“Chi ha rapito Santa Claus?” 23 Dicembre – Il furto

"Chi ha rapito Santa Claus?" - cover by Trarealtaesogno

23 Dicembre – Il furto

Tornati alla barca Rudolf, Artemisia ed Elio puntarono nuovamente la prua verso Venezia. Rudolf aveva sistemato al sicuro le sfere oscure e quelle luminose, Santa non gliene aveva mai rivelato l’esistenza e un nuovo dubbio lo attanagliava nel pensarci: “e se nemmeno Santa ne fosse a conoscenza?” E Artemisia, sentendolo: “di cosa?” Lui rispose: “Parlo dei luminæon e degli umbræon.. inizio a pensare che Santa non me ne abbia mai parlato perché nemmeno lui li conosceva, ma magari voleva solo tutelarmi da qualcosa che, in un modo o nell’altro, erano parte della sua luce e dell’ombra che chiunque, se colpito dalla prima, proietta”. Lei, intenerita dai crucci interiori di un’anima che reputava purissima rispose: “Nulla è luce in toto, lo stesso dicesi di tenebra. Esistono infinite correlazioni anche tra le parti antitetiche di un Universo e, proprio per questo noi siamo qui a cercare a nostra volta qualcuno e qualcosa. Resto convinta di una cosa, lo troveremo, anzi li troveremo. Sento che Luca è con lui, non puó essere altrimenti”. Rudolf si voltó, Poveglia era diventata un punto minuto, una lacrima collegó la vista con un sorriso amaro, fermo; si giró verso di lei, carezzando Elio e disse: “Artemisia, grazie. Sono certo che Santa, facendomi sapere di doverti cercare, fosse consapevole di quanto grande sarebbe stato il tuo sostegno”. La navigazione proseguì placida, quasi seguendo il ritmo che, per natura, la laguna dettava a chi sapeva guardarla col cuore. Arrivati innanzi al Rio dei Greci la marea si era fatta così imponente da costringere i nostri ad abbassare il capo, sembró quasi un segno di deferenza verso la città storica che li stava accogliendo nuovamente. Proseguirono, svoltarono decisi in Rio della Tetta ed eccoli, in breve tempo, vicini all’attracco. Il luminæon, quello appena raccolto, pulsó, di luce e come una pulsazione nella sacca. Rudolf guardó Artemisia e lei: “lo hai sentito vero?” Rudolf rispose di sì. Sulla riva, seduto sul marmo e le gambe a penzoloni con i piedi che sfioravano l’acqua c’era Nico che salutó con un vivacissimo “Ciao!” E risposero, quasi in coro: “Ciao Nico!” E “Miao!” da parte di Elio, proseguì Rudolf: “che ci fai qui? Non rischi di prendere freddo?” E lui: “hai ragione, ma dovevo aspettarvi, volevo dirvi che la luce non parte mai dal basso, s’irradia dall’alto, allunga e spazza le ombre”. Poi, salutando con la manina corse via, probabilmente verso casa che sicuramente era nelle vicinanze. Appena si allontanó, di nuovo, un luminæon pulsó, di luce e proprio come un cuore: “tum-tum”. A Rudolf parve che per un istante durante il dialogo con Nico la luce avesse cambiato frequenza. Rudolf scese dalla barca, aiutó poi Artemisia a fare altrettanto mentre teneva in braccio Elio. Assicuró poi la barca alle bricole e, vedendolo, ringrazió nuovamente l’oste che si era affacciato per la cortese concessione. I loro passi risuonavano sui muri dei palazzi, le calli pervie si facevano casse in cui il ritmo si allineava con il mondo che i veneziani avevano osato creare credendoci sin da secoli prima. La casa stessa di Artemisia, presso la quale erano appena giunti, che lei aveva portato internamente ad un livello di ingegno superiore con opere come la mappa tattile, era un tassello del mosaico di quella storia di cui ora, Santa, Rudolf e gli altri non erano altro che una briciola nel cosmo. Nella medesima linea temporale, ma in un non distante altrove, il dialogo tra Santa e Luca si era acceso, troppa la gioia di un ritrovarsi così casuale, troppo difficile da incrinare un legame così cristallino. Santa indossava un saio prestatogli da un frate che che alloggiava e collaborava spesso presso quella parrocchia, Patty ne approfittò per sbucare e rifugiarsi in una tasca, poi egli disse: “Luca, di tanti luoghi, come mai qui?” E lui: “Perché questa chiesa si fa rifugio e serba un segreto al di sotto di essa, le acque infatti scorrono al di sotto dei nostri piedi, in una camera antichissima sconosciuta ai più”. Santa stupefatto: “incredibile! Sono davvero colpito, conosco molto, ma ignoro altrettanto a quanto pare”. Luca proseguì: “ma dimmi, perché hai deciso di non tornare subito dagli altri? Conosco il loro rifugio e, come cercavano te ora staranno cercando anche me”. Santa prese un respiro profondo, come a voler far uscire un peso immane, si fece serio, quasi severo per poi dire: “il mio ritorno oggi cagionerebbe danno e non beneficio ai fatti che si devono ancora compiere per causa degli atti che un’empia entità sta macchinando di perpetrare, lui non deve godere di questo vantaggio” e Luca: “si, ma io? Non posso dunque tornare a dare il mio sostegno?” E Santa, guardandolo negli occhi così intensamente da farlo quasi arrossire disse perentorio: “No Luca, perché per le promesse cui sei votato non saresti in grado di mentire, potresti decidere di farlo, ma per natura prima o poi andresti a cedere alla tua luce, che è un valore inestimabile. È doloroso anche per me, Rudolf è una parte fondamentale della mia vita, ma sia chi ci aveva rapito, l’empio e scaltro Krampus, sia chi ci sta cercando, devono credermi assente, sospeso, fuori dai giochi. Si tratta di un viatico necessario”. Luca abbassó lo sguardo e annuì mestamente. Nel frattempo Don Lucio, col suo abito talare si affacció presso la stanza in cui Luca dialogava fittamente con Santa, si trattava di un parroco dall’aspetto alto e magro, portava un paio di occhiali dalle lenti tonde sul viso smilzo che gli conferivano un’aria dotta. Esordì: “Ho appena chiuso il portone della chiesa ai fedeli, volete scoprire la cripta nel silenzio?”