L’intervista della settimana… Leo “The Space Pianist”

“Suonerà il primo concerto di pianoforte su Marte”

Conosco Leonardo Barilaro o semplicemente Leo da quando frequentavamo le scuole elementari e sin da allora ha due grandissime passioni: il pianoforte e lo spazio. Siamo nati nel 1983 e cresciuti in una cittadina vicino a Venezia. Innumerevoli sarebbero gli episodi che potrei citare circa la possibilità, grazie alla fantasia dell’infanzia, di trasformare normalissime automobili in strumenti volanti, come quelle volte in cui Leo, in seconda elementare, con un altro compagno, Nicola, andava dietro la scuola nella sezione in cui venivano ammassati i banchi in disuso per costruire un’astronave, ma preferisco tralasciare la questione per addurre elementi ben più degni di menzione. Oggi le competenze, le passioni ed i moti interiori di Leonardo sono innumerevoli, con questa intervista infatti sono convinto di portarvi in una realtà caleidoscopica che senza dubbio vi lascerà affascinati.

Leonardo, The Space Pianist

Senza rivelarvi però altri dettagli, passiamo alle domande e, soprattutto, alle risposte che Leonardo ci ha riservato. Buona lettura!

1. Ciao Leo, partiamo con un tono confidenziale, certamente chiederti chi sei potrebbe farci sorridere dato che ci conosciamo da una vita, ma quello che ti chiedo è: “Presentati al pubblico di Trarealtaesogno dicci chi è Leonardo e quali sono le sue radici”.  

Ciao Edo! Meraviglioso ritrovarci in questa intervista, ne sono felicissimo! Parti subito con la domanda esistenziale più difficile di tutte, ossia dire chi siamo. Leonardo è the Space Pianist. Lo sono da quando eravamo bambini, ma solo negli ultimi anni posso dire di avere abbracciato appieno e compreso meglio la mia natura e chi sono veramente. Ciò’ che alimenta e guida i miei sogni è l’unione di Musica e Spazio. Tanti anni di studio e i primi passi nel “mondo degli adulti” sono stati un po’ come il terreno in inverno che custodisce i semi, mostrando due strade apparentemente lontanissime tra di loro. Il Leo di oggi è davvero felice e orgoglioso di essere pianista e ingegnere aerospaziale, con diverse altre passioni che vi orbitano attorno. 

2. Abbiamo innanzi un ingegnere aerospaziale, un esperto di arti marziali ed un pianista compositore, nonché un apneista, come riesci a declinare e conciliare tutte queste variabili dicotomiche in ciò che sei? Quali sono state le tappe fondamentali della tua evoluzione e delle tue scoperte?

Credo che la chiave sia proprio nel non vivere le mie passioni come dicotomiche, anche perché il termine dicotomia si riferisce a 2 parti, nel mio caso le passioni sono in numero maggiore e quindi parlerei più di meiosi per usare una metafora cellulare. ☺
Vivo le mie passioni diverse facce di una moneta multi-dimensionale. Un altro punto fondamentale e’ utilizzare il tempo che abbiamo a disposizione in modo efficiente e riuscire ad evitare il più possibile tutto ciò che è superfluo e/o controproducente. Inoltre ho scoperto ciò che più mi affascina e attrae in momenti temporalmente diversi della mia vita e questo ha aiutato nel processo. Le mie 2 passioni più importanti sono apparse quando ero piccolo, la mia prima supernova explosion fu a 6 anni, con il pianoforte. La seconda fu con la scoperta dell’astronomia e dei libri di Asimov quando avevo 9 anni. A 12 anni avevo già deciso che sarei voluto diventare un ingegnere aerospaziale e viaggiare tra le stelle. Il mio interesse per le arti marziali e’ nato molto più di recente, nel 2006. Pero’ già da prima avevo guardato più volte tutti gli episodi di Kenshiro, i Cavalieri dello Zodiaco e Dragon Ball. La fotografia mi ha sempre affascinato, ho ritrovato foto fatte a 8 anni con la reflex di mio papa’, ma solo dal 2012 ho iniziato ad approfondire più seriamente e con metodo, anche perché è un ‘tool’ utilissimo per la mia attività di musicista, assieme all’arte di creare video. Parlando di ‘approfondimenti’, ho avuto i primi contatti con l’apnea nel 2015, ma ho iniziato a praticarla regolarmente dal 2016, complice anche l’essermi trasferito a Malta e il vivere a stretto contatto con il Mare.

3. Ricordo sempre con piacere le performance al pianoforte, qual’è, tra le tante, la tua opera che senti ti rappresenti di più e perchè?

