Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio affascinante tra le peculiarità della cultura lagunare veneziana. Quando il pensiero va a Venezia, siamo travolti dalle immagini dei suoi monumenti e scorci più famosi, Piazza San Marco, Ponte dei Sospiri, Punta della Dogana o, perchè no, il Carnevale!
In realtà esiste un luogo famoso, ma non battutissimo, da cui godere di una delle viste più belle sui tetti di Venezia. State provando a indovinare? No, sbagliato! Sto parlando della “Scala Contarini del Bovolo“.
Vista dal cortile interno sulla facciata dell’edificio omonimo che ospita la scala.
Il Palazzo, testimone di cinque secoli di storia veneziana, ha ospitato diversi proprietari e inquilini nel corso del tempo. Una scala a chiocciola insolita e affascinante, chiamata “bovolo” in dialetto veneziano, aggiunge un tocco distintivo al Palazzo alla fine del Quattrocento, su richiesta di Pietro Contarini, discendente della potente famiglia Contarini che si fece lustro di aver dato un Doge alla città.
Nonostante non si affacci sul Canal Grande, il Palazzo occupa una posizione privilegiata tra Rialto, il fulcro economico cittadino, e SanMarco, il cuore politico di Venezia. La Scala del Bovolo, attribuita a Giovanni Candi, rappresenta un’importante transizione verso lo stile rinascimentale pur mantenendo un carattere gotico, specialmente sulla facciata che guarda verso SanLuca.
La presenza della scala nella pianta prospettica di Jacopo de Barbari attesta la rapida conclusione dei lavori di ristrutturazione intorno al 1500.
Dunque, se da questo edificio non si vede la laguna, dov’è la magia? Giudicatelo voi stessi ammirando lo scatto qui sotto:
La vista, unica, su San Marco
Come potete vedere dalla Scaladel Bovolo si gode di una vista intima e vibrante sulla Venezia che, di palazzo in palazzo, pare volersi abbracciare in sé stessa.
Ora che lo sapete, quando verrete a Venezia, non perdete la possibilità di visitare questo luogo unico ed intriso di storia. Regalatevi l’emozione di percorrere quei gradini che, tempo addietro, erano privilegio solo di una famiglia abbiente della Serenissima ed oggi sono patrimoniouniversale.
Ecco un link dove informarvi sulle modalità di accesso: cliccate qui.
Continuate a seguire la serie “I Segreti di Venezia” per scoprire altri luoghi affascinanti e curiositànascoste che rendono questa città così straordinaria. Venezia e la sua laguna sono pronte ad aprirti le porte per rivelarti ancora di più dei loro segreti.
Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, oggi vi accompagnerò in un viaggio entusiasmante alla scoperta delle radici e delle tradizioni del Carnevale di Venezia. Quando pensiamo al Carnevale, ci vengono in mente immagini di maschere sfarzose e festeggiamenti vivaci. Tuttavia, la storia dietro questo evento va ben oltre le apparenze. In questo episodio, esploreremo le origini e la magia dietro il Carnevale di Venezia, invitandovi alla scoperta degli aspetti meno conosciuti di questa affascinante tradizione. Pronti a scoprire cosa si cela dietro le maschere?
A pensarci bene il Carnevale affonda le sue radici in epoche assai remote da quelle moderne. Scavando bene nella storia possiamo infatti scoprire che, sia nell’antica Grecia con le feste “Dionisiache“, che nell’antica Roma con i “Saturnali” esistevano già delle feste pagane in cui era lecito darsi alla pazza gioia, scherzare, giocare e, addirittura, mascherarsi. Terminato questo periodo poi ordine e rigore tornavano ad imperare nella organizzazione sociale.
Un antico adagio latino recita: “Semel in anno licet insanire” – cioè “È lecito impazzire una volta l’anno”.
Secondo ulteriori fonti, tra cui Apuleio, l’origine del “travestimento” può essere rintracciata in una celebrazione dedicata alla dea egizia Iside, in cui numerosi partecipanti si mascheravano. Questa pratica fu poi introdotta anche nell’Impero Romano: alla fine dell’anno, un uomo vestito con pelli di capra veniva condotto in una processione e colpito con bastoni.
