“Chi ha rapito Santa Claus?” 16 Dicembre – Il Respiro della conchiglia

"Chi ha rapito Santa Claus?" - cover by Trarealtaesogno

16 Dicembre
Il Respiro della conchiglia

pietro un pescatore intento a rammendare le sue reti fumando la pipa

Rudolf, ancora visibilmente emozionato per l’inattesa sorpresa riservatagli dal gabbiano, si sedette su una panca, appena fuori dal golf club. Estrasse il Libro dei frammenti di tenebra e andò alla pagina corretta dalla quale lesse ad alta voce quello che sembrava un enigma fin troppo semplice da tradurre: “Lì dove il respiro della conchiglia è indeciso se scegliere tra il mare o la laguna e si fa viatico verso l’ignoto, andate e scoprite come l’esile si faccia forte e l’oscuro si riveli a chi crede nei miracoli e vede il faro dove non si distingue cammino alcuno”. Finita la traduzione alzò lo sguardo verso il suo pubblico e, la strana coppia, Krampus e Luca si confrontarono con Artemisia su quanto udito. Luca: “Esile, mare, laguna…” e Artemisia: “Pellestrina!” a seguire Krampus: “Ricordo una leggenda che raccontava di un faro invisibile in fondo ad una diga, intanto potremmo raggiungere l’isola, poi magari ne capiremo di più…”. Rudolf chiuse il cerchio entusiasta: “Partiamo!”. Raggiunsero la barca, Luca azionò il motore “Tà–tà–bròm…Tà–tà–bròm…Tà–tà–bròm…” e, scivolando sulle acque giunsero nello specchio lagunare antistante l’attracco del ferry boat che di lì a poco sarebbe partito per la medesima traversata. Passarono pochi minuti, scanditi al ritmo del canto dei gabbiani ed eccoli giungere innanzi a Santa Maria del Mare di San Pietro in Volta, la prima frazione di una delle due borgate isolane. Era dicembre, ma i colori dominanti in quel tratto erano dominanti verdi delle classiche tamerici e l’azzurro della laguna intrisa del riflesso del cielo. Proseguirono oltre fino all’inizio della parte abitata e Luca disse: “Quella che vedete davanti a voi è la frazione di Botta, la strada che vi scorre innanzi viene chiamata Carrizzada Belvedere e, a giudicare dalla laguna che le scorre di fronte è un nome davvero appropriato. Pensate, la vedete quella casa col sottoportico pronunciato? Apparve come Grand Hotel in una storia di Topolino del 1972, Pippo alle Olimpiadi”. annuirono tutti e, passando di lì furono travolti dal profumo di pane, così Luca: “Eh si, questo profumino arriva da uno dei panifici locali, ma la vera specialità sono i bussolai, diversi da quelli di Burano, ma ugualmente gustosi”. Poco dopo videro una darsena e decisero di tentare un approdo per proseguire a piedi la loro ricerca. Luca vide alcuni stazi acquei liberi e, nei pressi di uno di questi un pescatore intento a rammendare le sue reti fumando la pipa. Vi si avvicinarono e Rudolf: “Scusi buon uomo, dato che questo stazio – indicandolo – è libero, possiamo attraccarvi per qualche ora?” e quello, senza alzare lo sguardo dal suo lavoro e sbuffando fumo: “Certo forestieri, quello stazio è libero e nessuno se ne avrà a male, ma ditemi – alzando lo sguardo per un istante e guardandoli – come si chiama la vostra barca? Vedo che non reca nè targa, nè nome…” e Krampus: “Questa barca si chiama…” Artemisia lo precedette: “Santa!” Krampus si ammutolì quasi stizzito, ma non ebbe voce in capitolo dopo la reazione felice di tutti gli altri Elio compreso. Il pescatore: “Bel nome, bravi, ora voi fate il vostro che io ne ho ancora per qualche ora, state tranquilli, ve la controllerò io”. Ringraziarono e, uno per volta scesero a riva. Camminarono fino alla piazza principale del paese, c’era un venditore di frutta e verdura col suo furgone ambulante, c’erano le botteghe poche ma d’ogni genere, dagli alimentari ai detersivi. C’era la classica vita, il brulicare d’anime di cui anche Leopardi aveva narrato per la sua terra natia. Quel fermento lieve che dona corpo e vita ad un luogo dove mare e laguna si rincorrono da quando esiste. A quel punto Krampus: “Bene, ma ora che siamo qui in quest’isola dove il respiro della conchiglia è indeciso e bla bla bla, come capiamo il discorso intorno all’esile e all’oscuro nell’ottica del faro senza cammino?” e Artemisia: “Cerchiamo un’Osteria o un bar, lì sicuramente qualche persona avrà sentito parlare di questa cosa..”. Fu così che che Rudolf chiese dove fosse la taverna più vicina, ma quando vi arrivarono la trovarono chiusa per turno settimanale. Fermarono così un’altra persona, peraltro dall’aria particolarmente brilla, e Rudolf chiese: “Noi cerchiamo una taverna o un bar, dove andiamo?” e quello: “Io ero da Memo, onestamente bere ho bevuto, se non ho finito tutto potrete farlo anche voi” e si allontanò ridente e felice. Rudolf lo ringraziò, ma non parve essere stato udito: “Bene, con questo è tutto, a voi la linea in studio” risero tutti per questo momento di leggerezza e, dopo aver transitato davanti alle ex scuole elementari e ad un altro profumatissimo panificio eccoli giungere lì: “Da Memo”. All’ingresso del locale, c’era una specie di veranda, lì un gruppo di uomini già brindava, probabilmente da ore. Il gruppo passò oltre ed entrò. Dietro il bancone un signore gentile, che chiese cosa desiderassero, così Rudolf indicando Krampus: “Il nostro amico villanamente sostiene che nelle isole non si beva un buon spritz come in terraferma, gli riesce a dimostrare il contrario?” e il barista sorridendo: “Qui si offende gratuitamente, quanti ne preparo? Se non vi piacessero non ve li faccio pagare, ma dovessero piacervi, pretendo le sue scuse”. Krampus esterrefatto si prestò, malvolentieri, al gioco e, infine, i bevitori furono lui, Artemisia e, incredibilmente, anche il frate Luca. Nel mentre i tre bevvero Rudolf guardò il barista, cogliendone la curiosità e pose una domanda: “Ma se noi, oltre allo spritz, cercassimo un pescatore che ne ha viste tante e che, proprio in virtù di questo, sia intriso da aneddoti e tradizioni da raccontare, a chi dovremmo rivolgerci?” ed il barista: “Cercate Giacomo, un anziano baffuto segnato dalla salsedine che risponde alla vostra descrizione e che, tra tutti, ha un’esperienza davvero lunghissima di pesca e leggende locali” e Rudolf: “Dove possiamo trovarlo?” e l’altro: “Di solito è qui a quest’ora, per chiaccherare coi suoi amici o farsi una partita a carte, ma quando non viene vuol dire che sta rammendando le sue reti, quindi si troverà alla darsena a di Botta”. Krampus sbottò guardando gli altri: “Ma sul serio? Abbiamo camminato fino a qua e sarebbe bastato chiedere a quel tizio a cui abbiamo chiesto di attraccare? Follia”. Rudolf: “Suvvia Krampus, non lamentarti, che hai pure perso la disputa sul fatto che nelle isole lo spritz non sia all’altezza..”