Il processo creativo e’ davvero sintetizzato con il concetto di panta rei, in linea generale direi che la creazione che rappresenta di più un artista è l’ultima. Andando più nello specifico potrei dire che l’opera che al momento più mi descrive in modo completo è “BlackShip”. Un’opera dove per la prima volta ho presentato pienamente il mio concetto di contemporary space music e il mio unire pianoforte e synth (il primo esperimento al riguardo fu SeaSharp). BlackShip è stato realizzato sia come spettacolo dal vivo per danza contemporanea e arti visive e sia come EP, con diversi videoclip collegati. Inoltre il titolo BlackShip gioca con le parole black-sheep, pecora nera. Concetto interessante, che sento mio e che in questi anni mi diverte parecchio. Amo esplorare.

4. Cambiamo momentaneamente ambito, qual’è il progetto più importante che finora hai seguito nell’ambito della tua professione di ingegnere aerospaziale? Quando hai capito che il verso di Dante: “E quindi uscimmo a riveder le stelle (Inferno XXXIV, 139)” poteva essere attinente alla tua professione futura?

Sicuramente SCRAT! Questo sia perché è stata un’esperienza indimenticabile far volare ‘fuori dall’uscio di casa’ (l’atmosfera terrestre) un esperimento lanciato dalla base spaziale di ESRANGE (Kiruna, Svezia) e sia perché quel progetto ha creato un mix unico di legami umani. Durante quei mesi ho conosciuto persone incredibili, che sono tutt’ora parte della mia vita ed è nata ciò che per me è una phamiglia, lo SCRAT Team. Ho partecipato e sto partecipando ad altri importanti progetti, ma l’alchimia che si è creata grazie a SCRAT credo sia difficile da ripetere.

5. Per ogni vetta raggiunta ci sono sentieri irti di fatiche, come sei riuscito a coltivare tutte le tue doti e passioni senza perdere di vista te stesso?

Quando ho letto “fatiche” vi ho anche associato un altro termine in parallelo, ma non credo si possa scrivere. Penso si riesca a portare avanti un percorso lungo e complesso se prima di tutto la passione, il fuoco dentro, è reale. Inoltre serve molta disciplina, concetto che per fortuna ho vissuto e vivo sempre con un’accezione positiva. Negli anni mi ha aiutato molto imparare a ottimizzare i tempi e a impostare processi (di apprendimento, lavorativi) in modo efficiente. Fino ad ora la componente di divertimento e’ sempre stata notevole, sembra una frase cliché, ma se non ci si diverte per davvero non si può camminare a lungo secondo la mia opinione, qualsiasi il percorso sia. Non sto perdendo di vista me stesso proprio grazie al seguire le mie passioni!

6. Lo chiedo sempre, adoro tracciare dei parallelismi tra persone che operano in ambiti diversi, uno di questi è sapere quale sia il libro al quale non rinunceresti per nulla al mondo ed aggiungo, voglio sapere anche se in questa categoria ci sia anche uno “Spartito supremo” nel tuo bagaglio culturale e perchè.

Davvero difficile per me scegliere un libro o uno spartito in particolare! Se ci penso troppo su non saprei risponderti, istintivamente invece mi viene da scrivere “Die Kunst der Fuge”, L’Arte della Fuga, di Johann Sebastian Bach. É molto più di uno spartito supremo ed è una sorta di portale dimensionale, tra musica, matematica e storia. E userei l’espressione: Bach to the Future.

7. L’altra domanda che lega tutte le interviste è quella della macchina fotografica magica, tu peraltro la sai usare anche nella vita, puoi fare una sola foto, ritraendo un solo soggetto, chi o cosa ritrarresti e perchè?

Quando ne avrò la possibilità, perché in qualche modo accadrà, vorrei fare un ritratto del nostro pianeta Terra e della sua Luna. Questo sia perché ciò significherebbe essere in viaggio nello Spazio per un simile scatto e sia perché credo che il concetto di “Pale blue dot“, come descritto da Carl Sagan, possa essere di enorme ispirazione per molti altri essere umani, usualmente troppo persi in questioni davvero futili.

8. Malta, isola meravigliosa, cosa ti ha convinto a sceglierla come casa? Cosa ti ha regalato in maggior quantità rispetto alle eventuali contendenti?

