I Segreti di Venezia: Bere un’Ombra, la Storia di un Antico Modo di Dire – San Marco

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio tra storie nascoste e piccoli miracoli quotidiani, spesso invisibili agli occhi di chi attraversa la città con troppa fretta.

Avete mai sentito un veneziano – o un veneto – dire: «Andiamo a bere un’ombra?»
Se la risposta è no, e un giorno vi capitasse, non pensate di aver capito male né di trovarvi davanti a un raggiro. Al contrario: è un invito a un antico rito cittadino, che da secoli si rinnova tra le calli e i campielli. Un’usanza così radicata da aver superato i confini lagunari, fino a ispirare persino il nome di un locale a Milano.

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Venezia, la Piazza e il Sole: l’origine del “bere un’ombra de vin”

Ogni giorno, Piazza San Marco diventa un palcoscenico silenzioso, dove il sole e l’ombra danzano nel silenzio. Al mattino, i raggi che si insinuano tra campanile e basilica proiettano ombre lunghe verso ovest, protendendo ombra verso le Procuratie. Nel pomeriggio poi, il sole scappa verso ovest e le ombre si ribaltano verso est, come se la piazza stessa misurasse il tempo, trasformandosi in una grandissima meridiana. Chi cammina tra i tavoli e le colonne può osservare questo lento movimento e farsene parte, un gioco antico, discreto e perfetto, che da secoli accompagna i veneziani nel loro rito quotidiano.

Ancora oggi le bancarelle di souvenir pare rincorrano l'ombra del campanile
Ancora oggi le bancarelle di souvenir pare rincorrano l’ombra del campanile

Nacque così dunque l’espressione diffusissima a Venezia e dintorni, “Andemo a bere un’ombra” che si traduce, nella realtà dei fatti in: “Andiamo a bere un bicchiere di vino?”. Ancora oggi si usa anche in senso più ampio per invitare qualcuno a bere qualcosa in compagnia.

Il chioschetto itinerante: una corsa all’ombra come in un gioco dell’oca

L’origine si può collocare intorno XIV secolo, 1300 e dintorni: attorno al campanile di San Marco vi erano dei tavoli mobili e le osterie vi servivano il vino spostandoli poi seguendo l’ombra del campanile per mantenere il vino al fresco. Da qui l’antico la frase “Andémo bere all’ombra”, poi evolutosi nell’attuale forma.

La piazza e l’ombra del campanile

Bacari e osterie, ma anche furbizia: il legame secolare tra Venezia e il vino

Venezia è da sempre una città di commerci e ingegno. In particolare, lungo Calle de l’Arco, al civico 456, un tempo si trovava un vivace laboratorio di artigiani intenti a costruire botti di legno, necessarie per trasportare vino e altri prodotti. Le strette e alte porte delle abitazioni veneziane rendevano spesso difficile far passare queste grandi botti, ma i proprietari dello stabilimento trovarono una soluzione: crearono un vano d’entrata sagomato appositamente per il passaggio dei cilindri di legno: la Porta della Botte.

la porta della botte
la porta della botte

Questo dettaglio racconta non solo l’abilità artigianale, ma anche la costante inventiva dei veneziani, capaci di trasformare ogni ostacolo in opportunità. Ancora oggi, passeggiando tra le calli, si percepisce il legame secolare tra la città e il vino, tra lavoro, creatività e tradizione.

Storie, aneddoti e risse da osteria, immaginiamole così:

Quante storie potrebbero raccontare i Signori della Notte… figure silenziose e vigili che percorrevano calli e campielli quando le luci dei bacari tremolavano appena e il chiacchiericcio dei bevitori del giorno lasciava spazio al silenzio della laguna. Il loro compito non era solo protezione, ma anche un sottile controllo, un equilibrio tra ordine e libertà, tra la curiosità dei passanti e l’ebbrezza di chi aveva già brindato troppo. Osservavano, ascoltavano, intervenivano solo quando necessario, diventando testimoni discreti di segreti, chiacchiere e pettegolezzi che Venezia custodiva gelosamente.

