I Segreti di Venezia: Perché una città che ami può sconvolgerti ancora (accadrà anche a te)

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”.

“A Venezia, a volte, è un dettaglio a cambiare tutto.”

Quante volte ci siamo soffermati su un dettaglio? Magari pensando alla sua unicità, a quel qualcosa che lo rende speciale e degno di essere conosciuto. Venezia, ambita e sognata da tutto il mondo, è piena di questi dettagli: spesso invisibili sotto l’immagine stereotipata, turistica e già vista della città. Io regalo un sogno diverso: scoprire il global con gli occhi del local, dove ogni piccolo segreto può trasformarsi in una rivelazione che ti sorprende. Andiamo a scoprirli insieme.

Il mio ruolo tra città e lettore

Perché ti sei avvicinato ai Segreti di Venezia?

Sono convinto di una cosa: non si smette mai di imparare e di conoscere. Venezia non sfugge a questo principio: è un macro-universo di mondi interconnessi, proprio come le isole che la costituiscono. Il mio bisogno era la risposta a un desiderio che, per ovvie ragioni, non potrò mai soddisfare. Non potrò mai ricordare o rivivere la mia “prima volta” a Venezia: quella rivelazione emozionale che ti sconvolge e ti entra nelle ossa. Ecco perché lo stupore nei Segreti di Venezia non parte dal generale, ma dallo specifico: prendere un micro-dettaglio, raccontarlo e farlo diventare tessera del mosaico cittadino. Un’espressione singola della pluralità unica di Venezia.

Il cuore di Melusina

Recentemente mi hanno raccontato che alle ancorette portafortuna tutti le toccano senza sapere perché, anche un veneziano. Come ti fa sentire sapere certe cose prima degli altri?

Mi onora. Perché quando scopro qualcosa — un perché, un dettaglio minuto che divampa e si fa grande — ho l’onore di poterlo raccontare. Di farmi veicolo di qualcosa la cui misura, per dignità e importanza, non è minimamente comparabile alla mia.

Da dove è nato il tuo percorso alla scoperta dei Segreti di Venezia?

Il percorso è partito dalla volontà di rendere visibile ciò che già era sotto gli occhi di tutti, ma che spesso sfuggiva. Alcuni segreti li ho scoperti passeggiando, osservando la città; altri leggendo articoli o post isolati online. Tutto è unito da un filo invisibile: Venezia.

I segreti che parlano alla città

Molti percepiscono Venezia come una città già raccontata mille volte. Cosa ti ha spinto a credere che esistessero ancora segreti da svelare?

Ci sono tantissime storie, tutte con dignità, ma alcune mi legano visceralmente: i Signori della Notte, Riva de Biasio, Orio e Melusina, le Ancorette. Una città ricca di storia come Venezia, eclettica e poliedrica, non poteva che custodire infinite storie sotterranee da raccontare.

I Signori della Notte

Cosa accomuna questi racconti e cosa li distingue, da attrarre così tanto la tua attenzione?

Perché sono moderni, efferati, mitologici, scaramantici. Ognuno unico nella sua polarità, ma di pari forza di attrazione per chi si lascia catturare.

Quando scegli quale segreto raccontare, cosa ti guida di più: la storia, il luogo o l’immaginare l’effetto sul lettore?

Talvolta immagino di dialogare con chi legge, come se ci fosse un botta e risposta tra “ti voglio raccontare” e “vorrei tu mi dicessi”. Alcuni segreti mi hanno sorpreso: quelli che sembravano banali si rivelano potenti per i lettori. Così seguo l’istinto, ma sono loro a decretare quali affascinano.

Come trasformi queste intuizioni in qualcosa di concreto?

La mappa dei segreti, per esempio, è lo strumento che io stesso avrei voluto avere: scartarli come cioccolatini, uno dopo l’altro. Immaginate una persona che conosce già San Marco, Punta della Dogana, Rialto… cosa resta se non perdersi in un altrove nascosto dal turismo di massa? La mappa premia non la corsa a ogni meta, ma il piacere di una prospettiva nuova, anche con solo due ore in città.

Riva de Biasio

Come immagini che chi ti legge possa vivere il senso di “altre prime volte” grazie alla mappa?

L’importante è cominciare, non conta come o dove. Ognuno segue ciò che sente nel momento: magari perché si trova vicino a una calle e decide di entrarci. La mappa aiuta, ma non guida rigidamente. Il vero fulcro è godere Venezia da angolazioni inedite.