. Con entusiasmo accettarono. Santa in cuor suo provava un’emozione smisurata, quasi inconfessabile. Percorsero silenziosamente e a passi lenti una navata laterale della chiesa, poi percorsero una stretta discesa dagli scalini ravvicinati. La sorpresa fu sì grande: acque, giochi di luci generati dalle candele appese alle colonne che si riflettevano nelle acque ed un altare marmoreo sopra al quale si dipanavano le volte a botte che, incrociandosi al di sopra, generavano zone luminose e altre d’ombra, quasi in parallelismo metaforico con Umbræon e Luminæon. “Corpo di mille renne, che meraviglia!” Esclamó Santa. Luca: “sì, nonostante sia sotterraneo si tratta di uno dei luoghi più vicini al cielo, belli e segreti di tutta Venezia”. Una goccia di condensa mise la pancia, si fece sempre più ampia, Santa la osservò curioso e la vide precipitare: “plùc!”. Nel medesimo istante Rudolf si girò di scatto verso il lavandino della cucina, una goccia era appena caduta in maniera rumorosa nella secchiaia. Guardò nella direzione di Artemisia e con un filo di voce le disse: “Provo ad aprire il libro dei frammenti di tenebra, vediamo se si rende rivelatorio” sfogliò le pagine, sorvolò tutte quelle che si erano ricoperte di disegni di rovi, ne rimaneva una soltanto di intonsa e, su questa, la fiducia riposta era massima. Una volta raggiunta il suo viso si illuminò e lesse ad alta voce: “Στο σκοτεινό δάσος οι κορμοί γίνονται ρίζες του κόσμου, ovvero, nella foresta oscura, i tronchi diventano le radici del Mondo”. Artemisia e Rudolf iniziarono a formulare ipotesi, si spostarono davanti alla mappa tattile e lei disse: “Allora, esistono giardini, zone verdi, ma foreste no, caspita, se fosse il Giardino Eden Hundertwasser alla Giudecca? No, impossibile perchè per decisione del suo ultimo proprietario, Hundertwasser appunto, è stato lasciato in balia della natura, permettendo alla vegetazione selvaggia di prendere il sopravvento”. Rudolf pendeva dalle sue labbra, l’aneddoto che aveva appena narrato sembrava tratto da una fiaba ed invece era Venezia, in tutta la sua essenza. Rudolf poi disse la sua opinione: “Sai Artemisia, questi enigmi spesso ribaltano la realtà, ora ci parla di una foresta oscura, ma forse non dobbiamo immaginarla come una convenzionale” e lei: “Sai, credo tu abbia ragione, andiamo a coricarci, magari la notte ci porterà consiglio” e lui: “Ci sto, vedrai che in un modo o nell’altro capiremo in che direzione muoverci, buonanotte Artemisia” “Notte Rudolf”. Qualcuno però questo segreto in realtà lo conosceva, anzi, vi aveva fatto affidamento fin dal primo giorno, fin da quella notte in cui si era palesato vicino alla Pietra Rossa di Calle Zorzi in cui, quasi apparendo dal nulla, Artemisia gli aveva spalancato la fiducia del gruppo. Quel qualcuno è Krampus, che con una piccola imbarcazione era arrivato sotto la volta del Ponte Duodo o Barbarigo, lì vi è una porta murata, proprio sotto il ponte a pelo d’acqua. Tracciò con le mani dei segni, simili alle rune che ricamavano la sua veste, la porta murata, un mattone alla volta, si dissolse, giusto il tempo di farlo entrare. Si trovò in un antro che dava accesso ad un dedalo che conosceva come le sue tasche. Un’alternanza di lunghi corridoi e sale. Si trattava di un covo ampissimo che sfiorava da sottoterra tantissimi punti nevralgici cittadini come Punta della Dogana, l’Ospedale Civile e Calle Zorzi. Venezia è risaputo fondarsi su pali che furono conficcati nel terreno paludoso per dare stabilità a tutto ciò che vediamo oggi, quello che nessuno, tranne Krampus, sa è che si tratta di una vera e propria foresta capovolta, ovvero la foresta oscura in cui i tronchi diventano le radici del Mondo. Le sue movenze ora, lì sotto la soglia di ciò che tutti vedono, erano quasi sacrali, si muoveva perfettamente a suo agio sotto il guscio cittadino, sapeva dov’era, sapeva dove andare, era consapevole che il suo piano stava riuscendo, mancava un passo, l’ultimo. Lo fece. Artemisia e Rudolf corsero improvvisamente dalle rispettive stanze verso la sacca, le sfere erano tutte illuminate o luminescenti a seconda del tipo, poi: “tum” “tum” “tum” “tum-tum-tum-tum” Rudolf: “Ma cosa sta accadendo ora?” Artemisia: “Qualcosa di potentissimo è vicino” Rudolf: “Ma qui siamo solo io, te ed Elio” lei: “è vicinissimo” “Tum-tum-tum-tum…” al suono ritmico seguì il vuoto. Artemisia ebbe un brivido, Elio ringhiò, Rudolf cominciò a lacrimare. Santa: “Il fatto è compiuto, ora le tenebre si riveleranno sotto una luce nuova”.