Uno scorcio veneziano del 1200 di notte immaginato da Copilot AI
Uno scorcio veneziano del 1200 di notte immaginato da Copilot AI

Se il racconto di oggi non ti è bastato, facciamo un sorso di Venezia in più:

Quante storie può custodire un’ombra de vin. Non solo il bicchiere condiviso all’osteria, tra chiacchiere e risate, ma anche il riflesso di secoli di vicende e segreti. Dietro ogni sorso c’è una Venezia fatta di pietre antiche e voci sussurrate: dai Dogi che si incoronavano tra la Porta della Carta e la Scala dei Giganti, ai sospiri dei prigionieri che attraversavano il ponte più famoso. C’è l’eco delle denunce segrete infilate nelle Bocche di Leone, l’ombra dei Signori della Notte a vigilare sulle calli dopo il tramonto, e il profumo di storie incredibili che aleggia tra campanili, palazzi e ponti nascosti. Ogni angolo di Venezia è una storia che si accompagna bene a un calice di vino: basta fermarsi, ascoltare e lasciarsi guidare.

panoramica della piazza
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In conclusione:

Bere un’ombra non è solo gustare un bicchiere di vino: è partecipare a un rito che attraversa i secoli, un gesto semplice che unisce la storia, con curiosità e convivialità. Come la meridiana naturale di Piazza San Marco, che misura il tempo con ombre mute e precise, anche il rito dell’ombra ci ricorda di osservare, rallentare e, soprattutto, lasciarci sorprendere.

Prendersi il tempo di seguire queste tradizioni, di camminare tra bacari e calli, significa diventare custodi del patrimonio invisibile di Venezia, assaporando un piccolo miracolo quotidiano che continua a vivere e ripetersi, tra memoria e presente, nelle storie che la città ancora sussurra da ogni suo mattone.

In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.

Non dimenticate di condividere questa serie con i vostri amici e familiari per far sì che anche loro possano immergersi nei misteri e nella bellezza di Venezia. Lasciate un commento con le vostre opinioni e condividete le vostre esperienze personali sulla città. La vostra partecipazione rende questa serie ancora più speciale e coinvolgente per tutti!

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I Segreti di Venezia: i ponti gemelli Duodo e Barbarigo “de la Feltrina” nascondono una porta segreta – San Marco

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio senza tempo tra le affascinanti storie e le unicità della splendida città lagunare. Sono i piccoli dettagli a stimolare la curiosità e la ricerca. Proprio da uno di questi inizia la storia che vi racconterò oggi. Una storia vera, un luogo reale ed un mistero, tutto da scoprire.

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Una porta sotto al ponte

A Venezia, ogni ponte ha un nome, ed ogni nome racconta una storia. Alcuni evocano amori, altri intrighi, altri ancora… misteri e silenzi. Sono pochi però i ponti così vicini da sembrare gemelli — e tra questi spiccano i ponti Duodo e Barbarigo, noti anche come i ponti gemelli “de la Feltrina”, nel cuore del sestiere di San Marco, a poche decine di metri in linea d’aria dal Teatro La Fenice.

A un primo sguardo, appaiono semplici passaggi speculari, quasi simmetrici nel loro disegno. Ma se ci si ferma ad osservare con attenzione, proprio sotto l’arcata di quello all’angolo, dove un capitello sporge discreto, si nasconde qualcosa di più.

Sotto la volta che sorregge la struttura e valica le acque, nascosta nell’ombra, giace una piccola porta murata che si affaccia direttamente sul canale. Potrebbe sembrare una casualità, un dettaglio dimenticato dal tempo — ma così non è. La sua forma è curata e precisa, il profilo è inciso nella pietra d’Istria, elegante e deciso: qualcuno l’ha voluta lì, forse già consapevole del silenzio che l’avrebbe avvolta nei secoli.

Molte le ipotesi intorno al suo significato. C’è chi la immagina come accesso privato via acqua, chi come via di fuga o uscita segreta. Qualcuno suggerisce che potesse servire a sfuggire agli occhi vigili della Serenissima, magari per mercanti disonesti, trafichi clandestini o amori proibiti.