C’è stato un momento in cui hai capito che questo progetto non era più una semplice curiosità personale?

È stata una “rivelazione”: Venezia non è un singolo luogo, ma la somma di ogni sua moltitudine. Ogni sestiere, campo, calle, finestra è Venezia, ma non sarà uguale per ciascuno. E pluribus unum.

Una delle ancorette “portafortuna”

Come scoprirli e viverli

Quando lavori su un nuovo segreto, cosa ti guida per prima cosa?

La somma di tutto: storia, luogo, suggestione, e il pensiero di chi leggerà. Sapere che anche io ho dovuto scoprire e capire certe cose una prima volta mi avvolge ancora del fascino della scoperta.

Quando trasformi un segreto in un racconto, che ruolo hai tra Venezia e chi ti legge?

Mi faccio tramite. Custodisco qualcosa presente nei libri, nelle carte, nelle menti, e lo restituisco in forma orale, come un vecchio che racconta ciò che ha visto e scoperto. Rinnovo l’eternità di quei fatti, non delle nozioni.

Perché continuare a cercare

C’è un momento in cui hai capito che raccontare i segreti era un bisogno e non solo passione?

Torniamo ai cioccolatini: ne assaggi uno e non ti basta più la scatola. Così sono i segreti. Non è l’atto rivelatorio, ma il gusto di andare avanti, percependo che più ne riveli e più se ne dischiudono. Potenti o meno, poco importa: il fulcro resta la città che ha sempre da raccontare.

Chi ti legge cosa cerca davvero?

Si aspetta un sito classico, magari esperienze edulcorate. Ma trova altro: un piccolo mondo gentile, in cui qualcuno, se ti perdi, ti dice semplicemente “vai di qua, non sbaglierai”. Come mi capitò a Londra, vicino al Tamigi, con una signora che senza parole mi indicò il luogo perfetto per fotografare. Così i lettori scoprono anche Venezia in compagnia, senza guida ufficiale.

Cosa offre un segreto che una guida tradizionale non può dare?

Non mi sostituirò mai a una guida. Il mio compito è dare uno stimolo, una chiave per esperienze al 90% fuori dai flussi inflazionati. Sono complementare: permetto di percepire Venezia in modo diverso, senza dire dove andare o cosa fare.

Il senso ultimo dei Segreti di Venezia

Se dovessi spiegare perché vale la pena scoprire i segreti, cosa diresti?

Venezia è sognata da tutto il pianeta, ma spesso in modo stereotipato. Io regalo un sogno: scoprire il global con gli occhi del local. Cercarli è stato un piccolo sogno che, segreto dopo segreto, si è trasformato in un baule di pin conficcati nel sughero della mappa. Ogni pin è un invito a vedere, sentire e vivere Venezia in modo unico.

La mia presentazione su youtube @trarealtaesogno

Tutti questi segreti e racconti, prima o poi, diventeranno un libro?

Senza dubbio, l’idea c’è e cresce con ogni storia che scopro. I Segreti di Venezia non sono solo aneddoti sparsi: sono tessere di un mosaico unico, e vorrei che chi legge potesse avere tra le mani quell’esperienza completa, in un formato che duri nel tempo. Non è solo un progetto personale, ma un invito a condividere un universo di dettagli e suggestioni che meritano di essere custoditi. Un libro sarebbe il modo più naturale per far dialogare la città con chi la ama e con chi, come me, ha scoperto che ogni piccolo segreto può diventare eterno.

Ultima domanda: che consiglio daresti a chi vuole vivere Venezia come la vivi tu?

Abbandona le mappe e gli itinerari inflazionati. Lasciati sorprendere, perditi e ritrovati. Può sembrare in contraddizione con il mio progetto, ma non lo è. Tante volte ho riposto la mappa e sono stato guidato a destinazioni che oggi sono articoli. Non esiste giusto o sbagliato: esiste Venezia, e ciascuno può raccontare i propri “Segreti di Venezia”. Se riveli qualcosa di ignoto a chi ti ascolta, anche tu diventi autore grazie alla tua esperienza.

