I Segreti di Venezia: Il Ponte più importante di Venezia è… provvisorio! – Dorsoduro

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio tra le intriganti vicende della città lagunare, fatta di storie nascoste e piccoli miracoli quotidiani, spesso invisibili agli occhi frettolosi dei turisti. Oggi proviamo a porci questa domanda: Venezia sa incuriosire? La risposta, in particolar modo se state leggendo le mie parole, magari nemmeno per la prima volta, è: “Assolutamente sì!”. A tal proposito, oggi vi racconterò del ponte più importante di Venezia. Questo ponte unisce rive distanti più di 300 metri — ben oltre la misura dei ponti più celebri — e, al tempo stesso, si fonde con la storia cittadina, diventandone parte viva.

isegretidivenezia.com

Chi appare una volta all’anno a Venezia? Il Ponte del Redentore!

Un’opera effimera ma costante nei secoli: da 448 anni (al 2025), ogni terzo sabato di luglio, Venezia celebra la Festa del Redentore e, per l’occasione, viene montato un ponte votivo di 334 metri, il più grande della città se si esclude il Ponte della Libertà, nato però con altre funzioni. Questo passaggio straordinario collega la Fondamenta Zattere alla Basilica del Redentore sull’isola della Giudecca. Nel corso dei secoli il ponte ha assunto forme sempre diverse: in principio galere e zattere, poi un ponte Bailey militare, fino all’attuale struttura in legno e polietilene, lunga come sempre ma ora larga ben 4 metri.

il ponte votivo 2025 e la chiesa del redentore

Un corridoio sull’acqua tra Zattere e Giudecca

Il Canale della Giudecca si trasforma: dove fino a poco prima scorrevano vaporetti, navi e traghetti, ora fluisce un fiume di persone, tra fedeli e curiosi. Il ponte votivo diventa un corridoio sospeso sull’acqua, unendo i due sestieri in un cammino che fonde processione e festa, devozione e stupore. Attraversarlo significa immergersi in una storia che si rinnova ogni anno, al di là della fede personale: la dedicazione al Redentore resta intrecciata al destino di Venezia, che, uscita dalla peste, tornò finalmente a respirare. La basilica nacque come segno tangibile di gratitudine alla fine della terribile peste del 1575-77, e il ponte si rese necessario per garantire l’accesso a tutti coloro che volevano rendere omaggio.

il ponte votivo 2025 e la chiesa del redentore da una fermata actv

Come nasce e scompare un ponte provvisorio

L’assemblaggio del ponte votivo inizia alcuni giorni prima, quando una flotta di chiatte e piattaforme galleggianti viene progressivamente allineata e collegata tra le Zattere e la riva della Giudecca. L’opera richiede una precisione millimetrica: ogni sezione deve combaciare perfettamente per garantire stabilità e sicurezza a migliaia di persone.

Per mantenere la continuità della mobilità lagunare, il ponte è dotato di un rialzo con varco centrale, attraverso il quale possono transitare solo i mezzi pubblici più piccoli, come alcuni vaporetti e motoscafi di servizio. I traghetti di dimensioni maggiori, invece, non riescono a passare: i Ferryboat, che normalmente collegano Tronchetto – Lido San Nicolò, devono modificare il loro percorso, utilizzando la tratta alternativa Punta Sabbioni – Lido San Nicolò e ritorno.

Questa deviazione, ormai parte della tradizione logistica della Festa, mostra come, per un fine settimana all’anno, la città intera si pieghi a un rito collettivo, capace di modificare i ritmi e le abitudini di Venezia e della sua laguna.

L’ingresso principale è alle Zattere, il lungo camminamento assolato di Dorsoduro che conduce a Punta della Dogana. Da qui il ponte si protende verso la Giudecca, dove attende l’abbraccio con la Chiesa del Redentore, cuore pulsante della festa. Ai lati, calli e fondamenta svelano angoli vivi, tra chioschi, barche addobbate e scorci che raccontano la città nel suo momento più intimo e vibrante.

scorcio verso la Giudecca da Dorsoduro in fondamenta zattere

Da Dorsoduro a… Dorsoduro: come arrivare e cosa scoprire ai due capi

Partendo da Campo San Barnaba, cuore vivo del sestiere, si incontra la Bottega Galleggiante della Frutta e Verdura, un’imbarcazione che porta avanti una tradizione antica e pittoresca. Poco distante, sul Ponte dei Pugni “quattro piedi” raccontano storie di sfide e rivalità tra contrade veneziane, un tempo risolte proprio lì a colpi di lotta.