Una traccia viva nella pietra di una Venezia esoterica?

Proprio la sua collocazione appartata e la sua eccezionalità architettonica rendono questa porta una vera fonte d’ispirazione per chi segue e studia la Venezia più misteriosa ed esoterica, ma a conti fatti l’unica certezza che ci resta è quella offerta dalla toponomastica ufficiale, che lega il nome del luogo alla famiglia Feltrina, un tempo antica proprietaria della zona. Nomi e tradizioni, a differenza della funzione originaria della porta ormai murata, sono sopravvissuti al tempo, giungendo fino a noi come indizi sbiaditi di una storia più grande, tutta da immaginare.

Dove trovarla:

La porta si trova nel sestiere di San Marco, nelle adiacenze del Campo e della Chiesa di Santa Maria del Giglio.

Da Piazza San Marco, queste le indicazioni: procedi in direzione sud su Piazza San Marco verso Salizada San Moisè, poi svolta a destra imboccando Salizada San Moisè. Prosegui su Calle Seconda de l’Ascension e continua dritto su Salizada San Moisè, salendo le scale. Avanza lungo Calle Larga XXII Marzo, attraversa il Ponte San Moisè e sali nuovamente le scale. La strada curva leggermente a destra diventando Calle delle Ostreghe: continua su di essa, sali ancora le scale e svolta leggermente a destra per restare su Calle delle Ostreghe. Attraversa poi il Ponte Duodo o Barbarigo e infine svolta a destra su Campiello de la Feltrina San Marco, salendo le ultime scale del percorso.

Per scorgere la porta segreta, dovrai restare giù dai ponti o salire su quello che conduce verso Fondamenta Corner Zaguri. È lì che si cela uno dei piccoli enigmi della città.

Nel cuore del dedalo veneziano, non conta soltanto la meta, ma lo sguardo con cui la raggiungiamo. Spesso è proprio nei dettagli più silenziosi che si nasconde la meraviglia. Tra due ponti, in una pausa tra un passo e l’altro, questa porta può apparire come la pagina di un libro aperta dal caso.

La porta della Feltrina suscita interrogativi, forse da secoli, in chi la osserva. Chi la attraversava? Quali segreti custodiva? Perché fu chiusa? Non abbiamo risposte certe, ma in fondo non importa. A Venezia, anche le porte che non si aprono ci fanno sentire qualcosa. Lo fanno con la grazia delle cose dimenticate, che sanno ancora emozionare chi ha il coraggio di rallentare e osservarle.

Perché in questa città, ogni muro ed ogni mattone sono un sussurro, e ogni scorcio un invito alla meraviglia.

Cosa vedere nelle vicinanze:

Nel Sestiere di San Marco, già di suo ricco di fascino e storia, ci sono alcune piccole gemme che, visitando il Ponte Duodo, si rendono vicine e ve ne rivelo alcune: Bacino Orseolo, il Negozio Olivetti, il Balcone del Doge, il Campanile pendente di Santo Stefano da Campo Sant’Anzolo col suo Canale Segreto, la Scala Contarini del Bovolo o anche la Piscina San Moisè e il pontile dei pittori.

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In conclusione:

Nel cuore del dedalo veneziano, non conta soltanto la meta, ma lo sguardo con cui la raggiungiamo. Spesso è proprio nei dettagli più silenziosi che si nasconde la meraviglia. Tra due ponti, in una pausa tra un passo e l’altro, questa porta può apparire come la pagina di un libro aperta dal caso.

Quella porta suscita interrogativi, forse da secoli, in chi la osserva. Chi la attraversava? Quali segreti custodiva? Perché fu chiusa? Non abbiamo risposte certe, ma in fondo non importa. A Venezia, anche le porte che non si aprono ci fanno sentire qualcosa. Lo fanno con la grazia delle cose dimenticate, che sanno ancora emozionare chi ha il coraggio di rallentare e osservarle.

