Introduzione:
Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un’immersione nel cuore della città delle acque, alla scoperta delle sue meraviglie nascoste e dei suoi segreti. In ogni articolo, sveleremo un aspetto unico di Venezia che la rende affascinante e misteriosa. Oggi, faremo riferimento ad una delle vicende più controverse della sua storia: quando e perché è crollato il campanile di San Marco?

Il Crollo: era la mattina del 14 Luglio 1902, i pochi avventori della piazza erano stati fatti allontanare, infatti da qualche giorno “El Paron de casa” mostrava evidenti segni di un cedimento imminente. Erano noti infatti ai più i malcostumi che hanno fatto sì che non venisse adeguatamente manutenuto negli anni, oltre a dei grossolani errori in sede di progettazione iniziale. Basti pensare che il campanile, come buona parte della città, poggiava su dei pali di legno conficcati nel terreno, ma troppo esigui nel numero per le sue dimensioni. Vi basti pensare che per la “Basilica della Salute” ne piantarono un milione, mentre per il Campanile solo qualche migliaio. Fu così che intorno alle 9:47 di quella mattina avvenne il crollo, un milione di pietre si riversarono sulla piazza in un collasso strutturale imponente ma tutto sommato ordinato, con danni davvero limitati a tutto il circostante.
Altro dettaglio incredibile è che non si siano annoverate vittime da questo crollo, se non quella, riportata dalle cronache, di un animale d’affezione, il povero gatto del custode, rinvenuto tra le macerie.

Le macerie del Campanile trovarono il loro riposo in mare, a circa 5 miglia al largo del Lido di Venezia. Il loro viaggio fu un’occasione solenne, un atto di commiato dalla maestosa torre crollata il 14 luglio 1902. Il trasporto delle macerie avvenne su un barcone con il fondo apribile, un simbolo di rispetto e addio.
Un momento straordinario fu l’incisione della data “14 luglio 1902” su uno dei mattoni, circondato da rami d’alloro, come un memoriale silente. Una nota commovente fu aggiunta da una bambina di nome Gigeta, che si imarcò sul barcone insieme a Giacomo Boni, un funzionario pubblico. Lungo il viaggio di ritorno, Boni si accorse che Gigeta stringeva un pugno chiuso con cura: aveva estratto un modesto “tochetìn de matòn del campaniél” (un piccolo frammento del mattone del campanile) dal cumulo di macerie, come simbolo di un legame indelebile con il passato, un vero e proprio segno di profondo rispetto e amore per il simbolo perduto dalla sua città.
Per nostra fortuna: «Lo sfacelo del campanile di San Marco fu l’allarme che svegliò da quel torpore e distrusse per sempre l’illusione che lo aveva provocato» scrisse il comune, che ne deliberò la ricostruzione la sera stessa in cui avvenne il crollo stanziando un fondo di 500.000 lire dell’epoca per riedificarlo.

Concludiamo così questa seconda esplorazione dei segreti di Venezia, che ci ha permesso di gettare uno sguardo ad un evento tanto mesto quanto significativo. Venezia, con la sua storia avvincente e le tradizioni affascinanti, continua a catturare il cuore di chiunque la visiti. Restate sintonizzati per ulteriori rivelazioni in questa straordinaria città, mentre continuiamo a svelare i suoi segreti uno dopo l’altro.
A venerdì prossimo!
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