I Segreti di Venezia: L’arte invisibile di salvare i peluche: un gesto che racconta Venezia

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio tra le intriganti vicende della città lagunare, fatta di storie nascoste e piccoli miracoli quotidiani, spesso invisibili agli occhi frettolosi dei turisti. Ogni giorno, senza che ce ne accorgiamo, decine di persone lavorano “nel silenzio generale” perché Venezia resti la gemma che tutti conosciamo.
Passeggiando per le calli, “a caccia di nuovi segreti”, ho avuto un’intuizione quasi casuale che ha dato vita a questo racconto: ho notato con occhi diversi qualcosa che avevo visto innumerevoli volte e che, proprio per questo, era diventata scontata.
Un gesto semplice e silenzioso che racconta molto della cura e dell’amore per la città, attraverso le mani di chi vi opera nel quotidiano.
Ora è il momento di svelare chi sono quegli “eroi per caso” che, con questo piccolo gesto, salvano i peluche dall’oblio, regalando loro una nuova vita.

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Chi salva i Peluche dall’oblio?

La risposta è più semplice di quanto si pensi: i peluche vengono salvati dagli operatori ecologici veneziani, che spesso si imbattono in giocattoli e oggetti simili ancora capaci di raccontare una storia. Tra una calle e l’altra, nel loro lavoro frenetico e indispensabile, questi oggetti — dotati di un’aura speciale — vengono recuperati e trasformati in veri simboli di cura e riuso. I carri a mano degli operatori diventano così piccoli angoli curiosi, arricchiti da questi “trofei” insoliti che raccontano molto della loro attenzione per la città e le sue storie.

quattro peluche appesi in coda ad un carro di un operatore ecologico Veritas a Venezia
quattro peluche appesi in coda ad un carro di un operatore ecologico Veritas a Venezia

Dove possiamo vedere i Peluche salvati?

Anche questa domanda, apparentemente difficile, trova rapidamente una risposta. I peluche si possono incontrare in tutta Venezia, già a partire dalle 6:30 del mattino e, con maggiore facilità, dopo le 8 e prima delle 13.
Durante la mattinata, ogni operatore completa il proprio giro e svuota il raccolto nelle barche appositamente attrezzate; una di queste è solitamente stanziata vicino al mercato di Rialto, in Fondamenta de le Prigioni.
Questo servizio viene svolto con modalità simili in tutta la Venezia insulare, quindi, se sarete negli orari giusti e avrete occhi e orecchie ben aperti, avrete sicuramente modo di osservarlo.

un ippopotamo peluche appeso in coda ad un carro di un operatore ecologico Veritas a Venezia
un ippopotamo peluche appeso in coda ad un carro di un operatore ecologico Veritas a Venezia

Il valore del recupero e del riuso in una città di storia millenaria: l’arte invisibile che racconta Venezia

La tutela è forse la parola che più si avvicina a raccontare il dovere e la necessità di chi ha il potere di agire nell’interesse della città di Venezia.
Restaurare, tutelare, recuperare sono parole scolpite nei marmi di ogni angolo della città.
In questo contesto, anche il semplice salvataggio di peluche ed oggetti simili diventa un gesto in piena armonia con l’ambiente in cui avviene: ciò che a molti sembra inutile si trasforma in un atto di rispetto verso un passato altrimenti abbandonato, un frammento piccolo ma profondamente significativo della cultura veneziana.
Una forma d’arte invisibile, che ci sfugge mentre ci passa sottecchi davanti agli occhi.
Restituire nuova vita a ciò che altrimenti sarebbe perduto… o semplicemente riciclato!

Ora sappiamo chi protegge i peluche, ma chi protegge Venezia? TU!

Ora che conosciamo gli “eroi per caso” che salvano i peluche nelle calli veneziane, la domanda successiva è: chi protegge Venezia? La risposta sei tu.

Viaggiare con consapevolezza significa instaurare un rapporto di rispetto profondo con i luoghi, le culture e le persone che li abitano, riducendo al minimo l’impatto negativo e valorizzando ciò che rende unica questa città fragile e preziosa.
Venezia ci invita a rallentare, ad aprire gli occhi sulla sua parte nascosta e ad agire con gentilezza e attenzione.

