
16 Dicembre
Il Respiro della conchiglia

Rudolf, ancora visibilmente emozionato per l’inattesa sorpresa riservatagli dal gabbiano, si sedette su una panca, appena fuori dal golf club. Estrasse il Libro dei frammenti di tenebra e andò alla pagina corretta dalla quale lesse ad alta voce quello che sembrava un enigma fin troppo semplice da tradurre: “Lì dove il respiro della conchiglia è indeciso se scegliere tra il mare o la laguna e si fa viatico verso l’ignoto, andate e scoprite come l’esile si faccia forte e l’oscuro si riveli a chi crede nei miracoli e vede il faro dove non si distingue cammino alcuno”. Finita la traduzione alzò lo sguardo verso il suo pubblico e, la strana coppia, Krampus e Luca si confrontarono con Artemisia su quanto udito. Luca: “Esile, mare, laguna…” e Artemisia: “Pellestrina!” a seguire Krampus: “Ricordo una leggenda che raccontava di un faro invisibile in fondo ad una diga, intanto potremmo raggiungere l’isola, poi magari ne capiremo di più…”. Rudolf chiuse il cerchio entusiasta: “Partiamo!”. Raggiunsero la barca, Luca azionò il motore “Tà–tà–bròm…Tà–tà–bròm…Tà–tà–bròm…” e, scivolando sulle acque giunsero nello specchio lagunare antistante l’attracco del ferry boat che di lì a poco sarebbe partito per la medesima traversata. Passarono pochi minuti, scanditi al ritmo del canto dei gabbiani ed eccoli giungere innanzi a Santa Maria del Mare di San Pietro in Volta, la prima frazione di una delle due borgate isolane. Era dicembre, ma i colori dominanti in quel tratto erano dominanti verdi delle classiche tamerici e l’azzurro della laguna intrisa del riflesso del cielo. Proseguirono oltre fino all’inizio della parte abitata e Luca disse: “Quella che vedete davanti a voi è la frazione di Botta, la strada che vi scorre innanzi viene chiamata Carrizzada Belvedere e, a giudicare dalla laguna che le scorre di fronte è un nome davvero appropriato. Pensate, la vedete quella casa col sottoportico pronunciato? Apparve come Grand Hotel in una storia di Topolino del 1972, Pippo alle Olimpiadi”. annuirono tutti e, passando di lì furono travolti dal profumo di pane, così Luca: “Eh si, questo profumino arriva da uno dei panifici locali, ma la vera specialità sono i bussolai, diversi da quelli di Burano, ma ugualmente gustosi”. Poco dopo videro una darsena e decisero di tentare un approdo per proseguire a piedi la loro ricerca. Luca vide alcuni stazi acquei liberi e, nei pressi di uno di questi un pescatore intento a rammendare le sue reti fumando la pipa. Vi si avvicinarono e Rudolf: “Scusi buon uomo, dato che questo stazio – indicandolo – è libero, possiamo attraccarvi per qualche ora?” e quello, senza alzare lo sguardo dal suo lavoro e sbuffando fumo: “Certo forestieri, quello stazio è libero e nessuno se ne avrà a male, ma ditemi – alzando lo sguardo per un istante e guardandoli – come si chiama la vostra barca? Vedo che non reca nè targa, nè nome…” e Krampus: “Questa barca si chiama…” Artemisia lo precedette: “Santa!” Krampus si ammutolì quasi stizzito, ma non ebbe voce in capitolo dopo la reazione felice di tutti gli altri Elio compreso. Il pescatore: “Bel nome, bravi, ora voi fate il vostro che io ne ho ancora per qualche ora, state tranquilli, ve la controllerò io”. Ringraziarono e, uno per volta scesero a riva. Camminarono fino alla piazza principale del paese, c’era un venditore di frutta e verdura col suo furgone ambulante, c’erano le botteghe poche ma d’ogni genere, dagli alimentari ai detersivi. C’era la classica vita, il brulicare d’anime di cui anche Leopardi aveva narrato per la sua terra natia. Quel fermento lieve che dona corpo e vita ad un luogo dove mare e laguna si rincorrono da quando esiste. A quel punto Krampus: “Bene, ma ora che siamo qui in quest’isola dove il respiro della conchiglia è indeciso e bla bla bla, come capiamo il discorso intorno all’esile e all’oscuro nell’ottica del faro senza cammino?” e Artemisia: “Cerchiamo un’Osteria o un bar, lì sicuramente qualche persona avrà sentito parlare di questa cosa..”