. Risero di gusto, e tornarono si avviarono sui loro passi. Passando vicino alle botteghe da una, quella dei detersivi e casalinghi, un bambino fece capolino, timidamente, e li salutò con la manina. Krampus continuava a borbottare, ma nessuno ci dava peso. Giunsero finalmente alla darsena, il vecchio pescatore era ancora lì insieme alla sua inseparabile pipa. Gli si stava per rivolgere Rudolf quando notò una novità sulla loro barca e disse: “Ma è stato lei a scrivere in bianco su una pennellata di rosso di sfondo il nome della barca” e quello: “Si, mi avete detto che si chiamava Santa, non c’era il nome e così ve l’ho aggiunto, mica ve lo faccio pagare, è solo triste che un mezzo che solca le acque non abbia un nome per rendergli grazia”. Rudolf: “Si sente la sua passione, dedizione e conoscenza sulla questione, poco fa siamo andati da Memo, abbiamo chiesto con chi parlare di temi legati a luoghi e leggende intorno alla pesca ed il mare, ci hanno detto di cercare lei” e lui: “Questi giovani, io racconto spesso ciò che so del mare, della pesca e di quest’isola, ma se loro non usassero solo le orecchie, ma anche il cuore, oggi non dovrei preoccuparmi che queste storie vadano perse..” la sua espressione fu colta da momentanea amarezza, ma rifiorì, felice di poter parlare di temi certamente a lui cari: “Ditemi, cosa volete sapere?” intervenne Luca: “Vorremo sapere se conosce luoghi, aneddoti o leggende riconducibili a questa frase: lì dove il respiro della conchiglia è indeciso se scegliere tra il mare o la laguna e si fa viatico verso l’ignoto, andate e scoprite come l’esile si faccia forte e l’oscuro si riveli a chi crede nei miracoli e vede il faro dove non si distingue cammino alcuno”. Lui ascoltò, ci pensò e, dopo attenta riflessione disse: “Prima e seconda parte, siete nel posto giusto, indica l’isola in cui ci troviamo, mare o laguna, ma anche esile e forte, si si, siete nel giusto, quello che vi sfugge sono l’oscuro che si rivela ed il faro privo di cammino..” tirò un sospiro ed emise tanto tanto fumo bianco e ripartì: “Conoscete tutti l’opera MOSE? Quella che ha salvato con dighe mobili Venezia, bene, lì dove oggi sorge il MOSE fino a pochi anni fa sorgeva una diga ed il suo faro, parallela a quella degli Alberoni. Sono certo che l’oscuro è inteso come cancellato, dissolto, e faro privo di cammino perchè vivo nella memoria di tutti, ma non più esistente”. Rudolf annuì, gli altri rimasero a bocca aperta per l’intensità e la velocità di interpretazione. Luca: “Grazie Giacomo, sei stato illuminante davvero” e lui: “Giacomo? No, io sono suo fratello Pietro, quell’altro probabilmente sarà perso in qualche osteria” e ne rise. Il gruppo dunque si incamminò lato mare lungo i murazzi verso Santa Maria del Mare. I tamerici erano sferzati dal vento che, gelido, arrivava da nord, mentre l’aria sembrava contenere cristalli di sale dal sentore che produceva alle narici. L’unico che non sembrava infreddolito era Krampus, del resto una simile creatura non era nemmeno certo avesse il sangue caldo, anzi, era più probabile fosse il contrario. Giunsero lì ove un tempo c’era la diga di Santa Maria del Mare, oggi sostituita da una gigantesca pianura di cemento in cui locali tecnici, manutenzioni e altre attività affini al MOSE venivano svolte. Artemisia parlò: “Sento un grande, grandissimo vuoto, ma anche la sottile eco di un richiamo arcaico che non distinguo”. Rudolf si guardò intorno, nè operai, nè genti, nessuno. Parve ripetersi nella mente l’enigma, senza trovare un appiglio in quel desolante vuoto salmastro. A quel punto Luca: “E quindi?” rispose Rudolf: “A questo punto torniamo alla barca”. Con la testa bassa e quasi contando i passi per non pensare alla delusione tornarono indietro e Luca per stemperare ricordò loro un modo di dire locale: “Stiamo tornando a casa per marina…” e Artemisia: “Cioè?” e lui continuò: “è un modo di dire locale, quando le cose vanno male, si intende che non ci si vuole far notare mentre si torna a casa, appunto dal lato del mare che è meno frequentato del lato lagunare dei borghi”. Rudolf: “E vabbè, torniamocene alla barca… per marina allora… sorridendo amaramente”. Arrivati presso la barca, che da oggi aveva un nuovo nome: Santa, ritrovarono il pescatore che li accolse così: “Ah, siete tornati a casa per marina dunque…” e Rudolf ed Artemisia, quasi in coro: “Non ci si metta anche lei sa..” e lui: “No no, tranquilli, nessuna presa in giro, era tutto previsto. Dovevo solo essere sicuro foste voi” e Krampus boriosamente: “In che senso?” e il pescatore: “Un pittore locale in primavera scoprì di avere una grave malattia, prima di venire a mancare mi diede queste, gliele aveva lasciate un uomo dai vestiti rabberciati e sgualciti con una sacca di juta, pregandolo di darle a una persona o ad un gruppo con determinate caratteristiche. Capirete bene che fino ad oggi mantenni la promessa pensando, in cuor mio, che fosse una delle sue ennesime stramberie, ma oggi ho capito che un pregiudizio, in quanto tale, contiene un errore di per sè”. Tutti pendevano dalle sue labbra e, interruzioni e silenzi, risultavano una tortura. Ripartì: “Seguitemi, ho un posto speciale dove nascondo le mie cose”. Dalla darsena, che i locali chiamano cavana, passarono verso una torre dell’acquedotto in mattoni. Lui ne aprì la porta e, saliti in cima attraverso una lunga, lunghissima scala a chiocciola, ammirarono la laguna da lassù. La fragilità del territorio che, largo mediamente 150 metri circa e lungo 11km, da qui faceva capire quanto mare e laguna fossero prossimi. Pietro infine tirò fuori un sacchetto di velluto e disse: “Ecco a voi viandanti, sento che la vostra missione ha un nobile fine, e sono fiero di esserne stato parte attraverso la fiducia del mio caro amico, pace all’anima sua, che dipingeva con amore, talvolta da quassù, eremita dei paesaggi”. Rudolf ricevette nelle mani quel sacchetto, ne slacciò il legaccio e spiò dentro. C’era un Umbræon e in quel momento capì il senso dell’ultimo pezzo dell’enigma: “l’oscuro si riveli a chi crede nei miracoli e vede il faro dove non si distingue cammino alcuno” questa torre era un faro muto, un riferimento certo, ma oscuro, in quanto privo di luce e custode dell’Umbræon. Rudolf guardò tutti e disse: “Santa ha tenuto per sé dei segreti, forse la questione degli ingredienti della luce dell’anno scorso non era la fine, ma l’inizio di qualcosa che solo lui aveva presagito o conosceva fino in fondo”.

