
9 Dicembre – Torcello

Krampus dormiva in piedi, come sempre, poggiato contro il muro. Elio, invece, aveva scelto le gambe di Rudolf; l’unica veramente serena era Artemisia che, dall’inizio di questa avventura, non aveva mai dovuto rinunciare al suo comodo giaciglio. La sua stanza era un rifugio silenzioso, modellato per essere ascoltato e toccato più che guardato. L’elemento che dominava lo spazio era una grande mappa tattile della laguna, modificata da lei con cura, che copriva completamente un’ampia finestra chiusa. Ogni luogo era riconoscibile grazie a un segno unico che ne richiamava la sua caratteristica principale. Accanto alla mappa, piccoli perni metallici e fili intrecciati correvano come sentieri invisibili, creando un reticolo che solo lei sapeva leggere: il suo modo per ricordare distanze, direzioni e punti di riferimento. Il resto della stanza seguiva la stessa logica: cassetti numerati in rilievo, un tavolo in cui ogni oggetto occupava un cerchio perfettamente definito, e una lampada che diffondeva un profumo di iris, utile a orientarla nello spazio grazie all’intensità dell’aroma. Era un ambiente che non chiedeva di essere visto; era un luogo che si lasciava comprendere con il tatto, con l’olfatto, con i sensi — proprio come faceva lei. Appena sveglia si avvicinò alla mappa e, con movimenti sicuri, aggiunse alcuni puntelli per segnare i luoghi raggiunti che avevano determinato una svolta e quelli che non avevano rispettato le aspettative. Finita la sua opera si spostó verso l’uscio accostato della sua stanza, tese l’orecchio e sentì che gli altri erano ancora assopiti. La portà peró, appena sfiorata, cigoló intensamente. Krampus spalancó gli occhi, Rudolf mugugnó stiracchiandosi insieme ad Elio. Lei, consapevole di averli destati, completó il loro risveglio aprendo del tutto la porta che fece questo suono: “Crrr… ciiig… kreeek…”. Krampus: “Non so se tu lo abbia fatto apposta, ma così fosse sei riuscita nell’intento di svegliarci” e lei: “No, assolutamente, ma considera che se io mettessi l’olio sulle giunture della porta poi non vedrei se ne fosse caduto e richierei di farmi molto male”. Krampus allora più deciso: “Passami l’olio, ci penso io”. Fu così che il severo Krampus con una dovizia senza eguali lubrificó i cardini della porta e, provandola, non emise più suono alcuno: “Ecco fatto!” E Artemisia: “ma grazie, davvero, lo apprezzo tantissimo”. Nel frattempo Rudolf aveva aperto il libro dei frammenti di tenebra, in silenzo stava decifrando il nuovo enigma. Ciò che colpì gli altri fu un dettaglio: in una ciotola di legno Rudolf aveva raccolto tutti gli Umbræon, quattro, trovati finora. Sfogliava il capitolo odierno, e ogni tanto li osservava come se potessero suggerirgli indizi utili alla decifrazione. Ad un certo punto, con gli altri che lo fissavano da minuti, Elio compreso, disse: “Ci sono! Oggi l’enigma è più lungo, ma vediamo di capire dove ci condurrà” e gli altri: “Dai, dai, dicci!” e lui: “Andate tra acqua e cielo, nell’isola dove su pietra giace il sovrano e.. gettate la rete!” e Artemisia: “Torcello! Torcello! Torcello!”. Krampus la guardò di sbieco, Rudolf sorrise, Elio scappò. Il viaggio sarebbe stato lungo, ma i nostri erano pronti ad accettare la sfida. Usciti di casa costeggiarono la Basilica dei Santi Giovanni e Paolo ed il monumento a Bartolomeo Colleoni. Arrivarono rapidamente alle Fondamente Nove e, dopo una breve coda si imbarcarono sul vaporetto che, con cambio a Burano, li avrebbe condotti fino a Torcello. Lungo il tragitto un rudere su di un isolotto, nei pressi di Burano, colpì l’attenzione di tutti e Artemisia disse: “Si tratta della Madonna del Monte, isolotto che un tempo ospitava una chiesa, poi una polveriera ed infine un rudere vinto dalle robinie”. Sbarcati a Burano per un rapido cambio di linea nautica si guardarono intorno e, avendo sbagliato a scendere, capirono di dover attraversare l’isola per raggiungere la fermata giusta per andare a Torcello. Fu così che intravidero parte delle coloratissime case dell’isola, azzurre, gialle, verdi, fucsia. Di ogni sfumatura immaginabile. Una volta ripartiti la traversata fu rapidissima, poco distante prima dell’attracco fece capolino la fermata del vaporetto, unica nel suo genere in quanto interamente realizzata e rivestita da perline di legno. Una volta lì solo un sentiero conduceva al fulcro del borgo e, dunque, si incamminarono. Costeggiarono il Ponte del Diavolo e, Krampus si staccò dal gruppo, andò a sfiorarlo, toccandone tante delle sue pietre. Artemisia: “Krampus, dai torna qua, l’indizio parlava di un trono che ben conosciamo, non di un ponte riferibile al re degli inferi” e lui “Ok, scusate, ma volevo essere sicuro di non tralasciare nulla, capisco la vostra obiezione, ma non si sa mai”. Dopo pochi istanti giunsero alla piccola