“A Venezia, a volte, è un dettaglio a cambiare tutto.”
Quante volte ci siamo soffermati su un dettaglio? Magari pensando alla sua unicità, a quel qualcosa che lo rende unico e, proprio per questo, degno di essere conosciuto. Bene, il piccolo segreto di oggi risponde a queste caratteristiche. Andiamo a scoprirlo insieme.
Come arrivare e cosa vedere nelle vicinanze
Prendiamoci un punto di riferimento, il Negozio Olivetti a Piazza San Marco. Da lì andando sotto i portici in direzione della Basilica di San Marco incontreremo sulla sinistra la Calle dei Fabbri, percorriamola tutta, in un dedalo meraviglioso che, curva dopo curva, in circa 200 metri ci farà scorgere sulla destra Calle Gregolina. Percorriamola tutta e, tratteniamo il respiro. Eccoci.
Una delle vetrine del Negozio Olivetti a San Marco
Cosa rende unico questo pozzo?
Solitamente i pozzi veneziani seguono canoni estetici molto riconoscibili, quasi dei cliché. Ma questo — e smentitemi nei commenti se necessario — non ha eguali in tutta la città. La sua trama scolpita, intrecciata come vimini, richiama i cesti artigianali e lo rende uno degli esemplari più particolari che possiate incontrare. Avevo già raccontato come funzionassero i pozzi in un articolo precedente, ma questo richiedeva per forza un approfondimento dedicato.
L’importanza dei pozzi in un’isola avvolta dalle acque… salate!
Prima ancora che diventasse una città, Venezia era un’isola utopia costruita sopra acque salmastre. Per questo i pozzi, con il loro ingegnoso sistema di raccolta e filtraggio, rappresentavano una risorsa vitale per la popolazione. Non solo: erano anche luoghi di ritrovo, aperti due volte al giorno dal capo contrada o dal parroco, momenti in cui la comunità si ritrovava attorno all’acqua che garantiva la vita stessa della città.
Perchè nonostante la sua unicità è così poco conosciuto?
La risposta è piuttosto semplice: deriva dall’eccessiva familiarità che abbiamo con questo elemento urbano. Un tempo a Venezia esistevano oltre 6.000 pozzi, e quelli sopravvissuti oggi si mostrano con fierezza nei campi, nelle piazze o nelle corti. Questo invece, pur essendo tra i più particolari, si “nasconde” in una calle chiusa. E lo ammetto: nonostante abbia percorso Venezia in lungo e in largo per raccontarvela, qui non ero mai passato, nemmeno per caso. Eppure il Campanile di San Marco è a meno di 300 metri.
Per concludere
Cosa ci lascia questo pozzo? Quale insegnamento possiamo trarne? Forse che nella vita — durante un viaggio, un’esplorazione o persino mentre siamo distratti da altro — la meraviglia è sempre pronta a farsi avanti. Tra Realtà e Sogno è proprio questo: restare aperti, in modo sensibile e autentico, a ciò che ci accade o si rivela attorno a noi. John Lennon lo sintetizzava bene: “La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” (“Life is what happens to you / While you’re busy making other plans”).
Mi piace pensare che chi scelse questo pozzo per quella calle avesse immaginato l’effetto che avrebbe sortito su chi lo avesse incontrato per la prima volta.
Scopri la mappa segreta di Venezia: oltre 100 Segreti di Venezia e altre curiosità da esplorare
Qui sotto trovi la mappa interattiva dei Segreti di Venezia, con tutti i luoghi geolocalizzati. Ogni pin ti condurrà direttamente all’articolo corrispondente, permettendoti di esplorare la città seguendo le tracce dei racconti e di scoprire angoli nascosti e curiosità come mai prima d’ora.
Per una navigazione completa, nella pagina indice di tutti gli articoli troverai lo stesso approccio: ogni segreto, oltre alla classica divisione per Sestiere, è collegato alla sua posizione sulla mappa, pronta a guidarti tra i misteri, le storie e le leggende di Venezia. La maggior parte degli articoli è geolocalizzata nel punto reale in cui si svolgono i fatti, mentre alcuni trovano una collocazione più “metaforica”, evocando luoghi legati al racconto più che alla posizione fisica.