Scegliere un turismo responsabile significa privilegiare itinerari sostenibili, muoversi con mobilità dolce e sostenere le attività locali, per mantenere vivo l’equilibrio tra residenti e visitatori.
Ogni turista, con piccoli gesti consapevoli, diventa così custode attivo di Venezia, contribuendo alla sua tutela e rinascita.

Se questo racconto vi ha affascinato, vi invito a scoprire altri intriganti segreti della città lagunare. Potrete immergervi nella storia drammatica del giorno in cui il campanile di San Marco cadde, passeggiare lungo la suggestiva bottega galleggiante della frutta o scoprire l’energia e la tradizione del Ponte dei Pugni. Per gli amanti dei luoghi unici, la celebre Libreria Acqua Alta e il tradizionale Squero San Trovaso offrono scorci indimenticabili. Tra superstizioni e simboli misteriosi, non perdetevi la storia della Pietra Rossa a Castello, né la visita alla Chiesa di San Giacomo con il suo affascinante orologio da 24 ore. Infine, per chi ama scoprire angoli nascosti, Palazzo Tetta nel Sestiere di Castello rappresenta una gemma tutta da esplorare. Ogni dettaglio di Venezia custodisce storie e meraviglie pronte a essere svelate!

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In conclusione:

Venezia non smette mai di raccontarci le sue storie, spesso nascoste tra i gesti più semplici e le piccole meraviglie quotidiane. Come il salvataggio dei peluche da parte degli “eroi per caso”, anche ogni angolo, ogni dettaglio della città custodisce significati profondi e racconti preziosi, invisibili agli occhi distratti.

Prendersi cura di Venezia significa anche fermarsi, osservare con attenzione e rispettare ciò che spesso sfugge alla fretta del turismo. È un invito a scoprire la città con occhi nuovi, a lasciarsi sorprendere dalla sua magia sottile e a diventare parte attiva della sua tutela e rinascita. Solo così Venezia continuerà a vivere, raccontandoci la sua storia senza tempo.

In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.

Non dimenticate di condividere questa serie con i vostri amici e familiari per far sì che anche loro possano immergersi nei misteri e nella bellezza di Venezia. Lasciate un commento con le vostre opinioni e condividete le vostre esperienze personali sulla città. La vostra partecipazione rende questa serie ancora più speciale e coinvolgente per tutti!

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I Segreti di Venezia: Il Foro del Diavolo a Ca’ Soranzo – Castello

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio senza tempo tra le intriganti vicende della città lagunare. Oggi vi porto una storia “di confine”, ambientata in un luogo dove il passo di chi attraversa segna un inizio o una fine, a seconda della riva o del lato del ponte in cui ci si trova. Siamo esattamente tra il Sestiere di San Marco e quello di Castello, ma per raccontarla poseremo la nostra puntina su quest’ultimo, davanti a Ca’ Soranzo, teatro della vicenda.

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Come arrivare alla Casa dell’Angelo

Questo luogo, ben nascosto ai turisti, si trova in un punto di passaggio intimo e tipicamente veneziano. Qui non sarà raro incontrare gondolieri al lavoro, magari con un accompagnamento musicale capace di regalare un momento romantico agli innamorati di turno.

Raggiungerlo è semplicissimo: partite dal lato sinistro guardando la Basilica di San Marco, imboccate la Calle de la Canonica e svoltate alla prima a sinistra in Ramo va in Canonica. Proseguendo dritti per meno di un minuto, arriverete al Ponte de l’Anzolo e, guardando sulla destra, potrete ammirare la facciata di Palazzo Soranzo, noto anche come Casa dell’Angelo, sul cui altorilievo noterete il famoso foro.

Ca' Soranzo ed il foro del diavolo con gondola

Un segno inciso dal male nel cuore di Venezia

Come detto, siamo a pochi passi da Piazza San Marco, in calli percorse ogni giorno da centinaia di turisti che, presi dalla loro folle corsa contro il tempo, finiscono per ignorare quelle sfumature preziose di cui può godere solo chi ha la fortuna — o il merito — di rallentare.