Per concludere

Venezia non smette mai di sorprendere chi sa guardarla con attenzione. Ogni calle, ogni ponte, ogni leggenda nasconde un piccolo segreto, un dettaglio che aspetta solo di essere scoperto. Raccontarli non significa possedere la città, ma restituirle la sua vita e condividerla con chi desidera viverla davvero.

E tu? Quale segreto di Venezia hai scoperto o sogni di scoprire? Condividilo nei commenti, tagga chi vorresti portare con te o aggiungilo alla tua mappa dei luoghi nascosti. Perché ogni storia, anche la più piccola, diventa parte del grande mosaico che è Venezia.

Scoprire Venezia è un viaggio che non finisce mai: più riveli, più si aprono nuovi mondi da esplorare.

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Scopri la mappa segreta di Venezia: oltre 100 Segreti di Venezia e altre curiosità da esplorare

Qui sotto trovi la mappa interattiva dei Segreti di Venezia, con tutti i luoghi geolocalizzati. Ogni pin ti condurrà direttamente all’articolo corrispondente, permettendoti di esplorare la città seguendo le tracce dei racconti e di scoprire angoli nascosti e curiosità come mai prima d’ora.

Per una navigazione completa, nella pagina indice di tutti gli articoli troverai lo stesso approccio: ogni segreto, oltre alla classica divisione per Sestiere, è collegato alla sua posizione sulla mappa, pronta a guidarti tra i misteri, le storie e le leggende di Venezia. La maggior parte degli articoli è geolocalizzata nel punto reale in cui si svolgono i fatti, mentre alcuni trovano una collocazione più “metaforica”, evocando luoghi legati al racconto più che alla posizione fisica.

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I Segreti di Venezia: Cosa sono i Nizioleti e perché ci raccontano la città

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”. Oggi ci addentreremo nelle calli alla scoperta di uno degli elementi più caratteristici della città lagunare e che, proprio perché li vediamo di continuo, spesso passano quasi inosservati. Senza di loro non sapremmo dove siamo, dove stiamo andando o cosa stiamo per vedere. Insomma, in estrema sintesi: senza i Nizioleti, le Calli, i Campielli e tutte le altre peculiarità toponomastiche non avrebbero un nome proprio.

Cosa sono i Nizioleti e perché si chiamano così

Si tratta dell’equivalente dei cartelli stradali presenti in tutte le città italiane: in perfetto parallelismo, i Nizioleti non sono altro che i segnali “alla veneziana” che danno un nome a calli, campi, ponti, rii e molti altri luoghi. Sono realizzati all’interno di rettangoli bianchi con bordi neri, dipinti direttamente sui muri che affiancano lo spazio da denominare. La parola “Nizioeto” significa letteralmente piccolo lenzuolo, un’espressione che richiama con immediatezza il candore dello sfondo su cui vengono scritti i nomi, come se fossero vere e proprie lenzuola adagiate sulle pareti della città.

Un po’ di storia

I Nizioleti affondano le loro radici nella storia più antica di Venezia e nella sua complessa toponomastica. La necessità di identificare calli, rii, campi e ponti nasce già ai tempi della Serenissima, quando i luoghi prendevano nome da usi popolari, mestieri, tradizioni o dalle famiglie che abitavano la zona. Il periodo austriaco non fece che rafforzare questa consuetudine, rendendola più sistematica. In tempi recenti, nel 2012, il Comune di Venezia ha promosso un importante intervento di catalogazione e uniformazione, correggendo incongruenze e riportando ordine in quelle situazioni in cui i nomi risultavano controversi o discordanti. Tra le curiosità da scoprire c’è anche quella che vede i Nizioleti non solo utilizzati per dirci in quale calle o campo ci troviamo, ma anche per determinare l’inizio di un determinato sestiere come si può vedere nelle immagini.

Chi li realizza oggi

Come per la catalogazione, anche la responsabilità di realizzazione, restauro e manutenzione dei Nizioleti spetta al Comune di Venezia. I lavori vengono commissionati a ditte specializzate nel recupero del patrimonio urbano, seguendo processi, materiali e regole rigorose: si parte dall’intonaco, che deve avere lo spessore corretto (circa un centimetro e mezzo), si utilizzano stencil o “dime” per le lettere delle scritte e si prevedono rifacimenti periodici per le superfici che col tempo si deteriorano.

