ma noi, se colti alla sprovvista, proprio come un infante saprebbe fare, sapremmo dire “di cosa sia fatta una poesia?”.
Probabilmente No, perché la vita, la società, tutto ciò che ci circonda assume sempre più le sembianze di un vuoto emotivo, in cui, con grande indifferenza, portiamo avanti i nostri passi in attesa di quelli che verranno a seguire.
Uno spazio interiore fertile che, nostro malgrado, ricopriamo di futili chincaglierie, fisiche o metaforiche.
Eppure, nonostante tutto, sento la necessità di darvi la mia idea del “di cosa sia fatta una poesia”. Il tutto senza pretendere di essere nel giusto, ma con l’intento di fotografare la mia idea sulla questione.
Una poesia è composta prevalentemente di emozioni, in parte di esperienze ed in parte di sogni.
È un’impronta vivida di tutto ciò che abbiamo vissuto e di quello che sogniamo di provare.
È un dipinto realista di ció che la nostra anima proietta lungo le nostre traiettorie quotidiane.
È dunque una fotografia, spesso scattata senza preavviso, dei nostri moti interiori più intimi.
Uno specchio di ció che ci piace e colpisce, ma anche dei momenti in cui, aggrappati al dolore, ne vogliamo far scaturire esternamente una parte.
Poetizzare ci rende migliori, perchè ci apre a mondi nuovi o ci permette di scaricare sfumature oscure del nostro status quo.
Per me la poesia è stata un viatico liberatorio, che se dapprima mi ha permesso di liberare il mio lato romantico e fragile della gioventù (intorno ai 16 anni), poi mi ha permesso di scoprire, come colori nuovi, altre strade e prospettive su cui riflettere.
Molti diranno: “ma io non so nemmeno come si scriva una poesia”
L’errore consiste nel pensare che vi siano delle regole “matematiche”.. sono convinto infatti che la poesia sia un flusso di emozioni che sgorga dall’anima e, dunque, scriteriato.
Poesia si trova nelle migliaia di caratteri, piuttosto che nella ermeticitá che profuma di mistero.
Infine, se mai ve lo chiedessero: “di cosa è fatta una poesia?”
Io vi dico: “di tutto il meglio e, talvolta, di tutto il peggio di noi”.
E voi? Cosa ne pensate?
Un gatto che dorme ed un croccatino a forma di cuore; anche questa puó essere Poesia
Ci sono luoghi che non mi stancano mai, perchè per me non sono città, bensì emozioni da cui lasciarmi permeare 🥰.
Tra sorrisi di gratitudine, scambiati in calli troppo pervie per accogliere più di due paia di piedi per volta. Cieli troppo azzurri, che si specchiano nella laguna, da far perdere il respiro e poesie da abbandonare 🙃.
Eppure ogni tanto qualcun* ancora me lo chiede: “ma non ti stanchi mai di quella città?”
E come ogni innamorato rispondo: “No, non mi stancheró mai di perdermi nei suoi occhi, che sono in tutte le cose belle che riesco a scoprire, ogni volta che la rivedo” ❤️
Se ancora non conoscete la mia pagina instagram potete scoprirla scrivendo: @trarealtaesogno
Lo so che è un nickname complesso e lungo, ma se poi mi seguirete non dovrete scriverlo più 😉😝
Cari Amici e care Amiche, è con immenso piacere che, proprio in prossimità del Natale, vi annuncio la pubblicazione della seconda raccolta dei miei pensieri “con un pizzico di poesia”.
Questo cammino è iniziato poco più di due anni fa, con la classica ispirazione che, repentina, mi colse durante una passeggiata in natura; in quel preciso istante associai nella mia mente il significato di una parola giapponese ricchissima di fascino “Komorebi” appunto e quella di una serie di pensieri da scrivere a ruota libera.
La nuova copertina
Non era poi così scontato che la vena poetica mi avrebbe assistito con tutta questa longevità in questo progetto, ma, fortunatamente, così è stato.
Il sogno nel cassetto oramai non è più la pubblicazione, perchè già il fatto che io ne stia scrivendo, perdipiù per la seconda volta, permette di annoverare tale desiderio tra quelli realizzati.
Il mio sogno consta nel raggiungere i primi 500 (si, cinquecento) componimenti, per poi farne un unico grande volume.