Perché in questa città, ogni muro ed ogni mattone sono un sussurro, e ogni scorcio un invito alla meraviglia.

In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.

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I Segreti di Venezia: In campo Sant’Angelo passa un canale “segreto” – San Marco

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio senza tempo tra le affascinanti storie e le unicità della splendida città lagunare. L’autenticità di Venezia è cosa nota e, proprio in queste pagine, abbiamo sfogliato vari capitoli dei suoi piccoli, ma grandi, segreti. Oggi, però, non andremo a rievocare il potere dei Dogi o il fascino delle gondole: punteremo su qualcosa di più semplice e, proprio per questo, altrettanto affascinante. Scopriremo infatti un canale segreto che, passando sotto ad alcuni edifici, sembra scomparire — per poi proseguire il suo itinerario nel cuore della città, arrivando addirittura fino al Canal Grande.

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Dove ci troviamo e cosa c’è nelle vicinanze?

Siamo nel Sestiere di San Marco, il più nobile della città, e ci troviamo in Campo Sant’Anzolo (Sant’Angelo), una sorta di epicentro cittadino, praticamente equidistante dal Ponte dell’Accademia, da Piazza San Marco e dal Ponte di Rialto.
Se Venezia avesse un cuore, forse potremmo trovarlo proprio qui… oltre che a Castello, ma lì si parla di quello di Melusina, ve la ricordate la leggenda, vero?
Proseguendo, se ci guardiamo attorno, scorgeremo la Chiesa dell’Annunziata, una delle più piccole della città, ma anche sedi istituzionali, negozi di souvenir, un’edicola, osterie, vere da pozzo… insomma, veri frammenti di vita veneziana, quella autentica.

vista d'insieme di campo sant'anzolo e della chiesa dell'annunziata dando le spalle al canale segreto

Come raggiungerla?

Forse è proprio il suo farsi “viatico del mondo veneziano” a rendere prezioso questo campo.
Il suo essere così vicino a tutto lo trasforma in qualcosa che si attraversa distrattamente, mentre si è diretti altrove. Fermiamoci e scegliamo la via più comoda: partiamo dal Ponte dell’Accademia, attraversiamo tutto Campo Santo Stefano e, una volta in fondo, imbocchiamo la calle che nasce tra i palazzi e la facciata della chiesa dedicata al Santo che dà il nome al Campo. A quel punto, non ci resterà che imboccare la Calle dei Frati che, superato il Ponte dei Frati, ci farà arrivare a destinazione.

Ora, godete dell’atmosfera: cercate gli edifici e i dettagli che vi ho descritto poco sopra…
e infine, trovate il canale segreto.

il rio de sant'anzolo e l'inizio del canale segreto che porta verso il canal grande

Il Canale Segreto: Il Rio del Santissimo

Lo avete visto?
Se così non fosse, vi ci accompagno virtualmente. Andate verso il campanile storto: lì, proprio accanto allo stazio dei gondolieri (ne passano tantissime da quelle parti!), scorgerete il canale segreto che scorre giusto al di sotto dell’arcata di un ponte sospeso in muratura, il quale collega due edifici contigui. Il canale in questione fa parte del Rio del Santissimo e scorre proprio sotto l’abside della chiesa di Santo Stefano.
Il valore simbolico di questo dettaglio è davvero unico. Il canale non è navigabile e lo si può ammirare da vicino solo in gondola o in barca. Insieme al celebre “ponte invisibile”, è un altro fantastico esempio dell’ingegno veneziano.

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In conclusione:

Venezia non smette mai di stupirci.
Anche nei suoi luoghi più centrali, dove il passo del turista è rapido e il vociare della città si fa intenso, si nascondono angoli di unicità, discreti e quasi invisibili. Il Rio del Santissimo, con il suo percorso segreto, è uno di questi: un piccolo prodigio architettonico, scoperto da pochissimi, che ci ricorda quanto la città lagunare sia costruita non solo sull’acqua e sulla pietra, ma anche sul mistero e sull’ingegno. Attraversare questi spazi con occhi curiosi significa entrare in dialogo con la storia viva di Venezia, divertendosi a coglierne i segreti che si svelano solo a chi sa fermarsi per davvero, anche solo per un istante.

mappa della posizione di campo sant'anzolo e del canale segreto

In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.

