I Segreti di Venezia: La Regata Storica e i Re del Remo – Quando il Canal Grande incorona i suoi eroi

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”. Oggi tocchiamo un argomento affascinante, che ho scelto di raccontare solo ora per il grande amore e il profondo rispetto che nutro verso questo sport — e quest’arte — che trovano proprio a Venezia la loro più alta espressione.
Fino a pochi giorni fa era troppa la “paura”, nel senso più responsabile del termine, di affrontarlo. Ma finalmente, il momento è giunto.

Il Richiamo del Remo: Emozioni a Pellestrina

Solo chi mi conosce bene — e, tra questi, pochi davvero — sa che per qualche anno ho praticato la Voga alla Veneta e il Kayak in Laguna, presso una delle Polisportive dell’isola di Pellestrina: la Polisportiva Portosecco. Furono due esperienze che, oltre al benessere fisico e mentale, mi regalarono scenari indimenticabili, lezioni di vita e incontri autentici. Partecipai anche a due regate giovanili su mascarete e a una di kayak.

Io ed il mio Maestro Angelo Scarpa “della Pitta” in una delle lezioni di Voga alla Veneta
1997 Edo (io) e il suo maestro di voga Angelo

Perché uno dei ricordi più vividi che porto con me è quello di vogare incitato — e, sportivamente, anche dileggiato 🤣 — da un fiume di persone che, chi a piedi, chi in bici o in motorino, seguivano dalla riva lagunare l’evolversi della sfida. Non ho avuto la fortuna né le doti per vivere una Regata Storica, ma se grande è stata l’emozione di quel piccolo “rito locale”, non oso immaginare la scarica di adrenalina vissuta da chi si cimenta e magari vince la “regina” di tutte le regate: la Regata Storica di Venezia, dove — al verificarsi di determinate condizioni — vengono eletti, talvolta e di rado, il Re o la Regina del Remo.

Quando si svolge la Regata Storica?

Le prime regate ufficiali risalgono al 13 gennaio 1315, sotto il dogado di Giovanni Soranzo, ma la loro origine è ancora più antica, legata agli addestramenti marinari della Serenissima. Si svolge ogni prima domenica di settembre, con inizio verso le ore 14:30, quando la città è pronta ad accogliere i campioni e il pubblico sulle fondamenta, le rive, dai balconi, dalle barche e sui ponti.

Categorie, ruoli e la “sorte” sull’acqua:

La Regata Storica si disputa con imbarcazioni tradizionali, a due remi, e suddivise per categorie maschili, femminili e giovanili.
Ogni equipaggio è formato da due vogatori: poppiere (che sta a poppa, dunque dietro) e prodiere (davanti, a prua).

Un momento solenne precede la gara: l’estrazione del posto acqueo, il “numero d’acqua”, che avviene il mercoledì precedente, alla presenza delle autorità e dei vogatori, per garantire imparzialità. Un fattore che, in una griglia di partenza in linea ed alla pari, può risultare decisivo per i “giochi delle correnti” delle acque lagunari. La sorte decide da quale corsia d’acqua ciascun equipaggio partirà: le cosiddette “poste”.

Tutte le barche sono tradizionali veneziane in legno, costruite artigianalmente e mosse a remi con forcola in legno. Dal dopoguerra si gareggia con: mascarete (donne, 8 m), pupparini (giovani, 9 m), caorline (6 remi, 10 m) e gondolini (2 remi, 11 m). Gli scafi sono numerati e dipinti con colori storici che identificano ciascun equipaggio, mentre la barca di riserva ha scafo bicolore rosso-verde con la lettera “R”.

Prima della regata, gli equipaggi partecipano alla benedizione delle imbarcazioni, con sfilata sul Canal Grande fino alla Punta della Dogana, dove ricevono le fasce che indosseranno durante la competizione.

Il percorso della Regata Storica:

La gara ha inizio a Sant’Elena, dove gli equipaggi prendono posizione lungo le “poste” d’acqua allineati e bloccati da uno “spagheto” (un filo). Qui il pubblico può vedere i rematori concentrati, mentre la città sembra trattenere il respiro, come l’istante prima della finale dei 100m.

Si procede lungo il Canal Grande, superando il Riva degli Schiavoni, dove le case storiche e i palazzi osservano il passaggio delle imbarcazioni.

Si arriva al paletto di San Tomà, il punto di svolta più tecnico e spettacolare: i gondolini devono compiere il giro di boa intorno al paletto, eseguendo una manovra che richiede equilibrio, forza e precisione. Ogni errore qui può compromettere la vittoria o pregiudicare un piazzamento “a bandiera”.

Dopo il giro del paletto, gli equipaggi riprendono la corsa lungo il Canal Grande verso il traguardo finale. L’arrivo avviene davanti alla machina, un palco ligneo decorato di fronte a Ca’ Foscari, simbolo di celebrazione e incoronazione dei vincitori. Qui il gesto del remo si trasforma in leggenda, e i nomi dei campioni vengono scanditi tra applausi e bandiere.

