“Chi ha rapito Santa Claus?” 19 Dicembre – Il Rapimento

"Chi ha rapito Santa Claus?" - cover by Trarealtaesogno

19 Dicembre – Il Rapimento

La navigazione procedette placida e condusse Artemisia, Elio, Krampus e Rudolf in un lungo attraversamento della laguna al chiaro di luna. Le acque si mostravano piatte, quasi setose, prive di increspature. Le luci sulle bricole si sommavano alle stelle e il silenzio, specialmente di fronte a Ca’ Roman si fece profondissimo. Luca a differenza del solito appariva meno chiacchierone, meno interattivo, aveva assunto la classica espressione di chi sta rimuginando su qualcosa. Alternava momenti in cui il suo viso si faceva faro nella notte ad altri in cui si spegneva. Nessuno osava chiedere il perché, un po’ per la stanchezza e un po’ per non fermare il suo processo mentale. Ad un tratto Rudolf lo guardò e disse: “Vuoi il cambio alla guida?” e lui: “No tranquillo, sto solo riflettendo su un dettaglio che mi ronza in testa, una sorta di porta aperta su un corridoio buio, al termine del quale però intravedo una luce, una soluzione. Se lo dicessi ora vi influenzerei e non è mia intenzione farlo. Quando avrò capito ve lo dirò”. Nessuno se n’era accorto tranne Luca che, stando a poppa con la barra del timone in mano poteva osservarla da relativamente vicino, ma la barca Santa era seguita in acqua dall’ombra minacciosa, che però non pareva interessata a far danni, ma a carpire segreti. Il frate trovò in un angolo un bulino acuminato e, data la situazione, cominciò a segnare la carena interna dell’imbarcazione per lasciare una traccia di quello che aveva intuito. Arrivarono all’attracco davanti all’Osteria dove avevano già fatto stazionare la barca precedente, stavolta l’Osteria era aperta e, data l’ora e la fame scesero tutti e, incrociando l’oste al suo esterno chiesero se vi fosse posto anche per tutti loro. Quello rispose: “Prego, c’è spazio per tutti, anche per quelli grandicelli” disse guardando la mole di Krampus che con un ghigno dei suoi sbuffò. Rudolf aiutò Artemisia ed Elio a scendere e poi si rivolse a Luca, ancora intendo a segnare la barca di nascosto: “Hey Luca, non hai fame?” e lui: “Andate avanti, ordinate un primo, io finisco una cosa e, da bravo frate, mi accontento di un secondo”. Rudolf non ci vide alcunchè di strano e con un sorriso si girò, raggiungendo gli altri all’interno”. Poco dopo uscì e per portarsi avanti chiese: “Luca, fegato alla veneziana o manzo?” e lui: “Seguiamo le tradizioni dai, vai col piatto veneziano”. Rudolf tornò dentro e, poco dopo Luca alzò le mani al cielo in segno di riconoscenza: aveva infatti finito di incidere simbolicamente la sua intuizione sulla barca, proprio vicino al timone cosicché niente e nessuno potessero scipparla alla squadra. Artemisia, a tavola con gli altri, si rivolse a Rudolf: “Quando interpreterai cosa ci riserva il libro dei frammenti di tenebra per il prossimo futuro?” e lui: “Quando rientra Luca e dopo aver mangiato il secondo provvederemo, ora ci sono troppe distrazioni e Krampus, come vedi, addirittura dorme sulla sedia”. Risero, perchè effettivamente pareva assopito pur avendo gli occhi aperti, data la particolarità del personaggio però non vi diedero peso alcuno. Rudolf gli passò una mano davanti agli occhi, ma niente, non reagì. “Addormentato ad occhi aperti, pazzesco, lasciamolo fare dai..” arguì dunque Rudolf per chiudere l’episodio. Arrivarono i camerieri con i primi, Artemisia sentì il profumo dei suoi spaghetti al nero di seppia e sorrise in piena beatitudine, poi fu la volta di Rudolf, a Elio misero a terra una ciotolina con dei pezzettini di tonno, lo gradì e si accomodò ad assaporarlo, infine arrivò il piatto innanzi a Krampus, ancora addormentato ad occhi aperti. Il cibo però svolse un ruolo miracoloso: appena il suo piatto di pasta con le vongole gli fu davanti infatti si rianimò e sogghignando in maniera quantomeno particolare disse tra sè e sè, ma udibile: “Davvero eccellente, molto, molto, bene”. Rudolf però, dopo il primo boccone, posò la forchetta e disse: “Ragazzi, capisco voglia mangiare solo il secondo, ma, se siete d’accordo, andrei a chiamare Luca dentro con noi. Qualunque cosa stia facendo la finirà dopo”. Rudolf uscì, la barca era lì ormeggiata, ma la sensazione che lo travolse fu quella di un paesaggio del deserto nord glaciale artico, di Luca e delle sue cose nessuna traccia: “Corpo di mille renne! Luca?!? Dove sei?” Artemisia aveva un senso dell’udito fortissimo così, quasi scaraventando le posate sul tavolo corse fuori e, una volta raggiunto Rudolf disse: “Rudolf! Rudolf! Che succede?” e lui cingendola: “Lu.. Luca..” e lei: “Luca?” e Rudolf dopo aver visto accorrere anche Elio: “Non c’è, non è qui… ho paura che sia stato rapito”. Elio si strusciò teneramente, forse triste, sulle gambe di Rudolf provando a consolare il suo dolore e quest’ultimo disse: “Luca prima parlava di aver avuto un’intuizione, questa sparizione non è casuale. Mi ero