I Segreti di Venezia: Ca’ Dario, è davvero un luogo maledetto? – Dorsoduro

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio senza tempo tra le intriganti vicende della città lagunare. Venezia è un luogo magico: già dalle sue fondamenta intuiamo la vastità di declinazioni possibili, i multiversi narrativi a cui — suo malgrado — ci sottopone.
Oggi, proprio di questa prospettiva andremo a trattare: in maniera leggera, ma — come sempre — fedele

Ca’ Dario – Dove si trova il palazzo che sussurra sventure?

Nel cuore del Sestiere di Dorsoduro, al civico 353 di Campiello Barbaro, sorge Ca’ Dario, un palazzo dalla storia tanto affascinante quanto inquietante. Commissionato nel 1479 da Giovanni Dario, segretario della Serenissima, come dono di nozze per la figlia Marietta, l’edificio è stato nel tempo al centro di una lunga scia di sventure, alimentando la sua fama oscura, al punto da essere ritenuto da alcuni “maledetto”.

La spoglia facciata della chiesa di San Pantalon


Affacciato sul Canal Grande, Ca’ Dario si colloca proprio di fronte al Sestiere di San Marco e si distingue per la sua evidente asimmetria architettonica, dettaglio che ne accresce ulteriormente l’alone di mistero. Non è accessibile all’interno, ma può essere ammirato dall’esterno, da più prospettive, che ne esaltano l’insolita bellezza.

Ci sono tre modi per vedere questo edificio dalla fama “particolare”:

  • Vaporetto Linea 1: partendo da Piazzale Roma, l’edificio sarà sul lato destro del vaporetto poco dopo il ponte ligneo dell’Accademia. Nel senso contrario, a parità di linea, si troverà invece sul lato sinistro subito dopo la fermata Santa Maria del Giglio, dove il natante effettuerà la sosta.
  • Vaporetto Linea 2: anche in questo caso, partendo da Piazzale Roma, Ca’ Dario apparirà sul lato destro del vaporetto poco dopo il ponte dell’Accademia. Nel tragitto opposto, si troverà sul lato sinistro subito dopo la fermata Santa Maria del Giglio, dove tuttavia il natante non effettuerà sosta.
  • A piedi, raggiungendo il Sestiere di San Marco: dopo aver trovato Campo San Maurizio, proseguite fino al Campiello del Traghetto e affacciatevi sul fronte lagunare, nel rispetto dei gondolieri che lì prestano servizio.

Difficile non notarlo: in un panorama architettonico straordinario come quello veneziano, Ca’ Dario riesce comunque a distinguersi, rappresentando un vero e proprio unicum — o quantomeno una rarità — soprattutto per la sua facciata, elegante e fuori dal comune. Quest’ultima è infatti realizzata con materiali di pregio, lavorati con tale maestria da conferire all’edificio un’aura raffinata e allo stesso tempo enigmatica.

La volta della chiesa, adornata dalla tela più grande del Mondo

Ca’ Dario il palazzo che cambia colore:

Tra le molte particolarità che circondano questo edificio, alcune delle quali assumono quasi i contorni di una leggenda metropolitana, c’è la convinzione che la facciata di Ca’ Dario cambi colore. In realtà, questo fenomeno ha una spiegazione del tutto naturale: è il risultato dell’interazione tra le condizioni meteorologiche, l’incidenza della luce e i materiali che rivestono l’edificio. A seconda dell’ora del giorno, dell’umidità o della luce solare, Ca’ Dario può apparire più chiara, ambrata o addirittura tendente al grigio, regalando ogni volta un’impressione unica e diversa a chi la osserva.

La Maledizione di Ca’ Dario: Superstizione o Realtà?

La maledizione di Ca’ Dario inizia con Marietta Dario e la sua dote nuziale: il marito, Vincenzo Barbaro, fu ucciso, lei si tolse la vita e il figlio morì in un agguato a Creta. Da allora, una serie di tragedie ha colpito i proprietari del palazzo, tra cui il conte Filippo Giordano delle Lanze, assassinato nel 1970, e Kit Lambert, manager dei The Who, che cadde in rovina. Anche John Entwistle, bassista della band, morì d’infarto, e Raul Gardini si suicidò nel 1993. Perfino Woody Allen, deciso ad acquistarlo, si ritirò all’ultimo momento. Storici e scettici vedono questi eventi come coincidenze, mentre altri credono che il palazzo sorga su un antico cimitero templare o che i simboli esoterici sulla facciata ne causino le disgrazie. Un’iscrizione latina, “VRBIS GENIO IOANNES DARIVS”, potrebbe nascondere un anagramma che recita: “Generare sotto una rovina insidiosa”. La facciata, enigmatica e asimmetrica, alimenta il mistero. Oggi Ca’ Dario è di proprietà di una società straniera e non è visitabile, ma rimane uno dei luoghi più affascinanti di Venezia. La domanda rimane: superstizione o una vera maledizione? Un enigma senza risposta, un luogo di bellezza senza tempo.

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In conclusione:

In conclusione, Ca’ Dario rappresenta un affascinante enigma nel cuore di Venezia, un simbolo di mistero che intreccia leggenda e realtà. Le tragiche vicende che hanno segnato la sua storia alimentano la superstizione, ma al tempo stesso invitano a una riflessione più profonda sul confine tra destino e casualità. La bellezza enigmatica del palazzo, con la sua facciata asimmetrica e i simboli misteriosi, aggiunge un ulteriore strato di fascino, rendendo Ca’ Dario un luogo che suscita curiosità e timore. Nonostante le leggende e la sua inaccessibilità, questo palazzo continua a essere una delle icone più intriganti di Venezia, un crocevia di storie, superstizioni e riflessioni che si intrecciano nel tempo, lasciando la domanda irrisolta: è solo il frutto di una superstizione o una vera maledizione aleggia su queste mura?