Disnar – La cena rituale che anticipa la Regata Storica

Ogni anno, pochi giorni prima della Regata Storica, Venezia si anima con il Disnar, una grande tavolata diffusa lungo la città, le isole e la terraferma. Famiglie, cittadini e appassionati si ritrovano per condividere cibo, bevande e la passione per la voga alla veneta, in un’atmosfera di festa e comunità.

Oltre al pasto collettivo, il pomeriggio è dedicato alle prove di voga, con campioni e campionesse disponibili per insegnare e far provare a tutti gli interessati. Durante la serata vengono presentati gli equipaggi della Regata, proiettati filmati e fotografie storiche, e coordinate le presenze in barca per il giorno della competizione.

Ogni tavolata è auto-organizzata dai comitati e dalle associazioni locali, che forniscono tavoli, sedie e indicazioni logistiche, mentre chi vuole dare una mano è sempre benvenuto. L’iniziativa rappresenta non solo un momento conviviale, ma anche un’occasione di promozione della voga alla veneta e dei suoi protagonisti, unendo tradizione, sport e spirito comunitario.

📍 Luoghi simbolici: campi e fondamenta di Castello, Cannaregio, San Polo, Dorsoduro, Giudecca, Lido, Burano, Pellestrina, Caorle.
💬 Spirito del Disnar:Condividere cibo, remi e passione, per arrivare insieme alla Regata Storica”.

La Corona invisibile e come si entra nel mito:

Non esiste un trono, né un documento ufficiale che lo decreti: “Re del Remo” è un titolo conquistato, non assegnato.
Nasce dal cuore del popolo veneziano e dalla tradizione della Regata Storica, la più antica competizione remiera della città. Per diventare “Re del Remo” (o Regina) occorre vincere cinque edizioni consecutive della Regata Storica nel “Gondolini dei Campioni” – un’impresa quasi impossibile, realizzata da pochissimi.

Conta la forza, certo, ma anche la tecnica, l’equilibrio, e quella fedeltà al remo che a Venezia non è solo sport: è arte e tradizione.

Re e Regine del Remo della Reagata Storica e il significato delle bandiere:

Nella storia della Regata Storica di Venezia, alcuni nomi restano scolpiti nella memoria per il loro dominio assoluto. Tra gli uomini, figure leggendarie come Rudi e Igor Vignotto hanno collezionato rispettivamente 17 e 15 vittorie totali tra il 1995 e il 2017, diventando simboli di costanza e talento, mentre campioni storici come Sergio Tagliapietra “Ciaci”, Giuseppe Fongher “Bepi” e Albino Dei Rossi “Strigheta” vantano ciascuno 14 successi. Il titolo di Re del Remo, riservato a chi conquista cinque vittorie consecutive, è stato raggiunto da pochi eletti: Luigi Zanellato, Albino Dei Rossi “Strigheta”, Marcello Bon “Ciapate”, Bepi Fongher, Ciaci, Palmiro Fongher e Gianfranco Vianello “Crea”.

Tra le donne, le Regine del Remo più celebri includono Romina Ardit, Anna Mao, Luisella Schiavon e Giorgia Ragazzi, protagoniste tra la fine degli anni ’90 e il 2013. I fuoriclasse recenti, dal 1990 a oggi, si riconoscono soprattutto in Rudi e Igor Vignotto, Andrea Bertoldini e Ivo Redolfi Tezzat, capaci di imprimere il proprio nome nell’albo d’oro della storica regata veneziana.

Eppure, nonostante i loro numeri impressionanti, resta l’amarezza dei Vignotto, che, pur non essendo mai stati Re del Remo, possono a buon diritto essere considerati i più grandi di sempre.

Nella Regata Storica di Venezia, i piazzamenti dei primi quattro equipaggi vengono celebrati con bandiere simboliche: rossa per il primo classificato, bianca per il secondo, verde per il terzo e blu per il quarto. Queste bandiere rappresentano la tradizione e il riconoscimento simbolico del risultato in regata.

Le imbarcazioni sono dipinte in colori fissi, che storicamente identificano le diverse zone di Venezia e della laguna: il numero assegna l’imbarcazione a ciascun equipaggio, mentre il colore la distingue visivamente durante la gara. Gli abbinamenti sono i seguenti: 1 bianco, 2 canarino, 3 viola, 4 celeste, 5 rosso, 6 verde, 7 arancio, 8 rosa, 9 marrone, mentre l’imbarcazione di riserva è bicolore verde/rosso con la lettera R. Questo sistema aiuta pubblico e giudici a seguire le barche lungo il percorso, rendendo immediatamente riconoscibili i concorrenti e valorizzando la spettacolarità della regata.

Fonte: Wikipedia – Albo d’oro della Regata Storica di Venezia.