Ci sono passi che si insinuano tra vicoli e piazze, passi che ascoltano il silenzio dei monumenti e il brusio dei mercati. Arrivati a Roma, ogni passo sembra fondersi con quelli di chi ha camminato qui prima, tracciando una mappa invisibile di storie millenarie. Tra colonne antiche, fontane che raccontano segreti e ombre che si allungano sulle strade, la città respira e invita chi la attraversa a fermarsi, osservare e lasciarsi guidare dal battito del suo cuore eterno: un ritmo nascosto che tutti percepiscono, anche senza vederlo.
Il mio passo inizia da Termini
Il mio itinerario inizia da Termini, con il treno che mi lascia nel cuore rumoroso della città. Da qui, per un giro cittadino in giornata, la scelta più ovvia è prendere la metro fino a Piazza di Spagna, punto in cui idealmente ha inizio il mio giro ad anello: un percorso che mi porterà a toccare il cuore e le ombre di Roma, seguendo solo il ritmo del mio passo e lo sguardo.
PALINA SATSEVICH
Tranne che per un istante, in cui il suono di un violino, suonato da un artista di strada, ha fermato il mio cammino per una breve sosta. Si trattava di Palina Satsevich e se vi ho incuriosito, cliccate qui.
Piazza di Spagna
Il rumore della città si attenua appena giunto a Piazza di Spagna. Le scale scivolano verso di me come un invito a fermarsi un attimo e osservare: dal basso il carro con il suo cavallo è pronto a partire, dall’alto sembra aprirsi un altro piccolo mondo sospeso nel tempo, dove turisti e romani condividono lo stesso spazio, senza fretta.
Davanti a me ci sono i venditori di rose, che in una chiacchiera mattutina paiono dividersi i compiti della giornata. Poi mi riaffaccio per guardare la scalinata dall’alto un’ultima volta… per fortuna che l’ho fatto, perché vedo lei: un set fotografico, bellissimo.
La sposa in rosa – modella sulla scalinata di Trinità dei Monti
Ara Pacis
Proseguo a piedi fino all’Ara Pacis, dove la storia si fa tangibile e il mito si mescola al marmo, un luogo in cui le architetture romane dialogano con quelle moderne. Rimembrando il racconto di un caro amico, vado cercando Fausto Delle Chiaie, artista concettuale romano noto per le sue opere caratterizzate da ironia, materiali poveri e un linguaggio visivo provocatorio. La sua arte trasforma gli spazi pubblici in musei viventi, accessibili a tutti. Sapevo che era frequente e facile trovarlo di pomeriggio, ma il mio programma prevedeva il passaggio qui la mattina: invano nel mio caso, ma sicuramente non senza valide ragioni.
Ara Pacis
Fontana di Trevi
Mi avvicino alla Fontana di Trevi, dove l’acqua scorre incessante e le monete lanciate dai turisti scintillano sotto il sole. Ogni lancio racconta di un desiderio, un sogno o una promessa di ritorno a Roma. Queste piccole offerte però non scompaiono nel nulla, bensì realizzano “altri desideri” e una volta raccolte con cura, diventano gesti concreti di solidarietà, aiutando chi ha bisogno. In quel fragile equilibrio tra leggenda e realtà, sento la città respirare attraverso l’acqua, i sorrisi dei passanti e il tintinnio silenzioso delle monete che cadono.
Fontana di Trevi
Galleria Sciarra
Questo itinerario romano, ne sono consapevole, non racconta i segreti come nella mia rubrica veneziana, ma alcune perle saprà comunque farvi scoprire. Avete mai attraversato la Galleria Sciarra? Io l’ho fatto e sono rimasto ammaliato dai suoi affreschi nascosti: dettagli che sfuggono alle rotte turistiche, ma che raccontano la città con delicatezza e poesia.
Galleria Sciarra
Pantheon
Davvero devo raccontarvi cosa sia il Pantheon? Non credo, né penso di essere la “persona giusta” per farlo. Voglio invece stimolarvi a scoprirlo e viverlo con i vostri occhi. Come? Attraverso i miei scatti, dall’interno e dai suoi dintorni.