Ho scoperto Malta durante una vacanza nel 2014 e all’epoca pensai: “Mmh.”.
Questo per citare The Witcher. Quel Mmh. per me ha significato effettuare una sorta di rivoluzione copernicana dentro di me, dove ho valutato: 
Opzione A – “Trascorrere, se sono fortunato, 2 settimane all’anno al mare in un luogo con un bel clima mediterraneo, fino a quando non avrò raggiunto l’età pensionabile (quindi probabilmente a 89 anni se il trend attuale continua).”
Opzione B – “Trascorrere 2 settimane all’anno in un posto grigio e freddo di mia scelta e il resto in un luogo che mi può donare ciò di cui ho bisogno, ossia mare e clima mediterraneo in primis”. A Malta ci sono arrivato 2 anni dopo e seguendo una strada per nulla lineare. Sono felice della mia scelta, per tutto ciò che mi sta dando. Giusto per citare un highlight, qui ho incontrato Özü, la donna che e’ diventata mia moglie! Ovviamente l’eldorado non esiste e le cose non sono mai semplici. Non e’ semplice abbandonare una situazione certa e stabile  per un qualcosa che e’ un punto di domanda enorme. E non è facile essere lontani dalla famiglia e dagli amici più stretti. Ho visto bene ciò soprattutto con la situazione legata al Covid, avendo avuto anche la fortuna di uno scenario molto più leggero qui a Malta se confrontato con quello italiano. Questo arcipelago dal punto di vista naturalistico è meravigliosamente bello, con un mare pazzesco. E pur essendo 3 piccole isole è un crogiolo di persone letteralmente da tutto il mondo e amo decisamente l’aria di internazionalità. Malta, come nazione, ha ovviamente i suoi pro e i suoi contro, come ogni luogo. Faccio del mio meglio per arginare il più possibile gli aspetti negativi, ma soprattutto uso le mie energie verso ciò che mi da felicita’ e fa sentire bene. Malta, inoltre, e’ la perfetta metafora. Una roccia sperduta nel Mediterraneo, come il nostro pianeta nel sistema solare.

9. Ti è mai arrivata qualche richiesta strana o assurda?

Si, l’assurda aspettativa sociale dell’essere monotematici nella vita e la strana richiesta di archiviare in uno scantinato sogni colorati perché ormai non si è più bambini e perché sono obiettivi irrealizzabili. Di solito ho sempre risposto con: #Ciaveve_tuti_quanti.

10. Tutti abbiamo vissuto una situazione degna del più classico: “Non ce la farò mai!” quando e cosa ti è accaduto? Come hai superato l’impasse?

Fino ad ora mi sa di essere stato davvero fortunato! E probabilmente anche sufficientemente incosciente. Ho di sicuro avuto momenti con situazioni complesse in diversi contesti, ma non mi sono mai sentito come Batman dopo che Bane ne fa di lui un zuppa (di pipistrello) in The Dark Knight Rises. In generale ho sempre un cinico ottimismo e le arti marziali mi insegnano ad accettare di perdere un round di quando in quando.

11. Cosa vorresti dire a chi, come te, vorrebbe affacciarsi e mantenersi “tonico” in una realtà di multiversi come la tua?

La curiosità deve essere il motore principale per iniziare un determinato percorso, senza una spinta interiore sincera dopo pochi passi ci si ferma. Esempio banale: Fare l’iscrizione in palestra dopo gli eccessi natalizi, pagare magari anche un intero anno e andarci in tutto 3 volte. Suggerirei inoltre anche di evitare dipendenze quali ad esempio quelle da tv spazzatura, vasche del sabato pomeriggio nei centri commerciali, oroscopi e fan clubs religiosi.

12. Viviamo in un’epoca dove internet e la tecnologia hanno eroso molte abitudini, il covid è stato una leva che ci ha ulteriormente spinti verso il mondo virtuale, quanto ha inciso tutto ciò sulle tue attività lavorative e creative? Trovi delle analogie con il modus operandi analogico o sei maggiormente colpito dalle differenze? Per esempio la tua formazione musicale nasce in seno al pianoforte ma ad oggi abbraccia stili e tecnologie, nonché forme comunicative, tra le più disparate.

La pandemia globale ha avuto anche un effetto pesantissimo su tutto il mondo dell’arte, spettacoli musicali dal vivo compresi. Sto vivendo questo periodo storico e le conseguenze, che suppongo saranno a lungo termine, come una opportunità’ per sperimentare cose nuove e migliorare le mie capacità in attività’ che prima non avevo mai esplorato in modo sistematico. Con il primo lockdown (iniziato a Malta poco dopo quello italiano) ho iniziato a fare regolarmente streaming di performance musicali su Twitch. All’inizio il tutto risultava molto strano e innaturale, soprattutto l’interazione con le persone dall’altra parte dello schermo. Come per ogni cosa ci si impara ad adattare e a prenderne il buono, come ad esempio la possibilità di suonare per persone letteralmente dall’altra parte del mondo o per amici che non si rivedono dal vivo da lungo tempo. Sicuramente il modo di rapportarsi con altri essere umani online e’ molto diverso che dal vivo e sono convinto che gli effetti di questa pandemia ci porteranno più velocemente verso ciò che spesso si vede nei film di fantascienza, dove le persone si parlano attraverso ologrammi 3D. Credo siamo fortunati a essere nati in una ‘generazione di mezzo’, di transizione dal mondo analogico verso quello digitale. Ciò permette di vedere le cose in modo più completo e profondo a mio avviso e secondo me porta anche la responsabilità verso le generazioni più giovani, nel supportarle a distinguere tra realtà virtuale dei social e mondo reale. Tra l’altro è assurdo per me parlarne ora sentendomi anziano al riguardo! Tempus fugit vecio.