La leggenda vuole che questo foro sia stato lasciato dal diavolo in persona: un segno che, per chi conosce la storia, non è soltanto una curiosità architettonica, ma la testimonianza di un patto oscuro e, proprio per questo, irresistibilmente affascinante.

L’avvocato che ingannava tutti (tranne il cielo)

A Ca’ Soranzo, nel XVI secolo, viveva l’avvocato della Curia del Doge Iseppo Pasini. Noto a tutti come uomo devoto e integerrimo, costruì la propria fortuna attraverso raggiri e inganni ai danni dei più deboli e indigenti. La classica facciata “perbene”, dietro la cui maschera morale si celava il più empio dei corrotti, mai sfiorato — peraltro — dalla giustizia veneziana.

Così almeno fino a un giorno, per Iseppo maledetto, in cui un frate cappuccino, tale Matteo da Bascio, fu invitato a cena e riconobbe nella scimmia che faceva compagnia a Iseppo nientemeno che il demonio, giunto in quella forma per reclamare l’anima dell’avvocato.

Il diavolo rivelò infatti al frate che non aveva ancora potuto far compiere il destino di Pasini, perché lo stesso ogni sera si affidava in preghiera alla Madonna. “Il giorno in cui dimenticherà di pregare, lo trascinerò agli inferi”, disse.

Il frate dunque ragionò di astuzia e diplomazia: non voleva la morte di Pasini, ma nemmeno cedere al ricatto lasciando il male in quella casa. Iniziò una trattativa col demonio e, alla fine, si accordò con il maligno che sarebbe tornato agli inferi solo dopo aver lasciato un segno indelebile, che realizzò subito, aprendo il foro ancora oggi visibile sulla facciata di Ca’ Soranzo.

Ma per Iseppo la storia non finì lì: il frate infatti lo punì in un altro modo, strizzando una tovaglia da cui fece scaturire “miracolosamente” del sangue, simbolo del prezzo in vite umane delle sue truffe. Pasini pianse disperato e ringraziò il frate per avergli fatto salva la vita.

il Foro del Diavolo e l'altorilievo dell'Angelo
il Foro del Diavolo e l’altorilievo dell’Angelo

Il foro maledetto e la soluzione al ritorno del diavolo

Il diavolo, nel suo tentativo di fuggire, colpì con forza la facciata del palazzo, lasciando un foro che ancora oggi si può osservare. Quel segno tangibile della sua presenza terrorizzò profondamente Iseppo, che temeva il ritorno del maligno proprio da quell’apertura. Per proteggersi, l’avvocato fece realizzare sopra il foro un altorilievo raffigurante un angelo, scolpito con uno sguardo deciso e vigile, rivolto a chiunque si avvicinasse, come a voler respingere ogni spirito oscuro.

Da allora, per questa presenza protettiva e per il celebre segno lasciato dal demonio, il palazzo venne chiamato Casa dell’Angelo.

Il foro oggi: un segreto a portata di sguardo

Ed è proprio questa sottile linea di confine a rendere la città un luogo unico, dove ogni angolo nasconde storie e leggende che attendono di essere scoperte. Nella rubrica “I Segreti di Venezia” abbiamo già esplorato altri misteri affascinanti, svelando lati nascosti e racconti dimenticati che rendono questa città un tesoro di enigmi senza tempo.

Se questo racconto vi ha incuriosito, vi invito a scoprire altri affascinanti segreti della città lagunare. Dalla romantica storia d’amore di Orio il Pescatore e della Sirena Melusina, alle misteriose superstizioni legate alla Pietra Rossa, fino alla suggestiva cripta sommersa della Chiesa di San Zaccaria. Potrete anche esplorare simboli di protezione come il celebre Mascherone a difesa di Santa Maria Formosa o incontrare racconti di presenze spettrali con la leggenda di Bepi, il Fantasma di Venezia. Se amate i palazzi storici, non perdetevi la visita a Palazzo Grimani, una gemma nascosta nel Sestiere di Castello, o le scoperte digitali legate a La Porta Blu di Castello. Infine, per chi vuole approfondire il rapporto tra storia, fede e toponomastica veneziana, consiglio il nostro articolo su Intrecci di Toponomastica e Fede. Ogni angolo di Venezia nasconde un pezzo di mistero pronto a essere svelato!