Qualche curiosità in sintesi:

📅 Come si diventa Re/Regina del Remo? cinque vittorie consecutive nella Regata Storica.
🏆 Alcuni Re: Palmiro Fongher, Gianfranco Vianello “Crea”, Giuseppe Fongher.
👑 Alcune Regine: Luisella Schiavon “Strigheta”, Giovanna Furlanetto.
🌊 Specialità: voga alla veneta su gondolini a due remi.
📍 Percorso: Sant’Elena → Canal Grande → Riva degli Schiavoni → Ponte di Rialto → giro del paletto di San Tomà → arrivo alla machina di Ca’ Foscari.
🎭 La “machina”: il palco ligneo decorato dove si premiano i vincitori.

Fonti:

Sito del Comune di Venezia

Comune di Venezia – Regolamento ufficiale della Regata Storica

Dinar per la Storica – https://www.disnar.org/

Wikipedia, voce Regata Storica (Venezia)

Fonti immagini: Godromil, opera propria, pubblico dominio. Altre informazioni da Wikipedia e fonti citate nell’articolo.

banner caccia al tesoro fotografica a venezia che linka all'articolo

Per concludere

Per concludere, la Regata Storica di Venezia non è solo una competizione: è un rito che fonde sport, arte e tradizione. Ogni colpo di remo racconta storie di coraggio, tecnica e passione tramandate nei secoli. Le bandiere e i colori delle imbarcazioni trasformano la gara in uno spettacolo visivo e simbolico unico al mondo. Tra Re e Regine del Remo, campioni storici e fuoriclasse recenti, il mito della voga alla veneta continua a vivere. Partecipare, osservare o anche solo leggere queste pagine significa sentire il cuore pulsante della città, dove ogni remo segna uno step della storia che avanza.

Scopri la mappa segreta di Venezia: oltre 100 Segreti di Venezia e altre curiosità da esplorare

Qui sotto trovi la mappa interattiva dei Segreti di Venezia, con tutti i luoghi geolocalizzati. Ogni pin ti condurrà direttamente all’articolo corrispondente, permettendoti di esplorare la città seguendo le tracce dei racconti e di scoprire angoli nascosti e curiosità come mai prima d’ora.

Per una navigazione completa, nella pagina indice di tutti gli articoli troverai lo stesso approccio: ogni segreto, oltre alla classica divisione per Sestiere, è collegato alla sua posizione sulla mappa, pronta a guidarti tra i misteri, le storie e le leggende di Venezia. La maggior parte degli articoli è geolocalizzata nel punto reale in cui si svolgono i fatti, mentre alcuni trovano una collocazione più “metaforica”, evocando luoghi legati al racconto più che alla posizione fisica.

banner ritorna a elenco articoli

I Segreti di Venezia: Palazzo Mocenigo, il profumo della storia – Santa Croce

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”. La settimana scorsa abbiamo esplorato il silenzio di Torcello, le sue suggestioni attorno al Trono di Attila e la sua posizione sospesa e isolata nella laguna. Oggi torniamo nel cuore di Venezia, a passo lento, per scoprire uno scrigno profumato nascosto tra calli e palazzi. Un museo che, probabilmente, solo Venezia – e poche altre città al mondo – sarebbe stata degna di ospitare. Siete pronti a scoprire un luogo che custodisce il Centro Studi del Tessuto, del Costume e del Profumo?

Come raggiungere Palazzo Mocenigo

Dalla Stazione di Venezia Santa Lucia si esce verso la Calle Favretti e si prosegue lungo la Fondamenta dei Scalzi, fino ad attraversare il Ponte degli Scalzi. Superato il ponte, si entra in Calle Longa e poi in Calle Bergami, che conduce alla Salizada de la Chiesa. Qui la strada piega a sinistra e diventa la Lista Vechia dei Bari, che porta fino al Campiello Rielo. Girando a sinistra si imbocca il Rio Terà di Santa Croce, quindi a destra per Calle Bembo, fino ad arrivare a Campo San Zandegolà. Si svolta poi a destra in Calle dello Spezier, che attraversa il Ponte del Megio, e da lì in Calle del Megio. Una breve deviazione sulla destra porta in Salizada San Stae, dove, al civico 1992, si trova il Museo di Palazzo Mocenigo – Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del Profumo.

Gli interni di Palazzo Mocenigo: un viaggio tra vesti, stoffe e profumi

Appena varcata la soglia del museo, vi sentirete trasportati in un’altra epoca. Lo stile veneziano più classico si intreccia allo sfarzo nobiliare degli arredi, mentre dipinti e tessuti raccontano la ricchezza e il gusto di chi li possedeva. I manichini, vestiti con costumi d’epoca, sembrano sospesi tra realtà e leggenda, pronti a confidare storie e gesti quotidiani dimenticati. Le opere d’arte austere vi scrutano dall’alto, come se il loro status imponesse silenzio e meraviglia. Camminando tra le sale, ogni passo diventa un invito a osservare, immaginare e sentire il respiro della storia, pronto a svelarsi attraverso le immagini che che potete vedere proprio qui sotto.