L’occhio del Pantheon
Al Pantheon la luce filtra dall’oculo, dipingendo un silenzio sacro. Qui ogni passo diventa un dialogo con chi ha camminato prima di noi: architettura eterna e memorie profonde. Pochi passi all’esterno e la dimensione suggestiva si riaffaccia al quotidiano, tra panifici e tabaccherie, mostrando come storia e vita moderna si fondono armoniosamente.
Piazza Navona
Piazza Navona si apre come un teatro quotidiano, animata da artisti, voci, risate e passi veloci. L’arte del quotidiano si mescola alla storia, e ogni fontana racconta storie diverse, mai uguali.
Piazza Navona
In epoca romana, quello che oggi chiamiamo Piazza Navona era il Circo di Domiziano, luogo di corse e spettacoli per il popolo. Passeggiando oggi tra le sue fontane e i vicoli circostanti, sembra di percepirne gli antichi fasti, che si fondono con il rumore della città contemporanea.
Campo de’ Fiori e il Cat Sanctuary
Il Torre Argentina Cat Sanctuary sorge tra le rovine antiche di Largo di Torre Argentina, accogliendo oggi circa 150 gatti. Già nei primi decenni del 1900, le colonne e i resti dei templi offrivano rifugio ai gatti randagi, che venivano nutriti dagli abitanti del quartiere. Negli anni ’50, l’attore Antonio Crast iniziò a prendersi cura dei gatti nel magazzino degli archeologi; in seguito la gestione passò a Anna Magnani, poi a Franca Stoppi, fino a raggiungere le fondatrici del rifugio moderno, tra cui Lia Dequel. Oggi, volontari dedicano ogni giorno cure, cibo e attenzioni a queste piccole vite feline segrete, che continuano a muoversi silenziose tra le colonne, custodi di storie antiche e nuove.
Il mercato di Campo de’ Fiori restituisce il respiro pulsante della città: odori di spezie e pane appena sfornato, voci che si intrecciano in un coro incessante, colori vivi che catturano lo sguardo. In questo intreccio di vita quotidiana e storia, Roma si svela oltre i monumenti, mostrando un’anima che vibra tra ritmi lenti e dettagli fugaci, invitando chi passeggia a lasciarsi guidare dal connubio di passato e presente. D’altronde, per scoprire i segreti di una città, spesso basta attraversarne i mercati.
Castel Sant’Angelo
Castel Sant’Angelo domina il Tevere, ponte tra passato e presente. Dalle sue mura e dai ponti circostanti, la città si rivela in scorci inattesi, mentre il fiume riflette storie di prigionieri, difese antiche e cammini di chi, nei secoli, ha attraversato Roma seguendo il battito dei suoi ponti e delle sue pietre.
Castel Sant’Angelo
Piazza San Pietro e Belvedere Gianicolo
Raggiungo Piazza San Pietro, cuore di fede e maestosità, e poi, in autobus, il Belvedere del Gianicolo: Roma si apre sotto di me come un mosaico di storia, luce e vita quotidiana, sospesa tra cielo e terra, dove ogni vicolo e piazza raccontano storie diverse, e il tempo sembra allungarsi per farsi osservare con lentezza.
Proprio a Piazza San Pietro, una donna con l’ombrello giallo mi riporta alla mente la “ricerca dell’amore” di Ted Mosby in How I Met Your Mother… ma questa è un’altra storia.
Ponte Sisto, isola tiberina e Bocca della Verità
Scendo a piedi fino a Ponte Sisto da cui posso ammirare l’Isola Tiberina che costeggio dal Lungotevere e, tra vicoli decisamentte meno frequentati, arrivo alla Bocca della Verità, simbolo di curiosità e mistero dove tutti provano ad infilare la mano in segno di sfida. Roma non si rivela soltanto nei grandi spazi monumentali, ma anche negli angoli dove storia, scaramanzia e leggenda si intrecciano, invitando chi passeggia a scoprire giochi secolari.