Torna all’elenco dei capitoli.

Usa gli hashtag #25IngredientiDellaLuce, #chiharapitoSantaClaus e #trarealtaesogno per condividere la tua esperienza con il racconto e tagga il profilo @trarealtaesogno: fai parte del viaggio e ispira altri a scoprire la magia di Venezia!

Vivi la magia del Natale a Venezia e scopri i suoi segreti

Lasciati avvolgere dall’incanto della città lagunare con questo progetto nato dalla serie “I Segreti di Venezia” Ogni pagina è un invito a esplorare i tesori nascosti di Venezia, tra storia, leggenda e atmosfera natalizia. Con un linguaggio semplice ma coinvolgente, il racconto trasforma la lettura in un’esperienza unica, capace di emozionare e sorprendere. Scopri Venezia come non l’hai mai vista: un viaggio tra luci, misteri e meraviglie ti aspetta.

Non perdere nemmeno un capitolo!
Scopri i 25 capitoli di questa nuova straordinaria avventura o, se non l’hai ancora letta, di quella precedente, clicca sui link per immergerti in ogni episodio e lasciati conquistare dal fascino unico di Venezia. Segui la storia e condividi l’emozione con amici e familiari: ogni giorno, un nuovo tassello illuminerà il tuo cammino verso il Natale.

banner caccia al tesoro fotografica a venezia che linka all'articolo

Attiva le notifiche o iscriviti a questo blog, è gratis e lo sarà sempre!

“Chi ha rapito Santa Claus?” 15 Dicembre – Lo specchio infranto

"Chi ha rapito Santa Claus?" - cover by Trarealtaesogno

15 Dicembre – Lo specchio infranto

la magoga, un grande gabbiano con un frammento della tunica di Santa dell'anno precedente

15 Dicembre – Lo specchio infranto

Luca fece tornare tutti sui loro passi fino alla porta della casa di Alfredo e bussò. “Rieccoci,” disse, e Alfredo, affacciandosi, rispose: “Vi vedo. Se stai per chiedermi dove andare a mangiare coi tuoi amici, ti consiglio la trattoria vicino a Piazza delle Erbe.” Il frate sorrise di quella sua calma decisa. “Non andiamo a mangiare, Alfredo. Ci accompagni da un’altra parte.”  Prima che potesse protestare, Luca lo prese per il braccio e, senza lasciare spazio a obiezioni, lo guidò fuori. Alfredo, divertito e incuriosito, si lasciò trascinare, chiudendo la porta dietro di sé. Giunti al locale, il vecchio padrino si assicurò che fossero accolti con ogni attenzione, e il frate, con un sorriso malizioso, chiese: “Hai ancora le chiavi della casa del parroco?”  “Sì,” rispose Alfredo, intuendo la domanda. “Ora è vuota, e con una piccola offerta per la parrocchia, vi posso far passare la notte lì.” Rudolf, tirando fuori il sacchetto un sacchetto di juta pieno di monete, fece una smorfia: erano almeno cento euro. Alfredo rise di gusto: “Per caso sei uno di quelli che si appropriano delle offerte? Non ti avevo immaginato come un malandrino.”  Artemisia ringraziò, mentre Krampus continuava a guardarsi intorno con un misto di stupore e incredulità inarcando il sopracciglio destro. Elio, con calma felina, rosicchiava una lisca di pesce caduta con apparente casualità dal piatto di Artemisia. Finita la cena, Alfredo li condusse verso la casa del parroco. La strada era silenziosa, illuminata dai lampioni che riflettevano sulle acque tranquille dei canali, e il frate camminava davanti, passo sicuro, come se tutto ciò fosse parte di un rituale segreto. Alfredo si dimostrò un ottimo anfitrione e, data l’abituale solitudine decise di passare la notte con loro. La casa del parroco si animò di voci e passi leggeri mentre ciascuno trovava il proprio spazio. Artemisia si accovacciò vicino al grande camino, sistemando con cura alcuni oggetti sullo scaffale mentre il bagliore delle fiamme del camino danzava sul suo viso concentrato. Luca prese una sedia e si sedette accanto alla finestra, osservando al di fuori. Rudolf preferì la stanza più piccola, sedendosi sul pavimento con le gambe incrociate, estraendo dal sacchetto i Luminæon e gli Umbræon raccolti fino ad allora. Elio, fedele e curioso, saltellava tra il corridoio e la cucina, annusando ogni angolo e accoccolandosi infine su un morbido cuscino vicino alla porta della stanza dove si era sistemata Artemisia. Krampus infine, fedele alla sua abitudine, rimase in piedi nell’ingresso, il volto semicoperto dall’ombra, le braccia incrociate, dormendo con quella rigidità burbera che lo contraddistingueva, come se persino il sonno fosse qualcosa da vivere come un atto di sfida. La mattina seguente Rudolf fu svegliato da un verso fortissimo appena fuori dalla finestra: “kiaaak…kree-ar” si avvicinò e vide un gabbiano reale spiccare il volo. Affacciandosi non vide nulla di strano e pensò ad una casualità. Andò in bagno, così da sciacquarsi il viso quand’ecco di nuovo quel verso potentissimo, si affacciò ancora una volta ma di nuovo vide il gabbiano spiccare il volo. Rudolf si girò verso lo specchio, e come spesso accadeva, vi trovò il volto cupo che lo spiava. Stavolta però il senso di familiarità non calmò l’ansia: “Chi sei? Cosa vuoi? Non mi fai paura,” mormorò, cercando di mantenere fermezza. L’ombra evaporò, lasciando una crepa lunga dallo alto verso il basso, e per un attimo tutto sembrò normale. Ma la metà destra dello specchio non rifletteva il bagno: mostrava una stanza scura, illuminata solo dal bagliore di un focolare, con una topolina bianca che correva tra gli oggetti, poi si arrampicò su Santa, tirò fortissimo dal lato della nuca il cappuccio che copriva la sua testa e glielo sfilò. Era al centro di quello spazio angusto e dalla finestra si intravedevano dei rovi. Era legato con polsi e caviglie ad una sedia, Rudolf riconobbe i lineamenti di Santa, l’aria un po’ sciupata ma era vivo! Poi, quasi in un miracoloso segno di complicità, Santa si girò e fece tre volte l’occhiolino in direzione dello specchio che si illuminò brevemente, come se stesse comunicando il codice del pericolo direttamente al suo fedele amico, come se avesse saputo di Rudolf. Poi si girò verso la topolina bianca, come se nulla di ciò che aveva preceduto quell’istante fosse accaduto. Rudolf trattenne il respiro, consapevole di essere testimone di qualcosa di straordinario, sospeso tra realtà e riflesso. Quando Krampus bussò alla porta del bagno l’immagine scomparve, come se il silenzio spezzato fosse la via di fuga di un segreto. Rudolf scappò fuori, facendo accomodare Krampus, corse a raccontare ad Artemisia e Luca quanto aveva visto e dei tre occhiolini, esplicando il loro significato: “Santa è vivo e dalla finestra si intravedono dei rovi!” concluse. Alfredo, sentendo del trambusto uscì dalla sua stanza, aveva scelto quella del parroco, chiedendo lumi sugli accadimenti che avevano portato alla rottura di qualcosa, avendone sentito il rumore. Rudolf spiegò fosse stato un incidente casuale, ma si offrì di ripagare il danno, cosa che non fu necessaria, in quanto Alfredo avrebbe cambiato ugualmente quello spechio nei mesi a venire. Nel frattempo Santa continuava il suo dialogo con Patty, non aveva ancora capito chi lo avesse ridotto così, ma ora sapeva che era una entità che sapeva giocare con la magia e gli specchi in maniera oscura, ma non del tutto furba o intelligente. Patty lo guardò e Santa disse: “Dimmi piccolina” e lei, tremante sulle zampe posteriori, si fece avanti e lo guardò con occhi grandi e lucidi: “Non ho avuto il coraggio di dirtelo prima, ma ieri sera… ho visto Artemisia nello specchio, prima che si rompesse. L’ho riconosciuta. Si tratta della leggendaria guaritrice di animali.” Santa fece cenno di sì col capo ed il cuore che gli balzava in petto, si chinò ancora, guardando con dolcezza quella creaturina: “Allora… insieme possiamo aiutare chi ha bisogno?” Patty emise un piccolo squittio di gioia. “Sì! E stavolta, nessun segreto. Finalmente possiamo lavorare fianco a fianco, io mi fido di te”. Nel frattempo Rudolf e gli altri si erano già preparati, ringraziarono con profonda riconoscenza Alfredo e, si abbracciarono tutti insieme, tranne Krampus che aveva già salutato e si era avvicinato alla barca. Partirono col motore che suonava al solito ritmo e, dopo circa quaranta minuti giunsero nel canale che circumnaviga un’ampia parte dell’ingresso del Golf Club e attraccarono. Passarono dal tunnel al cui principio campeggiava la scritta: “Golf Club Venezia”. Nemmeno il tempo di fare il primo passo al circolo che si sentì una voce: “Hey, voi!” era il custode del Golf Club. Un uomo dalla solida presenza, con capelli brizzolati e barba rada bianca. I suoi occhi vivaci e verdi scrutano ogni dettaglio, mentre indossa gilet verde scuro, camicia beige e pantaloni robusti, con un mazzo di chiavi al collo e un fischietto sempre pronto. Parlò di nuovo: “Siete Luca, Rudolf, Krampus, Artemisia ed il piccolo Elio, giusto? – annuirono – mi ha chiamato Alfredo, mi ha detto che avevate necessità di visitare il golf, beh, buon divertimento” fece per allontanarsi ma tornò sui suoi passi e aggiunse “Tenete queste, Alfredo vi offre il noleggio di due golf cart, così potete gestire al meglio gli spostamenti”. Alla notizia di questo regalo andarono tutti in visibilio, le chiavi toccarono a Rudolf e a Krampus. Artemisia ed Elio andarono col primo, Luca, per la sua gioia, col secondo. Rudolf disse: “Bene, noi facciamo il giro delle buche da 1 a 9, voi quelle dal 10 al 18, ci ritroviamo a mezzogiorno alla 18, ok?” Luca annuì e i due golf cart si divisero. La natura era florida e rigogliosa, Krampus teneva un broncio molto marcato, Luca sorrideva, così anche i membri dell’altro cart. Girarono quasi fino ad ora di pranzo, coi cart con la batteria ai minimi termini, ma nessuna traccia di sfere. Si ritrovarono all’ultima buca, confrontandosi nessuna delle due squadre aveva trovato alcunchè o indizi. Sedettero al sole di dicembre a pensare fino a quando un verso squarciò il silenzio: “kiaaak…kree-ar kiaaak…kree-ar” Rudolf alzò gli occhi e lo vide, era un Gabbiano Reale. Il pennuto si fece insistente, versi su versi, così Rudolf, Artemisia e Luca lo seguirono tra i vialetti erbosi fino a un angolo più isolato del campo, dove un vecchio magazzino, una catapecchia di ferro arrugginito e legno consunto, c’erano attrezzi abbandonati e palline da golf rotte. Il gabbiano, che li aveva accompagnati sorvolando i campi, si librò improvvisamente sopra il tetto e iniziò a emettere versi acuti, battendo le ali verso una piccola finestra semiaperta. Rudolf indicò la direzione: “Lì! Guardate!” Dentro il magazzino, tra ombre e fasce di luce filtrante dal lucernario, Artemisia percepì un rumore tra mazze arrugginite e sacchi di palline. “È lì,” sussurrò indicando la direzione che l’udito le aveva suggerito. Luca si avvicinò con cautela, e raccolse il piccolo folletto con l’Umbræon ed il Luminæon nascosti nelle tasche. Rudolf: “Grintolo, volevi forse fregarci?” e lui, per nulla dispiaciuto: “ambisco ad ogni cosa, se poi detiene del potere, ancor di più” e così com’era apparso, sparì abbandonando la refurtiva dopo essere stato colto il flagrante. Rudolf non dovette fare altro che mettere nella sacca le due sfere che, prima di entrarvi, accidentalmente sfiorarono la mano di Krampus: “Cosa fai?!” proferì innervosito e in risposta Rudolf: “Nulla, e tu?” Dopo un momento di gelo risero dell’incomprensione e uscirono, vicini come mai prima di allora, dal magazzino. Il gabbiano reale volteggiò ancora una volta per poi scendere, emettendo un ultimo verso, stavolta di dolore, Artemisia gli si fece vicina, lui incredibilmente si lasciò toccare, lei parlò, anzi sussurrò, capì che era un problema ad una zampa. Tracciò dei segni nell’aria e, d’improvviso, quella guarì e facendola sorridere soddisfatta. Il gabbiano, felice e sicuro, si scrollò con vigore, scuotendo le ali e il corpo come farebbe un cane appena uscito dall’acqua e volò via, dalle piume cadde un piccolo pezzo di tessuto rosso, logoro e sbiadito, che planò lentamente fino al pavimento. Rudolf lo prese tra le mani come una reliquia pregustandone il senso. Lo osservò, gli scese una lacrima lungo la gota sinistra e disse: “Questo frammento apparteneva a Santa, forse questo gabbiano era la magoga con cui diceva di aver litigato un anno fa…”.