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In conclusione:

Venezia non smette mai di stupirci.
Anche il foro del diavolo a Ca’ Soranzo, nascosto tra le calli e i sestieri della città, racconta un passato intriso di misteri e leggende, dove ogni dettaglio nasconde significati nascosti e storie segrete. Questo luogo sfida lo sguardo distratto del visitatore, invitandoci a fermarci, a osservare con attenzione, a leggere e provare ad intuire ciò che non è detto.

Scoprire la Casa dell’Angelo significa varcare una soglia verso un Venezia meno conosciuta, fatta di enigmi e di racconti custoditi nel tempo. È un invito a perdersi nei suoi silenzi, a lasciarsi guidare da quella magia sottile che solo questa città sa offrire a chi ha occhi per vedere davvero.

In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.

Non dimenticate di condividere questa serie con i vostri amici e familiari per far sì che anche loro possano immergersi nei misteri e nella bellezza di Venezia. Lasciate un commento con le vostre opinioni e condividete le vostre esperienze personali sulla città. La vostra partecipazione rende questa serie ancora più speciale e coinvolgente per tutti!

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I Segreti di Venezia: la Chiesa della Maddalena tra leggende e simboli massonici – Cannaregio

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio senza tempo tra le intriganti vicende della città lagunare. In questo episodio vi porterò a scoprire due aspetti apparentemente distinti della storia veneziana e dello spirito che anima la venezianità. Siamo spesso convinti che, per scoprire un mistero, sia necessario intraprendere viaggi lunghissimi, percorrere itinerari tenebrosi, attraversare luoghi remoti. Ma non sempre è così. Oggi vi racconterò un luogo tanto incredibile quanto vicino, tanto alla portata quanto, a suo modo, apparentemente “inaccessibile”.

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La Chiesa della Maddalena: dove si trova e come raggiungerla

Nel dedalo silenzioso del sestiere di Cannaregio, tra palazzi sfiorati da milioni di turisti e scorci d’acqua che sembrano fuori dal tempo, si cela uno degli edifici più enigmatici e divisivi di Venezia: la Chiesa di Santa Maria Maddalena. Per molti è un semplice luogo sacro, ma per altri rappresenta un portale simbolico che nasconde una storia fatta di geometrie iniziatiche, riti scomparsi e iconografie massoniche.

Per raggiungerla dalla stazione di Venezia Santa Lucia, procedete in direzione nord-est lungo Calle Favretti e continuate su Fondamenta dei Scalzi, che diventa Rio Terà Lista di Spagna. Dopo circa 300 metri, svoltate a sinistra in Campo San Geremia, poi girate a destra su Fondamenta Cannaregio. Proseguite imboccando Calle del Pistor, Campiello de l’Anconeta e Calle de l’Anconeta, fino a continuare su Rio Terà de la Maddalena. Infine, svoltate a destra su Fondamenta de la Maddalena: qui si apre il suggestivo Campo della Maddalena, con la chiesa che si staglia davanti a voi, discreta custode di segreti e antiche geometrie.

Nelle vicinanze troverete anche: I “Grattacieli” del Ghetto Ebraico, Il Pontile più Instagrammabile della città, Calle Varisco, la più stretta di Venezia, le Misteriose Statue in Campo dei Mori e la Casa del Tintoretto, il Ponte Chiodo, il più iconico ponte privato di Venezia, il Supermercato nel Teatro e le ancorette “portafortuna”.

Una chiesa diversa da tutte le altre e una dedicazione che fa discutere

Come un colpo di fulmine, basta uno sguardo per capire che la Maddalena non è una chiesa come le altre. Il suo elemento più sorprendente è la pianta circolare, un richiamo immediato al Pantheon di Roma — che scopriremo più avanti — e non si tratta certo di una scelta stilistica casuale. Ogni angolo è intriso di significati nascosti, come se l’architettura stessa fosse una scrittura da decifrare, desiderosa di suscitare domande e celare risposte.