Il profumo e i suoi flaconi come declinazione di epoche diverse

Affascinante: è la parola che più si avvicina alla “tribuna dei profumi”. Un’esposizione cronologica che abbraccia l’intero salone in latitudine e longitudine. Flaconi provenienti dall’oggi e dall’ieri, quasi a suggerirci il futuro, ci attendono in silenzio, protetti dalle loro calotte vitree. Qui potrete osservare e annusare profumi nati prima di molte civiltà: dall’Egitto alla Grecia, da Roma ai tempi moderni. Flaconi artigianali in vetro si alternano a quelli celebri e industriali, mentre la curiosità si lascia trascinare da tutti i sensi, esaltandosi davanti a uno spettacolo inaspettato e unico, come pochi altri al mondo.

Cosa vedere vicino a Palazzo Mocenigo

Passeggiando nei dintorni di Palazzo Mocenigo, ogni calle può diventare una sorpresa. A pochi minuti di cammino infatti ci si può imbattere nel Ponte delle Tette e nel Rio Terà delle Carampane, nomi che già da soli raccontano di storie popolari e antichi costumi veneziani. Poco più in là, il Mercato di Rialto vibra ancora di profumi e colori, come se nulla fosse cambiato nei secoli. È proprio in questa zona che, tra una cassetta di frutta e un banco di pesce, si possono incontrare i peluche salvati dagli operatori ecologici (vedi foto sotto), recuperati e messi in mostra quasi come piccoli guardiani silenziosi del quartiere.
Il Museo di Storia Naturale, affacciato sul Canal Grande, custodisce collezioni rare e suggestive, mentre sul lato opposto, verso Riva de Biasio, si apre un tratto più silenzioso e autentico della città. Non mancano luoghi meno noti ma dal fascino intatto: la chiesa di San Zandegolà, il raccolto Campo San Boldo, il curioso Palazzo Dimezzato e persino il Ponte Fantasma di San Polo, che pare custodire misteri mai svelati.

banner caccia al tesoro fotografica a venezia che linka all'articolo

Per concludere

A Palazzo Mocenigo, ogni sala e ogni flacone raccontano secoli di storia, gusto e curiosità.
Il viaggio tra stoffe, costumi e profumi diventa un’esperienza sensoriale unica, dove il passato prende vita davanti ai nostri occhi e al nostro naso. Osservare, annusare, immaginare: ogni gesto svela un dettaglio di epoche lontane e di artigianalità raffinata. La “tribuna dei profumi” rimane il cuore pulsante di questa scoperta, affascinante e senza tempo. Qui, tra sentori e visioni, il museo si trasforma in un’esperienza che resta impressa nella memoria.

Scopri la mappa segreta di Venezia: oltre 100 Segreti di Venezia e altre curiosità da esplorare

Qui sotto trovi la mappa interattiva dei Segreti di Venezia, con tutti i luoghi geolocalizzati. Ogni pin ti condurrà direttamente all’articolo corrispondente, permettendoti di esplorare la città seguendo le tracce dei racconti e di scoprire angoli nascosti e curiosità come mai prima d’ora.

Per una navigazione completa, nella pagina indice di tutti gli articoli troverai lo stesso approccio: ogni segreto, oltre alla classica divisione per Sestiere, è collegato alla sua posizione sulla mappa, pronta a guidarti tra i misteri, le storie e le leggende di Venezia. La maggior parte degli articoli è geolocalizzata nel punto reale in cui si svolgono i fatti, mentre alcuni trovano una collocazione più “metaforica”, evocando luoghi legati al racconto più che alla posizione fisica.

banner ritorna a elenco articoli

I Segreti di Venezia: Bere un’Ombra, la Storia di un Antico Modo di Dire – San Marco

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio tra storie nascoste e piccoli miracoli quotidiani, spesso invisibili agli occhi di chi attraversa la città con troppa fretta.

Avete mai sentito un veneziano – o un veneto – dire: «Andiamo a bere un’ombra?»
Se la risposta è no, e un giorno vi capitasse, non pensate di aver capito male né di trovarvi davanti a un raggiro. Al contrario: è un invito a un antico rito cittadino, che da secoli si rinnova tra le calli e i campielli. Un’usanza così radicata da aver superato i confini lagunari, fino a ispirare persino il nome di un locale a Milano.

isegretidivenezia.com

Venezia, la Piazza e il Sole: l’origine del “bere un’ombra de vin”

Ogni giorno, Piazza San Marco diventa un palcoscenico silenzioso, dove il sole e l’ombra danzano nel silenzio. Al mattino, i raggi che si insinuano tra campanile e basilica proiettano ombre lunghe verso ovest, protendendo ombra verso le Procuratie. Nel pomeriggio poi, il sole scappa verso ovest e le ombre si ribaltano verso est, come se la piazza stessa misurasse il tempo, trasformandosi in una grandissima meridiana. Chi cammina tra i tavoli e le colonne può osservare questo lento movimento e farsene parte, un gioco antico, discreto e perfetto, che da secoli accompagna i veneziani nel loro rito quotidiano.