Torna all’elenco dei capitoli.

Usa gli hashtag #25IngredientiDellaLuce, #chiharapitoSantaClaus e #trarealtaesogno per condividere la tua esperienza con il racconto e tagga il profilo @trarealtaesogno: fai parte del viaggio e ispira altri a scoprire la magia di Venezia!

Vivi la magia del Natale a Venezia e scopri i suoi segreti

Lasciati avvolgere dall’incanto della città lagunare con questo progetto nato dalla serie “I Segreti di Venezia” Ogni pagina è un invito a esplorare i tesori nascosti di Venezia, tra storia, leggenda e atmosfera natalizia. Con un linguaggio semplice ma coinvolgente, il racconto trasforma la lettura in un’esperienza unica, capace di emozionare e sorprendere. Scopri Venezia come non l’hai mai vista: un viaggio tra luci, misteri e meraviglie ti aspetta.

Non perdere nemmeno un capitolo!
Scopri i 25 capitoli di questa nuova straordinaria avventura o, se non l’hai ancora letta, di quella precedente, clicca sui link per immergerti in ogni episodio e lasciati conquistare dal fascino unico di Venezia. Segui la storia e condividi l’emozione con amici e familiari: ogni giorno, un nuovo tassello illuminerà il tuo cammino verso il Natale.

banner caccia al tesoro fotografica a venezia che linka all'articolo

Attiva le notifiche o iscriviti a questo blog, è gratis e lo sarà sempre!

