I Segreti di Venezia: Burano, la Casa dei colori

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio affascinante tra le peculiarità della cultura lagunare veneziana. Due settimane fa eravamo andati a Sud lungo la Laguna Veneta, precisamente a Pellestrina, oggi ci sposteremo più a nord rispetto a Venezia, ma non abbiate paura, anche stavolta lo faremo per una valida ragione. Partiamo con qualche indizio: Il nome di quest’isola comincia con la “B”, è un’isola ricca di storia e fascino, le sue case sono coloratissime… so che conoscete già la risposta, quindi cominciamo.

Burano è una delle isole più remote della Laguna Veneta, se vi trovate a Venezia è facilmente raggiungibile, basta raggiungere la fermata Actv “Fondamente Nove – pontile A”.
Le partenze sono più frequenti tra le 8 del mattino e fino alle 23. Il tempo di navigazione è di circa 50 minuti e tra le varie fermate c’è quella di Murano che, dal mio punto di vista conviene visitare di ritorno, in modo di gustarla appieno e senza dover pensare al tempo da dedicare per raggiungere l’isola di Burano.

Canali buranelli e imbarcazioni a riposo

L’itinerario offre dal punto di vista naturalistico molti spunti di osservazione di quelle che sono la flora e la fauna della Laguna, quindi a bordo del natante, ove possibile, occupate dei posti all’aperto, specialmente in bella stagione.

Orizzonti azzurri e prospettive arcobaleno

Ecco qui una visuale del punto da cui partirete e dove arriverete:
Venezia – Burano – Linea 12 dal satellite

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Ma se siete delle persone che amano la velocità, partite dalla terraferma e disponete di una macchina esiste un altro metodo per raggiungere Burano: questo.

Un video a spasso per Burano

Qualche cenno storico: l’isola fu colonizzata già in epoca remota e, dunque, ha origini molto antiche, certamente deve molto agli esuli di Altino, che fuggirono dalle scorribande barbariche di Attila e del suo esercito. Le prime attestazioni scritte dell’isola risalgono all’840 d.c. in un patto stipulato tra Venezia e il Sacro Romano Impero.

Colori vivacissimi

Una voce popolare narra che all’origine delle case variopinte vi fosse la necessità da parte dei pescatori di riconoscere la propria abitazione anche in condizioni di pessima visibilità, nebbia o da lontano.

un tipico scorcio buranello e dei panni stesi al sole

Un’altra tradizione legata a questo minuto territorio riguarda il celeberrimo “Merletto”, una delle più antiche tradizioni tramandate di madre in figlia e di cui vi allego un video interessante: il merletto di Burano di cui nell’isola esiste un Museo.

Altra curiosità che regala unicità a questo territorio è il collegamento, tramite un ponte, all’isola di Mazzorbo, famosa patria di Monasteri e che, insieme a Sant’Erasmo, viene ricordata come una dei due “Orti di Venezia”.
Mazzorbo
è celebre particolarmente per i suoi vigneti, che regalano vini di alta qualità e di cui si parla in questo articolo per un approfondimentoVini di Mazzorbo e ristorazione.

A Burano ho avuto l’opportunità di realizzare gli scatti per un mio progetto personale, il quale ha ispirato il titolo di questo articolo: “Burano, la Casa dei Colori”. Mi sono dedicato, mosso dalla passione, a fotografare le diverse finestre dell’isola, cercando di catturare ogni sfumatura e dettaglio che le rendessero uniche, al fine di portarvi un racconto vibrante e vivido di quanto ho potuto osservare attraverso la mia sensibilità. L’obiettivo era offrirvi uno sguardo completo sui vivaci colori che potreste incontrare una volta giunti in questo luogo unico al mondo.

pantone a burano wordpress

“Burano, la Casa dei Colori”, un concetto semplice dall’impatto straordinario.
Grazie di cuore a questa incantevole isola, in cui ogni angolo riserva nuove scoperte.
Continuate a sognare, ad esplorare il mondo che vi circonda, magari abbracciandone ogni prospettiva.
Che si tratti di un breve viaggio o di un lungo cammino, ciò che conta è che la vostra macchina fotografica sia in perfetta sintonia col vostro cuore.
Sarà proprio questa connessione speciale a trasparire e unicizzare ogni vostro scatto.