Nizioleti famosi e luoghi particolari tratti dai miei articoli


Molti Nizioleti di Venezia raccontano storie e mestieri antichi, ma anche curiosità legate a luoghi particolari. Alcuni portano nomi che evocano arti e professioni: Calle del Luganegher (salsicciai), Calle del Pestrin (lattai), Calle del Forner (fornai). Altri conservano soprannomi popolari, versioni dialettali o leggende locali, come il Ponte dei Zogatoli (dove troverete il Lego del Soldato Quo), in realtà il Ponte San Grisostomo, così chiamato per un negozio di giocattoli che un tempo sorgeva lì.

Alcuni Nizioleti sono celebri per la loro storia o per nomi curiosi legati a famiglie antiche, attività scomparse come il Rio terà del Barba frutariol (fruttivendolo) o storie leggendarie: il Ponte dei Pugni, il Rio Terà degli Assassini, La Piscina San Moisè con il pontile segreto dei Pittori, la Macabra storia di Riva de Biasio, ovvero un serial killer veneziano, le Misteriose Statue in Campo dei Mori, il Sotoportego Zurlin, il più basso di Venezia, o la Toletta, una libreria dove i libri sembrano “attraversare” il tempo, mentre altri evocano luoghi famosi per la loro atmosfera “particolare”, come il Ponte delle Tette.

Come riconoscerli e interpretarli

Per leggerli bene, bisogna sapersi orientare: i Nizioleti sono dipinti sui muri delle case ad altezza tale da essere visibili ma protetti. Contengono il nome della via, spesso in veneziano, talvolta con l’indicazione del sestiere o della parrocchia. Osservare il tipo di scrittura, le varianti nel nome, l’usura o i restauri fa capire quanto antica sia la targa e quanto sia stata oggetto di attenzione civica. Nella toponomastica veneziana, parole come Calle indicano le viuzze principali, mentre le Ruga sono calli particolarmente lunghe e importanti; i Sotoportego sono passaggi coperti che attraversano edifici, le Corte piccoli cortili interni, i Campiello piazzette intime, e i Campi spazi aperti che un tempo ospitavano coltivazioni, oggi teatro di vita quotidiana. Le Fondamenta costeggiano i canali e separano i palazzi dall’acqua, le Liste sono vie in pietra bianca con valore simbolico o funzionale, e i Rio Terà sono strade costruite sopra ex canali interrati. Altri termini raccontano funzioni particolari: la Piscina indica bacini d’acqua un tempo destinati a pesca o nuoto, i Rami sono diramazioni delle calli, le Salisade strade selciate, e infine gli Squeri sono cantieri navali per costruzione e riparazione di imbarcazioni. Conoscere questi termini permette di leggere i Nizioleti non solo come semplici targhe, ma come frammenti vivi della storia urbana e culturale di Venezia (approfondisci QUI). Come tutte le vicende umane, però, non tutti i messaggi sulla città sono istituzionali: alcuni cittadini o visitatori lasciano scritte informali sui muri, come vicino al Ponte dell’Accademia nel cuore del Sestiere di San Polo, espressioni che talvolta rivelano l’impatto dell’overtourism e della pressione quotidiana che la città e i suoi abitanti subiscono.

Graffito Veneziano

Un patrimonio da custodire

I Nizioleti non sono e non saranno mai solo dei segnali stradali: rappresentano tracce viventi di un codice urbano, linguistico e culturale. Quando un Comune, come Venezia in questo caso, ne restaura decine ogni anno, lo fa non solo per il decoro ma soprattutto per preservare la storia attraverso una delle sue più originali declinazioni. Custodire i Nizioleti significa rispettare i nomi e le storie che raccontano chi siamo, come viviamo e da dove proveniamo.

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Per concludere

Camminando tra calli, campi e sotoporteghi, i Nizioleti svelano piccoli segreti di storia, mestieri e vita quotidiana veneziana. Osservare ogni targa, leggere ogni nome, notare le variazioni nei caratteri o l’usura dei secoli significa entrare in contatto con il respiro vivo della città. Leggere i Nizioleti non è solo informarsi: è immaginare le mani che li hanno dipinti, le storie che hanno attraversato le calli e i ponti, i segreti nascosti dietro ogni angolo. Ogni rettangolo bianco con lettere nere diventa così un piccolo teatro d’arte e memoria, dove il passato prende forma davanti ai nostri occhi raccontandosi senza filtri o censure. Custodire e ammirare i Nizioleti significa partecipare a un dialogo tra ieri e oggi, un’esperienza che resta impressa nella memoria e nel cuore di chi sceglie di scoprire Venezia passo dopo passo o, come dico nella nuova rubrica: Ascoltando il battito di ogni luogo.