. Fu così che che Rudolf chiese dove fosse la taverna più vicina, ma quando vi arrivarono la trovarono chiusa per turno settimanale. Fermarono così un’altra persona, peraltro dall’aria particolarmente brilla, e Rudolf chiese: “Noi cerchiamo una taverna o un bar, dove andiamo?” e quello: “Io ero da Memo, onestamente bere ho bevuto, se non ho finito tutto potrete farlo anche voi” e si allontanò ridente e felice. Rudolf lo ringraziò, ma non parve essere stato udito: “Bene, con questo è tutto, a voi la linea in studio” risero tutti per questo momento di leggerezza e, dopo aver transitato davanti alle ex scuole elementari e ad un altro profumatissimo panificio eccoli giungere lì: “Da Memo”. All’ingresso del locale, c’era una specie di veranda, lì un gruppo di uomini già brindava, probabilmente da ore. Il gruppo passò oltre ed entrò. Dietro il bancone un signore gentile, che chiese cosa desiderassero, così Rudolf indicando Krampus: “Il nostro amico villanamente sostiene che nelle isole non si beva un buon spritz come in terraferma, gli riesce a dimostrare il contrario?” e il barista sorridendo: “Qui si offende gratuitamente, quanti ne preparo? Se non vi piacessero non ve li faccio pagare, ma dovessero piacervi, pretendo le sue scuse”. Krampus esterrefatto si prestò, malvolentieri, al gioco e, infine, i bevitori furono lui, Artemisia e, incredibilmente, anche il frate Luca. Nel mentre i tre bevvero Rudolf guardò il barista, cogliendone la curiosità e pose una domanda: “Ma se noi, oltre allo spritz, cercassimo un pescatore che ne ha viste tante e che, proprio in virtù di questo, sia intriso da aneddoti e tradizioni da raccontare, a chi dovremmo rivolgerci?” ed il barista: “Cercate Giacomo, un anziano baffuto segnato dalla salsedine che risponde alla vostra descrizione e che, tra tutti, ha un’esperienza davvero lunghissima di pesca e leggende locali” e Rudolf: “Dove possiamo trovarlo?” e l’altro: “Di solito è qui a quest’ora, per chiaccherare coi suoi amici o farsi una partita a carte, ma quando non viene vuol dire che sta rammendando le sue reti, quindi si troverà alla darsena a di Botta”. Krampus sbottò guardando gli altri: “Ma sul serio? Abbiamo camminato fino a qua e sarebbe bastato chiedere a quel tizio a cui abbiamo chiesto di attraccare? Follia”. Rudolf: “Suvvia Krampus, non lamentarti, che hai pure perso la disputa sul fatto che nelle isole lo spritz non sia all’altezza..”. Risero di gusto, e tornarono si avviarono sui loro passi. Passando vicino alle botteghe da una, quella dei detersivi e casalinghi, un bambino fece capolino, timidamente, e li salutò con la manina. Krampus continuava a borbottare, ma nessuno ci dava peso. Giunsero finalmente alla darsena, il vecchio pescatore era ancora lì insieme alla sua inseparabile pipa. Gli si stava per rivolgere Rudolf quando notò una novità sulla loro barca e disse: “Ma è stato lei a scrivere in bianco su una pennellata di rosso di sfondo il nome della barca” e quello: “Si, mi avete detto che si chiamava Santa, non c’era il nome e così ve l’ho aggiunto, mica ve lo faccio pagare, è solo triste che un mezzo che solca le acque non abbia un nome per rendergli grazia”. Rudolf: “Si sente la sua passione, dedizione e conoscenza sulla questione, poco fa siamo andati da Memo, abbiamo chiesto con chi parlare di temi legati a luoghi e leggende intorno alla pesca ed il mare, ci hanno detto di cercare lei” e lui: “Questi giovani, io racconto spesso ciò che so del mare, della pesca e di quest’isola, ma se loro non usassero solo le orecchie, ma anche il cuore, oggi non dovrei preoccuparmi che queste storie vadano perse..” la sua espressione fu colta da momentanea amarezza, ma rifiorì, felice di poter parlare di temi certamente a lui cari: “Ditemi, cosa volete sapere?” intervenne Luca: “Vorremo sapere se conosce luoghi, aneddoti o leggende riconducibili a questa frase: lì dove il respiro della conchiglia è indeciso se scegliere tra il mare o la laguna e si fa viatico verso l’ignoto, andate e scoprite come l’esile si faccia forte e l’oscuro si riveli a chi crede nei miracoli e vede il faro dove non si distingue cammino alcuno”. Lui ascoltò, ci pensò e, dopo attenta riflessione disse: “Prima e seconda parte, siete nel posto giusto, indica l’isola in cui ci troviamo, mare o laguna, ma anche esile e forte, si si, siete nel giusto, quello che vi sfugge sono l’oscuro che si rivela ed il faro privo di cammino..” tirò un sospiro ed emise tanto tanto fumo bianco e ripartì: “Conoscete tutti l’opera MOSE? Quella che ha salvato con dighe mobili Venezia, bene, lì dove oggi sorge il MOSE fino a pochi anni fa