“Chi ha rapito Santa Claus?” 14 Dicembre – il Folletto

"Chi ha rapito Santa Claus?" - cover by Trarealtaesogno

14 Dicembre – il Folletto

Grintolo, il folletto delle ceneri

Il pescatore salutava ad ampi gesti dalla banchina la compagine in partenza, non era chiara la sua improvvisa e generosa benevolenza, ma Luca continuava a parlare di provvidenza e nessuno date le situazioni avrebbe mai voluto contraddire un frate, tantomeno ora che una buona azione li stava rimettendo in gioco. Fu così che, per testare la barca, decise di andare a fare il pieno a Lido. Si trattava del distributore di carburante nautico locale più vicino rispetto a quello veneziano in zona Fondamente Nove. Era inoltre un’occasione per andare a salutare Alfredo, il suo anziano padrino che viveva a Malamocco e che non vedeva da qualche mese. L’imbarcazione, con tutti i suoi passeggeri seduti a poppa vicino al posto di comando, dove Luca teneva il timone, procedeva col classico suono di un motore diesel di vecchia generazione: “Tà–tà–bròm…Tà–tà–bròm…Tà–tà–bròm…” canticchiò Artemisia, ma questo motore non vi sembra ripetere all’infinito le percussioni della canzone King di Florence + the machine? E Luca: “Perdindirina! Si!” fu così che entrambi si misero a cantare, non all’infinito, ma fino a destinazione. Dopo una traversata di circa venti minuti arrivarono al distributore vicino a Piazzale Santa Maria Elisabetta. Lì era tutto un fermento tra mezzi pubblici su acqua, autobus su gomma e un via vai di pendolari e turisti. Terminato il rifornimento ripartirono alla volta della destinazione, in venti minuti, dopo aver costeggiato una buona parte del Lido di Venezia, giunsero innanzi al lato lagunare di Malamocco, passarono sotto al ponte stradale e, imboccando un canale che rendeva quasi penisola la borgata avvolgendola tutta, giunsero alla piccola darsena incastonata in Piazza delle Erbe. Attraccarono e scesero tutti, Luca li guidò verso la casa del padrino e badò bene di non chiamarlo zio come suo solito per evitare ramanzine. Alfredo, questo era il nome, sentì la voce di Luca e, spiando dalla finestra lo vide con un manipolo di persone, prese la sua moka da cinque e la caricò sul fuoco, appena in tempo per sentirlo bussare. “Zio Alfredo, sono Luca, perdonami ma sono qui con degli amici, fammi entrare” e Alfredo: “Luca, riconoscerei la tua voce anche in mezzo al frastuono delle onde, entra pure, è aperto”. Luca scostò la classica tendina di ciniglia e, dopo di lui, tutti entrarono. Alfredo: “Credevo mi avessi riportato il tuo amico anche ques’anno, mi avrebbe fatto piacere salutarlo e vedere se stesse ancora usando il mio laccio coi tre nodi sul suo sacco di juta” e Rudolf: “Molto piacere Alfredo, grazie per la tua ospitalità e per aver messo il caffè sul fuoco, ci vedi in tanti perchè non sappiamo cosa sia successo a Santa e lo stiamo cercando” e lui: “Santa?” Rudolf capì di aver detto una parola di troppo, ma sentiva di averla riposta bene: “Si Alfredo, Santa, la persona con cui hai chiaccherato l’anno scorso era proprio quel Santa lì…”. Lui si commosse, capì che l’energia speciale che aveva percepito era vera e pregò Luca di informarlo sull’evolvere della situazione. Luca annuì e, quando tutti ebbero finito il caffè ripartirono. Sulla porta però Alfredo li trattenne ancora un istante dicendo: “Dato che siete un bel gruppetto vi posso chiedere un favore? Dovete sapere che una strana luce ogni tanto si spande dalle acque nei pressi del ponte che conduce al Forte di Malamocco, un mio amico al bar giura di aver visto un folletto, secondo me ha visto solo ombre… di vino!” Rise, Luca lo rassicurò e promise che sarebbero andati a vedere. Eravamo all’imbrunire e, tutto sommato, dato che tra la ricerca degli Umbræon e la comparsa dei Luminæon la vicenda si era ormai fatta curiosa un controllo era una valida opzione. In pochi minuti arrivarono al ponte del Forte, si affacciarono chi sulla sinistra, chi sulla destra, Artemisia tese le orecchie, come a captare sensazioni e sussurri, in realtà si era solo persa nel canto della natura. Krampus di colpo si fece sentire: “Luce luce luce!” Accorsero e, la videro spostarsi e sparire, come il guizzo di un pesce nelle acque poco profonde. Poi una voce fuori campo li interpellò: “Se io sono io, tra i tanti tu laggiù, tu, sei tu?” Krampus: “Ma chi sei? Dove sei? Manifestati e fatti capire” e di nuovo, palesandosi appena nella penombra del cancello alla fine del ponte: “Se io sono io, tra i tanti tu laggiù, tu, sei tu?” Rudolf non potè che ridere, aveva capito che si trattava di un folletto ma non di quale genere, Artemisia invece sì e prese in mano la situazione: “Se tu sei ciò che sei e cerchi chi non sei tu, allora parlami, folletto che salti tra le ceneri. Non chi pensi che io sia, ma chi credi di trovare?” e quello: “Sono io, sei tu?”. Krampus: “Odio i folletti, adesso lo friggo…” Rudolf lo guardò malissimo, così Artemisia: “Se di Santa vuoi parlare, a noi ti devi avvicinare”. A piccoli passi si palesò, interamente ricoperto di ceneri, esordendo abbandonando il tono guascone tenuto fino a poco prima: “Sono Grintolo, il folletto delle ceneri, il mio compito è ricordarvi quello che dissi a, com’è che lo chiamavo? Ah si, Citrullo! Gli ricordardi che alcuni di noi aiutano gli umani i quali perseverano nel loro modo d’essere immeritevole di salvezza. Cenere sono, cenere rimarranno e dalla cenere nulla di buono nasce, come me”. Rudolf lo guardò, consapevole di aver individuato una falla di cui approfittare e, con fare pacato disse: “Nessuno è assolutamente buono, nessuno è assolutamente empio. Ci sono miriadi di sfumature e momenti. Ciascuno unico”. Krampus: “Se volete lo incenerisco io del tutto…”. Rudolf lo guardò di nuovo malissimo e disse, cercando di ottenere qualche indizio: “Mi sembri di più di un folletto delle ceneri, è risaputo che da queste rinascono le fenici e, secondo me tu sei pronto a spiccare il volo..”. Krampus non trattenne una risata isterica all’idea della fandonia che stava sentendo, Artemisia lo mise a tacere con una gomitata leggera. Il folletto con gli occhi grandi come quelli dello stregatto disse: “Dici davvero?” e Rudolf con gli occhi enormi: “Si, aiutaci e compi il tuo ulteriore passo verso la tua rivincita”. Grintolo: “Chiedetemi, sarò la vostra fenice”. Krampus si avvicinò ad Artemisia e disse bisbigliando: “Siamo sicuri che poi senza incenerirlo non si verrà a vendicare?” e lei: “Ma smettila con sta mania del fuoco!” Rudolf: “Dunque, abbiamo visto delle luci qui nelle acque, singole e fioche, ma distinguibili, vi è un motivo per questo fenomeno?” e Grintolo: “Si, tutto è iniziato la notte in cui il vostro amico passò di qui, ha attirato delle specie di alghe che, ogni tanto, emettono fiochi lampi nelle acque”. La delusione per la spiegazione estremamente razionale e credibile attanagliò tutti, il folletto lo colse e disse: “Hey pupazzoni malconci, perchè ribaltate i sorrisi? Se due oggetti strani cercate, io andrei agli Alberoni al Golf” e Rudolf incuriosito: “In che senso oggetti strani?” e il Folletto: “Quelli che vengono rivelati attraverso il Libro dei Frammenti di Tenebra no?” lo sbigottimento colpì tutti e Krampus fu il più pronto a rispondere sbattendo il suo bastone a terra: “Sei forse tu una spia?” e Grintolo: “No, sono un folletto delle ceneri e la nostra tradizione ha tramandato tutto attraverso dei testi” e proseguì: “Il tomo che state usando nella vostra ricerca, di cui percepisco l’energia, ora vi indicherebbe ciò, anzi, eccolo!” Incredibilmente, tra le mani di Luca comparve il Libro dei Frammenti di Tenebra, come teletrasportato dal folletto, lo aprì sul capitolo corretto ed ecco: “Quando la sabbia bianca canta e gli alberi vegliano su buche di silenzio lì riposano due segreti fatti di Chiaro di Luna uno e di Tenebre l’altro”. Il folletto prese a saltellare e disse con voce stridula eppure carica di autorità: “Non pensate che siano semplici sfere… ciò che oscuro sembra non sono solo ombre, e ciò che luminoso sembra, non è pura luce. Sono frammenti di un equilibrio antico, e chi li possiede non solo osserva il mondo, ma ne può dettare il battito più segreto. Guardate bene: l’ombra e la luce non si combattono, si cercano e sono interdipendenti. Solo chi comprende la loro danza saprà dove porre il prossimo passo… o magari il passo sarà già deciso per lui.” Rudolf intanto, in qualità di leader silente, prese una decisione: “Dobbiamo trovare un luogo dove rifocillarci ed un riparo per la notte.. domani potremo andare alla volta del Golf Club e capire di più, grazie Grintolo”. Luca li guardò e disse: “So dove possiamo andare” e si incamminarono seguendolo con fiducia.