Colosseo
Chiudo il cerchio al Colosseo, l’Anfiteatro Flavio, dove le ombre dei gladiatori e dei secoli passati sembrano accompagnare i miei passi. La vista si apre sull’Arco di Costantino, custode di vittorie antiche e memorie di imperatori. Monumentalità e storia si fondono, ricordando che ogni città custodisce un battito antico, pulsante sotto la superficie dei suoi monumenti.
Er Colosseo
Porta Magica e ritorno a Termini
Un ultimo sguardo alla città lo riserviamo alla Porta Magica, simbolo esoterico e custode di enigmi nascosti tra vie e vicoli, aggiunge un ultimo tocco di mistero al mio percorso. Le incisioni e i simboli raccontano storie segrete, sfidando chi cammina a osservare con occhi curiosi ed elaborare le poprie teorie.
La porta magica
Di qui poi torno a Termini, chiudendo l’anello della mia giornata romana. Ma il battito della città non mi lascia: resta con me, tra i passi, gli sguardi, i rumori e le memorie silenziose che continuano a vibrare sotto la pelle di Roma, ed ora, anche sotto la mia.
L’Eco da Venezia – I Signori della Notte
Se Roma ebbe i suoi gladiatori, i centurioni e i custodi d’arena, Venezia, nel silenzio delle calli, affidava la giustizia ai suoi Signori della Notte: vigilanti segreti che percorrevano ombre e canali 👉 Scopri i Signori della Notte
Per muovermi in tutta tranquillità, ho acquistato subito 3 biglietti ATAC, la società del trasporto pubblico locale, al costo di 1,50 € ciascuno. Con un unico titolo di viaggio è possibile utilizzare metro, autobus e tram, spostandosi facilmente tra le principali attrazioni senza stress.
Alla fine ne ho usati solo due: da Termini a Piazza di Spagna e poi da Piazza San Pietro al Belvedere del Gianicolo. Piccoli tragitti, certo, ma sufficienti a dimostrare quanto sia comodo e conveniente affidarsi al trasporto pubblico. Un gesto semplice ed economico che mi ha permesso di godere della Città Eterna senza pensieri.
Una mappa personalizzata per esplorare Roma
Per organizzare al meglio l’itinerario, ho stampato una mappa in formato A4, evidenziando le tappe essenziali e annotando appunti e curiosità a margine. Questa mappa “scarabocchiata” è diventata il mio compagno di viaggio: un metodo semplice e visivo per orientarmi tra le meraviglie romane.
Non ci credete? Ecco le prove! Guardate voi stessi la mappa che mi ha accompagnato in questo viaggio indimenticabile.
Se vuoi scarica la mappa cartacea su cui ho elaborato il mio itinerario cittadino con impressi gli appunti essenziali
In conclusione
Ogni passo in questa giornata romana è stato un piccolo battito dentro il grande cuore della città. Tra monumenti immortali, mercati vivaci, vicoli silenziosi e gatti curiosi, ho imparato che Roma non si mostra mai tutta insieme: si lascia scoprire lentamente, a chi sa fermarsi ad ascoltare. E questo è solo l’inizio del nostro viaggio: “Ascolta il battito di ogni luogo” non è solo uno slogan, ma un invito a percepire la vita segreta delle città, a catturare storie nascoste e a sentire, con occhi e cuore, ciò che nessuna guida turistica può raccontare.
Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”. La settimana scorsa abbiamo esplorato il silenzio di Torcello, le sue suggestioni attorno al Trono di Attila e la sua posizione sospesa e isolata nella laguna. Oggi torniamo nel cuore di Venezia, a passo lento, per scoprire uno scrigno profumato nascosto tra calli e palazzi. Un museo che, probabilmente, solo Venezia – e poche altre città al mondo – sarebbe stata degna di ospitare. Siete pronti a scoprire un luogo che custodisce il Centro Studi del Tessuto, del Costume e del Profumo?
