Il sentore dello zenzero si era diffuso velocemente, intriso ne era il paesaggio che, bianco e candido, si dipanava in una lieve monotonia di tonalità.Ciononostante lui seguitava a guardare fuori dalla finestra, con lo sguardo teso, fiero, sicuro. L’attesa si miscelava alla speranza, alimentata da quel profumo che addolciva l’aria. Nessuno capiva cosa facesse ogni anno quell’uomo alla finestra, per ore, un solo giorno all’anno, il giorno di Natale. Fissava la via, oltre quella siepe spogliata dall’inverno, guardava oltre, quasi a nascondere in quel campo visivo una distanza incolmabile, alcuni dicevano potesse addirittura diradare la neve. Attese ancor più a lungo quel giorno, d’un tratto sembrò convinto che la modernità avesse vinto, che quell’anno non sarebbe accaduto, per la prima volta. Bofonchiando qualcosa si andò a sedere sulla poltrona, ma, in realtà, non manifestò alcun segno di resa, perchè la stessa era rivolta verso la medesima finestra. Lo sguardo rimase lì, fisso. Arrivò, presso di lui , la moglie che gli disse: “Non ti sei ancora rassegnato vero?” E lui con uno sguardo torvo: “Giammai!”. Passò qualche istante, bussarono alla porta coperta di ghiaccio. Corse alla porta, quasi saltellando, aprì, tirò fuori dalla tasca qualche soldino, sul suo viso la gioia più grande, sussurrò Buon Natale a quei ragazzini, carezzando sulla gota il più vicino, chiuse la porta e si girò verso sua moglie dicendole: “Vedi tesoro, non rinuncerò mai a questo istante. Cinquant’anni fa tu bussasti a quella porta ed io ti vidi per la prima volta, la mia felicità di oggi deriva da una scatola di biscotti che ho comprato dalle tue mani tanto tempo fa”.
Buon Natale Amici e cheil Natale o anche solo una scatola di biscotti possano illuminare le vostre vite. Vi regalo il racconto in Pdf e un’anteprima del mio libro di poesie che, forse, già conoscete: Komorebi.
Ritorno al futuro, si potrebbe esclamare, infatti è ormai chiaro il segnale di un ritorno ad un mondo di fotografia dove trova spazio anche la sua declinazione analogica, in particolare nella forma di quella istantanea.
Pare quasi di tornare agli anni ’70, ma con tutti i comfort del momento presente, infatti se un tempo non avremmo avuto scelta sullo stampare o meno il nostro scatto, oggi in qualche caso possiamo anche scegliere.
Ma prima di tutto un chiarimento: “quanti e quali formati esistono in commercio di foto istantanee?” Se ve lo state chiedendo, ecco che ve lo svelo qui, con una piccola grafica di supporto che non ha la pretesa di spiegare tutto, ma la maggior parte dei casi e delle possibilità.
Aesthetic analog film frame vector vintage style photography
Non possiamo dimenticarci del ruolo che, insieme a Polaroid, si è ritagliata Fujifilm con la sua gamma Instax mini.
una selezione di fotocamere instax by fujifilm
Osservatele bene, sono totalmente analogiche, strizzano l’occhio ai giovani, ma non solo. Hanno letteralmente sbancato sul mercato per la loro praticità e, nonostante la foto tecnicamente più piccola tra tutte quelle proposte dai vari marchi, ha affascinato tutti, appassionati e non.
Ovviamente Polaroid non è rimasta a guardare e si è rinnovata seguendo principalmente la sua tradizione, cioè il formato fotografico che porta il suo nome, la foto Polaroid! In particolare la scena se la prendono le Polaroid Now che con gamme colorate e formati tradizionali conquistano tutte le fasce d’età anche in questo caso con carte fotografiche di vario tipo, anche qui fino al bianco e nero.
Anche Polaroid ha sentito l’influsso di Instax, oltre al formato classico infatti propone la Polaroid Go, con una foto quadrata come nel caso della Square.
Quello che fa la differenza nella scelta risponde alla parola “Dimensione”, scelgo un modello perché è piccolo e trasportabile o scelgo Polaroid perché voglio una foto istantanea ma il più grande possibile.
Non c’è dunque una risposta per tutti, guardatevi dentro, capite cosa vi interessa fare e il come farlo verrà da sé.
Piccolo inciso fuoritema, passando alle stampanti Zink (analizzate qui in confronto con Phomemo) ne esistono di tantissimi brand, questo perché la tecnologia che ne sta alla base è condivisa, cioè una carta che già contiene il pigmento e che varia colore a seconda della temperatura su essa impressa.
La gamma vede tutti i brand “classici” e qualche outsider, con risultati perlopiù simili.
