I Segreti di Venezia: La foresta capovolta e le fondamenta invisibili della Serenissima

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio senza tempo tra le affascinanti storie e le unicità della splendida città lagunare. Oggi vi racconterò di come sia stato possibile rendere Venezia lo scrigno di tesori storico-architettonici che è oggi, nonostante l’intero territorio si fondi su antiche paludi salmastre. Per farlo, però, dobbiamo partire dalla sua parte invisibile, che, in un meraviglioso parallelismo con la natura degli alberi, consta nelle sue “radici”.

Le fondamenta della città sull’Acqua:

Venezia è un’utopia trasformata in realtà, costituita da oltre un centinaio di isole, e resa possibile grazie a un fantasioso quanto ingegnoso insieme di pali di legno che, a migliaia, sono stati piantati nell’instabile terreno lagunare.

Questi pali, che potevano arrivare fino a cinque metri, sono stati piantati fino a totale immersione nel fango salmastro che, anziché cagionarne il consumo (come accade alle famose bricole, erose dalle acque), ne preserva la robustezza grazie alla totale assenza di ossigeno. In tal modo, il legno si fa quasi pietra, solida e affidabile per poggiarvi gli edifici.

Convivendo con le sue criticità — acqua, fango, erosione — la città ha scelto la pietra bianca d’Istria per le rive, così da contrastare la forza del tempo.

L’ingegneria delle fondamenta veneziane:

Citando l’Atlante Storico della Serenissima:

“Le fondamenta di tutti gli edifici sono fatte di pali molto robusti di quercia o durmast, che durano per sempre sott’acqua… Questi vengono piantati saldamente nel terreno, poi chiusi con grandi pezzi trasversali e riempiti tra i pali con vari frammenti di pietre e cemento, creando così basi stabili e solide attraverso la coagulazione e l’assestamento.”

Questa foresta sommersa poi si vedeva posare al di sopra tavole di legno, blocchi di pietra e altro materiale. È come se gli alberi fossero capovolti e le loro radici, disposte come infinite braccia, sorreggessero metaforicamente il peso della città.

L’elasticità degli edifici veneziani:

Grazie a un terreno all’apparenza inadatto, gli edifici veneziani hanno sviluppato un’elasticità strutturale che nei secoli li ha aiutati a resistere a numerosi eventi infausti.

Passeggiando per Venezia, vedremo pareti arrotondate o inclinate in maniera atipica e tante, tantissime capochiave che, attraversando gli edifici da parte a parte, rafforzano reciprocamente la tenuta di pareti opposte.

Da dove proveniva tutto questo legno?

Tra imbarcazioni, bricole, edifici, fondazioni nei terreni, la Serenissima ha sfruttato i suoi domini nel Cansiglio e i suoi boschi, ma non solo. Sfruttò anche zone del trevigiano, del Friuli, fino al Cadore, veronese e il bassanese.

I tronchi risalivano l’Adige, il Brenta ed il Piave con grandi zattere che, sfruttando la corrente favorevole, giungevano placidamente navigando fino alla laguna.

una vista immaginaria dell'isola di San Giorgio nella sua prospettiva da Piazza San Marco con un rilievo sulle fondazioni della stessa.
Fondazioni immaginarie di Piazza San Marco

Il destino del legno a Venezia:

Proprio le “Zattere” erano il punto d’arrivo del materiale che poi veniva così gestito:

  • Verso l’Arsenale per le navi da costruire.
  • Verso San Biagio e Giudecca per divenire legna da ardere.
  • Infine il resto per consolidare terreni fangosi.

Il larice era il legno migliore per le fondazioni, la quercia per le navi e l’abete per gli alberi maestri.

Le bricole di Venezia: Sentinelle della Laguna

Citate poco sopra ci sono poi le Bricole, quei pali in legno che delimitano canali, stazi e soprattutto le vie navigabili lagunari. A “fine carriera”, salvo dispersioni e rotture accidentali, diventano spesso oggetto di riciclo o riuso creativo.

Celeberrimo il caso de i Pezzi di Venezia che fa rivivere in souvenir unici e di design i materiali che, diversamente, diventerebbero ostacolo, rifiuto o spreco di materia prima.

Se cercate inoltre un approfondimento più scientifico del mio attorno alle “fondazioni di Venezia” scoprite il fantastico video realizzato da Geopop sul tema!