Intitolata a Maria Maddalena, la chiesa porta con sé un messaggio teologico e culturale sottotraccia che non è mai stato del tutto chiarito. Maddalena è una figura discussa del Nuovo Testamento: discepola di Gesù, testimone della resurrezione. Questa intitolazione, inserita in un contesto architettonico così suggestivo, alimenta suggestioni e misteri che sfiorano il mito, figli di una scelta certamente non casuale.

Il portale dell’occhio che osserva e, dentro, una citazione al Pantheon

Sulla facciata, scolpito in pietra d’Istria sopra l’ingresso, l’Occhio Onniveggente scruta meticolosamente chi varca la soglia. Triangolo e cerchio si intrecciano in una tipica iconografia massonica ed esoterica; personalmente, non ho memoria di altri simboli simili presenti altrove in forma così esplicita su un edificio religioso. Sopra l’ingresso, un frontone sorretto da colonne ioniche richiama più un tempio greco che una chiesa cristiana.

Questa simbologia si riflette anche nella struttura superiore della chiesa, con un elemento che richiama il celebre Pantheon di Roma.

Sopra la Chiesa della Maddalena si nota una parte cilindrica chiamata tamburo, che sostiene la cupola e cattura subito lo sguardo. Questa forma richiama quella del celebre Pantheon di Roma, dove in cima si apre un grande foro circolare chiamato oculus, come un vero e proprio “occhio” che guarda il cielo.

Anche se qui non c’è un foro aperto, il tamburo della Maddalena sembra un occhio che osserva, un elemento che colpisce e invita a guardare con attenzione, come se la chiesa stessa volesse fissarti, sfidandoti a scoprire ciò che nasconde.

La porta segreta per inginocchiarsi

Sul retro dell’edificio infine si cela un’altra particolarità che funge da ultimo mistero: una porta alta appena 60 centimetri, attraverso la quale si può entrare solo rimanendo in ginocchio. Forse simbolo di umiltà o forse un varco rituale. Nessun documento ufficiale ne spiega la funzione, ma la sua presenza – così anomala in un luogo così eclettico – aggiunge un ulteriore strato di mistero alla già complessa simbologia della chiesa.

la porta segreta sul retro della chiesa della Maddalena

La Maddalena: un portale, quasi sempre chiuso, nascosto tra sacro e mistero

Oggi la Maddalena è quasi sempre chiusa al pubblico. Solo in rare occasioni — spesso per esposizioni o eventi culturali — apre le sue porte. Ho avuto la fortuna di visitarla, casualmente, proprio in uno di questi momenti. È difficile — se non impossibile — distinguere il confine tra architettura sacra e struttura iniziatica. Quel che è certo è che la Chiesa della Maddalena sembra essere una soglia: uno spazio dove il visibile e l’invisibile si sfiorano, e dove Venezia mostra il suo volto più enigmatico.

Un volto che, come sempre, non si offre a tutti, ma solo a chi ha occhi per vedere. Anzi, per osservare.

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In conclusione:

Venezia non smette mai di stupirci.
Anche la Chiesa della Maddalena, nascosta tra le calli di Cannaregio, ci parla di un passato fatto di misteri e simboli, di un’arte che va oltre la semplice forma per raccontare storie segrete. È un luogo che sfida lo sguardo frettoloso del passante, invitandoci invece a fermarci, ad osservare con attenzione, a leggere ciò che non è detto. Scoprire la Maddalena significa aprire una porta verso un Venezia meno conosciuta, fatta di enigmi e di sogni custoditi nel tempo. È un invito a perdersi nei suoi silenzi, a lasciarsi guidare da quella magia sottile che solo questa città sa offrire a chi ha occhi per vedere davvero.

mappa della posizione della chiesa della maddalena cannaregio

In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.

Non dimenticate di condividere questa serie con i vostri amici e familiari per far sì che anche loro possano immergersi nei misteri e nella bellezza di Venezia. Lasciate un commento con le vostre opinioni e condividete le vostre esperienze personali sulla città. La vostra partecipazione rende questa serie ancora più speciale e coinvolgente per tutti!