Torna all’elenco dei capitoli.

Usa gli hashtag #25IngredientiDellaLuce, #chiharapitoSantaClaus e #trarealtaesogno per condividere la tua esperienza con il racconto e tagga il profilo @trarealtaesogno: fai parte del viaggio e ispira altri a scoprire la magia di Venezia!

Vivi la magia del Natale a Venezia e scopri i suoi segreti

Lasciati avvolgere dall’incanto della città lagunare con questo progetto nato dalla serie “I Segreti di Venezia” Ogni pagina è un invito a esplorare i tesori nascosti di Venezia, tra storia, leggenda e atmosfera natalizia. Con un linguaggio semplice ma coinvolgente, il racconto trasforma la lettura in un’esperienza unica, capace di emozionare e sorprendere. Scopri Venezia come non l’hai mai vista: un viaggio tra luci, misteri e meraviglie ti aspetta.

Non perdere nemmeno un capitolo!
Scopri i 25 capitoli di questa nuova straordinaria avventura o, se non l’hai ancora letta, di quella precedente, clicca sui link per immergerti in ogni episodio e lasciati conquistare dal fascino unico di Venezia. Segui la storia e condividi l’emozione con amici e familiari: ogni giorno, un nuovo tassello illuminerà il tuo cammino verso il Natale.

banner caccia al tesoro fotografica a venezia che linka all'articolo

Attiva le notifiche o iscriviti a questo blog, è gratis e lo sarà sempre!

“Chi ha rapito Santa Claus?” 13 Dicembre – Il Sogno

"Chi ha rapito Santa Claus?" - cover by Trarealtaesogno

13 Dicembre – Il Sogno

la barca di luca distrutta

Al termine della cena, leggermente ebbri ma senza esagerazione alcuna si misero sulla via del ritorno. Percorsero a ritroso i canali dell’andata, ad eccezione di uno che in virtù della sua ampiezza risicata era a senso unico. Quando attraccarono davanti all’osteria in ristrutturazione non vi era più l’oste che vigilava sui lavori, ma vi campeggiava sopra la porta d’ingresso una nuova insegna lignea appositamente illuminata ad hoc e dall’aria elegante il cui nome risultava coperto. Krampus si avvicinó furtivo e, allungando la mano, provó a svelarne il nome, ma quando si fece il momento Rudolf lo apostrofó: “Eddai, lasciaci la gioia di scoprirlo se ne avremo occasione” e lui: “Va bene, va bene signor ligio, la sscolto” concluse sarcastico. Arrivati a casa di Artemisia ciascuno prese posto per riposare, chi in piedi, chi sul divano, Luca chiese di poter avere una sedia, forse per penitenza o modus vivendi, Artemisia allora ne tiró fuori una imbottita per bene, quasi una poltrona e gli disse: “Ok scegliere la semplicitá, ma il comfort lo offre la casa”. Luca sorrise e, dopo aver recitato le preghiere di rito chiuse gli occhi. Assopiti che furono tutti Krampus riaprì gli occhi, si guardó intorno e tracció dei segni nell’aria, non dissimili da quelli che usava fare Artemisia e, infine, si assopì. La mattina seguente il canto dei gabbiani destó tutti. Rudolf corse verso la camera di Artemisia trovandola giá sull’uscio e disse: “Ho sognato…” lei gli tappó la bocca e completó la frase: “Santa, hai sognato Santa e l’ho fatto pure io”. Krampus li guardó come niente fosse, Elio balzó sulle zampe, Luca sgranó gli occhi. Artemisia prese il contenitore dei biscotti e, posizionandolo al centro del tavolo disse: “Parliamone Rudolf” e lui: “Mi dispiace, è stato un sogno improvviso, interrotto dal canto dei gabbiani e la frase che mi stava dicendo si è interrotta..” e lei: “così anche nel mio!” Le due frasi erano: “andate alla” e “casa del” anche messe insieme peró non bastavano a fornire un indizio, così Rudolf non perdendosi d’animo disse: “io apro il libro, magari l’enigma di oggi ci aiuterá..” la pagina era intonsa, ma quando fu colpita casualmente dalla luce del mattino riveló il disegno di un’antica e regale imbarcazione. Luca si avvicinó e capì l’elemento che completava la frase “Bucintoro! Dobbiamo andare alla casa del Bucintoro, l’Arsenale dunque!”. Esultarono tutti ad eccezione di Krampus, dalla sua espressione pareva geloso della presenza del frate. Uscirono dunque da casa di Artemisia per dirigersi all’Arsenale. Durante l’itinerario transitarono per molte zone tipiche del Sestiere di Castello, tra queste anche quella del convento di San Francesco della Vigna in cui Luca passó i suoi primi anni da frate prima di optare per una dimensione più eremitica. Il gruppo giunse nei pressi della fermata actv Celestia, lì dove iniziava il ponte metallico sospeso che conduceva, costeggiandone le mura, all’Arsenale. Krampus guardó tutti in tralice: “cioé, io dovrei camminare per più di duecento metri lungo una passerella sospesa?” E Luca: “Sì, è la via ideale” la reazione non tardó ad arrivare: “Mi rifiuto categoricamente”. Fu così che Luca, in puro stile fratino, si offrì con l’accordo di tutti di andare a recuperare la sua barca per poi raggiungerli e portarli via acqua all’Arsenale. Quando ritornó e li imbarcó, circumnavigarono l’appendice di Castello e, giunti all’Arsenale la prima cosa che videro, lasciandoli senza fiato, era l’opera di Lorenzo Quinn. Rudolf le osservó stagliarsi contro il cielo: mani gigantesche che spuntavano da rive opposte di una piccola insenatura dell’Arsenale e si intrecciavano in un gesto di sostegno reciproco. “Sono colossali,” disse sottovoce mentre vi passavano sotto per attraccare, “Sembra vogliano dimostrare che tutto sia possibile tramite la cooperazione”. Una volta a riva sentirono Krampus allontanarsi ripetendo: “Sommergibile militare sommergibile militare” corse letteralmente lungo la riva della Tesa 105 e, divenendo minuto all’orizzonte, corse verso quel residuato bellico nato poco prima degli anni ‘70. Rudolf: “Ebbene ragazzi, lo abbiamo ufficialmente perso, come un bimbo che prima fa il riottoso e poi sorride innanzi al parco giochi. Dato il suo umore recente lasciamo che si sfoghi e chissà che ci venga restituito un Krampus piu mite”. Risero, giungendo anche loro a piedi alla Tesa 105 e l’occhio di Luca cadde su una bellissima barca a vela: “Ma é il Moro di Venezia!” E Rudolf: “cioè?” E lui: “È una imbarcazione leggendaria, quella che portò l’Italia fino alla finale dell’America’s Cup negli anni ’90. Un pezzo di storia il cui nome resta un portafortuna”. Ammaliati dalla spiegazione non si accorsero che nelle acque dove avevano ormeggiato la barca di Luca qualcosa stava mutando. Le acque puntarono il cielo come un geiser, poi un altro e un altro e un altro ancora. Osservarono il fenomeno che aveva preso una direzione precisa. Come imbambolati osservarono l’inesorabile dalla riva su cui si erano soffermati. Nelle acque innanzi a loro apparve il volto cupo, enorme stavolta, che era solito spiarli, lo percepirono consapevoli che non avrebbe attaccato loro, ma che avrebbe continuato la sua guerra psicologica. Scomparve infatti ed un istante dopo l’ultimo geiser acqueo si sprigionó sotto la sanpierota di Luca facendola sbattere contro alcune delle mani giunte dell’opera di Quinn, distruggendola in una miriade di pezzi. Accorsero tutti, tranne Krampus che a quanto pare stava continuando a fissare il sommergibile. Luca era disperato, Rudolf non riusciva a trattenere le lacrime, Artemisia lo abbracciava mentr Elio le stava sopra la spalla destra. Arrivarono lì, i frammenti di legno e le vele squarciate galleggiavano sulle acque a testimonianza della sciagura appena avvenuta, lacrime solcavano ora anche le gote di Luca e Artemisia. Rudolf parló: “é il segno che siamo sulla strada giusta, supereremo questo momento” nonostante la frase però in cuor suo non lo credeva fino in fondo. Finalmente Krampus tornó, ignaro di tutto esordì: “bene ragazzi, scusate ma i sottomarini mi fanno letteralmente impazzire, Rudolf hai qualche novità?” Artemisia, Rudolf, Luca, perfino Elio indicarono l’acqua e Krampus, realizzando quanto accaduto: “No, io dalla passerella di metallo non passo per tornare indietro” e si andó a sedere su una panchina lì vicino. Nessuno commentó la mancanza di sensibilità, sarebbe stato inutile. Artemisia, Luca e Rudolf si confrontarono sulla situazione, cercando di rivolgersi parole di consolazione e speranza reciprocamente, d’un tratto Krampus accorse urlando parole, a distanza incomprensibili, si avvicinó in compagnia di un vecchio pescatore che quando si avvicinó riveló essere simile al pescatore di Torcello: un giaccone cerato color verde scuro, segnato dal sale e dal tempo, e gli stivali di gomma che parevano aver visto più maree che stagioni. Sul capo, il berretto di lana grigia tirato fin sulle orecchie, era Oreste! Parló così: “Giovanotti, ho saputo della vostra barca e, dato che oggi è il vostro giorno fortunato, si fa per dire dati gli eventi, vi voglio aiutare in maniera speciale”. Rudolf: “non ci tenga sulle spine, per favore non scherzi, ci dica” e lui: “che ne dite di utilizzare, gratis, il Moro di Venezia e salvarlo per un periodo indefinito dalla demolizione? La tempesta dell’altro giorno lo ha bombardato di grandine cancellandone anche il nome, ripararlo costerebbe più che demolirlo, dunque è giunta la usa ora, ma voi potreste allungarne la vita. Se poi dovesse piacervi per quello che è, beh,  potrei anche decidere di regalarlo, demolirlo mi costerebbe di più a quel punto, questo è certo”. Rudolf si sentì svenire, Luca non credeva alle sue orecchie, Artemisia vibrava d’emozione. “Vi accompagno” disse il pescatore. “Eccolo qui” indicandolo tanto fieramente quanto fu amara la rivelazione per chi poteva anche vederlo. Artemisia: “ragazzi, ma dove sono finiti gratitudine, euforia ed entusiasmo? Stiamo parlando del Moro di Venezia!” E Rudolf sussurrando al suo orecchio: “Questo è il Moro di Venezia sì, ma ne è per crudele fatalità solo un omonimo, sembra la versione pronta al naufragio… si tiene insieme per miracolo, ma a caval donato..” e Luca: “…provvidenza aiuta!”. Nella perplessità circostante però qualcuno ancora riusciva a sorridere, finalmente privato dell’espressione torva e del broncio che lo aveva contraddistinto lungo l’arco della giornata: Krampus.