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In conclusione:

Questa storia, eccezionale in senso assoluto, ci ricorda la nativa resilienza dei “futuri veneziani” che, in una situazione disperata — la fuga dalle terre limitrofe causata dalle incursioni barbariche — investirono in sudore e progettualità innovativa per vincere la loro sfida col destino. Così facendo, ci hanno regalato alcune delle pagine più belle, ricche e affascinanti di un popolo che, partito dalla terra, conquistò il mare e riconquistò territori ben oltre i confini dei suoi possedimenti originari.

Questa espansione raggiunse il suo apice nel XV secolo, quando la Serenissima estese il proprio dominio dalla Lombardia orientale fino alle coste dalmate, includendo città e porti strategici lungo l’Adriatico, le isole Ionie e persino Cipro. Venezia non solo controllava rotte commerciali vitali, ma divenne una potenza marittima e terrestre capace di influenzare la politica e l’economia del Mediterraneo e oltre. Da un arcipelago di esuli a un impero che si estendeva dalle Alpi al Levante, la città seppe trasformare la fragilità delle sue origini in una forza che avrebbe segnato la storia per secoli.

“E così, dal fango delle paludi nacque una potenza capace di dominare i mari e di incidere per sempre il proprio nome nella storia.”

In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.

Non dimenticate di condividere questa serie con i vostri amici e familiari per far sì che anche loro possano immergersi nei misteri e nella bellezza di Venezia. Lasciate un commento con le vostre opinioni e condividete le vostre esperienze personali sulla città. La vostra partecipazione rende questa serie ancora più speciale e coinvolgente per tutti!

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I Segreti di Venezia: Il Labirinto di Borges nell’Isola di San Giorgio Maggiore – San Marco

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio senza tempo tra le affascinanti storie e le unicità della splendida città lagunare. A Venezia, perdersi non è solo possibile, è quasi inevitabile. La città stessa è una metafora vivente di un dedalo, dove ogni angolo racconta un frammento di quotidianità che si intreccia con la sua cronica e affascinante atipicità di arcipelago abitato. Non poteva dunque esistere luogo migliore per concepire un labirinto ispirato e dedicato ad uno dei più grandi autori del 1900: Jorge Luis Borges.

Dove si trova il Labirinto di Borges? Perchè proprio a Venezia?

Il Labirinto Borges fa parte del complesso della Fondazione Cini, una Onlus istituita nell’aprile 1951, che ha trasformato l’Isola di San Giorgio Maggiore da ex area militare degradata a un centro internazionale di arte e cultura. Grazie al suo impegno, sono stati restaurati i monumenti dell’isola e sono nate istituzioni educative, sociali e artistiche. Situato dietro il Chiostro del Palladio e il Chiostro dei Cipressi, il Labirinto Borges è una ricostruzione del giardino-labirinto progettato da Randoll Coate in omaggio allo scrittore argentino Jorge Luis Borges. Inaugurato il 14 giugno 2011, esattamente 25 anni dopo la sua morte, il labirinto è composto da 3.250 piante di bosso che, dall’alto, disegnano il nome del geniale poeta. Questo labirinto-giardino non invita a perdersi, ma a scoprire una dimensione di pura bellezza. La scelta di Venezia non fu affatto casuale, Borges amava visceralmente Venezia, e la vedova raccontò: “Questo labirinto si è fatto qui a Venezia perché era una delle città più amate da Borges, una città labirinto essa stessa, una città unica di una delicatezza e una complessità sottili. E meravigliosa con una storia altrettanto meravigliosa”.

una gondola davanti a piazza san marco

Che tipo di esperienza è?

Il Labirinto Borges offre un percorso di 1 chilometro sicuro e accessibile anche agli ipovedenti. Non è un labirinto trappola, ma una passeggiata nel verde che provoca, a tratti, un senso di disorientamento, conducendo il visitatore in una dimensione tra lo spirituale e il metafisico. Il cammino stimola riflessioni e raccoglimento. Il giardino ospita elementi cari a Borges, come clessidre, specchi, sabbia, una tigre, un bastone e un enorme punto interrogativo.

Le foto dall’alto sono state realizzate visitando il Campanile di San Giorgio che, dalla sua sommità, regala una delle viste su Venezia più affascinanti.

Come si arriva?

Per raggiungere l’Isola di San Giorgio Maggiore da Piazzale Roma o da Piazza San Marco, è possibile utilizzare il vaporetto della linea Actv 2.