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I Segreti di Venezia: Palazzo Mocenigo, il profumo della storia – Santa Croce

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”. La settimana scorsa abbiamo esplorato il silenzio di Torcello, le sue suggestioni attorno al Trono di Attila e la sua posizione sospesa e isolata nella laguna. Oggi torniamo nel cuore di Venezia, a passo lento, per scoprire uno scrigno profumato nascosto tra calli e palazzi. Un museo che, probabilmente, solo Venezia – e poche altre città al mondo – sarebbe stata degna di ospitare. Siete pronti a scoprire un luogo che custodisce il Centro Studi del Tessuto, del Costume e del Profumo?

Come raggiungere Palazzo Mocenigo

Dalla Stazione di Venezia Santa Lucia si esce verso la Calle Favretti e si prosegue lungo la Fondamenta dei Scalzi, fino ad attraversare il Ponte degli Scalzi. Superato il ponte, si entra in Calle Longa e poi in Calle Bergami, che conduce alla Salizada de la Chiesa. Qui la strada piega a sinistra e diventa la Lista Vechia dei Bari, che porta fino al Campiello Rielo. Girando a sinistra si imbocca il Rio Terà di Santa Croce, quindi a destra per Calle Bembo, fino ad arrivare a Campo San Zandegolà. Si svolta poi a destra in Calle dello Spezier, che attraversa il Ponte del Megio, e da lì in Calle del Megio. Una breve deviazione sulla destra porta in Salizada San Stae, dove, al civico 1992, si trova il Museo di Palazzo Mocenigo – Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del Profumo.

Gli interni di Palazzo Mocenigo: un viaggio tra vesti, stoffe e profumi

Appena varcata la soglia del museo, vi sentirete trasportati in un’altra epoca. Lo stile veneziano più classico si intreccia allo sfarzo nobiliare degli arredi, mentre dipinti e tessuti raccontano la ricchezza e il gusto di chi li possedeva. I manichini, vestiti con costumi d’epoca, sembrano sospesi tra realtà e leggenda, pronti a confidare storie e gesti quotidiani dimenticati. Le opere d’arte austere vi scrutano dall’alto, come se il loro status imponesse silenzio e meraviglia. Camminando tra le sale, ogni passo diventa un invito a osservare, immaginare e sentire il respiro della storia, pronto a svelarsi attraverso le immagini che che potete vedere proprio qui sotto.

Il profumo e i suoi flaconi come declinazione di epoche diverse

Affascinante: è la parola che più si avvicina alla “tribuna dei profumi”. Un’esposizione cronologica che abbraccia l’intero salone in latitudine e longitudine. Flaconi provenienti dall’oggi e dall’ieri, quasi a suggerirci il futuro, ci attendono in silenzio, protetti dalle loro calotte vitree. Qui potrete osservare e annusare profumi nati prima di molte civiltà: dall’Egitto alla Grecia, da Roma ai tempi moderni. Flaconi artigianali in vetro si alternano a quelli celebri e industriali, mentre la curiosità si lascia trascinare da tutti i sensi, esaltandosi davanti a uno spettacolo inaspettato e unico, come pochi altri al mondo.

Cosa vedere vicino a Palazzo Mocenigo

Passeggiando nei dintorni di Palazzo Mocenigo, ogni calle può diventare una sorpresa. A pochi minuti di cammino infatti ci si può imbattere nel Ponte delle Tette e nel Rio Terà delle Carampane, nomi che già da soli raccontano di storie popolari e antichi costumi veneziani. Poco più in là, il Mercato di Rialto vibra ancora di profumi e colori, come se nulla fosse cambiato nei secoli. È proprio in questa zona che, tra una cassetta di frutta e un banco di pesce, si possono incontrare i peluche salvati dagli operatori ecologici (vedi foto sotto), recuperati e messi in mostra quasi come piccoli guardiani silenziosi del quartiere.
Il Museo di Storia Naturale, affacciato sul Canal Grande, custodisce collezioni rare e suggestive, mentre sul lato opposto, verso Riva de Biasio, si apre un tratto più silenzioso e autentico della città. Non mancano luoghi meno noti ma dal fascino intatto: la chiesa di San Zandegolà, il raccolto Campo San Boldo, il curioso Palazzo Dimezzato e persino il Ponte Fantasma di San Polo, che pare custodire misteri mai svelati.

