Le interviste di Trarealtaesogno….

Sono passati poco più di due anni dalla prima intervista pubblicata su questo blog, il fine, oggi come allora è quello di scoprire e raccontare le Persone nella loro forma più autentica, collocandole però nel loro contesto speciale, professionale o creativo.

Una preziosa opportunità di raccontare autenticità ed insolito mentre si tengono per mano.

Perchè in fondo non c’è nulla di più coraggioso, al giorno d’oggi, che essere sé stessi.

Partiamo con questo viaggio attraverso i punti salienti delle interviste, riportando le risposte più belle di ciascuna:

Per esempio vi ricordate di Claudia, la consulente relazionale del Gatto?
E’ stato il mio esordio assoluto e l’emozione credo sia stata tangibile per entrambi dato anche il legame di amicizia che ci lega, ma prima di darvi un assaggio di quando edotto, cosa fa una consulente relazionale del Gatto?

le sue aree di competenza

Ecco un estratto della sua intervista, forse la domanda più articolata e dalla quale è uscito il meglio:
Siamo in un’epoca dove lo scambio di informazioni interpersonale è sempre più povero, la gente si affida a google, ai forum, dimenticando il faccia a faccia, perché dovrebbero tornare a scegliere un consulente, perché sceglierti Claudia? Perché avere un esperto a cui chiedere consiglio su ogni dubbio, con risposte frutto dell’esperienza, è sicuramente più motivante per imparare cose nuove; non sempre internet ha ragione, è colmo di persone critiche, che hanno da ridire circa qualsiasi altrui pensiero, tutto questo rende insicure le persone, porta disagio ed imbarazzo; invece con un consulente sai di avere di fronte una persona che ha studiato apposta per risolvere con professionalità e passione quei problemi, cercando di entrare in empatia con te e con il tuo gatto. Il consulente diventa così una persona di fiducia, disponibile per te e per il tuo felino, senza pregiudizi.

Dopo Claudia è stata la volta di un personaggio, davvero eclettico, si tratta di Gregorio, titolare di “Volta Pagina” a Lorenzago di Cadore, si tratta di una edicola, tabaccheria, libreria, un vero e proprio scrigno di attività ed eventi.

Lui è una forza della natura, ci ha subito conquistato quando, durante delle ferie, siamo passati nel suo negozio. Qui il pezzo più brillante dove si affronta uno dei temi a me più cari, il legame col proprio territorio di origine:
Quale legame hai con il territorio in cui operi e quale risulta essere il legame più forte?Il mio legame col territorio ha una storia abbastanza altalenante. Come ogni ragazzo, finiti gli studi superiori, sono partito per l’università con la chiara idea di non tornare più tra le montagne. Troppe difficoltà, troppi pochi servizi, troppo poco movimento. Sono rimasto lontano per circa 7 anni con sporadici rientri per il weekend o qualche festività ma, con mia estrema sorpresa, mi mancavano le mie cime, i miei paesi e, più in generale, i miei montanari! Quindi ho deciso di rientrare e cercare di rimboccarmi le maniche per offrire, nel mio piccolo, tutto quello che da ragazzo mi era mancato e che mi aveva spinto a lasciarmi la casetta di Heidi alle spalle per raggiungere la città. Questi territori sono nostri, e se non ci diamo una mossa noi per primi per revitalizzarli non possiamo certo sperare che le cose migliorino da sole, come per magia…

E dopo il legame con un territorio non poteva mancare il suo opposto, ovvero l’intervista ad un caro amico che è andato a cercare fortuna in Francia e, da quel che mi risulta, l’ha trovata!

Parlo dell’intervista ad Enrico degli Hangarten, ecco uno dei loro segreti:
Nei vostri brani percepisco molta riflessione e contemplazione del circostante, sbaglio? Ricordo anche il viaggio in Mongolia per il precedente videoclip, cosa vi lega a posti e culture remote?
Sicuramente l’idea di emigrare altrove (in Francia a Parigi) ha giocato molto nelle nostre ispirazioni, per quanto mi riguarda, adoro l’idea di poter visitare dei posti insoliti come la Mongolia per arricchirmi personalmente e artisticamente con le esperienze che si possono vivere in tali luoghi.