Camminando verso l’acqua, lo sguardo si apre sulla Punta della Dogana, il vero “ombelico del mondo”, dove si incontrano il Canal Grande, la Giudecca e il Bacino di San Marco. Qui, l’arte contemporanea dialoga con la storia millenaria della città. Poco più in là, lo Squero San Trovaso, uno dei pochi ancora attivi, svela l’antico mestiere dei maestri d’ascia, custodi della tradizione gondoliera.

Attraversando il canale, si entra in un’altra dimensione: la Giudecca, con i suoi scorci silenziosi e i racconti di vita sospesi tra fede, lavoro e segreti veneziani, che meritano un viaggio dedicato — come nelle due tappe di Alla Scoperta della Giudecca, parte uno e parte due.

Il Ponte provvisorio… che non è l’unico!

Ogni anno, a novembre, Venezia si prepara a un ulteriore rito temporaneo sul Canal Grande: il ponte in legno della Festa della Madonna della Salute. Questa struttura provvisoria unisce la punta della Dogana con Santa Maria del Giglio e, dunque, Dorsoduro con San Marco, offrendo un passaggio sicuro ai fedeli diretti verso la Basilica della Salute. La tradizione risale al 1630, quando la città, colpita dalla peste, promise di erigere un tempio dedicato alla Madonna per chiedere la fine dell’epidemia. Così, ogni anno, il ponte diventa simbolo di devozione, memoria storica e partecipazione collettiva, proprio come il celebre ponte votivo del Redentore.

il ponte in legno della Festa della Madonna della Salute
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La Giudecca non è un sestiere… ma meriterebbe di esserlo!

Attraversando il ponte, si comprende quanto la Giudecca sia più di un semplice isolotto: la sua storia, le calli, le ville e il respiro dei campi la rendono quasi un sestiere a sé. Eppure, per tradizione, resta “fuori” dai confini ufficiali. Camminare fin lì significa scoprire un piccolo mondo parallelo, sospeso tra acqua, fede e segreti veneziani. Ogni passo diventa un varco tra passato e presente, tra il silenzio di antiche memorie e il fermento di una vita che scorre discreta, lontana dalla folla. Ci si imbatte in atmosfere che parlano di lavoro, di devozione e di una quotidianità autentica, fatta di scorci nascosti, respiri lenti e storie che sembrano emergere dalle pietre stesse.

vista del consorzio cantieristica minore venezia alla giudecca
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In conclusione:

Attraversare il ponte del Redentore non è solo camminare da una sponda all’altra della laguna: è un gesto che unisce storia, fede e curiosità, trasformando ogni passo in un piccolo atto di partecipazione alla vita della città. Come per la Giudecca, spesso invisibile ma piena di meraviglie, anche i dettagli più semplici di Venezia — le calli, le ville, le barche, i ponti provvisori — custodiscono storie preziose che attendono di essere scoperte.

Prendersi il tempo di osservare, fermarsi e ascoltare la città significa diventare custodi del suo patrimonio invisibile, cogliendo l’equilibrio tra vita quotidiana, memoria e celebrazione. Solo così Venezia continua a vivere, tra il passato e il presente, raccontandoci le sue storie senza tempo.

mappa della posizione e vista metaforica del ponte votivo del redentore tra dorsoduro e giudecca (dorsosduro)

In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.

Non dimenticate di condividere questa serie con i vostri amici e familiari per far sì che anche loro possano immergersi nei misteri e nella bellezza di Venezia. Lasciate un commento con le vostre opinioni e condividete le vostre esperienze personali sulla città. La vostra partecipazione rende questa serie ancora più speciale e coinvolgente per tutti!

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I Segreti di Venezia: 50 Parole in Dialetto Veneziano che Svelano la Magia della Città

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio senza tempo tra le affascinanti storie e le unicità della splendida città lagunare. Qualche articolo fa, esplorando le idee, le parole e gli oggetti che sono nati a Venezia, abbiamo scoperto, ad esempio, che la parola “Ciao!” affonda le sue radici proprio nella cultura popolare e nel linguaggio dei veneziani.
Mi son detto dunque: “Non sarebbe affascinante, avventurarsi tra le parole che — attraverso il dialetto locale — danno colore, sapore, profumo e suono al circostante?” Mi sono risposto di sì, ma non avendo la presunzione di elencarvele tutte, ho deciso di sceglierne cinquanta, simpatiche, originali o preziose, solo per voi.