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Per concludere

A Palazzo Mocenigo, ogni sala e ogni flacone raccontano secoli di storia, gusto e curiosità.
Il viaggio tra stoffe, costumi e profumi diventa un’esperienza sensoriale unica, dove il passato prende vita davanti ai nostri occhi e al nostro naso. Osservare, annusare, immaginare: ogni gesto svela un dettaglio di epoche lontane e di artigianalità raffinata. La “tribuna dei profumi” rimane il cuore pulsante di questa scoperta, affascinante e senza tempo. Qui, tra sentori e visioni, il museo si trasforma in un’esperienza che resta impressa nella memoria.

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I Segreti di Venezia: Il Mascherone a difesa di Santa Maria Formosa – Castello

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio senza tempo tra le affascinanti storie e le unicità della splendida città lagunare. La storia di oggi conduce a Santa Maria Formosa, una delle prime chiese del Sestiere di Castello che incontreremo provenendo dal Sestiere di San Marco .

Quello che la rende peculiare, oltre ai capolavori contenuti al suo interno, è un mascherone in marmo scolpito sulla sommità della porta che permette di accedere al campanile.

Come si arriva alla Chiesa di Santa Maria Formosa?

Da Piazza San Marco, imboccate il portico che passa al di sotto della Torre dell’Orologio dei Mori, e proseguite fino a quando non incontrerete, sulla destra, Calle Larga San Marco. Proseguite quindi lungo quella calle fino a Calle degli Specchieri. Arriverete a Calle del Ponte de la Guerra: percorretela tutta, svoltando a destra e proseguendo fino all’omonimo ponte. Da lì, proseguendo dritti e attraversando un altro ponte, arriverete sul lato della Chiesa di Santa Maria Formosa che ci interessa. Vi troverete in uno dei campi più peculiari della città, in cui potervi godere le meraviglie del circostante o ristorarvi presso qualche attività.

La Chiesa di Santa Maria Formosa

Se siete in zona inoltre non perdete una visita alla “Casa Penisola” ed alla “Libreria Acqua Alta”.

Qual è la sua funzione?

Impossibile non notare il Mascaron del campanile di Santa Maria Formosa a Venezia. Con la sua espressione minacciosa e quell’aria tra grugno e il sarcastico, sembra voler incutere timore a chiunque lo osservi. Questa figura grottesca non è lì per caso: la sua funzione è quella di proteggere il luogo sacro, allontanando le forze del male e fungendo da guardiano contro ogni sorta di influsso maligno.

I veneziani amavano decorare chiese e palazzi con mascheroni simili, disposti spesso vicino ai campanili, per scacciare gli spiriti attratti dal rintocco delle campane. Il loro aspetto, volutamente mostruoso, doveva essere abbastanza spaventoso da intimidire il male e tenerlo a distanza.

Anche lo scrittore John Ruskin rimase colpito dal Mascaron di Santa Maria Formosa, definendolo “un testone mostruoso e animalesco”, talmente disturbante da risultare impossibile da disegnare o descrivere a parole.

dettaglio d’insieme

Come tanti dettagli dell’architettura veneziana, questo mascherone non è solo decorativo: è un mix perfetto di arte, tradizione e superstizione, un simbolo silenzioso che continua a vegliare sulla città.

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Venezia e la superstizione:

Impossibile non cogliere il legame tra la superstizione e Venezia, dal naso nero del “Sior Rioba” , passando per le “ancorette” o dalla leggenda amorosa di Orio e Melusina.

In conclusione:

Venezia è una città dove arte e superstizione si fondono in modo unico e affascinante. Il Mascaron di Santa Maria Formosa è un chiaro esempio di come la bellezza si intrecci con il mistero e la protezione. Questo dettaglio architettonico non è solo un elemento decorativo, ma una figura che ha il compito di scacciare il male. Ogni angolo della città racconta storie che vanno oltre il visibile, rendendo Venezia un luogo da scoprire in ogni suo dettaglio.

In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.