Abbiamo attraversato già vari mondi: animali, servizi, musica, ma abbiamo avuto anche il coraggio di attraversare un capitolo familiare doloroso, infatti tra le interviste c’è stata anche quella a mia moglie, Silvia, la guerriera. Ecco la domanda più toccante:
I capelli, per una donna sono un legame inscindibile con la femminilità, ricordi l’istante in cui  si è staccato il primo ciuffo? Quanta forza hai dovuto avere in quell’istante? Com’è stato poi vederli tornare?
Non lo dimenticherò mai. Ero fuori a pranzo con Edoardo e ho cominciato a sentire
improvvisamente la testa che mi andava a fuoco, nel toccarmi con la mano ho sentito che i capelli non stavano attaccati e ho capito che era arrivato il momento. Devo essere sincera, sono stata malissimo, ma anni prima avevo avuto l’esperienza con mia mamma ed ero stata io a rasarle i capelli quindi sapevo a cosa stavo andando incontro quindi ho chiesto a Edoardo di portarmi a casa e li con calma mi sono chiusa in bagno e ho cominciato il “lavoro”. La forza l’ho dovuta avere ogni volta che uscivo col foulard in testa e ricevevo gli sguardi della gente, li ho dovuto avere tanta forza e non è stato semplice. Beh vederli tornare è stato bello avere diverse acconciature man mano che crescevano, si devo dire molto bello.

Io e Silvia il Natale successivo alla “Guerra”

A seguire ci siamo tuffati nell’universo creativo e fantasy con un’artista unico nel suo genere, conoscete la pasta polimerica? Sapreste farne qualcosa? Bene, ella saprebbe trasformarla in qualsiasi cosa! Lei è Irene di BeryLand

Il tratto più bello di quella intervista secondo me, senza nulla togliere all’intervista è stata la domanda finale, la pongo sempre a tutti, è una domanda aperta che lascia grande libertà, il messaggio che Lei decide di veicolarci è cristallino e prezioso:
Grazie Irene per le tue parole e per la tua disponibilità, ti regalo una grande opportunità, ti chiedo: cosa vuoi dire a chi ci sta leggendo?
Prego e grazie a te per questa intervista. Non è stato facile rispondere alle domande: ho scelto le arti figurative anche per la mia difficoltà nell’esprimermi a parole.  
A chi mi sta leggendo voglio dire di non arrendersi mai e di cercare di imparare il più possibile da qualsiasi tipo di situazione. Qualsiasi strada non è non sarà facile anche se la si è scelta. Seguite sempre la vostra fantasia e immaginazione e mettete sempre passione in quello che fate : in questo modo non perderete mai il bambino che è in ognuno di voi.

Dopo il mondo fantasy, nel luglio 2020 ho aperto un pagina personalissima, realizzando una intervista immaginaria al me stesso dell’anno 2000: Intervista a me stesso.

Il ritorno post ricovero alla diga di Santa Maria del Mare, uno dei luoghi a me più cari (San Pietro in Volta – ora non più esistente a seguito della costruzione del MOSE)

  • Quando hai realizzato cosa ti fosse successo? In cosa ha migliorato la tua vita?
    Quando dopo circa 30 giorni di ricovero mi son guardato allo specchio perchè volevo farmi la barba e ho visto la cicatrice, lì ho realizzato che era successo qualcosa di di cui non ero consapevole, mi girai verso mia madre e le dissi: “E questa cos’è? A me non piace la riga nella pettinatura…” Perchè in fondo tra antidolorifici e altro, i processi logici non mi avevano fatto realizzare del tutto cosa mi fosse accaduto, lì dentro in lungodegenza era tutto ovattato. Quando vidi la cicatrice capii la grande fortuna che avevo avuto, come se fossi rinato, era il segno della mia seconda chance. Quando vennero gli psicologi dissi che quell’Edoardo che trasudava dolore nelle sue parole era “morto”, la depressione a rigor di logica dopo ciò che avevo vissuto non aveva senso, non sentivo bisogno di loro, ero consapevole di essere cambiato.
  • Dalla introspezione siamo passati poi a qualcosa di più “poliedrico e creativo”, ovvero il progetto “Venice in Pattern”, un progetto davvero unico e davvero da scoprire di due giovani veneziane, Ilaria & Ilaria.