Edoardo – @trarealtaesogno

Cosa aspetti dunque? Sei nei dintorni di Venezia? Oppure cerchi una pausa dalla frenesia che ti circonda? Non attendere oltre! Visita questa meravigliosa gemma della laguna nord.

Continua a seguire la serie “I Segreti di Venezia” per scoprire altri luoghi affascinanti e curiosità nascoste che rendono questa città così straordinaria. Venezia e la sua laguna sono pronte ad aprirti le porte per rivelarti ancora di più dei loro segreti.

A venerdì prossimo!

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I Segreti di Venezia: Soprannomi e Detti, Storie Familiari e Curiosità Lagunari.

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio affascinante tra le peculiarità della cultura lagunare veneziana. Oggi, ci immergeremo nell’antica usanza di dare soprannomi alle famiglie, una tradizione unica che si intreccia con la storia e le vicende personali delle comunità lagunari. Questa usanza non coinvolge la sola Venezia, ma anche Murano, Burano, Chioggia, Pellestrina, solo per citarne alcune.

Questa narrazione non sarà un semplice excursus sulla tradizione dei soprannomi, ma rivelerà anche due storie bonus che affondano le radici nel mio albero genealogico. Scopriremo infatti, grazie ai miei avi, come nel corso degli anni i loro soprannomi particolari siano diventati un elemento distintivo e divertente nella storia delle rispettive famiglie. Tuttavia, ciò avrà origine non soltanto nelle vicende personali, bensì, in una delle due situazioni, anche in un caso giudiziario verificatosi tra il 1927 e il 1931, il quale suscitò un grande stupore nell’intera nazione italiana.

Piazza San Marco

Mettetevi comodi dunque, stiamo per esplorare un affascinante intreccio di tradizioni familiari e storie segrete che, insieme a tante altre, rendono unica la cultura veneziana.

Partiamo dunque!

Perchè nel veneziano i soprannomi sono usanza così comune?

Inizia tutto da un dato di fatto curioso: Rispetto al resto d’Italia a Venezia e dintorni l’arguzia popolare ha spesso assegnato a singoli abitanti o, addirittura, a intere famiglie, soprannomi (o “detti”), così da renderle distinguibili le une dalle altre. Questi soprannomi, che variano tra il serio e il faceto, diventano autentici marchi distintivi, trasmessi con orgoglio attraverso le generazioni. Alla base di tutto questo la necessità di risolvere un problema cruciale: le TROPPE OMONIMIE. Dati alla mano nel solo Comune di Venezia si contano almeno: 4000 Vianello e 2500 Scarpa; allargando la nostra ricerca a tutta la laguna veneta compaiono anche altri 6000 Boscolo e, altri 2000, sommando i Tiozzo con i Penzo, ma ci sono anche interi manipoli di Busetto, Ballarin, Ghezzo, Rossi, Zennaro, Doria, Tiozzo e chi più ne ha più ne metta.

Scorcio Veneziano

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Storie di soprannomi e “detti”, celebri o semplicemente curiosi e “alchimie” degne di nota:

Nel corso della mia vita ho memoria diretta di svariate persone che, nell’isola di Pellestrina – San Pietro in Volta, hanno “indossato” tutta la vita un soprannome pittoresco, originale o distintivo. Questo gli venica attribuito perlopiù da conoscenti o familiari. Volete qualche esempio vero?

Stemma dell’isola di Pellestrina con i simboli dei 4 sestieri che compongono il borgo.

Eccovelo: Nane Padella, Nane Charles o Charlie (soprannominato così perchè calcisticamente innamorato del calciatore Gallese John Charles, che militava nella Juventus), Nane Chebe, Nane Postin, Nane Canton (si, quello del famoso ristorante di San Pietro in Volta), Mario Dormi, Nane Umido, Rosa Bambola, Nane Settemenocinque, Mario Bragozzo, Angelino delle Canarine, Sante Spaccabicchieri, Beppi Ciuccion, solo per citarne una piccola parte.