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I Segreti di Venezia: i ponti gemelli Duodo e Barbarigo “de la Feltrina” nascondono una porta segreta – San Marco

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio senza tempo tra le affascinanti storie e le unicità della splendida città lagunare. Sono i piccoli dettagli a stimolare la curiosità e la ricerca. Proprio da uno di questi inizia la storia che vi racconterò oggi. Una storia vera, un luogo reale ed un mistero, tutto da scoprire.

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Una porta sotto al ponte

A Venezia, ogni ponte ha un nome, ed ogni nome racconta una storia. Alcuni evocano amori, altri intrighi, altri ancora… misteri e silenzi. Sono pochi però i ponti così vicini da sembrare gemelli — e tra questi spiccano i ponti Duodo e Barbarigo, noti anche come i ponti gemelli “de la Feltrina”, nel cuore del sestiere di San Marco, a poche decine di metri in linea d’aria dal Teatro La Fenice.

A un primo sguardo, appaiono semplici passaggi speculari, quasi simmetrici nel loro disegno. Ma se ci si ferma ad osservare con attenzione, proprio sotto l’arcata di quello all’angolo, dove un capitello sporge discreto, si nasconde qualcosa di più.

Sotto la volta che sorregge la struttura e valica le acque, nascosta nell’ombra, giace una piccola porta murata che si affaccia direttamente sul canale. Potrebbe sembrare una casualità, un dettaglio dimenticato dal tempo — ma così non è. La sua forma è curata e precisa, il profilo è inciso nella pietra d’Istria, elegante e deciso: qualcuno l’ha voluta lì, forse già consapevole del silenzio che l’avrebbe avvolta nei secoli.

Molte le ipotesi intorno al suo significato. C’è chi la immagina come accesso privato via acqua, chi come via di fuga o uscita segreta. Qualcuno suggerisce che potesse servire a sfuggire agli occhi vigili della Serenissima, magari per mercanti disonesti, trafichi clandestini o amori proibiti.

Una traccia viva nella pietra di una Venezia esoterica?

Proprio la sua collocazione appartata e la sua eccezionalità architettonica rendono questa porta una vera fonte d’ispirazione per chi segue e studia la Venezia più misteriosa ed esoterica, ma a conti fatti l’unica certezza che ci resta è quella offerta dalla toponomastica ufficiale, che lega il nome del luogo alla famiglia Feltrina, un tempo antica proprietaria della zona. Nomi e tradizioni, a differenza della funzione originaria della porta ormai murata, sono sopravvissuti al tempo, giungendo fino a noi come indizi sbiaditi di una storia più grande, tutta da immaginare.

Dove trovarla:

La porta si trova nel sestiere di San Marco, nelle adiacenze del Campo e della Chiesa di Santa Maria del Giglio.

Da Piazza San Marco, queste le indicazioni: procedi in direzione sud su Piazza San Marco verso Salizada San Moisè, poi svolta a destra imboccando Salizada San Moisè. Prosegui su Calle Seconda de l’Ascension e continua dritto su Salizada San Moisè, salendo le scale. Avanza lungo Calle Larga XXII Marzo, attraversa il Ponte San Moisè e sali nuovamente le scale. La strada curva leggermente a destra diventando Calle delle Ostreghe: continua su di essa, sali ancora le scale e svolta leggermente a destra per restare su Calle delle Ostreghe. Attraversa poi il Ponte Duodo o Barbarigo e infine svolta a destra su Campiello de la Feltrina San Marco, salendo le ultime scale del percorso.

Per scorgere la porta segreta, dovrai restare giù dai ponti o salire su quello che conduce verso Fondamenta Corner Zaguri. È lì che si cela uno dei piccoli enigmi della città.

Nel cuore del dedalo veneziano, non conta soltanto la meta, ma lo sguardo con cui la raggiungiamo. Spesso è proprio nei dettagli più silenziosi che si nasconde la meraviglia. Tra due ponti, in una pausa tra un passo e l’altro, questa porta può apparire come la pagina di un libro aperta dal caso.