Ancora oggi le bancarelle di souvenir pare rincorrano l'ombra del campanile
Ancora oggi le bancarelle di souvenir pare rincorrano l’ombra del campanile

Nacque così dunque l’espressione diffusissima a Venezia e dintorni, “Andemo a bere un’ombra” che si traduce, nella realtà dei fatti in: “Andiamo a bere un bicchiere di vino?”. Ancora oggi si usa anche in senso più ampio per invitare qualcuno a bere qualcosa in compagnia.

Il chioschetto itinerante: una corsa all’ombra come in un gioco dell’oca

L’origine si può collocare intorno XIV secolo, 1300 e dintorni: attorno al campanile di San Marco vi erano dei tavoli mobili e le osterie vi servivano il vino spostandoli poi seguendo l’ombra del campanile per mantenere il vino al fresco. Da qui l’antico la frase “Andémo bere all’ombra”, poi evolutosi nell’attuale forma.

La piazza e l’ombra del campanile

Bacari e osterie, ma anche furbizia: il legame secolare tra Venezia e il vino

Venezia è da sempre una città di commerci e ingegno. In particolare, lungo Calle de l’Arco, al civico 456, un tempo si trovava un vivace laboratorio di artigiani intenti a costruire botti di legno, necessarie per trasportare vino e altri prodotti. Le strette e alte porte delle abitazioni veneziane rendevano spesso difficile far passare queste grandi botti, ma i proprietari dello stabilimento trovarono una soluzione: crearono un vano d’entrata sagomato appositamente per il passaggio dei cilindri di legno: la Porta della Botte.

la porta della botte
la porta della botte

Questo dettaglio racconta non solo l’abilità artigianale, ma anche la costante inventiva dei veneziani, capaci di trasformare ogni ostacolo in opportunità. Ancora oggi, passeggiando tra le calli, si percepisce il legame secolare tra la città e il vino, tra lavoro, creatività e tradizione.

Storie, aneddoti e risse da osteria, immaginiamole così:

Quante storie potrebbero raccontare i Signori della Notte… figure silenziose e vigili che percorrevano calli e campielli quando le luci dei bacari tremolavano appena e il chiacchiericcio dei bevitori del giorno lasciava spazio al silenzio della laguna. Il loro compito non era solo protezione, ma anche un sottile controllo, un equilibrio tra ordine e libertà, tra la curiosità dei passanti e l’ebbrezza di chi aveva già brindato troppo. Osservavano, ascoltavano, intervenivano solo quando necessario, diventando testimoni discreti di segreti, chiacchiere e pettegolezzi che Venezia custodiva gelosamente.

Uno scorcio veneziano del 1200 di notte immaginato da Copilot AI
Uno scorcio veneziano del 1200 di notte immaginato da Copilot AI

Se il racconto di oggi non ti è bastato, facciamo un sorso di Venezia in più:

Quante storie può custodire un’ombra de vin. Non solo il bicchiere condiviso all’osteria, tra chiacchiere e risate, ma anche il riflesso di secoli di vicende e segreti. Dietro ogni sorso c’è una Venezia fatta di pietre antiche e voci sussurrate: dai Dogi che si incoronavano tra la Porta della Carta e la Scala dei Giganti, ai sospiri dei prigionieri che attraversavano il ponte più famoso. C’è l’eco delle denunce segrete infilate nelle Bocche di Leone, l’ombra dei Signori della Notte a vigilare sulle calli dopo il tramonto, e il profumo di storie incredibili che aleggia tra campanili, palazzi e ponti nascosti. Ogni angolo di Venezia è una storia che si accompagna bene a un calice di vino: basta fermarsi, ascoltare e lasciarsi guidare.

panoramica della piazza
banner caccia al tesoro fotografica a venezia che linka all'articolo

In conclusione:

Bere un’ombra non è solo gustare un bicchiere di vino: è partecipare a un rito che attraversa i secoli, un gesto semplice che unisce la storia, con curiosità e convivialità. Come la meridiana naturale di Piazza San Marco, che misura il tempo con ombre mute e precise, anche il rito dell’ombra ci ricorda di osservare, rallentare e, soprattutto, lasciarci sorprendere.

Prendersi il tempo di seguire queste tradizioni, di camminare tra bacari e calli, significa diventare custodi del patrimonio invisibile di Venezia, assaporando un piccolo miracolo quotidiano che continua a vivere e ripetersi, tra memoria e presente, nelle storie che la città ancora sussurra da ogni suo mattone.

In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.

Non dimenticate di condividere questa serie con i vostri amici e familiari per far sì che anche loro possano immergersi nei misteri e nella bellezza di Venezia. Lasciate un commento con le vostre opinioni e condividete le vostre esperienze personali sulla città. La vostra partecipazione rende questa serie ancora più speciale e coinvolgente per tutti!