sorgeva una diga ed il suo faro, parallela a quella degli Alberoni. Sono certo che l’oscuro è inteso come cancellato, dissolto, e faro privo di cammino perchè vivo nella memoria di tutti, ma non più esistente”. Rudolf annuì, gli altri rimasero a bocca aperta per l’intensità e la velocità di interpretazione. Luca: “Grazie Giacomo, sei stato illuminante davvero” e lui: “Giacomo? No, io sono suo fratello Pietro, quell’altro probabilmente sarà perso in qualche osteria” e ne rise. Il gruppo dunque si incamminò lato mare lungo i murazzi verso Santa Maria del Mare. I tamerici erano sferzati dal vento che, gelido, arrivava da nord, mentre l’aria sembrava contenere cristalli di sale dal sentore che produceva alle narici. L’unico che non sembrava infreddolito era Krampus, del resto una simile creatura non era nemmeno certo avesse il sangue caldo, anzi, era più probabile fosse il contrario. Giunsero lì ove un tempo c’era la diga di Santa Maria del Mare, oggi sostituita da una gigantesca pianura di cemento in cui locali tecnici, manutenzioni e altre attività affini al MOSE venivano svolte. Artemisia parlò: “Sento un grande, grandissimo vuoto, ma anche la sottile eco di un richiamo arcaico che non distinguo”. Rudolf si guardò intorno, nè operai, nè genti, nessuno. Parve ripetersi nella mente l’enigma, senza trovare un appiglio in quel desolante vuoto salmastro. A quel punto Luca: “E quindi?” rispose Rudolf: “A questo punto torniamo alla barca”. Con la testa bassa e quasi contando i passi per non pensare alla delusione tornarono indietro e Luca per stemperare ricordò loro un modo di dire locale: “Stiamo tornando a casa per marina…” e Artemisia: “Cioè?” e lui continuò: “è un modo di dire locale, quando le cose vanno male, si intende che non ci si vuole far notare mentre si torna a casa, appunto dal lato del mare che è meno frequentato del lato lagunare dei borghi”. Rudolf: “E vabbè, torniamocene alla barca… per marina allora… sorridendo amaramente”. Arrivati presso la barca, che da oggi aveva un nuovo nome: Santa, ritrovarono il pescatore che li accolse così: “Ah, siete tornati a casa per marina dunque…” e Rudolf ed Artemisia, quasi in coro: “Non ci si metta anche lei sa..” e lui: “No no, tranquilli, nessuna presa in giro, era tutto previsto. Dovevo solo essere sicuro foste voi” e Krampus boriosamente: “In che senso?” e il pescatore: “Un pittore locale in primavera scoprì di avere una grave malattia, prima di venire a mancare mi diede queste, gliele aveva lasciate un uomo dai vestiti rabberciati e sgualciti con una sacca di juta, pregandolo di darle a una persona o ad un gruppo con determinate caratteristiche. Capirete bene che fino ad oggi mantenni la promessa pensando, in cuor mio, che fosse una delle sue ennesime stramberie, ma oggi ho capito che un pregiudizio, in quanto tale, contiene un errore di per sè”. Tutti pendevano dalle sue labbra e, interruzioni e silenzi, risultavano una tortura. Ripartì: “Seguitemi, ho un posto speciale dove nascondo le mie cose”. Dalla darsena, che i locali chiamano cavana, passarono verso una torre dell’acquedotto in mattoni. Lui ne aprì la porta e, saliti in cima attraverso una lunga, lunghissima scala a chiocciola, ammirarono la laguna da lassù. La fragilità del territorio che, largo mediamente 150 metri circa e lungo 11km, da qui faceva capire quanto mare e laguna fossero prossimi. Pietro infine tirò fuori un sacchetto di velluto e disse: “Ecco a voi viandanti, sento che la vostra missione ha un nobile fine, e sono fiero di esserne stato parte attraverso la fiducia del mio caro amico, pace all’anima sua, che dipingeva con amore, talvolta da quassù, eremita dei paesaggi”. Rudolf ricevette nelle mani quel sacchetto, ne slacciò il legaccio e spiò dentro. C’era un Umbræon e in quel momento capì il senso dell’ultimo pezzo dell’enigma: “l’oscuro si riveli a chi crede nei miracoli e vede il faro dove non si distingue cammino alcuno” questa torre era un faro muto, un riferimento certo, ma oscuro, in quanto privo di luce e custode dell’Umbræon. Rudolf guardò tutti e disse: “Santa ha tenuto per sé dei segreti, forse la questione degli ingredienti della luce dell’anno scorso non era la fine, ma l’inizio di qualcosa che solo lui aveva presagito o conosceva fino in fondo”.
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