La porta della Feltrina suscita interrogativi, forse da secoli, in chi la osserva. Chi la attraversava? Quali segreti custodiva? Perché fu chiusa? Non abbiamo risposte certe, ma in fondo non importa. A Venezia, anche le porte che non si aprono ci fanno sentire qualcosa. Lo fanno con la grazia delle cose dimenticate, che sanno ancora emozionare chi ha il coraggio di rallentare e osservarle.

Perché in questa città, ogni muro ed ogni mattone sono un sussurro, e ogni scorcio un invito alla meraviglia.

Cosa vedere nelle vicinanze:

Nel Sestiere di San Marco, già di suo ricco di fascino e storia, ci sono alcune piccole gemme che, visitando il Ponte Duodo, si rendono vicine e ve ne rivelo alcune: Bacino Orseolo, il Negozio Olivetti, il Balcone del Doge, il Campanile pendente di Santo Stefano da Campo Sant’Anzolo col suo Canale Segreto, la Scala Contarini del Bovolo o anche la Piscina San Moisè e il pontile dei pittori.

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In conclusione:

Nel cuore del dedalo veneziano, non conta soltanto la meta, ma lo sguardo con cui la raggiungiamo. Spesso è proprio nei dettagli più silenziosi che si nasconde la meraviglia. Tra due ponti, in una pausa tra un passo e l’altro, questa porta può apparire come la pagina di un libro aperta dal caso.

Quella porta suscita interrogativi, forse da secoli, in chi la osserva. Chi la attraversava? Quali segreti custodiva? Perché fu chiusa? Non abbiamo risposte certe, ma in fondo non importa. A Venezia, anche le porte che non si aprono ci fanno sentire qualcosa. Lo fanno con la grazia delle cose dimenticate, che sanno ancora emozionare chi ha il coraggio di rallentare e osservarle.

Perché in questa città, ogni muro ed ogni mattone sono un sussurro, e ogni scorcio un invito alla meraviglia.

In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.

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I Segreti di Venezia: Ponte delle Tette, il più scandaloso della città – San Polo

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio senza tempo tra le affascinanti storie e le unicità della splendida città lagunare. Oggi esploreremo un tema di portata forse più triviale rispetto al solito, ma non per questo meno curioso. E, a prescindere dal nostro grado di pudore, sarà un… piacere accompagnarvi alla scoperta di una dimensione di Venezia che — se non fosse per i nizioleti che vi citerò — rischierebbe di essere dimenticata. Perché sì, anche tra calli silenziose e campielli sonnacchiosi, Venezia ha avuto il suo quartiere a luci rosse. E, come scopriremo, lo ha tramandato in modo tutto suo: scrivendolo sui muri.

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Dove siamo e cosa c’è intorno al Ponte delle Tette?

Ci troviamo nel Sestiere di San Polo, non lontani da Campo San Boldo e dal Ponte dei Meloni, quello invisibile.. Sembra che proprio il governo della Serenissima avesse imposto alle prostitute di mostrare il seno ai passanti dal davanzale, nel tentativo di incentivare una sessualità di genere eterosessuale. L’omosessualità, all’epoca diffusa e invisa alle autorità che la vedevano come una deviazione da contenere, spinse il governo a mettere in atto misure che oggi appaiono tanto discutibili quanto rivelatrici del pensiero dell’epoca.

vista panoramica dal ponte delle tette
Un quartiere a luci rosse… legalizzato

Venezia, punto di fusione di culture, temeva che i “costumi sessuali d’importazione” minassero la struttura familiare tradizionale. Per questo, la Serenissima favorì la prostituzione femminile, imponendo dunque alle meretrici di essere visibili e seducenti.

il ponte de le tette

Tra tolleranza e controllo: le regole del “gioco” nella Venezia della Serenissima

La prostituzione era tollerata, ma le norme rigide e severe. Ecco qualche esempio:

  • Impossibilità ad uscire dal quartiere salvo eccezioni specifiche
  • Colei che non rientrasse al tramonto (terza campana) era punita con un numero di dieci frustate.
  • Potevano esercitare ogni giorno, ma non nei periodi sacri, come ad esempio Natale o Pasqua.
  • Nei giorni di uscita eccezionale potevano girare la città munite di un fazzoletto giallo che facesse da marchio di riconoscimento indossandolo.
  • Divieto assoluto di uscire la domenica.