    Le birre e/a Venezia (:

    Ho scelto questa domanda e relativa risposta per la forza con cui testimonia la loro passione:
    L’altra domanda che lega tutte le interviste è quella della macchina fotografica magica, ve ne affido una a testa, potete fare una sola foto, ritraendo un solo soggetto, chi o cosa ritrarreste e perchè? Vi piacciono le domande difficili! Cerchiamo di rispondervi anche qui come Venice in Pattern! Si tratta di una domanda che ci poniamo spesso, arrivando ovviamente a risposte sempre differenti. Tutte però hanno in comune qualcosa: l’unica fotografia one shot che vorremmo fare non sarebbe ad una persona, o ad un luogo preciso. Ci piacerebbe fotografare un istante. E ovviamente sarebbe un bellissimo istante che poi verrebbe patternizzato 🙂 

    Infine, ultima ma non meno importante, anzi! L’intervista ad un personaggio unico, vi dico solo che avremo di fronte un Ingegnere aerospaziale (si già così suona “Wow”) che al contempo è un pianista e compositore e, dimenticavo, molto molto di più. Ovvero “Leo, the Space Pianist”.

    – Viviamo in un’epoca dove internet e la tecnologia hanno eroso molte abitudini, il covid è stato una leva che ci ha ulteriormente spinti verso il mondo virtuale, quanto ha inciso tutto ciò sulle tue attività lavorative e creative? Trovi delle analogie con il modus operandi analogico o sei maggiormente colpito dalle differenze? Per esempio la tua formazione musicale nasce in seno al pianoforte ma ad oggi abbraccia stili e tecnologie, nonché forme comunicative, tra le più disparate.
    La pandemia globale ha avuto anche un effetto pesantissimo su tutto il mondo dell’arte, spettacoli musicali dal vivo compresi. Sto vivendo questo periodo storico e le conseguenze, che suppongo saranno a lungo termine, come una opportunità’ per sperimentare cose nuove e migliorare le mie capacità in attività’ che prima non avevo mai esplorato in modo sistematico. Con il primo lockdown (iniziato a Malta poco dopo quello italiano) ho iniziato a fare regolarmente streaming di performance musicali su Twitch. All’inizio il tutto risultava molto strano e innaturale, soprattutto l’interazione con le persone dall’altra parte dello schermo. Come per ogni cosa ci si impara ad adattare e a prenderne il buono, come ad esempio la possibilità di suonare per persone letteralmente dall’altra parte del mondo o per amici che non si rivedono dal vivo da lungo tempo. Sicuramente il modo di rapportarsi con altri essere umani online e’ molto diverso che dal vivo e sono convinto che gli effetti di questa pandemia ci porteranno più velocemente verso ciò che spesso si vede nei film di fantascienza, dove le persone si parlano attraverso ologrammi 3D. Credo siamo fortunati a essere nati in una ‘generazione di mezzo’, di transizione dal mondo analogico verso quello digitale. Ciò permette di vedere le cose in modo più completo e profondo a mio avviso e secondo me porta anche la responsabilità verso le generazioni più giovani, nel supportarle a distinguere tra realtà virtuale dei social e mondo reale. Tra l’altro è assurdo per me parlarne ora sentendomi anziano al riguardo! Tempus fugit vecio.

    Ed ecco quindi, per ora, chiuso il capitolo delle interviste, spero di avervi fatto scoprire o ri-scoprire qualcosa di nuovo, spero di avervi suscitato delle emozioni e di avervi fatto capire, fosse servito, una volta ancora “uno dei perchè per cui ho cominciato a scrivere”.

    Un abbraccio, alla prossima e… condividete!

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    Ogni cicatrice puó essere un sentiero che conduce al lato migliore di noi… – intervista a me stesso

    Oggi sono passati 20 anni da quel giorno estivo da cui la mia vita è rimasta sospesa nel vuoto per qualche tempo… per me è sempre come un secondo compleanno, a quella data infatti seguì un lento e graduale ritorno alla vita, circondato dagli affetti che mi hanno sempre sostenuto, che mi ha portato ad essere la migliore versione possibile di me.