Poco importa la gloria, in fondo la poesia non nasce per arricchire in pecunia, ma nasce con l’auspicio di condividere una ricchezza diversa, eterea, non adatta a tutti i palati e gli animi.
L’intento è, anche solo per un istante, arricchire di emozioni e calore gli animi di chi posa lo sguardo su queste opere, figlie della mia interpretazione della luce che filtra attraverso il bosco della nostra vita.
Vi saluto con una piccola anteprima, ho selezionato due poesie scelte tra le 100 del nuovo libro, spero possano trasmettervi le sensazioni e le emozioni che ho condiviso con voi:
159 Come camminare soli Con una lanterna ad olio In una notte di nebbia fitta Ai margini di calli e campielli La laguna riverbera Interrotta nella quiete soltanto Dalle Luci lontane di natanti deserti Nel mio alone giallastro Sembro una moneta dorata In un forziere d’argento Fatto di minute gocce di vapore Che nascondono tutto Anche i pensieri talvolta Mentre immagino le sagome Di ció che amo per davvero
162 Respiro sotto la pioggia Ti offro riparo nel mio sorriso Ho solo quattro conchiglie Dentro ad un taschino Le stringo forte tra le dita Mi sembra di possedere il mondo Perché i tuoi occhi Mi hanno fatto scoprire un senso Il correre per un motivo Il dare una direzione precisa Alla felicità Sento il tuo profumo Ogni volta che scompare il sole Mentre strada si fa percorso Il caso mi ha bussato Cancellando il circostante Inondando la mia vita di te Che come onda sulla sabbia Hai solcato le sponde del mio cuore
Vi mando un grande abbraccio, con l’augurio di riscoprire il calore delle emozioni, quelle più belle e profonde, durante le ormai prossime festività.
Sono nato nell’agosto del 1983, alla radio a quei tempi passavano di continuo I just called to say I love you di Stevie Wonder, il Mondo correva veloce, ieri come oggi, certo la percezione è cambiata, ma ogni epoca corre a modo suo.
Sono cresciuto circondato dall’embrione delle tecnologie che, oggi, ci permettono di comunicare a 360° in pochi istanti, ma dove, forse, il valore di ogni singola parola “spesa” era diverso, maggiore, più ponderato.
Una telefonata variava di costo a seconda della durata, Voltron trionfava in tv, una canzone si ascoltava sul vinile o in musicassetta o si aspettava per giorni che passassero i Queen alla radio per registrare il brano, maledicendo prontamente il Dj in questione che, ovviamente, avrà parlato all’inizio od alla fine del brano, rovinando il nostro capolavoro. Le pendrive non si poteva immaginare cosa fossero e Super Mario era il nostro eroe del cuore.
C’è chi dice “cosa ne sanno i 2000?” e forse non ha del tutto torto, ma, senza dilungarmi oltre, mi aggancio proprio a questo numero per parlarvi di me e di quando ho cominciato a scrivere.
Correva il 1999, avevo 16 anni, crescere a prescindere dal contesto in cui si è inseriti non è mai facile, accettarsi per ciò che si è, di certo, non è da tutti ed eccoci dunque alla grande ricerca di una valvola di sfogo.
Agosto 2000
Il mindset di un teenager non è mai “omogeneo”, vi sono scoperte, cambiamenti, collisioni e successi. Si diventa come una pentola a pressione dove, senza la giusta valvola, si rischia di esplodere. E il botto spesso è interiore, specie per chi ha una sensibilità maggiore di altri.
Fu così che, fortuna volle, provai a scrivere una poesia, figlia delle sensazioni che mi portavo dentro, uno sfogo che, come la valvola della pentola a pressione appunto, mi ha permesso di scoprire un modo di rendere manifeste a me stesso e ad una cerchia ristretta di persone le mie emozioni, nel bene e nel male.
Da questo momento il mio “flow” poetico non si è più fermato, ecco la primissima che scrissi:
IL GUARDIANO DEL FARO Il guardiano del faro uomo solo e abbandonato a sé; a cui nulla è più caro e che tutto del suo passato ha dimenticato.
Vecchio e stanco scruta il mare rumoroso e bianco che le nuvole stanno a guardare.
Già le nuvole che vedono questo cielo in Terra che vorrebbero coprire, invano.
Così il vecchio non si lascia coprire dalle nubi della solitudine che lo circondano.