Come raggiungere Palazzo Mocenigo
Dalla Stazione di Venezia Santa Lucia si esce verso la Calle Favretti e si prosegue lungo la Fondamenta dei Scalzi, fino ad attraversare il Ponte degli Scalzi. Superato il ponte, si entra in Calle Longa e poi in Calle Bergami, che conduce alla Salizada de la Chiesa. Qui la strada piega a sinistra e diventa la Lista Vechia dei Bari, che porta fino al Campiello Rielo. Girando a sinistra si imbocca il Rio Terà di Santa Croce, quindi a destra per Calle Bembo, fino ad arrivare a Campo San Zandegolà. Si svolta poi a destra in Calle dello Spezier, che attraversa il Ponte del Megio, e da lì in Calle del Megio. Una breve deviazione sulla destra porta in Salizada San Stae, dove, al civico 1992, si trova il Museo di Palazzo Mocenigo – Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del Profumo.
Gli interni di Palazzo Mocenigo: un viaggio tra vesti, stoffe e profumi
Appena varcata la soglia del museo, vi sentirete trasportati in un’altra epoca. Lo stile veneziano più classico si intreccia allo sfarzo nobiliare degli arredi, mentre dipinti e tessuti raccontano la ricchezza e il gusto di chi li possedeva. I manichini, vestiti con costumi d’epoca, sembrano sospesi tra realtà e leggenda, pronti a confidare storie e gesti quotidiani dimenticati. Le opere d’arte austere vi scrutano dall’alto, come se il loro status imponesse silenzio e meraviglia. Camminando tra le sale, ogni passo diventa un invito a osservare, immaginare e sentire il respiro della storia, pronto a svelarsi attraverso le immagini che che potete vedere proprio qui sotto.
Il profumo e i suoi flaconi come declinazione di epoche diverse
Affascinante: è la parola che più si avvicina alla “tribuna dei profumi”. Un’esposizione cronologica che abbraccia l’intero salone in latitudine e longitudine. Flaconi provenienti dall’oggi e dall’ieri, quasi a suggerirci il futuro, ci attendono in silenzio, protetti dalle loro calotte vitree. Qui potrete osservare e annusare profumi nati prima di molte civiltà: dall’Egitto alla Grecia, da Roma ai tempi moderni. Flaconi artigianali in vetro si alternano a quelli celebri e industriali, mentre la curiosità si lascia trascinare da tutti i sensi, esaltandosi davanti a uno spettacolo inaspettato e unico, come pochi altri al mondo.
Cosa vedere vicino a Palazzo Mocenigo
Passeggiando nei dintorni di Palazzo Mocenigo, ogni calle può diventare una sorpresa. A pochi minuti di cammino infatti ci si può imbattere nel Ponte delle Tette e nel Rio Terà delle Carampane, nomi che già da soli raccontano di storie popolari e antichi costumi veneziani. Poco più in là, il Mercato di Rialto vibra ancora di profumi e colori, come se nulla fosse cambiato nei secoli. È proprio in questa zona che, tra una cassetta di frutta e un banco di pesce, si possono incontrare i peluche salvati dagli operatori ecologici (vedi foto sotto), recuperati e messi in mostra quasi come piccoli guardiani silenziosi del quartiere. Il Museo di Storia Naturale, affacciato sul Canal Grande, custodisce collezioni rare e suggestive, mentre sul lato opposto, verso Riva de Biasio, si apre un tratto più silenzioso e autentico della città. Non mancano luoghi meno noti ma dal fascino intatto: la chiesa di San Zandegolà, il raccolto Campo San Boldo, il curioso Palazzo Dimezzato e persino il Ponte Fantasma di San Polo, che pare custodire misteri mai svelati.
Per concludere
A Palazzo Mocenigo, ogni sala e ogni flacone raccontano secoli di storia, gusto e curiosità. Il viaggio tra stoffe, costumi e profumi diventa un’esperienza sensoriale unica, dove il passato prende vita davanti ai nostri occhi e al nostro naso. Osservare, annusare, immaginare: ogni gesto svela un dettaglio di epoche lontane e di artigianalità raffinata. La “tribuna dei profumi” rimane il cuore pulsante di questa scoperta, affascinante e senza tempo. Qui, tra sentori e visioni, il museo si trasforma in un’esperienza che resta impressa nella memoria.
Scopri la mappa segreta di Venezia: oltre 100 Segreti di Venezia e altre curiosità da esplorare
Qui sotto trovi la mappa interattiva dei Segreti di Venezia, con tutti i luoghi geolocalizzati. Ogni pin ti condurrà direttamente all’articolo corrispondente, permettendoti di esplorare la città seguendo le tracce dei racconti e di scoprire angoli nascosti e curiosità come mai prima d’ora.