    Oggi intendo raccontarvi una pagina fondamentale della mia vita, in un viaggio immaginario, attraverso gli occhi del me stesso dell’anno 2000, uno degli anni più importanti della mia vita.. l’anno che mi ha cambiato più nel profondo tra tutti.

    agosto 2000

    Il ritorno post ricovero alla diga di Santa Maria del Mare, uno dei luoghi a me più cari                                  (San Pietro in Volta – ora non più esistente a seguito della costruzione del MOSE)

    1. Ciao, mi permetto di darti del tu, so che sei in un periodo delicato della tua vita, che succede?
      In questo preciso momento della vita io sto combattendo con l’incapacità di accettare ciò che sono, mi sento a tratti emarginato dagli altri, passo molto tempo a scrivere, riflettere, diciamo che sento la mancanza di una valvola di sfogo e qualche sorriso, non riesco a trovare il mio spazio nel mondo, il mio stesso senso, un senso di afflizione.
    2. I 16/17 anni si immaginano come l’età della gioia, della spensieratezza, tu invece mi parli di dolore, apatia, senso di inadeguatezza, cosa ha appesantito così tanto i tuoi pensieri? La colpa è di qualcuno?
      La colpa è sita negli stereotipi che la società, oggi come domani a quanto pare, (sarebbe ieri come oggi, ma sto pur sempre parlando col mio passato ndr) colpiscono le persone dall’animo più sensibile. E’ impossibile incolpare qualcuno di specifico, perchè in fine dei conti i problemi nella maggior parte dei casi ce li creiamo da soli e proprio il loro accumularsi nei pensieri forma delle, metaforicamente parlando, matasse inestricabili e grigie. 
    3. Mi hai riferito della tua passione per la scrittura, particolarmente pensieri e poesie, in che senso ti hanno aiutato con la tua situazione? C’è stato un momento di svolta?
      Non trovando una strada al di fuori, nelle cerchie delle amicizie o altrove, ho provato, spontaneamente, ad affidare i miei pensieri, soavi o cupi che fossero, a carta e penna… fu istintivo; a scuola poi affrontammo il dolce stilnovo, i poeti giocosi, ho capito che in fondo scrivere da sempre rappresenta una valvola per veicolare se stessi al mondo circostante. La svolta è stato il sentirmi meglio dopo aver affidato alla carta i miei pensieri, perchè così il carbone interiore aveva uno scopo per cui bruciare e non accumularsi.
    4. Edo, qual’è stato il momento chiave?
      Indubbiamente la chiave di volta della nostra vita è stata l’estate del 2000, l’estate in cui tutto ha acquisito un senso maggiore, anche grazie all’esperienza di animatore in Oratorio a Mogliano.
    5. Quindi siamo arrivati al giugno del 2000 come punto di svolta, in che senso? Cosa è cambiato?
      Poco prima di giugno arrivò la svolta, ricordo bene che fui consigliato da Don Nicola e da un’amica, ad entrare nel gruppo degli animatori dell’oratorio don Bosco di Mogliano; in particolare oltre ai giochi pomeridiani, al mattino avrei seguito il giornalino dell’oratorio, una piccola, ma bella responsabilità. Stare a contatto con altri giovani, coetanei o meno, conoscere nuove persone, avere delle responsabilità, quell’avventura fu l’incipit di qualcosa di ancora più grande, fu l’inizio di una presa di coscienza su quanto valesse la mia vita. E… chissenefrega ma in quel giugno arrivò anche la mia bocciatura della terza superiore… succede anche ai migliori (: . 
    6. Edo, esiste un libro a cui non rinunceresti per nulla al mondo?
      Anche se amo la scrittura, per me la lettura è qualcosa di particolare, devo essere catturato dal testo, dallo stile e dalla trama, leggo poco, ma quando leggo non mi stacco dal volume che ho in mano quasi compulsivamente.
      Ho letto svariate volte “Un americano alla corte di re Artù”, un libro leggero ma con un finale con morale che mi ha sempre dato l’impressione di essere il valore aggiunto ad una storia di per sé leggera
      .
    7. Hai una macchina fotografica speciale in mano, un solo scatto, una sola foto, un solo soggetto, chi ritrarresti e perché?