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I Segreti di Venezia: Lo spioncino sul pavimento – San Marco

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio senza tempo tra le affascinanti storie e le unicità della splendida città lagunare. Oggi vi confesso qualcosa di particolare: il segreto che sto per svelarvi non è solo affascinante, ma anche uno dei più sfuggenti che abbia mai cercato. Seppur citato da molti, è rimasto a lungo celato, difficile da localizzare persino una volta giunti nel punto esatto. Ci è voluta più attenzione del solito, e un pizzico di ostinazione in più, per riuscire a scorgerlo.

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Casino Venier: cos’era?

A pochi passi da Piazza San Marco, nel cuore di una delle storiche “marzarie” veneziane — la Marzaria del Capitello — ci troviamo in un luogo che un tempo pulsava del profumo delle stoffe pregiate e dei vivaci commerci. Oggi, questa zona ospita eleganti boutique e marchi più o meno noti, che continuano, a modo loro, a onorare la vocazione mercantile dell’area.

Proprio qui, tra queste calli, si nascondevano i cosiddetti casini — non nel senso moderno del termine, ma nel significato originario e veneziano: piccoli salotti privati, accoglienti e discreti, dove la nobiltà si ritrovava per conversare, leggere, intrattenersi con musica o, talvolta, per incontri più riservati. Segno di distinzione e di modernità, questi spazi potevano essere posseduti anche da donne, senza che vi fosse alcuna limitazione di genere, a testimonianza dell’apertura culturale della Serenissima.

Il Ponte dei Bareteri
Il Ponte dei Bareteri

Come raggiungere Casino Venier:

Partiamo da Piazza San Marco, cuore pulsante di Venezia, e dirigiamoci verso le Mercerie de l’Orologio, vivace via commerciale. Attraversiamo la calle e svoltiamo a destra in Ramo San Zulian, un angolo tranquillo dove il tempo rallenta. Proseguendo, arriviamo alla Marzaria San Zulian, che racconta il cambiamento della città commerciale. Poi, ci dirigiamo al Sotoportego delle Acque, un passaggio discreto e segreto, dove la storia sembra fermarsi. Attraversato, siamo a un passo dal Casino Venier, dove il portone silenzioso nasconde un affascinante segreto veneziano, un luogo di conversazioni segrete tra aristocratici e amanti.

Lo spioncino sul pavimento ed il suo perchè:

Il Casino Venier, eretto nel 1750 e appartenente alla nobile famiglia Venier, rappresentava un rifugio elitario per la nobiltà e gli intellettuali dell’epoca. Frequentato da figure di spicco della cultura veneziana e europea, il casino era celebre per la sua eleganza e per i raffinati salotti dove si intrecciavano conversazioni, letture e incontri segreti. Gli interni, caratterizzati da affreschi originali e pavimenti in marmi policromi, riflettono la magnificenza del ‘700 veneziano. Tra i dettagli più curiosi, c’era uno spioncino nel pavimento, un piccolo accorgimento che permetteva di spiare i visitatori senza essere visti, un simbolo della discrezione e della riservatezza che permeava l’atmosfera del luogo.

Oggi, il Casino Venier ospita l’Alliance Française, e offre la possibilità di essere visitato su prenotazione. Un tempo, lo spioncino serviva per garantire la sicurezza e l’intimità degli incontri, permettendo di verificare chi stava bussando senza compromettere l’esclusività del locale.

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In conclusione:

In conclusione, il Casino Venier è un angolo nascosto di Venezia che, nonostante il passare dei secoli, conserva un fascino senza tempo. Ci sussurra di segreti e di storie uniche, declinando in un luogo iconico la raffinatezza e la discrezione che hanno contraddistinto la città. Ogni dettaglio, come lo spioncino nel pavimento, racconta un pezzo di storia vivido e vero. Venezia, con i suoi angoli segreti, si fa invito a guardarla più da vicino, a scoprire il passato che pulsa sotto la superficie delle sue pietre. Ogni mattone, ogni calle, ogni angolo è una pagina aperta della sua storia.

mappa casino venier venezia

In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.