In quest’opera, acerba ma intensa, si intravedono le crepe delle insicurezze, dell’accettazione, ma al contempo il senso del viatico obbligato verso il domani, di certo più sereno, grazie alla consapevolezza che, oggi riesco a definire in tal senso, ma che all’epoca era solo un vaporoso orizzonte di incognite.
Le poesie dunque sin da allora sono diventate il mio modo di scrivere a e di me stesso, del bene che percepivo e del male che vivevo.
Allego altri esempi di queste acerbe poesie, più di 100 in archivio, che forse un giorno ritroverò il coraggio di condividere come ho fatto con il mio “nuovo ciclo” cioè i: KOMOREBI.
Ve ne faccio assaggiare sei, solo per voi:
PARTECIPE DEL TUTTO com’è bello aprire gli occhi e vedere il mondo come nessuno l’ha potuto vedere prima com’è bello respirare un’aere nuova e sentire nuvole ricolme di sole entrare dal naso ed uscire come luce da tutto il mio essere sentirsi leggeri volare tra gli stormi e udir il lor cantare com’è bello carezzare i prati in fiore e sentire il lieve palpito naturale scorrere tra mano e mondo abbracciato dal profumo dell’infinito com’è bello arcobaleno inizia in terra finisce in cielo dove gli angeli alati lo sorreggono per noi vorrei essere solo occhi e sensazioni solo così sarei partecipe del tutto.
LAGUNA luogo incantevole a parole indescrivibile in cui si tuffa il sole del quale rifletti il colore mentre tramonta e ci fa l’occhiolino dal pelo dell’acqua; ci son giorni in cui sembri oro altri in cui sei smeraldo altri in cui non c’Ë orizzonte e tu sei azzurra come il cielo e gli stormi di candidi gabbiani son le tue nuvole una cosa in te non cambia mai è la tua bellezza…
FELICITA’ Dopo aver bevuto Questo drink di felicitá Scrivo versi controvento giá bruciati al sole Senza sapere come Sono caduto in questa situazione Solo agire col cuore Senza far passare dalla mente Qualunque azione o decisione Stringo nel mio pugno forte il cuore Che ha preso spontaneamente a volare Senza sapere realmente dove voleva andare Mi pingo la faccia di un colorato sguardo E faccio esplodere cromia ov’era apatia Mi perdo di me alla ricerca di alcunchè Giaccio felice nel fluire della vita E sorrido, perché il sorriso in volto È la porta aperta alla felicitá ventura
SILENZIO prova a fare silenzio dentro di te prova ad ascoltare ciò che il silenzio sa dire solo nel silenzio interiore troverai le risposte che cerchi perchè nel silenzio parla il cuore e il cuore sa cosa è bene per te ascolta il silenzio cerca di cogliere il passare delle emozioni fatti travolgere dai ricordi poi trova quegli istanti che han lasciato i solchi più profondi nel tuo cuore e segui la via indicata se ti condurrà alla luce urla al mondo la tua gioia
SOGNI VAGABONDI guardo alla mia vita sogni e desideri scorrono nello specchio dei ricordi poi d’un tratto mi rendo conto che un’immagine nuova ha sconvolto un giorno nel quale scorgo un istante tra tutti gli altri un frammento di vita ha cambiato tutto Rivelandosi fondamentale così come nel vuoto si creano prospettive così nella mia vita si genera amore i sogni dapprima vagabondi ora sanno tutti dove andare in un luogo tra battito e cuore a pochi passi dall’anima alla velocità della luce vorrei avere dei ricordi con te perché ora che ti ho scoperto sei già il sogno del mio destino e sento quanto manchi in tutti i ricordi che ti precedono
SEDUTO SULLA LUNA seduto sulla luna circondato di vuoto e candide polveri sono guardo intorno cerco il sole ma mi è nascosto la mia vecchia dimora lo eclissa; è la terra la guardo da lontano il mondo che un tempo mi apparteneva il mondo cui io stesso appartenevo seduto sono sulla luna forse sto sognando eppure non sento nostalgia perchè la terra che da qui vedo pienamente in luci e tante ombre non era più casa mia.
Cari Amici e care amiche, grazie per la vostra attenzione, spero di avervi raccontato ancora una volta qualcosa di me, senza filtri, senza censure e, con un pizzico di poesia.