Ecco a Voi le 50 parole veneziane “da collezione”: 📜✨

In questo compendio proverò a suddividere le parole per area tematica, seguendo i sentieri che esse stesse tracciano con la loro sonorità o significato:

Ci sono parole che, come scriverebbe Hemingway, raccontano la laguna e la vita in barca, altre che profumano e si assaporano lentamente, e poi quelle dalla musicalità rara e affascinante, come un sonetto di Shakespeare. Alcune affondano radici profonde, arcaiche e misteriose, mentre per le onomatopeiche, citando Emily Dickinson, si sentono come un vero e proprio tock tock alle soglie dello scibile. Ci sono sussurri, piccoli e comuni, ma radicati nel micromondo lagunare, come usciti dalla penna di Guareschi, sorrisi di suoni morbidi, dolci e allegri nel loro significato, e infine le più familiari, ricorrenti nel quotidiano, come il ritornello di una canzone che amiamo cantare a memoria.

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ponte chiodo

🌊 Parole della Laguna e delle Imbarcazioni:

  1. Altana: Una terrazza in legno sopraelevata tipica dei tetti veneziani. Le altane venivano usate storicamente per prendere il sole o far asciugare i panni; oggi sono luoghi suggestivi di relax con vista sui tetti della città.
  2. Zattere: La Fondamenta che si affaccia sul Canale della Giudecca, così chiamata perché un tempo vi attraccavano le zattere cariche di legname proveniente dal Cadore. È oggi una delle passeggiate più panoramiche e amate dai veneziani che conduce fino a Punta della Dogana.
  3. Barena: Terreno paludoso e piatto, tipico della laguna, periodicamente sommerso dalla marea. Le barene sono fondamentali per l’ecosistema lagunare, ospitando flora e fauna specifiche.
  4. Sàndolo: Una tipica imbarcazione veneziana, più piccola e leggera della gondola, con fondo piatto. È usata ancora oggi per il trasporto o per la voga veneta. Alcune versioni sono a remi, altre a motore (vedi barca sulla sinistra nella foto qui sopra)
  5. Forcola: è un elemento fondamentale delle imbarcazioni veneziane, in particolare della gondola, e serve da supporto per il remo durante la voga. Si tratta di uno scalmo scolpito in legno (solitamente noce), progettato in modo tale da offrire al vogatore diverse posizioni di appoggio, ciascuna adatta a manovre specifiche. Grazie alla sua forma articolata, la forcola consente di modulare la spinta e la direzione dell’imbarcazione con grande precisione.
  6. Garbin: È un vento di sud-ovest, noto anche come libeccio. In laguna, il garbin può portare mare mosso e temporali, ed è ben noto a pescatori e barcaioli.
  7. Zueca (o Zudeca): Nome dialettale dell’Isola della Giudecca “Zueca” appunto, ne ho parlato brevemente nei suoi aspetti meno noti in due articoli che troverai qui e qui.
  8. Cavana: Uno spazio coperto sul canale, simile a un garage per barche, spesso ricavato sotto un edificio o in riva all’acqua. Serve per ricoverare gondole, sandoli o altre barche private. Comunemente però può essere associato anche ad uno spazio scoperto dove sono attraccate numerose barche in uno specchio d’acqua riparato da una sorta di piccola dighetta.
  9. El Gansèr” (vedi galleria qui sotto), solitamente un ex gondoliere anziano o, raramente, uno più giovane.: Imbarcazione tradizionale a fondo piatto, più tozza e stabile rispetto al sandolo. Usata per trasportare merci o persone nei canali minori. Esistono varianti come il batèlo da transporto o da pesca.
  10. Bricola: I gruppi di pali in legno infissi nella laguna, usati come segnaletica nautica. Indicano i canali navigabili o i punti d’ormeggio. Le bricole sono un elemento iconico del paesaggio lagunare.