Per una navigazione completa, nella pagina indice di tutti gli articoli troverai lo stesso approccio: ogni segreto, oltre alla classica divisione per Sestiere, è collegato alla sua posizione sulla mappa, pronta a guidarti tra i misteri, le storie e le leggende di Venezia. La maggior parte degli articoli è geolocalizzata nel punto reale in cui si svolgono i fatti, mentre alcuni trovano una collocazione più “metaforica”, evocando luoghi legati al racconto più che alla posizione fisica.
Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio senza tempo tra le affascinanti storie e le unicità della splendida città lagunare. Nell‘ultima delle quattro puntate della miniserie vi racconterò della modernità della Serenissima. Scopriremo infatti di quanti aspetti ancora attualissimi costituissero la politica del tempo.
La struttura del governo della Serenissima:
La Repubblica di Venezia, con il suo sistema complesso, si è distinta per un’organizzazione politica che cercava di bilanciare il potere al fine di garantire stabilità e funzionalità al suo governo. Al vertice di questa piramide si trovava il Doge, una figura simbolica definita “Primus inter pares” cioè “Primo fra pari”, ma anche un leader esecutivo con il compito di rappresentare l’unità della città-stato. Il Doge non governava in solitudine, ma faceva parte di un sistema di magistrature che includeva il Consiglio dei Dieci, il Maggiore Consiglio e il Senato, con un ruolo fondamentale anche della Quarantia (Civil e Criminal, cioè civile e penale) e della Giustizia. Questo modello di governo si ispirava alla necessità di impedire che un singolo potere, come quello di un monarca assoluto, prendesse il sopravvento. L’introduzione del “governo condiviso” tra un numero ristretto di cittadini privilegiati rendeva il sistema più resistente agli abusi di potere, creando una forma di equilibrio che ha contraddistinto Venezia nei secoli.
La Sala del Collegio
La modernità del sistema politico veneziano:
Nonostante le sue radici medievali, il sistema politico di Venezia si distingue per tratti straordinariamente moderni. Una delle caratteristiche più innovative era la distribuzione dei poteri e la creazione di un sistema complesso di controllo e reciproco bilanciamento. Il sistema elettorale, fondato su un’intricata rete di sorteggi, garantiva che il potere non fosse concentrato nelle mani di un singolo individuo, ma che fosse esercitato da un gruppo selezionato attraverso processi trasparenti e partecipativi. La separazione tra i vari organi del governo permetteva di evitare conflitti di interesse, creando un equilibrio che preservava l’autonomia del singolo dal potere centrale. In un’epoca in cui la monarchia assoluta era ancora la norma, Venezia riusciva a mantenere una stabilità che, pur essendo atipica, sembrava anticipare il concetto moderno di governo partecipativo e democratico, pur con tutte le differenze rispetto al nostro attuale concetto di democrazia.
il Liagò
Innovazioni veneziane e la loro epoca di attuazione:
Venezia, culla di innovazioni politiche e sociali, non si limitò a rinnovare solo l’organizzazione governativa, ma permeò l’intera struttura della sua città-stato. Tra le prime a creare un sistema di contabilità pubblica solido e duraturo, la Serenissima rese così possibile una gestione accorta delle risorse, che le consentì di diventare una delle città più ricche d’Europa. La sua apertura al commercio internazionale e la creazione di istituzioni bancarie, come il Monte di Pietà, non solo consolidarono la sua prosperità economica, ma favorirono anche la modernizzazione delle pratiche commerciali, rendendo Venezia un punto di riferimento per tutta l’Europa. La capacità di anticipare i cambiamenti in atto nel continente la rese in grado di costruire una macchina burocratica pronta a rispondere alle sfide del tempo, sebbene, talvolta, a costo di sacrificare l’ingresso di nuove idee. In un contesto storico che, pur essendo rivoluzionario per l’epoca, restava saldamente legato alle tradizioni e alle strutture consolidate, Venezia riuscì comunque a preservare il suo controllo, navigando tra il passato e le sfide di un futuro che stava già bussando alla sua porta.