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I Segreti di Venezia: Le ancorette “portafortuna” – Cannaregio

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio senza tempo tra le affascinanti storie e le unicità della splendida città lagunare. L’aneddoto di oggi ci porta nel cuore delle vicende e delle tradizioni legate alla giustizia veneziana, immergendoci nella misteriosa storia di Biagio Cargnio, noto come il mostro di Venezia.

Ma niente fretta: per comprendere appieno questa intrigante vicenda, è necessario procedere con calma, gustando ogni dettaglio come in una cottura lenta e sapiente. Lasciatevi trasportare nel passato, dove ogni segreto svela un frammento della storia di Venezia.

Come si arriva alle ancorette portafortuna?

A Venezia ci sono quasi 400 ponti, ma solo presso il Ponte San Canzian possiamo davvero “vedere e toccare” le famose ancorette portafortuna, diventate celebri grazie ai video di Nico del canale “nicoeteo”.

Queste piccole curiosità si trovano nel sestiere di Cannaregio. Per scoprirle, seguite la Strada Nova in direzione Ospedale Civile. Arrivati in Campo SS. Apostoli, anziché girare a destra verso San Marco o Rialto, proseguite dritti imboccando una stretta calle che costeggia la Chiesa dei Santi Apostoli.

A questo punto si aprirà davanti a voi il Campo Drio la Chiesa, dove troverete la Calle del Manganer. Seguite questa calle fino in fondo, girate a destra e subito proseguite fino al Campiello della Cason. Lo riconoscerete facilmente grazie a un bellissimo albero che da decenni adorna questo angolo pittoresco di Venezia.

Entrate ora in Calle de la Malvasia. Se noterete un piccolo capitello, sarete sulla strada giusta! Pochi passi ancora, e davanti a voi apparirà un ponte. Saliteci e giratevi alle vostre spalle: ecco le ancorette!

dettaglio di una delle "ancorette" dal Ponte San Canzian
dettaglio di una delle “ancorette” dal Ponte San Canzian

Qual era la loro funzione?

Oggi sono un talismano portafortuna, un luogo iconico e misterioso, simile al Cuore di Melusina (di cui vi parlo qui) che, secondo la leggenda, aiuta a trovare l’amore.

Vi ricordate (o siete andati a rileggere) la storia di Biagio Cargnio, l’uomo le cui atroci imprese lasciarono un segno così profondo da ispirare il nome della Riva de Biasio? Ebbene, queste ancorette erano i ganci su cui venivano esposti i resti degli squartati, condannati a morte ed esibiti come monito pubblico.

Le altre coppie di ganci, oggi scomparse, si trovavano ai Tolentini. Lo stesso Biagio Cargnio subì questa terribile sorte: i quarti del suo corpo furono appesi nei due punti designati della città, a eterna memoria delle sue colpe.

Oggi, questo luogo unisce leggende, storia e un pizzico di macabra memoria, trasformandosi in un simbolo di fortuna e speranza per chi lo visita.

contesto di una delle "ancorette" dal Ponte San Canzian
contesto di una delle “ancorette” dal Ponte San Canzian
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E perchè porterebbero fortuna?

La risposta è tanto semplice quanto schietta: “Portano fortuna perché, se possiamo farle tintinnare toccandole, significa che siamo ancora in vita e che nessuno avrà motivo di traghettarci verso l’isola di San Michele, il cimitero cittadino.”

Un pensiero tanto macabro quanto intriso di pragmatismo veneziano, dove ogni gesto, anche il più semplice, si intreccia con la storia e le tradizioni della Serenissima.

Tra l’altro se cercate fortuna a Venezia dovete andare anche a toccare il naso nero del “Sior Rioba” scoprite di più cliccando qui.

In conclusione:

Le ancorette del Ponte San Canzian sono molto più di un semplice dettaglio nascosto di Venezia: intrecciano storia, leggende e un pizzico di superstizione. Oggi, da simbolo di una giustizia severa e spettacolare, sono diventate un talismano portafortuna, ricordandoci quanto sia preziosa la vita. Toccare queste ancore non è solo scaramanzia, ma un modo per avvicinarsi alla storia viva di Venezia.

mappa venezia

In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.

Non dimenticate di condividere questa serie con i vostri amici e familiari per far sì che anche loro possano immergersi nei misteri e nella bellezza di Venezia. Lasciate un commento con le vostre opinioni e condividete le vostre esperienze personali sulla città. La vostra partecipazione rende questa serie ancora più speciale e coinvolgente per tutti!

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