Vi aspetto con nuovi segreti e avventure ogni venerdì!

Vi siete persi gli articoli precedenti?

scopri tutti gli articoli de i segreti di venezia clicca sul banner

Non preoccupatevi, potete trovarli tutti cliccando QUI!

I Segreti di Venezia: la Chiesa della Maddalena tra leggende e simboli massonici – Cannaregio

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio senza tempo tra le intriganti vicende della città lagunare. In questo episodio vi porterò a scoprire due aspetti apparentemente distinti della storia veneziana e dello spirito che anima la venezianità. Siamo spesso convinti che, per scoprire un mistero, sia necessario intraprendere viaggi lunghissimi, percorrere itinerari tenebrosi, attraversare luoghi remoti. Ma non sempre è così. Oggi vi racconterò un luogo tanto incredibile quanto vicino, tanto alla portata quanto, a suo modo, apparentemente “inaccessibile”.

isegretidivenezia.com

La Chiesa della Maddalena: dove si trova e come raggiungerla

Nel dedalo silenzioso del sestiere di Cannaregio, tra palazzi sfiorati da milioni di turisti e scorci d’acqua che sembrano fuori dal tempo, si cela uno degli edifici più enigmatici e divisivi di Venezia: la Chiesa di Santa Maria Maddalena. Per molti è un semplice luogo sacro, ma per altri rappresenta un portale simbolico che nasconde una storia fatta di geometrie iniziatiche, riti scomparsi e iconografie massoniche.

Per raggiungerla dalla stazione di Venezia Santa Lucia, procedete in direzione nord-est lungo Calle Favretti e continuate su Fondamenta dei Scalzi, che diventa Rio Terà Lista di Spagna. Dopo circa 300 metri, svoltate a sinistra in Campo San Geremia, poi girate a destra su Fondamenta Cannaregio. Proseguite imboccando Calle del Pistor, Campiello de l’Anconeta e Calle de l’Anconeta, fino a continuare su Rio Terà de la Maddalena. Infine, svoltate a destra su Fondamenta de la Maddalena: qui si apre il suggestivo Campo della Maddalena, con la chiesa che si staglia davanti a voi, discreta custode di segreti e antiche geometrie.

Nelle vicinanze troverete anche: I “Grattacieli” del Ghetto Ebraico, Il Pontile più Instagrammabile della città, Calle Varisco, la più stretta di Venezia, le Misteriose Statue in Campo dei Mori e la Casa del Tintoretto, il Ponte Chiodo, il più iconico ponte privato di Venezia, il Supermercato nel Teatro e le ancorette “portafortuna”.

Una chiesa diversa da tutte le altre e una dedicazione che fa discutere

Come un colpo di fulmine, basta uno sguardo per capire che la Maddalena non è una chiesa come le altre. Il suo elemento più sorprendente è la pianta circolare, un richiamo immediato al Pantheon di Roma — che scopriremo più avanti — e non si tratta certo di una scelta stilistica casuale. Ogni angolo è intriso di significati nascosti, come se l’architettura stessa fosse una scrittura da decifrare, desiderosa di suscitare domande e celare risposte.

Intitolata a Maria Maddalena, la chiesa porta con sé un messaggio teologico e culturale sottotraccia che non è mai stato del tutto chiarito. Maddalena è una figura discussa del Nuovo Testamento: discepola di Gesù, testimone della resurrezione. Questa intitolazione, inserita in un contesto architettonico così suggestivo, alimenta suggestioni e misteri che sfiorano il mito, figli di una scelta certamente non casuale.

Il portale dell’occhio che osserva e, dentro, una citazione al Pantheon

Sulla facciata, scolpito in pietra d’Istria sopra l’ingresso, l’Occhio Onniveggente scruta meticolosamente chi varca la soglia. Triangolo e cerchio si intrecciano in una tipica iconografia massonica ed esoterica; personalmente, non ho memoria di altri simboli simili presenti altrove in forma così esplicita su un edificio religioso. Sopra l’ingresso, un frontone sorretto da colonne ioniche richiama più un tempio greco che una chiesa cristiana.

Questa simbologia si riflette anche nella struttura superiore della chiesa, con un elemento che richiama il celebre Pantheon di Roma.

Sopra la Chiesa della Maddalena si nota una parte cilindrica chiamata tamburo, che sostiene la cupola e cattura subito lo sguardo. Questa forma richiama quella del celebre Pantheon di Roma, dove in cima si apre un grande foro circolare chiamato oculus, come un vero e proprio “occhio” che guarda il cielo.

Anche se qui non c’è un foro aperto, il tamburo della Maddalena sembra un occhio che osserva, un elemento che colpisce e invita a guardare con attenzione, come se la chiesa stessa volesse fissarti, sfidandoti a scoprire ciò che nasconde.