In molte altre regioni del mondo, soprattutto in Oriente, esistevano varie festività con cerimonie e sfilate in cui le persone si travestivano. Ad esempio, a Babilonia, non era raro vedere enormicarri che simboleggiavano la Luna e il Sole percorrendo le strade, rappresentando la creazionedelmondo.
lo spirito festoso mira a sovvertire l’ordine delle cose, a capovolgere la realtà attraverso l’uso della burla e della fantasia. Nel Medioevo, per esempio, i cittadini comuni potevano godere di qualche ora di svago spensierato e sentirsi pari ai potenti: anche il più stolto poteva idossare la corona in fondo.
Il Carnevale è una data mobile del calendario, infatti si lega a stretto giro con la Quaresima e dunque varia di anno in anno. L’etimologia della parola “carnevale” ha le sue radici nel latinocarnem levare, che significa “rimuovere la carne”. In passato, tale termine indicava il festoso banchetto che si svolgeva nell’ultima giornata di carnevale, nota come martedì grasso. Questo momento precedeva il periodo di astinenza e digiuno imposto dalla Quaresima, durante il quale era vietatoconsumare carne!
Il Carnevale di Venezia, noto per le sue maschereelaborate e il suo sfarzo, ha invece una storia unica legata alla città lagunare. Venezia è considerata uno dei luoghi di nascita, o almeno di massima declinazione del carnevale così come lo conosciamo oggi.
Il Carnevale di Venezia ha origini medievali e risale al 1162, quando la Repubblica di Veneziafesteggiò una vittoria militare sul Patriarcato di Aquileia. Nel corso dei secoli, il carnevale a Venezia divenne sempre più sfarzoso, con la popolazione che si dedicava a festeggiamenti, balli mascherati e giochi d’azzardo. Durante il periodo della SerenissimaRepubblica di Venezia, il carnevale raggiunse il suo apice di splendore.
Il Carnevale, non è a Venezia, in realtà “È Venezia!”
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Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio affascinante tra le peculiarità della cultura lagunare veneziana. Quando il pensiero va a Venezia, spesso siamo pervasi dai ricordi di folle di turisti alla ricerca del selfie perfetto davanti a monumenti iconici, come il celebre Ponte dei Sospiri. Tuttavia, non c’è bisogno di seguirli ciecamente. Un consiglio? Scattate da una prospettiva diversa!
Iniziamo con una breve parentesi sulla storia affascinante del Ponte dei Sospiri. Costruito nel 1600, collega il Palazzo Ducale alle Prigioni. Il suo nome romantico deriva dal fatto che i prigionieri, attraversandolo per l’ultima volta, sospiravano al contemplare l’incantevole vista della laguna. Ora, i luoghi da cui questo luogo risulta visibile sono spesso sovraffollati, ma c’è un modo più intimo per sperimentare la sua magia in discreta tranquillità.
Ebbene, non è mio intento svelarvi nessuna formula magica, ma semplicemente vi voglio invitare alla scaltrezza, a cercare prospettive alternative, a non seguire necessariamente le masse.
Vista sul Ponte dei Sospiri classica ed affollatissima
Guardate l’immagine qui sopra: rappresenta Veneziasovraffollata, con il Ponte dei Sospiri quasi irriconoscibile a causa della folla che genera un moto inarrestabile ed incessante.
Ora, spostiamoci sulla riva opposta, al “Ponte de la Canonica” sulla Fondamenta omonima, giusto al confine tra San Marco e Castello. Un luogo meno battuto dai turisti ma ricco di fascino.
La meraviglia di questa prospettiva inversa
Visitare Venezia con una prospettiva diversa è come scoprire una città completamente nuova. Cambiare il punto di vista sul Ponte dei Sospiri non solo offre tranquillità, ma anche una connessione più intima con la storia di questa città unica, un metodo da riproporre a 360 gradi per la scoperta di nuovi angoli incredibili. Provate a guardare oltre la folla, e Venezia ti svelerà i suoi segreti più preziosi. Sperimentatelo subito, raggiungete il Ponte de la Canonica e scopri il fascino nascosto della Serenissima!
Siccome voglio premiare la vostra fedeltà a questa rubrica eccovi le coordinate: IL PUNTO ESATTO ove sorge il Ponte de la Canonica.