Il video sul tema


Ogni soprannome si rifà ad un connotato, ad un aneddoto, ad una serie infinita di possibilità. Ad esempio, prima storia delle due bonus, il nonno di mia madre era soprannominato, a causa di un carattere facile alla collera e peperino, “Marubio”: sinonimo di forte temporale. La casistica più particolare sulla “ereditarietà” di questi soprannomi la riconosciamo inoltre in una differenza tra San Pietro in Volta e Pellestrina: a Pellestrina, il soprannome si accompagna al Padre, a San Pietro in Volta alla Madre. Dunque troveremo Toni della Mora, Nane della Mira, Nani della Gigia, Angelo della Pitta o Bruno della Rosaria giusto per darvi qualche esempio.

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Connessione con la Mia Vita:

Ma ora, come antipasto della seconda storia bonus, vi racconto una cosa personale e unica tra le tante, mi chiamo Edoardo, figlio di Daniele ‘dei Nicoli’ e di Daniela detta ‘Lollo’, ma la cosa sorprendente è che i miei genitori, prima del matrimonio, avevano già anche lo stesso cognome, entrambi Scarpa! Incredibile no?

Scorcio di Pellestrina

Finalmente ecco a voi la seconda, incredibile, storia bonus: nel corso dei travolgenti anni tra il 1927 e il 1931, accadde una vicenda giudiziaria nota come la Bruneri/Canella, meglio conosciuta come il caso dello ‘Smemorato di Collegno’. Si tratta della una storia di un uomo rivendicato da due famiglie, rispettivamente come il professor Giulio Canella, disperso nella prima guerra mondiale, e come il latitante Mario Bruneri. La questione interessò tutta Italia come una soap opera e, mio nonno Nane, nato nel 1920, e suo cugino Angelino, del 1922, non fecero eccezione a questo smodato interesse. Un giorno decisero di andare a trovare il Nonno Fortunato Vianello, soprannominato Catullo (giusto perchè di soprannomi si parla), un abile ortolano e padre della “Nonna Nene” (la mia bisnonna) che dedicò la sua vita ad una bottega di frutta e verdura. Quella giornata diventò improvvisamente memorabile quando, immersi nella fervente atmosfera del caso giudiziario, nonno Fortunato prese una decisione repentina, spontanea e divertente. ‘Tu, Nane, da oggi sarai Canella,’ disse, ‘mentre tu, Angelino, sarai Bruneri.’ Così nacque lo specialissimo soprannome di mio nonno, una tradizione giocosa che, nel tempo, si radicò nella storia della nostra famiglia e che lo rese “El Nane Canella” fino alla fine dei suoi giorni, mentre io, Edoardo, sono “El Nevodo del Nane Canella” cioè suo nipote come si intuisce.

Pellestrina dall’approdo ACTV


Chioggia e la soluzione unica nel suo genere:

Fino al novembre del 2009, per alcuni cittadini di Chioggia, in particolare per gli appartenenti alle famiglie Boscolo e Tiozzo, che costituiscono circa un terzo della popolazione totale di 50.000 abitanti, situazioni quotidiane diventavano improvvisamente complicate e frustranti. L’utilizzo della tessera sanitaria in farmacia per ottenere farmaci o il semplice atto di essere correttamente identificati tramite carta d’identità o codice fiscale si trasformavano in autentici incubi. In una città in cui i cognomi Boscolo e Tiozzo dominano la scena, con casi estremi di sovrapposizioni perfette tra nome, cognome e data di nascita, l’omonimia totale raggiungeva livelli a dir poco impressionanti. La soluzione, tanto semplice quanto geniale, è giunta, come è giusto che fosse, attraverso le tradizioni locali, cioè aggiungendo come secondo cognome il “detto” familiare che dunque, non solo viene riconosciuto ai fini dell’identificazione dei cittadini da parte dello stato, ma lo rende “tramandabile” di generazione in generazione. Dunque, immaginando i nomi di alcuni cittadini locali potremmo scoprire: Boscolo Andrea Baicolo, Tiozzo Giovanni Moretto, Boscolo Luca Bocca o Tiozzo Marco Bacchetto.