Dettaglio della Sala della Bussola
L’origine del ballottaggio si radica a Venezia:
Un altro aspetto della modernità politica veneziana, forse meno conosciuto ma di notevole importanza, è il ballottaggio. La Repubblica di Venezia è, infatti, uno dei luoghi in cui si radica l’idea di un processo elettorale che, pur evolvendosi nel corso del tempo, è passato alla storia come il metodo che ha permesso l’elezione dei Dogi. In un sistema in cui l’elezione avveniva attraverso un’accurata selezione di cittadini, il ballottaggio veniva usato per scegliere il Doge tra diversi candidati, riducendo il rischio di manipolazioni politiche.
Quali altre idee, parole e oggetti sono nati a Venezia? Scopritelo qui!
I candidati venivano scelti sfruttando una serie di votazioni segrete. Questo sistema, che ora vediamo come una caratteristica centrale di molte democrazie moderne, nasce quindi in un contesto molto particolare, ma affonda le radici proprio a Venezia. Fu una risposta alla necessità di equilibrare il potere, impedendo che un singolo candidato potesse emergere troppo facilmente. Il ballottaggio a Venezia è quindi una delle prime incarnazioni di quella selezione dei rappresentanti che oggi vediamo come fondamentale nelle elezioni politiche.
La Sala del Maggior Consiglio
In questo modo, la Serenissima ha anticipato alcune delle dinamiche politiche moderne, mescolando tradizione e innovazione per creare un sistema che, pur non privo di limiti, è rimasto in piedi per oltre mille anni, influenzando profondamente la politica europea.
In conclusione:
Concludiamo così il nostro viaggio a puntate attraverso le straordinarie dinamiche di Palazzo Ducale, un luogo dove la tradizione si intrecciava con l’innovazione, dando vita a un sistema che, pur segnato da limiti e contraddizioni, ha resistito nel tempo per oltre mille anni. Abbiamo visto come la politica veneziana sapesse anticipare alcuni degli sviluppi che oggi riconosciamo come tipici delle democrazie moderne, dal ballottaggio all’equilibrio tra potere e partecipazione. Venezia, con la sua burocrazia raffinata e le sue pratiche innovative, ha influenzato profondamente la politica europea, dimostrando come la gestione del potere non fosse solo una questione di strutture, ma anche di idee e visione.
In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.
Non dimenticate di condividere questa serie con i vostri amici e familiari per far sì che anche loro possano immergersi nei misteri e nella bellezza di Venezia. Lasciate un commento con le vostre opinioni e condividete le vostre esperienze personali sulla città. La vostra partecipazione rende questa serie ancora più speciale e coinvolgente per tutti!
Vi aspetto con nuovi segreti e avventure ogni venerdì!
Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio senza tempo tra le affascinanti storie e le unicità della splendida città lagunare. Nella terza delle quattro puntate della miniserie vi racconterò finalmente (ne avevo accennato qualcosa qui) il funzionamento e lo scopo delle Bocche di Leone, un pubblico recapito presso cui sporgere denunce segrete.
Cos’erano le “Bocche di Leone” e chi riceveva il loro contenuto?
Il sistema giudiziario veneziano fu uno dei più innovativi in assoluto. Tra gli strumenti distintivi di questa istituzione vi erano le Bocche di Leone, speciali cassette delle lettere murarie destinate a raccogliere denunce anonime indirizzate ai Magistrati Veneziani. Queste aperture scolpite nella pietra, che potevano raffigurare volti, leoni o altre figure simboliche, riportavano un’iscrizione che indicava il tipo di denuncia accettata.
L’introduzione delle Bocche di Leone rispondeva all’esigenza di rafforzare i controlli su eventuali moti insurrezionali. La storia ha visto molteplici tentativi di rovesciamento del potere: tra i più celebri, quello del 63 a.C., quando Lucio Sergio Catilina cercò di sovvertire la Repubblica Romana. Analogamente, nel 1310, la Serenissima fu teatro di una congiura guidata da Baiamonte Tiepolo, con il supporto di Marco Querini e Badoero Badoer, che tentò di rovesciare il governo veneziano in opposizione alle nuove leggi che limitavano l’accesso al Maggior Consiglio.