accorto che mentre teneva il timone spesso si guardava indietro, verso l’acqua, ma non ci avevo dato peso. Sono un pessimo compagno di squadra”. Artemisia strinse le sue mani e, accoratamente, rispose: “Rudolf, non si può ponderare l’imprevedibile, anche io ho sentito un odore strano prima che tu urlassi quando ero dentro al locale, anzi, per la precisione l’ho sentito quando Krampus ha riaperto gli occhi per il cibo, ho sentito un fortissimo odore di cenere”. Rudolf a quel punto disse: “Artemisia, che ne dici di salire a bordo della barca e provare a percepire qualcosa? Dividiamoci, io vado a prua e tu a poppa, poi semmai ci invertiamo”. Mentre Artemisia tracciava ampissimi gesti con le mani e, di tanto in tanto toccava il legno della barca, Rudolf camminava nervosamente a prua, posando lo sguardo ovunque, dentro e fuori la “Santa”. Ad un tratto Rudolf non trovando conforto e vedendo Artemisia tutta concentrata approfittò per tirare fuori il Libro dei frammenti di tenebra per capire se avrebbe potuto aiutare. Elio, vicino ad Artemisia, si mise a grattare con forza un punto della barca, proprio vicino ad Artemisia che disse: “Ma Elio, che succede? Dimmi!” lei poi toccando la parte di barca che il felino grattava prima lo redarguì perché credeva l’avesse rovinata, poi lo prese in braccio fiera: “Bravissimo!”. Rudolf: “Che succede Artemisia?” e lei: “Qui Rudolf, qui dove Elio grattava, ci sono delle incisioni, tipo un disegno, sembrerebbero dei rovi”. Rudolf accorse e li vide, erano proprio rovi incorniciati in una finestra. Krampus uscì dall’osteria tutto fiero e disse: “Io nel dubbio ho mangiato tutto quello che voi avete lasciato lì, c’è da pagare il conto e… Luca dov’è?” la risposta di Rudolf, sommessa, non tardò: “Luca temiamo sia stato rapito Krampus” e quello come se nulla fosse: “Ah, caspita, allora il conto tocca a te Rudolf”. “Al conto ci pensiamo dopo, abbiamo trovato un piccolo indizio, ma finchè non capiremo di più possiamo solo ipotizzare che chi ha rapito Santa ora abbia in scacco anche Luca, sono convinto che, a malincuore, anche lui ci direbbe di proseguire e di non mollare. Salvare Santa significherebbe salvare anche Luca, ce la faremo!”. Artemisia sorrise in direzione di Rudolf, mentre Krampus, glaciale come suo solito: “Allora se dobbiamo agire io comincio andando al bagno”. Rudolf invitò Artemisia ed Elio ad attenderlo sulla riva, seguì Krampus all’interno, si scusò con l’oste per le strane dinamiche e, una volta pagato, tornò fuori. Krampus non era ancora arrivato, ma il tempo stringeva e dunque esordì così: “Artemisia, che dici, facciamo qualche ora di sonno, o almeno ci proviamo, e domani analizziamo meglio il libro e cerchiamo di capire che strada prendere o ci mettiamo subito all’azione” e lei, saggia e pacata come sempre: “Rudolf, vorrei dirti che con i miei canali alternativi ho delle sensazioni, ma non è così. Ci conviene riposare e sperare in un domani migliore” Rudolf sorrise amaramente e, dandole ragione, la prese per mano accompagnandola verso l’ingresso dell’osteria. Passarono più di dieci minuti ancora, ma di Krampus nessuna traccia, così si dissero: “A questo punto torniamo a casa, sa dove trovarci no?” e lei: “Ok, non è la cosa più cortese ma a questo punto meglio, magari avvisiamo l’oste di dirglielo, che dici?” Rudolf annuì e, avvisato l’oste, uscì. In pochi minuti, attraversando con Artemisia ed Elio Campo San Giovanni e Paolo, totalmente deserto, si lasciò andare a qualche lacrima commossa per le emozioni che gli suscitava quel luogo, per i ricordi dell’anno prima e, specialmente, per la scomparsa di due persone a cui si sentiva legatissimo. La commozione però durò poco, le luci in casa di Artemisia erano accese, Rudolf vedendole se ne preoccupò e, avvisandola, le disse: “Facciamo attenzione, potrebbe essere il rapitore” e lei: “Andiamo per di qua, una delle finestre in realtà è una porta mascherata, seguimi”. Come al solito il suo modo di vedere attraverso la mente e la memoria superava il senso che tutti conosciamo. Entrarono, silenzio, Rudolf seguì la luce, proveniva dalla zona in cui c’è il tavolo su cui facevano le colazioni e le riunioni. Artemisia: “Ancora quell’odore di cenere, ma non sento energie strane”, Rudolf si affacciò e, eccolo lì il mistero da risolvere. Era una creatura vestita con una tunica e che dormiva in piedi, con un bastone tra le mani, gli occhi aperti che parevano scrutare il buio nel sonno. La luce fredda della notte rimbalzava sul suo volto arcigno, facendolo apparire come una creatura ricavata dall’ombra stessa, una entità che neppure il mondo sapeva se accettare o respingere. Era Krampus, non si sa bene come, ma era lì. Addormentato in piedi. Artemisia ne rise, Rudolf sbuffò, per la prima volta forse nella sua lunga vita e si girò, abbracciando Artemisia e augurando a lei ed Elio una notte serena. Consapevole che la sua non lo sarebbe stata affatto.


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