      All’epoca in questione non la sapevo usare, dettagli, ma c’è un ricordo che non ho modo di serbare con me e dunque vorrei poter rivivere: l’istante in cui sono uscito dal coma e tornato alla vita; io non posso ricordare quel momento e dato quanto mi ha cambiato in positivo posso solo che essere felice di aver avuto la mia seconda chance dalla vita.
    8. Quale soddisfazione ruberesti al tuo io futuro?
      Sono due piccoli sogni realizzati, la pubblicazione del Libro: Komorebi e quella di una poesia intitolata “Laguna” e dedicata all’isola di Pellestrina che ha fatto il giro del web negli ultimi vent’anni.
    9. Con quale personaggio del mondo fantasy senti un legame particolare?
      Vorrei dire Batman, ma non ho il fisico, in realtà io sono Paperino, la sua simpatia, tenacia davanti anche alle avversità più grandi sono l’emblema di come col sorriso tutto possa diventare più leggero.
    10. Ti sei mai trovato davanti ad una situazione all’apparenza impossibile? Se si, come hai risolto il problema?
      Assolutamente si, due ricordi in particolare, durante il ricovero del luglio/agosto 2000 quando iniziai a “tornare al mondo” beh, lì ricominciare a re-imparare a camminare e parlare non è stato uno scherzo, tanta fisioterapia, tanta tenacia e tanta logopedia… la mia memoria inizialmente era diventata poco elastica, instabile e circa il camminare, beh non ci riuscivo e per un breve periodo usavo una sedia a rotelle per muovermi.
    11. Quando hai realizzato cosa ti fosse successo? In cosa ha migliorato la tua vita?
      Quando dopo circa 30 giorni di ricovero mi son guardato allo specchio perchè volevo farmi la barba e ho visto la cicatrice, lì ho realizzato che era successo qualcosa di di cui non ero consapevole, mi girai verso mia madre e le dissi: “E questa cos’è? A me non piace la riga nella pettinatura…” Perchè in fondo tra antidolorifici e altro, i processi logici non mi avevano fatto realizzare del tutto cosa mi fosse accaduto, lì dentro in lungodegenza era tutto ovattato. Quando vidi la cicatrice capii la grande fortuna che avevo avuto, come se fossi rinato, era il segno della mia seconda chance.
      Quando vennero gli psicologi dissi che quell’Edoardo che trasudava dolore nelle sue parole era “morto”, la depressione a rigor di logica dopo ciò che avevo vissuto non aveva senso, non sentivo bisogno di loro, ero consapevole di essere cambiato.
    12. Siamo in un’epoca dove internet ha iniziato ad erodere molte abitudini che avevamo prima di questo periodo, quanto ha inciso tutto questo sul tuo modo di vivere?
      Sono cambiate tantissime cose, io già prima del 2000 avevo un mio piccolo sito di poesie su “geocities”, chattavo con persone di tutto il mondo in inglese tramite ICQ (ricordo ancora il mio id utente: 49269898), si poteva comunicare a distanze siderali quasi come fai tu oggi, ma all’epoca tutto aveva un gusto più bello, perchè includeva poco pregiudizio e molta scoperta del nuovo. Alcune persone le ho sentite per un lungo tratto della vita anche al di fuori di quei mezzi di comunicazione. Ricordo che molti si erano spaventati dal non sentirmi più nel periodo del ricovero, alcuni mi chiamavano sul primo cellulare (nokia 3210 – articolo correlato) per sentire come stessi. In sintesi il mondo internet all’epoca è stato il big bang di una infinita gamma di possibilità che forse oggi, come tutte le cose, inizia ad avere declinazioni così diverse dal diventare talvolta negative, ma non tutto è da buttare, fa parte dello spettro d’azione di ogni cosa avere zone d’ombra.
    13. Chi ha incentivato maggiormente la tua passione per la scrittura? Hai avuto una sorta di mentore?
      Quarta superiore, il mio insegnante di lettere, fu il mio più grande stimolo a seguire, perseverare e costruire il mio stile di scrittura. Un rapporto franco e sincero con una persona che stimo tuttora per la sua grande cultura umanistica. All’epoca scrissi una poesia che tuttora annovero tra le più intense della mia raccolta.