La porta segreta per inginocchiarsi

Sul retro dell’edificio infine si cela un’altra particolarità che funge da ultimo mistero: una porta alta appena 60 centimetri, attraverso la quale si può entrare solo rimanendo in ginocchio. Forse simbolo di umiltà o forse un varco rituale. Nessun documento ufficiale ne spiega la funzione, ma la sua presenza – così anomala in un luogo così eclettico – aggiunge un ulteriore strato di mistero alla già complessa simbologia della chiesa.

la porta segreta sul retro della chiesa della Maddalena

La Maddalena: un portale, quasi sempre chiuso, nascosto tra sacro e mistero

Oggi la Maddalena è quasi sempre chiusa al pubblico. Solo in rare occasioni — spesso per esposizioni o eventi culturali — apre le sue porte. Ho avuto la fortuna di visitarla, casualmente, proprio in uno di questi momenti. È difficile — se non impossibile — distinguere il confine tra architettura sacra e struttura iniziatica. Quel che è certo è che la Chiesa della Maddalena sembra essere una soglia: uno spazio dove il visibile e l’invisibile si sfiorano, e dove Venezia mostra il suo volto più enigmatico.

Un volto che, come sempre, non si offre a tutti, ma solo a chi ha occhi per vedere. Anzi, per osservare.

banner caccia al tesoro fotografica a venezia che linka all'articolo

In conclusione:

Venezia non smette mai di stupirci.
Anche la Chiesa della Maddalena, nascosta tra le calli di Cannaregio, ci parla di un passato fatto di misteri e simboli, di un’arte che va oltre la semplice forma per raccontare storie segrete. È un luogo che sfida lo sguardo frettoloso del passante, invitandoci invece a fermarci, ad osservare con attenzione, a leggere ciò che non è detto. Scoprire la Maddalena significa aprire una porta verso un Venezia meno conosciuta, fatta di enigmi e di sogni custoditi nel tempo. È un invito a perdersi nei suoi silenzi, a lasciarsi guidare da quella magia sottile che solo questa città sa offrire a chi ha occhi per vedere davvero.

mappa della posizione della chiesa della maddalena cannaregio

In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.

Non dimenticate di condividere questa serie con i vostri amici e familiari per far sì che anche loro possano immergersi nei misteri e nella bellezza di Venezia. Lasciate un commento con le vostre opinioni e condividete le vostre esperienze personali sulla città. La vostra partecipazione rende questa serie ancora più speciale e coinvolgente per tutti!

Vi aspetto con nuovi segreti e avventure ogni venerdì!

Vi siete persi gli articoli precedenti?

scopri tutti gli articoli de i segreti di venezia clicca sul banner

Non preoccupatevi, potete trovarli tutti cliccando QUI!

I Segreti di Venezia: i ponti gemelli Duodo e Barbarigo “de la Feltrina” nascondono una porta segreta – San Marco

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio senza tempo tra le affascinanti storie e le unicità della splendida città lagunare. Sono i piccoli dettagli a stimolare la curiosità e la ricerca. Proprio da uno di questi inizia la storia che vi racconterò oggi. Una storia vera, un luogo reale ed un mistero, tutto da scoprire.

isegretidivenezia.com

Una porta sotto al ponte

A Venezia, ogni ponte ha un nome, ed ogni nome racconta una storia. Alcuni evocano amori, altri intrighi, altri ancora… misteri e silenzi. Sono pochi però i ponti così vicini da sembrare gemelli — e tra questi spiccano i ponti Duodo e Barbarigo, noti anche come i ponti gemelli “de la Feltrina”, nel cuore del sestiere di San Marco, a poche decine di metri in linea d’aria dal Teatro La Fenice.

A un primo sguardo, appaiono semplici passaggi speculari, quasi simmetrici nel loro disegno. Ma se ci si ferma ad osservare con attenzione, proprio sotto l’arcata di quello all’angolo, dove un capitello sporge discreto, si nasconde qualcosa di più.

Sotto la volta che sorregge la struttura e valica le acque, nascosta nell’ombra, giace una piccola porta murata che si affaccia direttamente sul canale. Potrebbe sembrare una casualità, un dettaglio dimenticato dal tempo — ma così non è. La sua forma è curata e precisa, il profilo è inciso nella pietra d’Istria, elegante e deciso: qualcuno l’ha voluta lì, forse già consapevole del silenzio che l’avrebbe avvolta nei secoli.

Molte le ipotesi intorno al suo significato. C’è chi la immagina come accesso privato via acqua, chi come via di fuga o uscita segreta. Qualcuno suggerisce che potesse servire a sfuggire agli occhi vigili della Serenissima, magari per mercanti disonesti, trafichi clandestini o amori proibiti.

Una traccia viva nella pietra di una Venezia esoterica?