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Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio affascinante tra le peculiarità della cultura lagunare veneziana. Il luogo in cui ho intenzione di teletrasportarvi oggi è così vicino a Piazza San Marco da farne quasi parte. Sicuri di non essere mai stati a “Bacino Orseolo”? Perchè, se siete andati all’Hard Rock Cafè di Venezia nelle vicinanze della piazza principale, sicuramente la risposta è: “Sì”.
Cosa rende unico e speciale questo luogo di Venezia? Qual è la sua storia?
Bacino Orseolo, potrebbe essere noto come la ‘Piazza delle Gondole‘ di Venezia. Esso incanta i visitatori con il suo fascino intramontabile, fatto di storia e poesia. Questo luogo affascinante, situato strategicamente vicino alla piazza principale, è divenuto famoso per essere il punto di partenza ideale per esplorare i canali veneziani. L’immagine di un’armata di gondole che si radunano qui, pronte a trasportare i visitatori attraverso i dedali acquei di rii e canali, evoca un senso di costante movimento, simile a quello di Piccadilly Circus a Londra, ma con il suo tocco veneziano unico e, ovviamente, senza bus double deck o taxi cabs.
bacino Orseolo visto dall’angolo opposto dell’Hard Rock Cafè
Bacino Orseolo, fece parte di un ampio progetto di ristrutturazione urbana nell’Ottocento, di cui è divenuto fiore all’occhiello; questo luogo infatti è diventato il punto di arrivo di un nuovo percorso pedonale ideale, che collega Campo San Luca a Rialto e alla Strada Nova, eliminando i tortuosi itinerari preesistenti.
Ciò che rende veramente speciale il Bacino è l’atmosfera vibrante e pittoresca che pervade la zona. Gli eleganti palazzi veneziani si riflettono nelle acque tranquille, creando uno scenario da cartolina che affascina i visitatori provenienti da ogni angolo del mondo. La presenza di artisti, musicisti e artisti di strada contribuisce a rendere questo luogo un vero e proprio spettacolo vivente in costante evoluzione.
Affollamento di Gondole che attraverso il Rio Orseolo tornano alla base
Il Gansèr:
Tra le figure storiche del bacino, ma non solo, ecco comparire “El Gansèr” (vedi foto), solitamente un ex gondoliere anziano o, raramente, uno più giovane.
Un Gansèr in attesa di essere chiamato all’azione
Il suo ruolo, immutato nel corso del tempo, è quello di agevolarel’attracco della gondola (vedi foto) in arrivo, impiegando un apposito gancio fissato all’estremità di un bastone. Completata questa operazione, il gondoliere estende il braccio per assistere i passeggeri durante la discesa, accompagnando il gesto con il sollevamento del cappello come segno di rispetto. Al termine dello sbarco, con una gestualità altrettanto elegante, questi ricolloca il cappello sulla testa, suggerendo in questo modo la possibilità di lasciare una mancia in segno di gratitudine per la cortesia offerta. Questi ex gondolieri, impegnandosi in questa attività fondamentale, manifestano la propria dedizione attraverso un lavoro essenziale e rispettabile per migliorare il proprio sostentamento finanziario.
Il classico movimento del Gansèr che aiuta la gondola ad accostare
Ma qual è il segreto che fa andare dritta una Gondola?
Se vi state domandando come una gondola riesca a mantenere una traiettoria retta con un solo gondoliere al timone, la risposta è stata svelata in uno degli articoli precedenti di questa rubrica. Inoltre, potete stare tranquilli: quando salirete a bordo, il gondoliere non si affiderà a Google Maps per orientarsi tra i tortuosi canali veneziani (anche se la foto potrebbe suggerirlo), ma vi guiderà grazie alla sua impeccabile conoscenza dell’itinerario, regalandovi un’esperienza affascinante, senza eguali.
Un gondoliere che sembra guardare le mappe, ma che in realtà si rilassa in attesa di attraccare
Concludendo, Bacino Orseolo si erge come un gioiello nascosto, pronto ad accogliere coloro che desiderano immergersi nell’autentica essenza veneziana. Vi invito dunque a visitare questo angolo e lasciarvi catturare dalla sua atmosfera vibrante. Camminate lungo le rive, osservate la danza elegante dei gondolieri, e lasciate che la storia e la poesia si svelino davanti a voi. Soltanto sperimentando personalmente la bellezza di questo luogo, potrete comprendere appieno l’unicità e l’incanto che trasmette. Venezia ha ancora molti, moltissimi segreti da svelare, e Bacino Orseolo è sicuramente uno di quelli che non dovreste perdervi.