Torna all’elenco dei capitoli.

Usa gli hashtag #25IngredientiDellaLuce, #chiharapitoSantaClaus e #trarealtaesogno per condividere la tua esperienza con il racconto e tagga il profilo @trarealtaesogno: fai parte del viaggio e ispira altri a scoprire la magia di Venezia!

Vivi la magia del Natale a Venezia e scopri i suoi segreti

Lasciati avvolgere dall’incanto della città lagunare con questo progetto nato dalla serie “I Segreti di Venezia” Ogni pagina è un invito a esplorare i tesori nascosti di Venezia, tra storia, leggenda e atmosfera natalizia. Con un linguaggio semplice ma coinvolgente, il racconto trasforma la lettura in un’esperienza unica, capace di emozionare e sorprendere. Scopri Venezia come non l’hai mai vista: un viaggio tra luci, misteri e meraviglie ti aspetta.

Non perdere nemmeno un capitolo!
Scopri i 25 capitoli di questa nuova straordinaria avventura o, se non l’hai ancora letta, di quella precedente, clicca sui link per immergerti in ogni episodio e lasciati conquistare dal fascino unico di Venezia. Segui la storia e condividi l’emozione con amici e familiari: ogni giorno, un nuovo tassello illuminerà il tuo cammino verso il Natale.

banner caccia al tesoro fotografica a venezia che linka all'articolo

Attiva le notifiche o iscriviti a questo blog, è gratis e lo sarà sempre!