Proprio la sua collocazione appartata e la sua eccezionalità architettonica rendono questa porta una vera fonte d’ispirazione per chi segue e studia la Venezia più misteriosa ed esoterica, ma a conti fatti l’unica certezza che ci resta è quella offerta dalla toponomastica ufficiale, che lega il nome del luogo alla famiglia Feltrina, un tempo antica proprietaria della zona. Nomi e tradizioni, a differenza della funzione originaria della porta ormai murata, sono sopravvissuti al tempo, giungendo fino a noi come indizi sbiaditi di una storia più grande, tutta da immaginare.

Dove trovarla:

La porta si trova nel sestiere di San Marco, nelle adiacenze del Campo e della Chiesa di Santa Maria del Giglio.

Da Piazza San Marco, queste le indicazioni: procedi in direzione sud su Piazza San Marco verso Salizada San Moisè, poi svolta a destra imboccando Salizada San Moisè. Prosegui su Calle Seconda de l’Ascension e continua dritto su Salizada San Moisè, salendo le scale. Avanza lungo Calle Larga XXII Marzo, attraversa il Ponte San Moisè e sali nuovamente le scale. La strada curva leggermente a destra diventando Calle delle Ostreghe: continua su di essa, sali ancora le scale e svolta leggermente a destra per restare su Calle delle Ostreghe. Attraversa poi il Ponte Duodo o Barbarigo e infine svolta a destra su Campiello de la Feltrina San Marco, salendo le ultime scale del percorso.

Per scorgere la porta segreta, dovrai restare giù dai ponti o salire su quello che conduce verso Fondamenta Corner Zaguri. È lì che si cela uno dei piccoli enigmi della città.

Nel cuore del dedalo veneziano, non conta soltanto la meta, ma lo sguardo con cui la raggiungiamo. Spesso è proprio nei dettagli più silenziosi che si nasconde la meraviglia. Tra due ponti, in una pausa tra un passo e l’altro, questa porta può apparire come la pagina di un libro aperta dal caso.

La porta della Feltrina suscita interrogativi, forse da secoli, in chi la osserva. Chi la attraversava? Quali segreti custodiva? Perché fu chiusa? Non abbiamo risposte certe, ma in fondo non importa. A Venezia, anche le porte che non si aprono ci fanno sentire qualcosa. Lo fanno con la grazia delle cose dimenticate, che sanno ancora emozionare chi ha il coraggio di rallentare e osservarle.

Perché in questa città, ogni muro ed ogni mattone sono un sussurro, e ogni scorcio un invito alla meraviglia.

Cosa vedere nelle vicinanze:

Nel Sestiere di San Marco, già di suo ricco di fascino e storia, ci sono alcune piccole gemme che, visitando il Ponte Duodo, si rendono vicine e ve ne rivelo alcune: Bacino Orseolo, il Negozio Olivetti, il Balcone del Doge, il Campanile pendente di Santo Stefano da Campo Sant’Anzolo col suo Canale Segreto, la Scala Contarini del Bovolo o anche la Piscina San Moisè e il pontile dei pittori.

banner caccia al tesoro fotografica a venezia che linka all'articolo

In conclusione:

Nel cuore del dedalo veneziano, non conta soltanto la meta, ma lo sguardo con cui la raggiungiamo. Spesso è proprio nei dettagli più silenziosi che si nasconde la meraviglia. Tra due ponti, in una pausa tra un passo e l’altro, questa porta può apparire come la pagina di un libro aperta dal caso.

Quella porta suscita interrogativi, forse da secoli, in chi la osserva. Chi la attraversava? Quali segreti custodiva? Perché fu chiusa? Non abbiamo risposte certe, ma in fondo non importa. A Venezia, anche le porte che non si aprono ci fanno sentire qualcosa. Lo fanno con la grazia delle cose dimenticate, che sanno ancora emozionare chi ha il coraggio di rallentare e osservarle.

Perché in questa città, ogni muro ed ogni mattone sono un sussurro, e ogni scorcio un invito alla meraviglia.

In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.

Non dimenticate di condividere questa serie con i vostri amici e familiari per far sì che anche loro possano immergersi nei misteri e nella bellezza di Venezia. Lasciate un commento con le vostre opinioni e condividete le vostre esperienze personali sulla città. La vostra partecipazione rende questa serie ancora più speciale e coinvolgente per tutti!

Vi aspetto con nuovi segreti e avventure ogni venerdì!

Vi siete persi gli articoli precedenti?

scopri tutti gli articoli de i segreti di venezia clicca sul banner

Non preoccupatevi, potete trovarli tutti cliccando QUI!

E, per non perdere le prossime pubblicazioni, seguitemi anche su Instagram!”

Leggete altre cose interessanti:

Le mie poesie “Komorebi”

Ticket di accesso a Venezia

Glossario toponomastico Veneziano

Come essere turisti responsabili

Come arrivare a Pellestrina

10 cose da fare a Pellestrina almeno una volta nella vita

Tutti gli articoli su Pellestrina

Burano comoda e a portata di Vaporetto

Chioggia & Sottomarina