E tu, visiteresti questo luogo? Fammelo sapere nei commenti!

cà dario il palazzo maledetto - mappa

In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.

Non dimenticate di condividere questa serie con i vostri amici e familiari per far sì che anche loro possano immergersi nei misteri e nella bellezza di Venezia. Lasciate un commento con le vostre opinioni e condividete le vostre esperienze personali sulla città. La vostra partecipazione rende questa serie ancora più speciale e coinvolgente per tutti!

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I Segreti di Venezia: La tela dipinta più grande del Mondo e il Migrant Child di Banksy – Sestiere di Dorsoduro

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio senza tempo tra le intriganti vicende della città lagunare. Oggi andiamo a scoprire un primato della Chiesa di San Pantalon a Dorsoduro e un’opera iconica di Banksy.

Chi l’ha realizzata, quando e quanto misura:
Si tratta di un vero record, per il quale dobbiamo essere grati al “Martirio e la Gloria di San Pantaleone” realizzato da un artista italiano, Giovanni Antonio Fumiani che, tra il 1680 ed il 1704, in ben 24 anni di solerte lavoro, ha prodotto un autentico capolavoro che misura circa 443 metri quadrati, detenendo un primato assoluto e difficilmente eguagliabile nel Mondo, quello della tela dipinta più grande tra tutte.

La spoglia facciata della chiesa di San Pantalon

La prima impressione e poi la seconda, quella che conta, con un sentore di teatralità:
Da fuori la chiesa si presenta rigorosa e spoglia, ma non appena entrati si ha subito la sensazione di dover alzare gli occhi al cielo e, come per magia, si sprofonda in un vero racconto visivo, in cui si dipanano i momenti cruciali della vita di San Pantaleone, martire cristiano, morto per mano mano del tetrarca Galerio Massimiano, appunto come impresso nella tela. Non stupitevi, il Fumiani infatti era uno specialista di scenografie teatrali.

La volta della chiesa, adornata dalla tela più grande del Mondo

Qualche informazione sul Santo e una tragica leggenda:
Si narra che provenisse da una famiglia agiata e che solo la madre fosse cristiana. Durante la giovinezza, egli conobbe e abbandonò la fede cristiana per intraprendere la carriera medica. Un sacerdote lo convertì, ma quando ereditò la ricchezza del padre dopo la sua morte, alcuni rivali, invidiosi della sua fortuna, lo denunciarono all’imperatore. Questi, Diocleziano, gli fatta salva la vita se avesse rinunciato alla sua fede, ma Pantaleone non solo la mantenne salda, ma arrivò a difenderla a spada tratta, compiendo miracoli di guarigione.

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L’imperatore così non ebbe altra scelta che condannarlo a morte. Inizialmente fu condannato al rogo, ma le fiamme si spensero. Successivamente tentarono di immergerlo nel piombo fuso, ma questo si raffreddò inspiegabilmente. Provarono in innumerevoli modi a torturarlo e ucciderlo, ma vi riuscirono solo decapitandolo dopo che egli chiese a Dio di perdonare i suoi carnefici.

Circa l’autore della tela pare esser morto cadendo dalle impalcature mentre stava finendo gli ultimi ritocchi della sua maestosa opera.

Aggiornamento del luglio 2025: l’opera di Banksy citata in questo articolo è stata provvisoriamente rimossa per restauro. Non è ancora chiaro se verrà ricollocata nel medesimo punto o se invece troverà il una destinazione diversa in città. Ma per trasparenza, sappiate quando leggerete questo articolo che per quanto concerne l’opera dello Street Artist famoso in tutto il mondo è contestualizzato in un’epoca in cui l’opera era tuttora su quel muro.

video della situazione attuale

Aguzzate la vista, Banksy è tra noi

Cosa c’entra Banksy e perchè avrebbe collocato proprio qui il suo “Migrant Child”?
C’entra eccome, ci troviamo a 100m da Campo Santa Margherita e poco più dall’Università di Ca’ Foscari, quindi si tratta di un luogo di passaggio, frequentatissimo dai giovani e non solo. L’artista ha valutato questa zona come il punto ideale per lanciare la sua denuncia e costringerci a riflettere sulla crisi geopolitica in atto, oltre che sul tema dei migranti e delle drammatiche morti in mare. Il graffito stesso, esposto continuamente alle maree che cambiano ogni sei ore, potrebbe essere interpretato come una metafora della complessità e della mutevolezza della situazione migratoria via mare.

Un dettaglio ravvicinato dell’opera di Banksy Migrant Child

In conclusione:
In conclusione, la Chiesa di San Pantalon e il suo straordinario dipinto di Giovanni Antonio Fumiani rappresentano un prezioso tesoro artistico e storico per la città di Venezia. Attraverso le imponenti dimensioni della tela e la maestria dell’artista, ci viene offerta una finestra sulla vita e sul martirio di San Pantaleone, arricchendo il tessuto culturale della città lagunare. Inoltre, la presenza del graffito di Banksy, “Migrant Child”, nei pressi della chiesa, aggiunge un elemento contemporaneo e provocatorio, invitandoci a riflettere sulle sfide attuali della migrazione e sulla complessità della condizione umana. Questo connubio tra passato e presente, tra un’arte classica e una declinazione contemporanea, rende la Chiesa di San Pantalon non solo un luogo di culto, ma anche un crocevia di storie e riflessioni che continuano a suscitare interesse e dibattito attraverso metafore visive.

In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.

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