      Una panchina in riva al lago
      Noi due, seduti, vicini
      Nell’ora che s’avvia al desinare
      Il vento, che con dolce carezza
      abbraccia il nostro amore,
      gli ultimi spicchi di sole
      mi fan contemplare il tuo viso
      dolce e chiaro, resto senza parole
      i secondi durano ore
      questi sentimenti durano tutta la vita
    14. Quanto Edoardo c’è in ciò che scrivi? Come si intitola il tuo primo romanzo?
      In ogni poesia ci sono io, il mio vissuto, la mia visione del mondo o semplicemente delle emozioni che ho cristallizzato a parole. Nei prima metà del 2000 scrissi un breve romanzo ambientato tra Mogliano, Mestre e Treviso intitolato “Devo dirti una cosa”
    15. Tutti noi abbiamo dei sogni nel cassetto, raccontaci se ne hai ancora qualcuno nel cassetto:
      Allo stato attuale guardando a cosa, direi che il sogno nel cassetto lo realizzerò con Silvia. Dunque l’unico augurio è che il nostro cammino sia sempre costellato da piccole, ma importanti gioie.
    16. Ora voglio farti un’ultima domanda, alla luce di tutto e della tua esperienza, cosa speri sia cambiato tra 15 anni nella fase di crescita e sviluppo della personalità dei più giovani?
      Mi auguro che ci sia maggiore integrazione, comprensione, meno bullismo e più partecipazione e condivisione, ma temo che anche per il mondo futuro non ci sia spazio per questi valori, anzi, da quello che intravedo potranno solo peggiorare. Spero ad ogni modo di sbagliarmi.

    Ti regalo, come in tutte le mie interviste, una grande opportunità e ti chiedo: cosa vuoi dire a chi ci sta leggendo?
    Mai demordere, mai mollare, avere più fiducia in sé stessi e badare meno al giudizio altrui che, per quanto conti, non deve mai arrivare a renderci vulnerabili.
    Perchè, come dico sempre: “Nessuno crederà in te, se non sarai tu il primo a farlo”.

    Edoardo

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    L’intervista della settimana… Claudia – Consulente relazionale del Gatto

    Ciao a tutti!
    L’intento di questa rubrica sarà intervistare persone comuni, lavoratori, professionisti, personaggi. Il tutto per andare a carpirne qualche segreto o, più semplicemente, per farveli scoprire.
    Capirete di più leggendo il primo articolo, ma vi ricordo che, se il format vi piacerà, non dovrete esitare a condividerlo e, ancora meglio, se avete dei talenti che volete far risaltare, non esitate, contattatemi a: trarealtaesogno.com@gmail.com

    Oggi vi parlerò, in una breve intervista, di Claudia, una Consulente per la Relazione e la Convivenza con il Gatto, certificata dal Centro di Cultura Felina:

    Claudia Banfi – Consulente Felina
    1. Dal vivo ti conosco, ma chi è Claudia nelle vesti di Consulente per la Relazione e la Convivenza con il Gatto?  Sono una persona che ama gli animali, ma con una grande passione per il mondo felino. Ho imparato dei metodi per capire ed analizzare un problema, al fine di giungere ad una soluzione. Vengo contattata per restituire serenità al Gatto, che sta vivendo un momento difficile, ed al suo proprietario. Ho sostenuto dei corsi che mi hanno consegnato una missione: far conoscere la corretta cultura felina.
    2. Cosa ti ha spinto maggiormente ad affacciarti a questo universo ancora così poco conosciuto? In primis l’Amore che provo e che viene corrisposto quotidianamente dai miei tre piccoli felini, successivamente la curiosità, la volontà di imparare tutto ciò che si rende necessario per fargli vivere il più serenamente e correttamente possibile la loro vita in nostra compagnia.
    3. Hai dei punti di riferimento? Degli esempi a cui ti riferisci e dei quali aspiri di raggiungerne il livello? Oppure stai cercando di aprire la tua strada seguendo l’istinto?  Non ho punti di riferimento e l’unico mio desiderio è il poter aiutare più mici possibili per farli stare meglio con loro stessi, con i loro simili e con noi umani. Ognuno di noi, durante l’esistenza, è costretto ad interfacciarsi con molti problemi, persone, situazioni più o meno sgradevoli, tutte importanti e segnanti; ma delle volte abbiamo bisogno di una mano in più, che ci aiuti ad andare avanti, che ci dia dei consigli, che ci capisca e faccia stare meglio trovando una soluzione. Questo è ciò che voglio essere per i nostri amici felini.
    4. Che i gatti ti piacciano è palese, Claudia, ma tra tutte le razze ne prediligi una in particolare?  Potrei dirti l’Abissino, il Blu di Russia, il Bengal o l’Orientale; ma cosa accomuna tutte queste razze? L’essere parte della famiglia del Felino, l’essere Gatto! Per me dunque esiste una sola razza più bella: il Gatto. Rosso, bianco, grigio, nero; qualsiasi mantello esso abbia, qualsiasi colore, provenienza, risulterà unico, raro. Un diamante di cui essere fieri e che fieramente ci amerà.
    5. Torniamo a parlare di Te, esiste un libro a cui non rinunceresti per nulla al mondo? La lettura mi ha sempre accompagnata nelle varie fasi della vita, fino ad oggi. Ho letto molto, molti generi diversi, ma quello ce più ho apprezzato e che sicuramente rileggerei senza stufarmi è: “Alice nel paese delle meraviglie” e “Attraverso lo specchio” di Lewis Carroll. Perché alla fine, siamo un po’ tutti Alice.
    6. Hai una macchina fotografica speciale in mano, un solo scatto, una sola foto, un solo soggetto, chi ritrarresti e perché? Non credo ritrarrei qualcuno, preferirei un luogo; un luogo che probabilmente non ho mai visto, ma che nella mia testa è molto presente. Questo posto è pieno di alberi, ruscelli, piante, fiori colorati e profumati, animali liberi; un luogo che mi trasmette pace e serenità.
    7. Tra tutte le consulenze svolte, quale finora, in cuor tuo, ha dato le maggiori soddisfazioni? Ogni consulenza andata a buon fine è un traguardo raggiunto, l’essenziale è trovare la giusta soluzione ad ogni problema. Buona parte del risultato inoltre è determinato dallo svolgere i “compiti per casa” da parte dei proprietari; non sempre si trovano persone collaborative, noi consulenti altro non siamo che il “media”, il “tramite”, il “traduttore, ma il vero lavoro per i clienti comincia quando io esco di scena. Solo chi vive con i felini ed ha a cuore la loro serenità ed il loro benessere, riuscirà a riequilibrare le situazioni. Queste, tangibilmente, sono le maggiori soddisfazioni.
    8. Quali tipi di azioni correttive o analisi comportamentali del felino affronti con maggiore passione? Ogni caso è differente ed ogni gatto ha le proprie esperienze di vita che ne hanno formato il carattere; adoro occuparmi delle introduzioni di gatti, a prescindere dalla loro età, in una nuova casa, in una nuova famiglia che si prenderà cura di loro, amandolo fino alla fine; è sempre una gioia vedere un gatto appena adottato entrare a far parte di un nucleo famigliare. Altri casi che mi coinvolgono sono quelli che nascono dai problemi legati all’età avanzata del gatto, perché come ogni periodo tra nascita, pubertà ed età adulta, è un periodo in cui ha le sue sensibilità, diventa giusto dunque rispettare le esigenze di un gatto che, più di altri, va capito ed aiutato.
    9. Parlavamo di azioni correttive, viene spontaneo chiederti se hai mai vissuto un caso da “non ce la posso fare!?” NI! Sarebbe una grande bugia dicessi di no! Tengo sempre a mente un pensiero che, chi mi ha insegnato, mi ha sempre detto: la soluzione ti verrà detta da chi ti espone il problema. Dopo tempo posso affermare con certezza che, infatti, è sempre andata così.