Il vantaggio qui viene dallo scegliere la foto sul cellulare e… Stampare! Nulla di più semplice no?
Ed ecco le eccezioni che modificano leggermente il formato o la tipologia di carta: Fujifilm Polaroid
Come funziona la Zink? Eccovi il video!
Zink by Canon Zooming – Feat. Pandoro
Le Zink trasformano in analogico il digitale, non hanno il fascino misterioso di una istantanea in cui la foto bella o brutta che sia si scopre solo dopo qualche minuto, ma hanno un ruolo di assoluto livello nelle modalità di costruzione dei nostri ricordi.
Infine, siete incontentabili e ambite alle foto formato “Square” o “Cartolina?” la serie Selphy di Canon è l’ideale per Voi! Guardate qui.
Sono basate sulla tecnica della sublimazione termica, cioè 4 veli (3 colori base: rosso, blu, giallo a cui si aggiunge uno strato protettivo) con cui si producono foto di qualità professionale a livello domestico.
Quindi, buona luce per le vostre foto e… oltre al cloud, emozionatevi o emozionate qualcuno, stampate le vostre immagini.
Cari Amici e care Amiche, avete presente quelle piccole stampanti portatili con cui moltissime persone stampano foto grandi circa quanto un bancomat? Esatto! Proprio quelle, ma da qualche tempo ci sono comparse anche le Phomemo (e le sue alternative)…
Niente panico! Ora vi dirò cosa cambia da una tecnologia all’altra, così la vostra eventuale scelta sarà perfetta!
Partiamo dalle basi, per chi non lo sapesse la prima si chiama così perché realizza le stampe con una tecnologia chiamata appunto Zink (=Z-ero ink), un brevetto della celeberrima azienda Polaroid, che da sempre pone il suo accento su tecnologie di stampa a sviluppo istantaneo.
Ma qual è la vera novità di questa tecnologia rispetto alle precedenti? Praticamente, grazie alle ridotte dimensioni di stampa, permette di ottenere dispositivi molto più piccoli delle stampanti tradizionali (mediamente le stampanti Zink misurano 12 x 8,2 x 2 cm) e dotati di batteria al litio.
Non ci dobbiamo preoccupare di inchiostri o cartucce perché, incredibilmente, la carta contiene già il pigmento; questo cambierà colore in base alla temperatura che viene impressa dalla stampante sulla superficie del foglio! In meno di un minuto si otterrà una stampa pratica e di qualità, bella anche da regalare!
Le Phomemo (ma esistono anche le PeriPage e molte altre) sono una serie di stampanti termiche che nascono per creare piccole etichette, stickers o foto che, ovviamente, risulteranno solo in bianco e nero una volta prodotte.
Sono amatissime dagli appassionati di Journaling che tramite le creazioni possono decorare, impreziosire o completare i loro planning.
Non sono dunque adatte a conservare i nostri ricordi, fotograficamente parlando, ma vanno a completare il “kit” di ogni appassionato.
Immaginate di stampare la foto con una stampante Zink e poi, in un istante, preparare una didascalia simpatica e frizzante da affiancare alla foto per raccontare l’istante appena vissuto. Bellissimo no?
In sintesi possiamo quindi tenerle, una o entrambe, sempre con noi, in borsa o nello zaino e stampare al momento, direttamente dalla galleria del cellulare, via bluetooth qualsiasi immagine o testo; spesso questi dispositivi sono corredati anche di piccole funzionalità di ritocco, ma nulla vieta di scattare con cellulare/tablet, modificare con app esterne (es. con Snapseed) e poi stampare.
Negi ultimi anni si è perso il gusto della stampa, ma certi ricordi sono indelebili solo se possiamo toccarli con mano.
Sembra la domanda, innocente ma al contempo pungente, che un bambino o una bambina potrebbero rivolgere a un genitore o a un insegnante: “Di cosa è fatta una poesia?” Se colti alla sprovvista, proprio come un infante saprebbe fare, potremmo trovarci impreparati, incerti di cosa rispondere.
Probabilmente, non siamo soli in questa incertezza, poiché la vita, la società e tutto ciò che ci circonda sembrano assumere sempre più le sembianze di un vuoto emotivo. Con indifferenza, procediamo nei nostri passi, in attesa di quelli che seguiranno.
All’interno di questo spazio, involontariamente, riempiamo il vuoto con futili chincaglierie, sia fisiche che metaforiche.
Nonostante questo contesto, sento l’urgenza di condividere la mia idea su “di cosa sia fatta una poesia”. Non con l’intenzione di affermare una verità assoluta, ma piuttosto con il desiderio di catturare la mia visione del tema.
Una poesia, a mio avviso, è composta prevalentemente da emozioni, in parte da esperienze e in parte da sogni. È un’istantanea vivida di ciò che abbiamo vissuto e di ciò che sogniamo di provare.