🍽️ Colori, Sapori e Piatti Tipici

  1. Bisato: In dialetto veneziano, il bisato è l’anguilla, pesce tipico della laguna, acquistabile sicuramente presso la Pescheria del Mercato di Rialto.
  2. Ostreghe: Ostriche della laguna veneta, un tempo abbondanti e apprezzate sia dai nobili che dal popolo. Oggi rare, ma simbolo di sapori antichi.
  3. Saor: Metodo di conservazione a base di cipolla agrodolce, uvetta e aceto, utilizzato soprattutto con le sarde (sarde in saor), ma anche con altri ingredienti lagunari.
  4. Scartòcio: ermine dialettale che indica la cottura “al cartoccio”, spesso utilizzata per pesci o verdure avvolti in carta da forno o stagnola, per mantenerne profumi e umidità.
  5. Risi e bisi: Un piatto veneziano tra minestra e risotto, preparato con riso e piselli freschi. Era tradizionalmente servito al Doge il 25 aprile, festa di San Marco.
  6. Castradina: Pietanza a base di carne di montone o castrato affumicato e salato, cucinata con verza e tipica della Festa della Salute (21 novembre). Simbolo di resilienza dopo la peste del Seicento.
  7. Fritoin: Il tipico “friggitoria” veneziano, oggi quasi scomparso. Qui si servivano scartosso de pesse frito, ovvero coni di carta pieni di pesciolini fritti, croccanti e caldi.
  8. Fregole: Nel dialetto veneziano, le fregole sono semplicemente le briciole di pane o piccoli frammenti di cibo caduti dalla tavola o sbriciolati durante il pasto.
    es. No far fregole par tera!
    (Non far cadere le briciole per terra!)
La Pescheria del Mercato di RIalto

🔊 Espressioni, Suoni e Parole Sonore

  1. Strolego: Termine affettuoso o ironico per indicare un astrologo, indovino, o più in generale chi “la sa lunga”, magari un chiacchierone che dà consigli su tutto.
  2. Sbrindèla: Persona trasandata, sciatta o vestita in modo stravagante e ridicolo. Può anche indicare un abito a brandelli.
  3. Paron de botega: Il “padrone del negozio”, ma anche chi si comporta da autoritario, che vuole comandare o avere l’ultima parola.
  4. Imbriagarse: Ubriacarsi, in modo vistoso o comico.
  5. Pitima: Persona che si lamenta continuamente, petulante, insistente fino allo sfinimento. È colei (o colui) che si attacca a un dettaglio e non lo molla più, spesso criticando o protestando in modo fastidioso.
  6. Pìzega: Schiacciata tra due oggetti o anche pizzicotto, oppure può indicare uno scatto, una mossa improvvisa o una sorpresa.
  7. Ciacola: Chiacchiera, conversazione frivola o continua; può anche essere usato come verbo (“ciacolar”) per “chiacchierare”.
  8. Baruffa: Lite animata, battibecco acceso; può indicare sia una discussione verbale che una piccola rissa. (Celebri le Baruffe Chiozzotte del Goldoni)
  9. Sciopon: Termine dialettale veneziano che indica un colpo improvviso e violento a livello fisico o emotivo. Può riferirsi a: uno spavento improvviso, un malore acuto (come un infarto o un colpo di pressione), o anche una forte emozione negativa che colpisce come un fulmine.
  10. Ciò: Parola tipica e intraducibile, usata come richiamo, saluto o rafforzativo, un po’ come “oh!”, “ehi!”, o “dai!”.
bottega drogheria mascari
Tipica bottega veneziana – la Drogheria Mascari

🧭 Toponimi e Forme Antiche

  1. Ruga: non sono un sintomo dello scorrere del tempo, ma sono delle calli molto sviluppate in lunghezza ed importanti.
  2. Rio terà: una strana denominazione che indica strade costruite sopra ex canali, testimonianze mute di un passato ormai sommerso, anzi, interrato!
  3. Mascaréta: Tipica imbarcazione lagunare, più piccola e leggera della gondola, spesso usata per il trasporto di persone o merci leggere (vedi foto sotto) nonchè prima imbarcazione con cui si approccia solitamente la Voga alla Veneta.
  4. Còdega: era il servo con lanterna che, fino al XVIII secolo, accompagnava a pagamento i passanti nelle calli buie, prima dell’illuminazione pubblica. Figura evocativa, oggi poetica.
  5. Farsalonga: indica una storia lunga e inverosimile, una tiritera, spesso noiosa o inventata.
  6. Zòstega: è un portico o passaggio coperto sotto un edificio, tipico nelle architetture veneziane, usato per collegare calli o per ospitare botteghe riparate.
  7. Sconte: sono calli o corti nascoste, spesso accessibili solo da piccole aperture o sottoportici.
  8. Pupparin: Tipica barca a remi veneziana, leggera e slanciata, dotata di più forcole. Utilizzata spesso per regate o per esercitarsi nella voga. A differenza della mascareta il vogatore di poppa non è a bordo ma alloggia sopra la poppa (=retro della barca) dell’imbarcazione.
  9. Calle: Parola onnipresente a Venezia: indica una strada pedonale stretta, spesso tra edifici alti. A differenza delle “vie” delle città di terraferma, le calli sono l’ossatura viaria della città lagunare.
Io ed il mio Maestro Angelo Scarpa “della Pitta” in una delle lezioni di Voga alla Veneta a bordo di una mascareta alla fine degli anni '90.
Io ed il mio Maestro Angelo Ghezzo “della Pitta” in una delle lezioni di Voga alla Veneta a bordo di una mascareta alla fine degli anni ’90.