Da Piazzale Roma:

Recarsi alla fermata del vaporetto e prendere la linea 2 in direzione “San Marco/San Zaccaria”. Il viaggio ha una durata di circa 40 minuti.

Da Piazza San Marco:

Dalla fermata “San Zaccaria” (situata lungo Riva degli Schiavoni), prendere la linea 2 del vaporetto in direzione “San Giorgio”. La traversata dura circa 3 minuti.

Si consiglia di verificare gli orari aggiornati del servizio di navigazione sul sito ufficiale di Actv.

panorama di Venezia dalla torre campanaria di san giorgio maggiore

Come posso visitarlo?

Per visitare il Labirinto Borges sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, è necessario prenotare un tour organizzato che include l’accesso al labirinto e una visita guidata. I tour sono disponibili tutti i giorni dalle 10:00 alle 17:00, escluso il mercoledì.

Come prenotare:

  • Online: È possibile prenotare il tour direttamente sul sito ufficiale della Fondazione Giorgio Cini.
  • In loco: È possibile acquistare i biglietti presso la biglietteria situata all’ingresso dell’Isola di San Giorgio Maggiore.
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In conclusione:

In conclusione, il Labirinto Borges rappresenta una fusione unica di arte, letteratura e natura nel cuore di Venezia. Situato sull’Isola di San Giorgio Maggiore, offre ai visitatori un’esperienza coinvolgente che stimola riflessioni e emozioni profonde. La sua creazione non solo celebra l’opera di Jorge Luis Borges, ma sottolinea anche l’impegno della Fondazione Giorgio Cini nel valorizzare il patrimonio culturale veneziano. Una visita a questo labirinto è un’opportunità per immergersi in un ambiente che unisce bellezza, storia e innovazione, rendendo omaggio a una delle città più affascinanti del mondo.

In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.

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I Segreti di Venezia: Palazzo Ducale – Quarta puntata. Il governo della Serenissima e la sua modernità.

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio senza tempo tra le affascinanti storie e le unicità della splendida città lagunare. Nell‘ultima delle quattro puntate della miniserie vi racconterò della modernità della Serenissima. Scopriremo infatti di quanti aspetti ancora attualissimi costituissero la politica del tempo.

La struttura del governo della Serenissima:

La Repubblica di Venezia, con il suo sistema complesso, si è distinta per un’organizzazione politica che cercava di bilanciare il potere al fine di garantire stabilità e funzionalità al suo governo. Al vertice di questa piramide si trovava il Doge, una figura simbolica definita “Primus inter pares” cioè “Primo fra pari”, ma anche un leader esecutivo con il compito di rappresentare l’unità della città-stato. Il Doge non governava in solitudine, ma faceva parte di un sistema di magistrature che includeva il Consiglio dei Dieci, il Maggiore Consiglio e il Senato, con un ruolo fondamentale anche della Quarantia (Civil e Criminal, cioè civile e penale) e della Giustizia. Questo modello di governo si ispirava alla necessità di impedire che un singolo potere, come quello di un monarca assoluto, prendesse il sopravvento. L’introduzione del “governo condiviso” tra un numero ristretto di cittadini privilegiati rendeva il sistema più resistente agli abusi di potere, creando una forma di equilibrio che ha contraddistinto Venezia nei secoli.

la sala del collegio
La Sala del Collegio

La modernità del sistema politico veneziano:

Nonostante le sue radici medievali, il sistema politico di Venezia si distingue per tratti straordinariamente moderni. Una delle caratteristiche più innovative era la distribuzione dei poteri e la creazione di un sistema complesso di controllo e reciproco bilanciamento. Il sistema elettorale, fondato su un’intricata rete di sorteggi, garantiva che il potere non fosse concentrato nelle mani di un singolo individuo, ma che fosse esercitato da un gruppo selezionato attraverso processi trasparenti e partecipativi. La separazione tra i vari organi del governo permetteva di evitare conflitti di interesse, creando un equilibrio che preservava l’autonomia del singolo dal potere centrale. In un’epoca in cui la monarchia assoluta era ancora la norma, Venezia riusciva a mantenere una stabilità che, pur essendo atipica, sembrava anticipare il concetto moderno di governo partecipativo e democratico, pur con tutte le differenze rispetto al nostro attuale concetto di democrazia.

liagò
il Liagò

Innovazioni veneziane e la loro epoca di attuazione:

Venezia, culla di innovazioni politiche e sociali, non si limitò a rinnovare solo l’organizzazione governativa, ma permeò l’intera struttura della sua città-stato. Tra le prime a creare un sistema di contabilità pubblica solido e duraturo, la Serenissima rese così possibile una gestione accorta delle risorse, che le consentì di diventare una delle città più ricche d’Europa. La sua apertura al commercio internazionale e la creazione di istituzioni bancarie, come il Monte di Pietà, non solo consolidarono la sua prosperità economica, ma favorirono anche la modernizzazione delle pratiche commerciali, rendendo Venezia un punto di riferimento per tutta l’Europa. La capacità di anticipare i cambiamenti in atto nel continente la rese in grado di costruire una macchina burocratica pronta a rispondere alle sfide del tempo, sebbene, talvolta, a costo di sacrificare l’ingresso di nuove idee. In un contesto storico che, pur essendo rivoluzionario per l’epoca, restava saldamente legato alle tradizioni e alle strutture consolidate, Venezia riuscì comunque a preservare il suo controllo, navigando tra il passato e le sfide di un futuro che stava già bussando alla sua porta.

sala della bussola dettaglio
Dettaglio della Sala della Bussola

L’origine del ballottaggio si radica a Venezia:

Un altro aspetto della modernità politica veneziana, forse meno conosciuto ma di notevole importanza, è il ballottaggio. La Repubblica di Venezia è, infatti, uno dei luoghi in cui si radica l’idea di un processo elettorale che, pur evolvendosi nel corso del tempo, è passato alla storia come il metodo che ha permesso l’elezione dei Dogi. In un sistema in cui l’elezione avveniva attraverso un’accurata selezione di cittadini, il ballottaggio veniva usato per scegliere il Doge tra diversi candidati, riducendo il rischio di manipolazioni politiche.

Quali altre idee, parole e oggetti sono nati a Venezia? Scopritelo qui!

I candidati venivano scelti sfruttando una serie di votazioni segrete. Questo sistema, che ora vediamo come una caratteristica centrale di molte democrazie moderne, nasce quindi in un contesto molto particolare, ma affonda le radici proprio a Venezia. Fu una risposta alla necessità di equilibrare il potere, impedendo che un singolo candidato potesse emergere troppo facilmente. Il ballottaggio a Venezia è quindi una delle prime incarnazioni di quella selezione dei rappresentanti che oggi vediamo come fondamentale nelle elezioni politiche.

sala del maggior consiglio
La Sala del Maggior Consiglio

In questo modo, la Serenissima ha anticipato alcune delle dinamiche politiche moderne, mescolando tradizione e innovazione per creare un sistema che, pur non privo di limiti, è rimasto in piedi per oltre mille anni, influenzando profondamente la politica europea.

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In conclusione:

Concludiamo così il nostro viaggio a puntate attraverso le straordinarie dinamiche di Palazzo Ducale, un luogo dove la tradizione si intrecciava con l’innovazione, dando vita a un sistema che, pur segnato da limiti e contraddizioni, ha resistito nel tempo per oltre mille anni. Abbiamo visto come la politica veneziana sapesse anticipare alcuni degli sviluppi che oggi riconosciamo come tipici delle democrazie moderne, dal ballottaggio all’equilibrio tra potere e partecipazione. Venezia, con la sua burocrazia raffinata e le sue pratiche innovative, ha influenzato profondamente la politica europea, dimostrando come la gestione del potere non fosse solo una questione di strutture, ma anche di idee e visione.

mappa di venezia che indica dove ci troviamo. palazzo ducale.

In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.

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I Segreti di Venezia: Palazzo Ducale – Terza puntata. Le Bocche di Leone e il sistema delle denunce segrete.

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio senza tempo tra le affascinanti storie e le unicità della splendida città lagunare. Nella terza delle quattro puntate della miniserie vi racconterò finalmente (ne avevo accennato qualcosa qui) il funzionamento e lo scopo delle Bocche di Leone, un pubblico recapito presso cui sporgere denunce segrete.

Cos’erano le “Bocche di Leone” e chi riceveva il loro contenuto?

Il sistema giudiziario veneziano fu uno dei più innovativi in assoluto. Tra gli strumenti distintivi di questa istituzione vi erano le Bocche di Leone, speciali cassette delle lettere murarie destinate a raccogliere denunce anonime indirizzate ai Magistrati Veneziani. Queste aperture scolpite nella pietra, che potevano raffigurare volti, leoni o altre figure simboliche, riportavano un’iscrizione che indicava il tipo di denuncia accettata.