Rappresenta un dipinto realista delle proiezioni della nostra anima lungo le traiettorie quotidiane. In breve, è una fotografia scattata senza preavviso dei nostri moti interiori più intimi.
La poesia funge da specchio per ciò che ci piace e ci colpisce, ma anche per i momenti in cui, aggrappati al dolore, desideriamo far emergere una parte di esso verso l’esterno.
Il processo di poetizzare ci rende migliori, aprendoci a mondi nuovi o permettendoci di esplorare sfumature oscure del nostro status quo.
Personalmente, la poesia è stata un viatico liberatorio. Inizialmente, mi ha permesso di esprimere il mio lato romantico e fragile durante l’adolescenza, ma successivamente mi ha aperto a nuove strade e prospettive su cui riflettere, come colori nuovi su una tavolozza.
Alcuni potrebbero obiettare: “Non so nemmeno come si scriva una poesia.” L’errore sta nel pensare che esistano regole “matematiche”. Sono convinto che la poesia sia un flusso di emozioni che sgorga dall’anima in modo scriteriato.
La poesia si trova nelle migliaia di caratteri, più che nell’ermeticità che profuma di mistero.
Infine, se qualcuno vi chiedesse: “Di cosa è fatta una poesia?” Io risponderei: “Di tutto il meglio e, talvolta, di tutto il peggio di noi.”
Immaginiamo per un attimo che, improvvisamente, i nostri computer, smartphone, tablet smettano di eseguire i rispettivi sistemi operativi e, Boom! Ci ritrovassimo innanzi a Lui:
Paura? Non dovete averne, in questa breve guida scoprirete i comandi indispensabili (e qualcuno più avanzato) per salvarvi da questo incubo!
Prima di tutto cos’è e quanti anni ha MS-DOS? MS-DOS è un sistema operativo degli anni ’80, una primitiva interfaccia con con cui gestire dati e persino stampanti. Era alla base dei sistemi operativi quali Windows (ad esempio Windows 95). Non prevedeva l’uso del mouse, ma permetteva l’interazione inserendo direttamente una serie di comandi tramite tastiera, senza conoscerli quindi non si poteva fare nulla.
Quali sono i comandi MS-DOS più importanti e famosi? Eccoli!
Windows ci ha abituato alle cartelle, giusto? Bene, in MS-DOS le cartelle si creano, cancellano ed esplorano così: MD crea una directory; RD cancella una directory; CD entra in una directory; CD.. esce da una directory; CD\ torna alla radice della directory ( es. da C:\DOCUMENTS\PROVA torna direttamente a C:\ ).
E se volessimo cancellare il contenuto di un FLOPPY DISK? Niente di più semplice, basterà digitare: FORMAT A:\ e magicamente tutto il contenuto del floppy disk verrà cancellato, ma solo dopo aver digitato S per il Sì o N per il No; se invece digitassimo FORMAT A: /S il sistema DOS procederà a cancellare il contenuto senza chiederci la conferma, cosa abbastanza pericolosa se non siamo sicuri del nome del disco da formattare. Se cadessimo nella trappola di qualche buontempone “seguace” del comando /S potremo comunque rimediare al danno con questa formula magica: UNFORMAT – ripristina i dati di un disco cancellati con il comando FORMAT.
E se fossimo stufi di tutte quelle righe di comandi a display? Come potremmo pulire lo schermo senza fare danni ai contenuti? Semplicissimo, con il comando CLS che semplicemente cancellerà il contenuto della schermata, senza perdere i dati.
E se ad un tratto non ci ricordassimo i comandi? Bene, MS-DOS ci soccorrerà digitando il comando HELP che ci farà visualizzare la guida di MS-DOS. ATTENZIONE: la guida è troppo lunga per essere visualizzata in una sola schermata, quindi per visualizzarla schermata per schermata digitare “help|more” (il simbolo “|” è il tasto alla sinistra tasto uno (1) altrimenti tenere premuto tasto “alt” e digitare “124” che corrisponde al simbolo “|” e digitare “more” (grazie ASCII CODE ).
Ed infine se cercassimo qualcosa? Ecco la risposta: il comando è FIND il quale ricerca una sequenza di caratteri all’interno di uno o più file.
Esistono decine di ulteriori comandi, più o meno utilizzati ed importanti, per scoprirli tutti vi rimando alla pagina wikipedia che li contiene tutti: COMANDI MS-DOS.
E comunque tranquilli, nessun dato verrà rovinato dal mio “incubo digitale” che ovviamente serviva solo a dare un’idea di qualcosa che ormai, per molti, è finito nel cassetto dei ricordi, ma che fino a qualche decina di anni fa, era il pane quotidiano di qualsiasi utilizzatore di Computer.
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