Uno degli stazi in cui i gondolieri si propongono ai turisti
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Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio affascinante tra le peculiarità della cultura lagunare veneziana. Oggi, ci immergeremo nell’antica usanza di dare soprannomi alle famiglie, una tradizioneunica che si intreccia con la storia e le vicendepersonali delle comunità lagunari. Questa usanza non coinvolge la sola Venezia, ma anche Murano, Burano, Chioggia, Pellestrina, solo per citarne alcune.
Questa narrazione non sarà un semplice excursus sulla tradizione dei soprannomi, ma rivelerà anche due storiebonus che affondano le radici nel mio albero genealogico. Scopriremo infatti, grazie ai miei avi, come nel corso degli anni i loro soprannomi particolari siano diventati un elemento distintivo e divertente nella storia delle rispettive famiglie. Tuttavia, ciò avrà origine non soltanto nelle vicende personali, bensì, in una delle due situazioni, anche in un caso giudiziario verificatosi tra il 1927 e il 1931, il quale suscitò un grande stupore nell’intera nazione italiana.
Piazza San Marco
Mettetevi comodi dunque, stiamo per esplorare un affascinante intreccio di tradizioni familiari e storiesegrete che, insieme a tante altre, rendono unica la culturaveneziana.
Partiamo dunque!
Perchè nel veneziano i soprannomi sono usanza così comune?
Inizia tutto da un dato di fatto curioso: Rispetto al resto d’Italia a Venezia e dintorni l’arguzia popolare ha spesso assegnato a singoli abitanti o, addirittura, a intere famiglie, soprannomi (o “detti”), così da renderle distinguibili le une dalle altre. Questi soprannomi, che variano tra il serio e il faceto, diventano autentici marchidistintivi, trasmessi con orgoglio attraverso le generazioni. Alla base di tutto questo la necessità di risolvere un problemacruciale: le TROPPE OMONIMIE. Dati alla mano nel solo Comune di Venezia si contano almeno: 4000 Vianello e 2500 Scarpa; allargando la nostra ricerca a tutta la laguna veneta compaiono anche altri 6000 Boscolo e, altri 2000, sommando i Tiozzo con i Penzo, ma ci sono anche interi manipoli di Busetto, Ballarin, Ghezzo, Rossi, Zennaro, Doria, Tiozzo e chi più ne ha più ne metta.
Storie di soprannomi e “detti”, celebri o semplicemente curiosi e “alchimie” degne di nota:
Nel corso della mia vita ho memoria diretta di svariate persone che, nell’isola di Pellestrina – San Pietro in Volta, hanno “indossato” tutta la vita un soprannome pittoresco, originale o distintivo. Questo gli venica attribuito perlopiù da conoscenti o familiari. Volete qualche esempio vero?
Stemma dell’isola di Pellestrina con i simboli dei 4 sestieri che compongono il borgo.
Eccovelo: Nane Padella, Nane Charles o Charlie (soprannominato così perchè calcisticamente innamorato del calciatore Gallese John Charles, che militava nella Juventus), Nane Chebe, Nane Postin, Nane Canton (si, quello del famoso ristorante di San Pietro in Volta), Mario Dormi, Nane Umido, Rosa Bambola, Nane Settemenocinque, Mario Bragozzo, Angelino delle Canarine, Sante Spaccabicchieri, Beppi Ciuccion, solo per citarne una piccola parte.
Il video sul tema
Ogni soprannome si rifà ad un connotato, ad un aneddoto, ad una serie infinita di possibilità. Ad esempio, prima storia delle due bonus, il nonno di mia madre era soprannominato, a causa di un carattere facile alla collera e peperino, “Marubio”: sinonimo di forte temporale. La casistica più particolare sulla “ereditarietà” di questi soprannomi la riconosciamo inoltre in una differenza tra San Pietro in Volta e Pellestrina: a Pellestrina, il soprannome si accompagna al Padre, a San Pietro in Volta alla Madre. Dunque troveremo Toni della Mora, Nane della Mira, Nani della Gigia, Angelo della Pitta o Bruno della Rosaria giusto per darvi qualche esempio.