“Chi ha rapito Santa Claus?” 12 Dicembre – La porticina alla Maddalena

"Chi ha rapito Santa Claus?" - cover by Trarealtaesogno

12 Dicembre
La porticina alla Maddalena

la porta segreta dietro la chiesa della maddalena alta 60 cm

Luca disse: “preparatevi alla meraviglia”, tutti si girarono verso ogni dove, cercando dettagli, segni, scorci. Luca spinse il timone e la sanpierota svoltò decisa e precisa verso destra, dal Rio di Santa Giustina verso quello de San Giovanni Laterano. Il primo era ampio una decina di metri con i palazzi vi si specchiavano appieno, il secondo invece dimezzava le misure del precedente per larghezza e appariva più come una sorta di piccola sezione di un lungo corridoio all’interno del dedalo veneziano. Luca: “Bene miei cari, preparatevi a voltarvi sulla sinistra” a seguire Artemisia: “Siamo davanti a Palazzo Tetta, il palazzo penisola vicino alla Libreria Acqua Alta” Luca, avendo intuito la sua condizione di non vedente rimase sbigottito, così Rudolf: “Dovrai abituarti a questo genere di colpi di scena Luca, Artemisia ha una capacità innata di capire e comprendere i luoghi che sfugge alla comprensione di tutti gli altri, va ammirata e custodisce nella sua mente una mappa tutta sua, per riferimenti e forma, della città” e il frate: “Assolutamente, è davvero incredibile la sua capacità di capire dove si trovi con i suoi singolari punti di riferimento”. L’imbarcazione attraccò vicino ad un’osteria, il frate scese prima degli altri e, dopo aver bussato, vi entrò. “Buongiorno Oste, sono Frate Luca, desideravo sapere se mi potesse concedere di attraccare per un breve periodo qui davanti, gliene sarei davvero molto grato” e quello: “Buongiorno a lei, assolutamente nessun problema, siamo chiusi per manutenzione, dunque occupi il posto per tutto il tempo che le serve, mi dispiace solamente di non potervi ricattare chiedendovi di fare una consumazione” concluse sorridendo in maniera molto bonaria. Scesero dunque dalla barca, Luca aiutò Artemisia nella discesa e via via tutti gli altri che in pochissimi minuti percorsero le poche centinaia di metri che separavano il luogo dell’attracco dalla casa di lei. Si accomodarono intorno al tavolo e, mancando una sedia, Artemisia andò prontamente a recuperarla, ignorando l’offerta di aiuto da parte di Rudolf. Krampus si era fatto più silenzioso e pensieroso, Rudolf lo osservava attentamente, attribuendo questo atteggiamento alla stanchezza o magari al non aver riposato adeguatamente nell’ambiente a lui alieno di San Francesco del Deserto. Quando furono tutti riuniti al tavolo Rudolf tirò fuori il Libro dei Frammenti di Tenebra, spiegandone contenuto e funzione al nuovo arrivato Luca. Disse: “Andiamo a tradurre dunque il capitolo di ieri e quello di oggi” mentre Rudolf leggeva e interpretava, alternando espressioni di cipiglio ad altre stupefatte, Luca chiese ad Artemisia: “Ma, toglietemi una curiosità, disponete di tutto il libro, perchè dunque lo analizzate un capitolo per volta?” e lei: “Luca, devi sapere che il libro si svela nel suo contenuto solo passo dopo passo, un giorno per volta e le pagine seguenti restano bianche fino al giorno dopo. Potrebbe essere un modo per proteggerci dal conoscere ciò che non siamo ancora pronti a capire, sebbene di comprensibile resti ben poco al momento”. Di colpo Rudolf: “Hey, ascoltatemi, il libro non ha bisogno di essere con noi per conoscere ciò che accade. Quello che si dice su ieri ne è la prova, pare essere legato alla stessa forza che aveva generato gli Ingredienti della Luce scelti da Santa un anno fa. Quando qualcosa di importante si manifesta, il libro lo rileva, come un registro antico che registra ciò che la Luce decide di svelare attraverso la sua forma prima o quella seconda: le sue ombre generate”. Artemisia reagì: “Dunque il Libro dei Frammenti di Tenebra altro non è che un libro scritto e nato all’ombra della luce?” e Rudolf: “Sì, è un libro che racconta ombre, ma come tali scaturite da luce”. Il sacchetto di juta con gli Umbræon e i Luminæon raccolti fino a quel momento parve percepire l’intensità del momento e vibrò sopra il tavolo. Rudolf tornò a parlare: “Ora però, come forse anche le sfere desiderano, devo riportarvi l’enigma di oggi, tradotto letteralmente dice: Dove l’occhio veglia tra triangoli e cerchi, un varco umile e recondito attende in ginocchio chi cerca la saggezza. Lì troverete la soglia che i segreti sa custodire”. La rassegna dei volti al tavolo era emblematica, Rudolf aveva il volto di chi non ci aveva capito nulla, Artemisia la bocca spalancata, Elio rovesciato sulla sedia e Krampus con il volto tra le mani. Nel contesto però il volto nuovo del gruppo si era illuminato, Luca: “Non angustiatevi, specialmente tu Artemisia, ho capito dove dobbiamo andare, corriamo alla barca, ci conviene spostarci con quella”. Percorsero a ritroso le calli da casa di Artemisia alla barca, lì sulla riva ritrovarono l’oste che li salutò con garbo, magari convinto di acquisire futuri clienti, poco dopo furono a bordo e partirono. Luca non aveva detto la direzione, non era chiaro il motivo, ma i suoi compagni si fidarono ciecamente. Percorsero il Rio de Santa Marina e poi quello di San Giovanni Crisostomo. I palazzi man mano che procedevano si avvicinavano ai bordi dell’imbarcazione sempre di più, d’un tratto una luce abbagliante li travolse, erano sfociati in Canal Grande, sulla sinistra si vedeva il Ponte di Rialto, davanti la pescheria. Proseguirono sulla destra, risalendo il principale canale veneziano fino ad una svolta per entrare in Rio della Maddalena. Dopo una curva a gomito passarono sotto al Ponte Correr. Subito dopo sulla sinistra un sottoportico con delle sedie colorate di giallo, di blu, di rosso, di verde e le lucine simili a quelle di Natale che adornavano il plateatico di un’Osteria il cui cuoco riposava guardandosi intorno da una delle sedie in questione. Luca fece per accostare presso la classica scaletta in marmo veneziana che dalle acque riportava al piano della corte. Quando tutti furono scesi si volsero al frate che disse: “Eccoci, seguitemi”. Krampus fece per andare davanti, ma tutti seguendo Luca, andarono dietro alla Chiesa della Maddalena, così lui brontolando li seguì, era davvero sfasato. Bastarono pochi passi e tutti rimasero stupefatti, sul retro della chiesa infatti, giusto dietro l’abside vi era una minuscola porta, alta al massimo sessanta centimetri e sovrastata da un proporzionato frontone triangolare. Artemisia si fece avanti e cominciò a passare le mani vicino alla porta e lungo il muro limitrofo. D’un tratto si fermò, in prossimità di un foro e con un cenno della mano invitò Elio a farsi avanti. Lo prese in braccio sussurrandogli qualcosa e, una volta rimesso a terra, entrò in quel piccolo pertugio. Dopo qualche istante dei rumori meccanici si distinsero e, uscito Elio dal foro, pochi istanti dopo la porta si socchiuse facendo rotolare fuori una sfera oscura. Krampus: “Ecco l’Umbræon!” Rudolf lo colse, posizionandolo nella sacca con gli altri e guardò Luca con una riconoscenza infinita. Il suo contributo era stato fondamentale. Rimisero tutto a posto, con Artemisia che chiese ad Elio di tornare a bloccare la porta. Tornando verso la barca incontrarono il cuoco in procinto di iniziare il servizio che esordì così vedendo quello sparuto manipolo di personaggi vari: “Visto che siete qui, con le facce felici, che ne dite di amplificare la vostra amicizia con una cena veneziana?” Rudolf guardò Luca, che a sua volta guardò Krampus, che a sua volta guardò Elio, l’impasse fu interrotta da Artemisia: “Siamo al Cantinon, non possiamo perdere questa occasione”. Luca scuotendo la testa disse: “Stupefacente, un vero miracolo questa dote”. Si sedettero, brindarono, cantarono, ma da uno specchio su una mensola di ninnoli lagunari, il volto era tornato, a loro insaputa, a spiarli da vicino e Elio miagolò forte, nervosamente, in quella direzione, senza che però stavolta Artemisia potesse capirne il motivo.

Torna all’elenco dei capitoli.

Usa gli hashtag #25IngredientiDellaLuce, #chiharapitoSantaClaus e #trarealtaesogno per condividere la tua esperienza con il racconto e tagga il profilo @trarealtaesogno: fai parte del viaggio e ispira altri a scoprire la magia di Venezia!

Vivi la magia del Natale a Venezia e scopri i suoi segreti

Lasciati avvolgere dall’incanto della città lagunare con questo progetto nato dalla serie “I Segreti di Venezia” Ogni pagina è un invito a esplorare i tesori nascosti di Venezia, tra storia, leggenda e atmosfera natalizia. Con un linguaggio semplice ma coinvolgente, il racconto trasforma la lettura in un’esperienza unica, capace di emozionare e sorprendere. Scopri Venezia come non l’hai mai vista: un viaggio tra luci, misteri e meraviglie ti aspetta.

Non perdere nemmeno un capitolo!
Scopri i 25 capitoli di questa nuova straordinaria avventura o, se non l’hai ancora letta, di quella precedente, clicca sui link per immergerti in ogni episodio e lasciati conquistare dal fascino unico di Venezia. Segui la storia e condividi l’emozione con amici e familiari: ogni giorno, un nuovo tassello illuminerà il tuo cammino verso il Natale.

banner caccia al tesoro fotografica a venezia che linka all'articolo

Attiva le notifiche o iscriviti a questo blog, è gratis e lo sarà sempre!