darsena e, poco oltre, videro le due chiese, Santa Fosca e Santa Maria Assunta. Krampus vide il trono di Attila, staccò gli altri e corse a sedersi, anche prima di una turista giapponese che bramava la sua foto ricordo. Krampus col suo bastone con la stella di ghiaccio aveva un’espressione ed un portamento davvero regali, si fece serio e disse: “Vi confesso una cosa, qui il male, nella forma di Attila, non si è mai seduto, confermo siano solo dicerie, non sento la sua energia qui” la turista giapponese parve capirlo e si voltò, andandosene. Prima però che gli altri potessero parlare una voce vicina ma fuori campo li interruppe: “Ah, un invasore… ricordo bene quel giorno di un anno fa quando parlai con un altro forestiero che, come voi, anzichè rifuggire un vecchio marinaio, lo ascoltò” disse con la voce calma ed incisiva. Krampus strizzò appena gli occhi, sospettoso. Oreste continuò guardandolo e muovendosi a passo lento verso il bordo del trono: “Sai… ci sono posti che sono occupati anche quando sono liberi, perchè in realtà… aspettano solo il loro legittimo padrone. Io e non l’impostore.” Il silenzio calò per un istante: persino il vento tra le canne della laguna sembrava trattenere il respiro. Poi Oreste scoppiò in una risata, batté una mano sul braccio di Krampus e lo indicò con un sorriso: “Sto scherzando, vecchio mio! Non tocco nulla, il trono è tuo se lo vuoi… per oggi almeno!” Krampus inspirò, metà sollevato e metà sconvolto, mentre Oreste si allontanava com’era venuto per poi comparire di nuovo con un gesto teatrale, come a dire che il gioco era nelle sue mani e, fissando Rudolf, disse: “Tu, si tu, profumi come quel tizio dell’anno scorso che mi scattò una foto” la tirò fuori dal taschino e la sventolò davanti al suo naso “Eccola qua, bella vero?” Rudolf la fissò, intensamente, quel formato lo usava solo una persona in tutto il pianeta, Santa! Così chiese di poterla guardare meglio e, oltre a Oreste, notò che la foto faceva vedere anche un dettaglio del muro alla destra del trono, una sorta di piccola zona d’ombra luccicante che incuriosì Rudolf e gli parve familiare. Restituì la foto e, lasciando gli altri lì con il marinaio, corse verso il muro ove erano appese tutta una serie di lapidi marmoree. Oreste: “Ragazzi, questo è strambo come quello dell’anno scorso, fa sempre così?” Annuirono tutti per ridere, mentre Rudolf infilò una mano nella fessura del muro che lo aveva attirato in foto, fu lì che, incredibilmente, scoprì l’Umbræon che erano venuti a cercare. Lo agitò nell’aria, ebbro di felicità e, contemporaneamente, preoccupato del fatto che in qualche modo Santa avesse lasciato con almeno un anno di anticipo una traccia di questo artefatto che, alla luce dei fatti, lanciava un alone di mistero ancora più fitto sulla vicenda. Un tuono, potentissimo risuonò nell’aria, Oreste decise di dire la sua: “State all’occhio ragazzi, specialmente con la laguna… quando il cielo si fa pesante, il vento parla chiaro. Krampus, dovrai tenerti saldo, e tu Rudolf, prepara mente e cuore: la burrasca non tarda a bussare alle porte del mondo, e chi non sa piegarsi al suo ritmo rischia di cadere in mare aperto, soprattutto quando alla tempesta di fuori unisce quella che ha dentro.” Rudolf rimase sbigottito, Artemisia gli fece una carezza sul capo e, dopo il secondo veemente tuono salutarono velocemente Oreste e corsero verso l’attracco del vaporetto per provare la traversata verso casa.
Torna all’elenco dei capitoli.
Usa gli hashtag #25IngredientiDellaLuce, #chiharapitoSantaClaus e #trarealtaesogno per condividere la tua esperienza con il racconto e tagga il profilo @trarealtaesogno: fai parte del viaggio e ispira altri a scoprire la magia di Venezia!
✨ Vivi la magia del Natale a Venezia e scopri i suoi segreti ✨
Lasciati avvolgere dall’incanto della città lagunare con questo progetto nato dalla serie “I Segreti di Venezia” Ogni pagina è un invito a esplorare i tesori nascosti di Venezia, tra storia, leggenda e atmosfera natalizia. Con un linguaggio semplice ma coinvolgente, il racconto trasforma la lettura in un’esperienza unica, capace di emozionare e sorprendere. Scopri Venezia come non l’hai mai vista: un viaggio tra luci, misteri e meraviglie ti aspetta.
Non perdere nemmeno un capitolo!
Scopri i 25 capitoli di questa nuova straordinaria avventura o, se non l’hai ancora letta, di quella precedente, clicca sui link per immergerti in ogni episodio e lasciati conquistare dal fascino unico di Venezia. Segui la storia e condividi l’emozione con amici e familiari: ogni giorno, un nuovo tassello illuminerà il tuo cammino verso il Natale.
Attiva le notifiche o iscriviti a questo blog, è gratis e lo sarà sempre!
Scopri di più da Tra Realtà e Sogno
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Devi effettuare l'accesso per postare un commento.