Torna all’elenco dei capitoli.

Usa gli hashtag #25IngredientiDellaLuce, #chiharapitoSantaClaus e #trarealtaesogno per condividere la tua esperienza con il racconto e tagga il profilo @trarealtaesogno: fai parte del viaggio e ispira altri a scoprire la magia di Venezia!

Vivi la magia del Natale a Venezia e scopri i suoi segreti

Lasciati avvolgere dall’incanto della città lagunare con questo progetto nato dalla serie “I Segreti di Venezia” Ogni pagina è un invito a esplorare i tesori nascosti di Venezia, tra storia, leggenda e atmosfera natalizia. Con un linguaggio semplice ma coinvolgente, il racconto trasforma la lettura in un’esperienza unica, capace di emozionare e sorprendere. Scopri Venezia come non l’hai mai vista: un viaggio tra luci, misteri e meraviglie ti aspetta.

Non perdere nemmeno un capitolo!
Scopri i 25 capitoli di questa nuova straordinaria avventura o, se non l’hai ancora letta, di quella precedente, clicca sui link per immergerti in ogni episodio e lasciati conquistare dal fascino unico di Venezia. Segui la storia e condividi l’emozione con amici e familiari: ogni giorno, un nuovo tassello illuminerà il tuo cammino verso il Natale.

banner caccia al tesoro fotografica a venezia che linka all'articolo

Attiva le notifiche o iscriviti a questo blog, è gratis e lo sarà sempre!


Scopri di più da Tra Realtà e Sogno

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

dì la tua!

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.