Connessione con la Mia Vita:
Ma ora, come antipasto della seconda storia bonus, vi racconto una cosa personale e unica tra le tante, mi chiamo Edoardo, figlio di Daniele ‘dei Nicoli’ e di Daniela detta ‘Lollo’, ma la cosa sorprendente è che i miei genitori, prima del matrimonio, avevano già anche lo stesso cognome, entrambi Scarpa! Incredibile no?
Scorcio di Pellestrina
Finalmente ecco a voi la seconda, incredibile, storia bonus: nel corso dei travolgenti anni tra il 1927 e il 1931, accadde una vicenda giudiziaria nota come la Bruneri/Canella, meglio conosciuta come il caso dello ‘Smemorato di Collegno’. Si tratta della una storia di un uomo rivendicato da due famiglie, rispettivamente come il professor Giulio Canella, disperso nella prima guerra mondiale, e come il latitante Mario Bruneri. La questione interessò tutta Italia come una soap opera e, mio nonno Nane, nato nel 1920, e suo cugino Angelino, del 1922, non fecero eccezione a questo smodato interesse. Un giorno decisero di andare a trovare il Nonno Fortunato Vianello, soprannominato Catullo (giusto perchè di soprannomi si parla), un abile ortolano e padre della “Nonna Nene” (la mia bisnonna) che dedicò la sua vita ad una bottega di frutta e verdura. Quella giornata diventò improvvisamente memorabile quando, immersi nella fervente atmosfera del caso giudiziario, nonno Fortunato prese una decisione repentina, spontanea e divertente. ‘Tu, Nane, da oggi sarai Canella,’ disse, ‘mentre tu, Angelino, sarai Bruneri.’ Così nacque lo specialissimo soprannome di mio nonno, una tradizione giocosa che, nel tempo, si radicò nella storia della nostra famiglia e che lo rese “El Nane Canella” fino alla fine dei suoi giorni, mentre io, Edoardo, sono “El Nevodo del Nane Canella” cioè suo nipote come si intuisce.
Pellestrina dall’approdo ACTV
Chioggia e la soluzione unica nel suo genere:
Fino al novembre del 2009, per alcuni cittadini di Chioggia, in particolare per gli appartenenti alle famiglie Boscolo e Tiozzo, che costituiscono circa un terzo della popolazione totale di 50.000 abitanti, situazioni quotidiane diventavano improvvisamente complicate e frustranti. L’utilizzo della tessera sanitaria in farmacia per ottenere farmaci o il semplice atto di essere correttamente identificati tramite carta d’identità o codice fiscale si trasformavano in autentici incubi. In una città in cui i cognomi Boscolo e Tiozzo dominano la scena, con casi estremi di sovrapposizioni perfette tra nome, cognome e data di nascita, l’omonimia totale raggiungeva livelli a dir poco impressionanti. La soluzione, tanto semplice quanto geniale, è giunta, come è giusto che fosse, attraverso le tradizioni locali, cioè aggiungendo come secondo cognome il “detto” familiare che dunque, non solo viene riconosciuto ai fini dell’identificazione dei cittadini da parte dello stato, ma lo rende “tramandabile” di generazione in generazione. Dunque, immaginando i nomi di alcuni cittadini locali potremmo scoprire: Boscolo Andrea Baicolo, Tiozzo Giovanni Moretto, Boscolo Luca Bocca o Tiozzo Marco Bacchetto.
Chioggia, la vista da un ponte lungo Canal Vena
In breve, abbiamo esplorato le affascinanti tradizioni dei soprannomi dei veneziani, risalendo alle storie uniche delle famiglie coinvolte. Dalle complicazioni delle troppeomonimie alla soluzionegeniale di Chioggia, ogni aneddoto raccontato ha contribuito a dipingere un quadro vivido della cultura lagunare.
Vi lascio infine con questa riflessione: quali altri segreti potrebbero emergere dall’intricato labirinto delle tradizioni veneziane? Ditemelo nei commenti!
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