☀️ Parole Legate al mondo Lagunare

  1. Fondamenta: Sono i marciapiedi che costeggiano i canali, ovvero le strade pedonali che corrono parallele all’acqua. A differenza delle calli, hanno sempre almeno un lato affacciato su un rio o su un canale.
  2. Paluo: In veneziano, indica un tratto di laguna dai fondali bassi, spesso emerso con la bassa marea. I palui si distinguono dalle barene perché possono rimanere sommersi o visibili a seconda del livello della marea, e costituiscono aree semiemerse tra l’acqua navigabile e la terraferma.
  3. Masegno: Sono le grandi lastre in pietra d’Istria con cui è pavimentata gran parte di Venezia. Robusti e resistenti al sale, i masegni sono elementi architettonici iconici della città.

🌙 Parole Rare e Dolci

  1. Garanghelo: voce del dialetto veneziano che significa “merenda, baldoria” festosa.
  2. Morbin: indica brio, simpatia, spirito leggero e vivace, un modo giocoso di stare al mondo. Avere morbin significa saper portare allegria con garbo.
  3. “A siora Zanze zé deboe de suste”: Una vecchia canzone della tradizione racconta che la signora Zanze fosse costretta a correre spesso alla latrina per motivi di salute. Da questa storiella nasce un’espressione usata ancora oggi per descrivere chi è sempre in movimento, incapace di restare tranquillo o fermo anche solo per un istante.
  4. Àmia: è il femminile di “barba”, e quindi zia, donna anziana, figura familiare femminile.
  5. Pocio: in veneziano pocio significa imbroglio, pasticcio, mescolanza confusa, oppure una persona inetta o maldestra (a volte anche sudicio).
  6. Taccolin: in molti dizionari dialettali taccolin (o tacolìn) indica il portamonete o portafoglio, piccolo e tascabile.
  7. Barba: Oltre al significato ovvio di “zio” o “uomo anziano”, in veneziano barba ha una connotazione familiare: indica la figura di un uomo protettivo, rassicurante, a volte burbero ma dal cuore grande.
  8. Bombaso: Il significato più fedele è quello di cotone grezzo, ovatta, imbottitura leggera, usata per imbottiture di materassi o cuscini.
  9. Sbessola: titolo affibiato a chi ha un mento pronunciato, alternativo a “Ghirba”.
  10. Omo de legno: l’attaccapanni, oggi chiamato “tacapani”.
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Pre – conclusione:

Prima di congedarmi con il consueto saluto vi voglio lasciare un sorriso, queste parole sono del compianto Lino Toffolo: attore, cantante, comico veneziano, icona culturale, dialetto vivace; venuto a mancare nel 2016. In uno sketch tipico del suo repertorio gli sentii dire questa frase che, nella sua semplicità, racconta la vita e lo spensierato modo di essere dei veneziani:
“Ghe xe tre fasi dea vita: giovane, adulto e… Te vedo ben!”
(letteralmente: ci sono tre fasi della vita: giovane, adulto e… ti vedo bene!)

In conclusione:

In conclusione, queste cinquanta parole sono solo un piccolo assaggio del vocabolario che colora e profuma la Venezia autentica. Ogni termine custodisce una storia, un gesto, un suono che affiora tra le calli ed i canali, raccontando un’identità viva e orgogliosa.
Ma ora lancio una sfida — simpatica e senza premi, se non la gloria personale: quante di queste parole conoscevate davvero? Fate il conto… ma per i veneziani doc, mi raccomando, niente imbrogli! Niente “cavane” linguistiche dove nascondersi!
E per tutti gli altri: che sia l’inizio di una collezione personale di parole da custodire e sfoggiare, come un piccolo scrigno segreto da tirar fuori tra una ciacola e un’ombra de vin.

In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.

Non dimenticate di condividere questa serie con i vostri amici e familiari per far sì che anche loro possano immergersi nei misteri e nella bellezza di Venezia. Lasciate un commento con le vostre opinioni e condividete le vostre esperienze personali sulla città. La vostra partecipazione rende questa serie ancora più speciale e coinvolgente per tutti!

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