Chioggia, la vista da un ponte lungo Canal Vena

In breve, abbiamo esplorato le affascinanti tradizioni dei soprannomi dei veneziani, risalendo alle storie uniche delle famiglie coinvolte. Dalle complicazioni delle troppe omonimie alla soluzione geniale di Chioggia, ogni aneddoto raccontato ha contribuito a dipingere un quadro vivido della cultura lagunare.

Vi lascio infine con questa riflessione: quali altri segreti potrebbero emergere dall’intricato labirinto delle tradizioni veneziane? Ditemelo nei commenti!

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Burano e le sue casette coloratissime

Burano, impossibile non riconoscerla. Ogni isola della Laguna Veneta ha la sua peculiarità, il tratto distintivo che la rende unica. Inutile ribadirlo, ma lo facciamo, Burano è famosa per le sue casette colorate, anzi, coloratissime, per la produzione di merletti e per l’atmosfera fiabesca che si vive camminandoci dentro.

Tanta unicità non poteva che sorgere in un luogo che, cartine geografiche alla mano, si potrebbe definire intimo e remoto. Burano infatti si trova a nord di Venezia, a circa 40′ di navigazione con la linea 12 di ACTV e vicinissima all’altrettanto famosa Torcello e praticamente agli antipodi di Pellestrina e San Pietro in Volta.

Un mio video su Burano

Burano è raggiungibile solo attraverso mezzi acquei, dunque a differenza di Venezia, dove in una infinitesimale parte l’auto può circolare, qui dobbiamo affidarci totalmente alla navigazione, avendo così modo di scoprire la fantastica cornice naturale lagunare.

Arcobaleni alternativi

Burano è stata fondata dagli esuli della città romana di Altino, fuggiti in laguna per fuggire agli Unni di Attila e dai Longobardi.

Perché le sue case sono colorate?
Si attribuisce l’origine di questa tradizione al fatto che i pescatori, spinti dalle fitte nebbie, volessero rendere ben riconoscibili le proprie abitazioni in caso di rientro in condizioni meteo avverse.

La quiete

Esiste un modo più comodo per arrivare a Burano?
Certo che sì! E’ sufficiente partire in auto (ma anche in bici non pare una cattiva idea) alla volta di Treporti e impostare come meta il parcheggio auto (a pagamento con tariffe che variano dai 5 ai 15€ fino alle 24h) di via della ricevitoria, nei pressi della Darsena Marina Fiorita.
Di lì, in pochi passi potrete raggiungere la fermata ACTV Treporti che, seguendo l’itinerario in senso opposto a quello che fareste da Venezia, in meno di 15′ di navigazione vi porterà a Burano in totale comfort. Circa i costi, consultare il sito dell’Associazione dei Trasporti qui.

Ma una volta giunti, cosa fare?
Potrete visitare il Museo del Merletto, degustare cibo lagunare e vini tipici (in particolare quelli originari della vicina Isola di Mazzorbo collegata a Burano da un ponte), scoprire souvenir unici, visitare la Chiesa di San Martino col suo particolare campanile pendente.

Ma secondo te, quando visitarla?
Consiglio la primavera o i primi giorni di marzo, quando le giornate cominciano ad allungarsi, magari la mattina, arrivando prima delle 11 vi eviterete i flussi maggiori in arrivo da Venezia e potrete godere dell’isola in maniera ancor più autentica. Senza dimenticare però che anche al tramonto ed alla sera Burano saprà essere una cornice favolosa per le vostre foto e momenti speciali.

Se avete domande o dubbi, scrivetemi.
Se l’articolo vi è piaciuto, fatemelo sapere e condividetelo.
Ditemi se mi sono perso qualcosa nei commenti!
Sono anche su Instagram, mi trovate come: @trarealtaesogno


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