E quando le carampane invecchiavano? Il destino delle “professioniste” di ieri

Venne istituito presso le dimore del Signor Rampani un ospizio per le prostitute che non praticavano più “il mestiere”, da qui si tramanda derivi un epiteto rivolto ad una donna vecchia e sciatta: “Ti xe na Carampana!” cioè la fusione tra “Ca’” per casa e “Rampana” da Rampani, per indicare appunto una donna consumata dalle sue esperienze di vita e non più bella a vedersi come un tempo. Addirittura pare che le donne relegate a Ca’ Rampani seguitavano a praticare sottostando ai prezzi imposti dal governo e col divieto assoluto di uscire in pubblico in quanto “sgradite”.

Una morale a due facce: nascondere la polvere sotto il tappeto veneziano

Oggi al Ponte de le Tette attraversiamo il Rio di San Canciano (delle Carampane in quel tratto..) e, leggendo il nizioleto, probabilmente sorridiamo, ma fermandoci un secondo a riflettere, il discorso si fa ampio, ampissimo. Si potrebbero aprire interi tomi su ipocrisia con il trattamento riservato alle donne e ancora di più alle Carampane, di controllo sociale, di resistenza e lotta femminile. Questo ponte si fa simbolo di un’epoca in cui la morale pubblica aveva un’influenza enorme negli interessi dello stato e, proprio grazie all’attualità di questo contrasto tematico-visivo, resta uno degli angoli più affascinanti, meno conosciuti, ma potenzialmente più forieri di dibattito, tra tutti i Segreti di Venezia rivelati finora.

rio terà de le carampane

Itinerario a piedi: da Rialto al Ponte delle Tette

Partendo dal Ponte di Rialto, sul lato di San Polo, immergiti nel cuore pulsante del mercato cittadino. Segui la Ruga dei Oresi, ricca di vetrine e botteghe artigiane, fino a imboccare la Ruga Vecchia San Giovanni (quella della chiesa “murata” tra le case). Prosegui lungo questa vivace via, quindi svolta a sinistra in Calle de la Donzella, una calle più appartata che ti guida verso la Venezia meno turistica. Attraversa Calle dei Sansoni, passando per Campiello dei Sansoni e poi per Calle de Ca’ Raspi. Svolta ora a sinistra in Calle dei Botteri, poi ancora a sinistra in Carampane, una zona che già nel nome rievoca storie di un passato piccante. Pochi metri più avanti, imbocca Rio Terà de le Carampane, e svolta subito a destra: sei sulla Fondamenta delle Tette. A questo punto, non puoi sbagliare. Davanti a te c’è il piccolo e celebre Ponte delle Tette, sospeso sul Rio de San Canciano, incorniciato da nizioleti che parlano chiaro e da mura che — se potessero — avrebbero molto da sussurrare.

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In conclusione:

Venezia non smette mai di raccontare storie e, quando lo fa, ci mette sempre dentro un mix unico di ironia e modernità — anche quando affonda le radici in esperienze lontane nel tempo. La città ci invita, ancora una volta, a guardare più a fondo. Il Ponte delle Tette, con la sua apparente leggerezza, è in realtà uno di quei luoghi dove la Storia — quella con la S maiuscola — riaffiora tra le pietre e i nizioleti. Un angolo che parla di controllo, ma anche di desiderio; di marginalità e di potere; di limiti che generano espressione e si fanno espressione, attorno a figure femminili dimenticate da una società che ha scelto di regolare l’intimità per meglio governare. Camminare fin qui, in una calle appartata ma centrale, è come aprire una finestra su un’intera epoca. Ed è proprio questo che rende Venezia così unica: la sua capacità di svelarsi senza giudicare, lasciando che sia il nostro sguardo attento a decidere se ciò che vediamo è solo folclore… o un frammento scomodo, prezioso, unico. Giusto o sbagliato, forse. Ma pur sempre parte della nostra eredità culturale, che — in quanto tale — appartiene a ciascuno di noi in modo diverso.

E va bene che sia così.

mappa di venezia e localizzazione del ponte delle tette

In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.

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