    10. Dunque se ne deduce che, tra i tanti, hai incontrato molte persone che sbagliano l’approccio col felino, giusto? Sai, il 98% delle persone sbaglia in questo. Molti giochi che sono in vendita nei supermercati sono utili per iniziare la relazione e l’approccio correttamente con il proprio gatto. Uno degli errori più frequenti è quello di utilizzare le mani e le braccia per farli giocare: ERRORE! Noi non siamo il gioco, dobbiamo essere i compagni del gioco. E’ sufficiente usare una bacchetta, ne fanno col topolino, con le piume.. scoprendo cosa attrae il vostro gatto entrerete in empatia con lui e lo farete divertire. Le sequenze di gioco sono fondamentali nella vita di un felino, per lui infatti rappresentano una sequenza di caccia e ciò lo stimola e lo aiuta a stare bene; giocare insieme farà crescere a dismisura la vostra relazione!
    11. Siamo in un’epoca dove lo scambio di informazioni interpersonale è sempre più povero, la gente si affida a google, ai forum, dimenticando il faccia a faccia, perché dovrebbero tornare a scegliere un consulente, perché sceglierti Claudia? Perché avere un esperto a cui chiedere consiglio su ogni dubbio, con risposte frutto dell’esperienza, è sicuramente più motivante per imparare cose nuove; non sempre internet ha ragione, è colmo di persone critiche, che hanno da ridire circa qualsiasi altrui pensiero, tutto questo rende insicure le persone, porta disagio ed imbarazzo; invece con un consulente sai di avere di fronte una persona che ha studiato apposta per risolvere con professionalità e passione quei problemi, cercando di entrare in empatia con te e con il tuo gatto. Il consulente diventa così una persona di fiducia, disponibile per te e per il tuo felino, senza pregiudizi.
    12. Tutti i corsi che hai affrontato, in cosa ti hanno maggiormente arricchito? Sicuramente mi hanno arricchito come persona, spronandomi ad andare avanti nella conoscenza di queste piccole meraviglie, che nonostante le loro piccole dimensioni, non smettono mai di insegnarci grandi cose; dovremmo, talvolta, prenderli ad esempio, perché in molte situazioni ci mostrano come approcciarsi correttamente e come affrontare la nostra vita.
    13. Quanta Claudia c’è nell’empatia con cui entri in contatto con loro per aiutarli? L’empatia è alla base della relazione, a qualsiasi livello, specialmente coi gatti. E’ fondamentale entrare in empatia con loro per capire fino in fondo il problema o, più serenamente, per condividere un momento di armonica felicità. Senza empatia noi consulenti per la relazione del gatto non esisteremmo.
    14. Tutti noi abbiamo dei sogni nel cassetto, professionalmente parlando, raccontaci del tuo:  il mio sogno lo sto già realizzando, perché poter lavorare aiutando gli animali, lo considero, da sempre, un compito nobile. Per me aiutarli quando sono in difficoltà è un gesto di apertura ed umiltà: loro dipendono dalla nostra sensibilità e dalle nostre capacità. Noi che possiamo tutto, abbiamo il dovere di aiutare chi ne ha più bisogno.
    15. Ora voglio farti un’ultima domanda, alla luce di tutto, cosa sarà cambiato tra 15 anni nel rapporto tra l’uomo e gli animali? Io non ho certezze, ma una vivida speranza: spero le persone capiscano, con tutto il cuore, quanto sia importante circondarsi di Amore, quello puro, quello vero, di un animale; solo in questo modo avremo l’opportunità di progredire, evolvere, di essere persone migliori.

    Grazie Claudia per le tue parole, per il messaggio di Amore verso il mondo animale che hai lanciato tra le righe di una semplice intervista, ti regalo una grande opportunità, ti chiedo: cosa vuoi dire a chi ci sta leggendo? Non abbiate paura dei giudizi, non arroccatevi nella convinzione di sapere già tutto. Informatevi, chiedetevi, leggete e studiate; guardate i vostri mici, i vostri animali domestici e chiedetevi se veramente non esista qualcosa per farli vivere meglio. Io ho scelto di divulgare una giusta e corretta cultura felina, che li aiuti a risolvere i problemi. Informatevi, perché: se li ami, li conosci.

    Claudia B.

    il suo biglietto da visita (fronte)
    le sue aree di competenza (retro del biglietto)

    Grazie per l’attenzione Amici ed Amiche, non esitate a condividere questo articolo, taggare gli amanti dei gatti o degli animali e… lasciate un commento o un like se vi è piaciuto!

    Edoardo

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    Non lo sapevi? C’è un’altra intervista da scoprire, quella a Gregorio:
     L’intervista della settimana… Gregorio – Titolare di “Volta Pagina” a Lorenzago di Cadore