L’introduzione delle Bocche di Leone rispondeva all’esigenza di rafforzare i controlli su eventuali moti insurrezionali. La storia ha visto molteplici tentativi di rovesciamento del potere: tra i più celebri, quello del 63 a.C., quando Lucio Sergio Catilina cercò di sovvertire la Repubblica Romana. Analogamente, nel 1310, la Serenissima fu teatro di una congiura guidata da Baiamonte Tiepolo, con il supporto di Marco Querini e Badoero Badoer, che tentò di rovesciare il governo veneziano in opposizione alle nuove leggi che limitavano l’accesso al Maggior Consiglio.

Entrambe le cospirazioni si conclusero con un fallimento, rafforzando il controllo delle autorità e portando all’introduzione di norme ancora più restrittive per prevenire future rivolte.

Alcune delle Bocche di Leone in giro per Venezia: Chiesa di San Martino, Chiesa dei Gesuati e di San Pantalon (clicca sulla freccia nera a inizio riga per vederle).

Le denunce anonime svolgevano un ruolo cruciale per i tribunali speciali incaricati di garantire la sicurezza della Repubblica. Le accuse di tradimento e complotto venivano esaminate dal temuto Consiglio dei Dieci, che avviava immediatamente le indagini attraverso sorveglianza, interrogatori e incarcerazioni preventive nei Piombi o nei Pozzi, in attesa del verdetto finale.

Le denunce venivano raccolte in cassette di legno, aperte dai Magistrati e dai Capi dei Sestieri. Questo sistema permetteva di monitorare minacce alla sicurezza dello Stato, coinvolgendo la cittadinanza nella salvaguardia dell’ordine pubblico.

Tuttavia, gli Inquisitori di Stato non si fidavano ciecamente delle denunce anonime e inviavano spie per verificarne l’accuratezza.

I “Signori della Notte” e gli “Esecutori contro la bestemmia” giocavano anch’essi un ruolo di primo piano nell’accoglimento e gestione delle denunce anonime, utilizzandole per avviare indagini. Sebbene entrambi avessero compiti di sorveglianza e controllo, le loro aree di intervento erano differenti, con gli Esecutori focalizzati su specifici reati morali e i Signori della Notte su questioni di ordine pubblico più ampie.

Le Bocche delle Denunce di Verona:

Le Bocche delle Denunce, tanto a Venezia quanto a Verona, avevano l’obiettivo di raccogliere segnalazioni anonime su crimini contro lo Stato, coinvolgendo attivamente la cittadinanza nella tutela dell’ordine pubblico. A Venezia, le Bocche di Leone furono introdotte nel XIV secolo per raccogliere denunce relative a specifiche infrazioni come tradimento o evasione fiscale, con un’iscrizione che indicava la natura delle segnalazioni accettate. A Verona, invece, le Bocche delle Denunce, attive nel XVIII secolo, operavano in modo simile, ma con un focus su reati come usura e contrabbando. Fessure nei muri permettevano ai cittadini di segnalare questi crimini in modo riservato.

La versione veronese della "Bocca delle Denunce" in Piazza dei Signori
La versione veronese della “Bocca delle Denunce” in Piazza dei Signori

Due esempi noti si trovano nel Palazzo della Ragione, uno in via Dante per il commercio illecito e l’altro in Piazza dei Signori per l’usura (ritratto nell’immagine), dove è ancora visibile un esempio odierno. Entrambi i sistemi rispondevano alla necessità di monitorare il territorio, favorendo la partecipazione popolare nella giustizia.

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In conclusione:

Le Bocche di Leone, strumenti di segnalazione anonima, offrono uno spunto affascinante per comprendere come la Serenissima mantenesse il controllo sulla sua popolazione, coinvolgendo direttamente i cittadini nella salvaguardia della sicurezza dello Stato. Se da un lato garantivano la riservatezza delle accuse, dall’altro richiedevano un’attenta verifica delle denunce, con un sistema che coinvolgeva anche i “Signori della Notte”. Un sistema che, tra simbolismo e vigilanza, delineava un delicato equilibrio tra libertà e sorveglianza. Nel prossimo episodio, ci immergeremo in un altro aspetto fondamentale della giustizia veneziana, scoprendo le sue più misteriose e affascinanti peculiarità. Non perdetevi l’ultima puntata di questa mini-serie. Scopriremo infatti come funzionava il governo della Serenissima e quanto fosse moderno.