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I Segreti di Venezia: Storia della Vecchia che fermò i rivoltosi con un mortaio da cucina – San Marco

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio senza tempo tra le affascinanti storie e le unicità della splendida città lagunare. Venezia è uno scrigno di vicende note e meno note; alcune, pur nella loro straordinaria bellezza, si nascondono con sottile ironia proprio là dove turisti e curiosi passano ogni giorno, spesso senza accorgersene. È proprio qui che risiede la magia di questa narrazione: nel rendere indimenticabile ciò che, troppo spesso, sfugge allo sguardo.

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Dove incontrare la “Vecchia” ed il suo mortaio?

Ci troviamo, come vedrete nello scatto sottostante, a pochi passi da Piazza San Marco, esattamente nei pressi del portico sovrastato dall’Orologio dei Mori e innanzi alla Basilica di San Marco ed a Palazzo Ducale. Se proprio qui alzerete gli occhi verso l’alto, scorgerete senza faticare un altorilievo che raffigura un’anziana signora nel momento esatto in cui rovesciava un mortaio sui passanti. Era la “Vecia del Morter”. Una vicenda che, per quanto surreale, si lega a stretto filo alla storia di Venezia.

piazza san marco dal portico dell'orologio dei mori

Quando e cosa è accaduto?

Ricordate questa data: il 15 giugno 1310. Ci arriveremo tra poco. Il contesto racconta di una Venezia scossa dall’aperta conflittualità tra le famiglie patrizie e quelle borghesi. Quest’ultime, infatti, grazie ai commerci, si erano arricchite, accrescendo potere ed influenza cittadina, andando così ad esacerbare le ambizioni di un’adeguata rappresentanza nella politica cittadina. Alla salita al potere del Doge Pietro Gradenigo, gli sconfitti, che avevano puntato tutto su Jacopo Tiepolo, tentarono – proprio quel 15 giugno – di assaltare Palazzo Ducale.

Qui entra in gioco la “Vecchia” che, proprio lì dove ammirerete l’altorilievo, fece la sua mossa: lanciò il suo mortaio dal balcone, centrando alla testa l’alfiere di Bajamonte Tiepolo, leader della rivolta. Presi alla sprovvista dall’accaduto, si generò un tumulto tale da mettere in fuga buona parte dei rivoltosi, lasciando soli e sconfitti i più temerari superstiti sotto i colpi dei fedelissimi del Doge.

la vecchia col mortaio 15 giugno 1310 nel contesto della torre dei mori e piazza san marco

La morale della storia:

Invenzione o fatto storico poco importa: ciò che davvero conta è la forza simbolica di questa storia. È il segno che, spesso, non sono le grandi strategie o i poteri costituiti a imprimere una svolta alla storia, ma il gesto istintivo e coraggioso di un singolo, mosso dalla volontà, dalla rabbia o dal semplice buon senso popolare. In questo caso, è la “pancia del popolo” — quella saggezza antica e viscerale — a prevalere sui grandi sistemi, spezzando equilibri consolidati e innescando un cambiamento che, in fondo, riflette il desiderio collettivo di giustizia e partecipazione. Una lezione che ci ricorda come, talvolta, siano proprio le azioni inaspettate e spontanee a lasciare il segno più profondo nella memoria di una città.

la vecchia col mortaio 15 giugno 1310
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In conclusione:

In conclusione, la “Vecia del Morter” incarna lo spirito più autentico di Venezia: imprevedibile, ironico e capace di sorprendere. Che sia leggenda o realtà, il suo gesto racconta una verità eterna: anche il più piccolo gesto o personaggio può cambiare il corso degli eventi. È il popolo, con le sue azioni quotidiane, a scrivere la storia. E a Venezia, ogni pietra sembra ricordarcelo. Basta saper guardare.

In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.

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