13. Studio, lavoro, amici, famiglie, quanto le persone che frequentate ogni giorno hanno giovato ed influito sulla tua esperienza creativa e professionale?

Altra domanda semplicissima! 
Ho avuto la fortuna di incontrare lungo il mio percorso veri e grandi Maestri che mi hanno ispirato e aiutato a crescere in momenti chiave del mio sviluppo. Sicuramente il supporto della famiglia è stato indispensabile per riuscire a camminare ‘con le mie gambe’, inoltre devo moltissimo ad Amici incontrati in questi anni. La frase ‘chi trova un Amico trova un Tesoro’ è definitivamente vera in base alla mia esperienza. Uno dei miei punti di forza e debolezza allo stesso tempo, è l’essere estremamente testardo. Questa caratteristica mi sta permettendo di non tradire la mia natura e di prendere il meglio dall’osservare le persone intorno a me e dall’analizzare le situazioni che mi circondano. Ho scritto anche ‘debolezza’ perché non sono di certo un guru e perché nulla è mai facile da gestire. Si tende a vedere le cose in modo binario, bianco o nero, ma nessuna situazione è mai realmente fatta da 0 e 1. Il nostro punto di partenza nella vita è dato dalle condizioni al contorno, famiglia, società, posizione geografica nel mondo. Ma ciò non significa che ciò determina in modo univoco cò che ognuno può essere e fare nella vita. Dobbiamo essere orgogliosi della nostra natura di essere umani, che ci permette di cambiare ed evolvere.

Leonardo, in uno dei suoi molteplici ambienti affini

14. Quanto Leo osserviamo nelle creazioni musicali? Giusto una curiosità, anche nei computi ingegneristici si può riconoscere lo stile o il “tratto” di una persona?

Certo! Si vede sempre pienamente Leo nelle mie creazioni musicali. Anche nel caso in cui esse siano su commissione oppure cover/reinterpretazioni di brani di altri musicisti. Fare musica è un modo silenzioso per parlare tantissimo e soprattutto, è impossibile nascondersi. Quando nasce un’idea per un progetto ingegneristico, soprattutto se nasce da un foglio bianco, si può vedere lo stile di una persona. Ad esempio l’ultimo progetto che ho ideato e che sto sviluppando, BEA, nasce dall’unione della mia passione per l’ingegneria aerospaziale e per il mare. Si tratta di una piattaforma multi-drone progettata per la sicurezza in mare di apneisti e sub. Le conoscenze che questo progetto sta portando vorrò poi in seguito applicarle per progetti legati all’esplorazione planetaria.

15. Sogni nel cassetto, forse in questo caso dato il meeting pot di tratti che ti distinguono sarebbe meglio dire nei cassetti, ne hai? Se si, quali sono?

I sogni non li tengo nel cassetto, ci lavoro ogni giorno! Anche migliorarsi di un 1% al giorno sul lungo termine porta risultati enormi. Il mio target principale è suonare il primo concerto per pianoforte su Marte e farne lo streaming live sulla Terra.

16. Viaggiamo nel tempo ora, immaginiamo siano passati 15 anni da oggi, cosa vorresti fosse cambiato nei tuoi ambiti d’interesse? 

Sicuramente vorrei che le missioni umane su Marte siano diventate già una realtà consolidata, aprendo le porte all’umanità per diventare una specie multi-planetaria.

Grazie Leo per le tue parole e per la tua disponibilità, ti faccio un ultimo quesito: cosa vorresti dire a chi ci sta leggendo?

Grazie a te Edo! E’ stato davvero rilassante e piacevole rispondere a domande interessanti e assolutamente non banali.

A chi ci sta leggendo vorrei dire due cose:

  • Sarò felice di vedervi seguire il mio percorso su Instagram, Facebook e YouTube (trovate i link poco più in basso). Anche perché vi sono molte novità in arrivo e programmate per quest’anno. 
  • Viviamo tutti su un minuscolo sasso sperduto in una enorme galassia, cercate di guardare ciò che vi circonda secondo la giusta prospettiva. 

Che è il nuovo: Reffatevi un fia’ de pi xiofurbo! (=letteralmente “Svegliatevi genti!”)

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Quiet Sun
Doors

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