Entrambe le cospirazioni si conclusero con un fallimento, rafforzando il controllo delle autorità e portando all’introduzione di norme ancora più restrittive per prevenire future rivolte.
Alcune delle Bocche di Leone in giro per Venezia: Chiesa di San Martino, Chiesa dei Gesuati e di San Pantalon (clicca sulla freccia nera a inizio riga per vederle).
Le denunce anonime svolgevano un ruolo cruciale per i tribunali speciali incaricati di garantire la sicurezza della Repubblica. Le accuse di tradimento e complotto venivano esaminate dal temuto Consiglio dei Dieci, che avviava immediatamente le indagini attraverso sorveglianza, interrogatori e incarcerazioni preventive nei Piombi o nei Pozzi, in attesa del verdetto finale.
Le denunce venivano raccolte in cassette di legno, aperte dai Magistrati e dai Capi dei Sestieri. Questo sistema permetteva di monitorare minacce alla sicurezza dello Stato, coinvolgendo la cittadinanza nella salvaguardia dell’ordine pubblico.
Tuttavia, gli Inquisitori di Stato non si fidavano ciecamente delle denunce anonime e inviavano spie per verificarne l’accuratezza.
I “Signori della Notte” e gli “Esecutori contro la bestemmia” giocavano anch’essi un ruolo di primo piano nell’accoglimento e gestione delle denunce anonime, utilizzandole per avviare indagini. Sebbene entrambi avessero compiti di sorveglianza e controllo, le loro aree di intervento erano differenti, con gli Esecutori focalizzati su specifici reati morali e i Signori della Notte su questioni di ordine pubblico più ampie.
Le Bocche delle Denunce di Verona:
Le Bocche delle Denunce, tanto a Venezia quanto a Verona, avevano l’obiettivo di raccogliere segnalazioni anonime su crimini contro lo Stato, coinvolgendo attivamente la cittadinanza nella tutela dell’ordine pubblico. A Venezia, le Bocche di Leone furono introdotte nel XIV secolo per raccogliere denunce relative a specifiche infrazioni come tradimento o evasione fiscale, con un’iscrizione che indicava la natura delle segnalazioni accettate. A Verona, invece, le Bocche delle Denunce, attive nel XVIII secolo, operavano in modo simile, ma con un focus su reati come usura e contrabbando. Fessure nei muri permettevano ai cittadini di segnalare questi crimini in modo riservato.
La versione veronese della “Bocca delle Denunce” in Piazza dei Signori
Due esempi noti si trovano nel Palazzo della Ragione, uno in via Dante per il commercio illecito e l’altro in Piazza dei Signori per l’usura (ritratto nell’immagine), dove è ancora visibile un esempio odierno. Entrambi i sistemi rispondevano alla necessità di monitorare il territorio, favorendo la partecipazione popolare nella giustizia.
In conclusione:
Le Bocche di Leone, strumenti di segnalazione anonima, offrono uno spunto affascinante per comprendere come la Serenissima mantenesse il controllo sulla sua popolazione, coinvolgendo direttamente i cittadini nella salvaguardia della sicurezza dello Stato. Se da un lato garantivano la riservatezza delle accuse, dall’altro richiedevano un’attenta verifica delle denunce, con un sistema che coinvolgeva anche i “Signori della Notte”. Un sistema che, tra simbolismo e vigilanza, delineava un delicato equilibrio tra libertà e sorveglianza. Nel prossimo episodio, ci immergeremo in un altro aspetto fondamentale della giustizia veneziana, scoprendo le sue più misteriose e affascinanti peculiarità. Non perdetevi l’ultima puntata di questa mini-serie. Scopriremo infatti come funzionava il governo della Serenissima e quanto fosse moderno.
In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.
Non dimenticate di condividere questa serie con i vostri amici e familiari per far sì che anche loro possano immergersi nei misteri e nella bellezza di Venezia. Lasciate un commento con le vostre opinioni e condividete le vostre esperienze personali sulla città. La vostra partecipazione rende questa serie ancora più speciale e coinvolgente per tutti!
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