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I Segreti di Venezia: Palazzo Ducale – Seconda puntata. Le Prigioni Nuove ed il Ponte dei Sospiri

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio senza tempo tra le affascinanti storie e le unicità della splendida città lagunare. Nella seconda delle quattro puntate della miniserie esploreremo le zone più segrete e misteriose di Palazzo Ducale, andando ad attraversare il Ponte dei Sospiri per poi giungere alle Prigioni.

Il Ponte dei Sospiri e l’ultimo sguardo su Venezia

Tantissime sono le storie, le suggestioni e addirittura le leggende intorno a questo ponte. Il Ponte dei Sospiri venne costruito nel 1614, collega Palazzo Ducale alle Prigioni Nuove attraverso due corridoi separati. Uno porta alle Sale del Magistrato alle Leggi e alla Quarantia Criminal, l’altro collega le prigioni alle Sale dell’Avogaria e al Parlatorio.

L’attraversamento e la vista del Ponte dei Sospiri.

Entrambi i passaggi sono connessi alla scala di servizio che dai Pozzi conduce ai Piombi. Il nome “Ponte dei Sospiri” nasce in epoca romantica, evocando il sospiro dei prigionieri che, dopo il processo, attraversavano il ponte vedendo per l’ultima volta, attraverso piccole finestre, la laguna e l’isola di San Giorgio, simboli di una libertà ormai perduta.

il leone di san marco della sala della quarantia criminale
Un dipinto raffigurante il Leone di San Marco nella Sala della Quarantia Criminale

I Piombi: Le Prigioni Segrete sotto il Tetto di Piombo del Palazzo Ducale

I Piombi erano le prigioni ricavate nel sottotetto del Palazzo Ducale, il cui nome deriva dalle lastre di piombo che rivestivano il tetto. Queste celle, riservate a prigionieri politici o detenuti in attesa di giudizio, offrivano condizioni particolarmente dure: d’inverno il freddo era pungente, mentre d’estate il calore diventava insopportabile. Nonostante ciò, rispetto ad altre prigioni veneziane, garantivano un trattamento meno rigido e qualche libertà in più. Tra i detenuti più famosi vi fu Giacomo Casanova, che riuscì a fuggire nel 1756, rendendo i Piombi celebri in tutta Europa.

Le Prigioni Nuove: l’innovativa struttura carceraria della Serenissima

Alla fine del XVI secolo, la Repubblica di Venezia decise di costruire un nuovo complesso carcerario per risolvere i problemi di sovraffollamento e migliorare le condizioni di detenzione dei prigionieri. Nacquero così le Prigioni Nuove, un edificio separato dal Palazzo Ducale, ma collegato direttamente ad esso tramite il celebre Ponte dei Sospiri.

Progettate dall’architetto Antonio da Ponte nel 1589 e completate dal suo successore Antonio Contin nel 1614, le Prigioni Nuove rappresentarono una svolta nell’architettura penitenziaria veneziana. A differenza delle celle anguste e malsane dei Pozzi e dei Piombi, questa nuova struttura offriva spazi più ampi, una migliore ventilazione e una maggiore illuminazione naturale, garantendo condizioni di vita relativamente meno dure ai detenuti.

L’innovazione principale delle Prigioni Nuove fu la loro funzione esclusivamente carceraria: mentre in passato le prigioni erano integrate in altri edifici amministrativi o di governo, questa struttura fu concepita sin dall’inizio per ospitare i prigionieri, segnando un passo avanti nel sistema giudiziario veneziano. Oggi, le Prigioni Nuove rimangono una testimonianza dell’evoluzione della giustizia nella Serenissima e del suo continuo equilibrio tra controllo, potere e umanità.

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In conclusione:

Le prigioni di Palazzo Ducale, dai soffocanti Piombi alle più moderne Prigioni Nuove, raccontano il lato più oscuro ed al contempo civile della giustizia veneziana, tra controllo, potere e privazione della libertà. Il Ponte dei Sospiri, simbolo di questo sistema, rimane il passaggio che separava per sempre i condannati dalla vita di un tempo, un vero e proprio snodo tra il prima ed il dopo di molte vite. Ma il governo della Serenissima non si basava solo sulle carceri: nel prossimo episodio, esploreremo il sistema delle Bocche di Leone, strumenti di denuncia segreta che garantivano alla Repubblica un controllo capillare sui cittadini. Non perdetevi la terza puntata de “I Segreti di Venezia”!

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