
6 Dicembre – Il Pozzo di Vimini

Il perdurare del riposo, dopo le prime tappe di questa avventura, venne accolto con gioia dalla squadra. Krampus stranamente dormiva stando in piedi, appoggiato al muro e lontano dalle finestre. Rudolf si era rannicchiato sul divano ed Elio riposava inerme tra le sue braccia. Artemisia invece si stava dando da fare. Era sveglia già dall’alba e stava preparando dei bussolai salati, il tipico snack dei marinai. Esistono dolci, salati, ovali piuttosto che circolari, tutti buonissimi. Lei stava preparando quelli dolci, cosicché al risveglio tutti potessero giovare di una colazione saporita sì, ma in grado di fornire anche tanta energia. Se solo i dormienti avessero potuto destarsi e vederla… riconosceva le quantità di farina da inserire nell’impasto, così come i liquidi, dalla densità dell’impasto che si andava formando. Ne valutava il gusto portandosi tutto vicino al naso e, cosa più incredibile, otteneva un risultato paritetico a quello di molti fornai della zona. Era uno dei suoi segreti. Elio camminava lungo il tavolo, così preso dalla consapevolezza del suo fascino felino che, non vedendola, fece ruzzolare a terra una ciotolina che, pur risuonando in maniera acuta, non si ruppe. Rudolf scattò in piedi, Krampus aprì gli occhi e mormorò qualcosa intorno alla forza di gravità che non risparmia nessuno, nemmeno il sonno. Fu un singolo istante quello che raccolse tutto ciò, perchè tutti subito dopo furono inebriati dal profumo dei bussolai caldi e, dopo una breve attesa per l’elevata temperatura degli stessi, poterono assaggiarli, restando estasiati. Artemisia: “Ora sapete perchè i veneziani riuscirono in imprese in cui altri fallirono, merito di questo cibo che si fa gusto, nutrimento e forza. Un segreto millenario” disse sorridendo. Annuirono, sperando di riceverne altri, ma Artemisia prese un sacchetto, lo infilò in una piccola sacca e disse: “Questi li teniamo per oggi e per i prossimi giorni, non vanno consumati con voracità, ma usati come snack quando sarà opportuno recuperare le forze”. Se ne rattristarono, tutti, ma lei aveva ragione. Rudolf a quel punto se la intese con tutti i presenti grazie ad un singolo sguardo, prese tra le mani il libro e lo aprì all’altezza del terzo capitolo. Ci vollero quasi due ore per trovarne il senso, infatti il testo appariva consumato o rovinato in più punti, ma per fortuna traducendo quando disponibile ed arguendo il necessario ecco giungere la traduzione: “Ebbene, ho capito questo” disse, per poi proseguire così: “Di vimini avvolta, è la pozza, ove desideri non si chiedono, ma si dipanano antichi misteri”. Artemisia si fece seria, sapeva che di pozze e pozzi la città era piena, ma i vimini, probabilmente, solo in zona Rialto Mercato si sarebbero potuti trovare. Così, gambe in spalla, si misero in direzione Rialto, dove secondo Artemisia, o vicino ai banchi del mercato o vicino al Gobbo, avrebbero potuto trovare qualche risposta. Lungo il percorso, incredibilmente, prese la parola Krampus: “Artemisia devo proprio ammettere che la tua abitazione è collocata in una zona molto comoda della città, volevo anche poi ringraziarti per la tua ospitalità, fidati, sono sincero, proprio per ciò che sono nessuno mi aveva mai degnato di tutta questa attenzione, non che non ne riceva, ma certamente non con la polarità di questi giorni”. Artemisia rispose: “ Krampus sono convinta che le parole altrui spesso si facciano veste e ci facciano apparire come ciò che non saremo mai o, comunque, peggio di come siamo per davvero. Stai dimostrando con i fatti che fai parte della squadra e in più, credimi, solitamente i miei sensi riescono a cogliere la bugia nella minima vibrazione o inflessione di coloro che mi parlano”. Calle dopo calle giunsero ai piedi del ponte di Rialto. Arrivati al suo apogeo, guardarono le gondole, i vaporetti e gli altri natanti transitare, come foglie sulla superficie di uno stagno placido, il tutto proprio sotto i loro piedi. I negozi erano ricolmi di turisti e di curiosi alla ricerca del proprio amuleto, talismano, cartolina o semplice oggetto qualsiasi che gli potesse ricordare per sempre le emozioni che aveva vissuto in città. Artemisia chiamò l’attenzione di tutti dicendo: “Seguitemi, andiamo verso la prima chiesa della città, quella di San Giacomo, lì davanti vi è infatti il Gobbo dal quale venivano lanciati i proclami o le sentenze capitali e se proprio non fosse lì la soluzione al nostro enigma, saremo comunque vicinissimi al mercato, senza lasciare nulla di intentato. Arrivati al Gobbo Rudolf rimase assorto, consapevole della rilevanza storica e cittadina di quell’opera che quasi tutti intorno stavano ignorando. Forse anche per questo chi vi era raffigurato era sulle ginocchia e sofferente. Krampus se ne stava a braccia conserte, quasi contrariato, Rudolf pareva scervellarsi cercando soluzioni fantasiose, gli altri non si sentivano diversamente dai primi due. Finalmente Artemisia: “Spostiamoci verso il mercato, qui non percepisco alcuna energia se non la nostra”. Andarono dunque verso il mercato, ma a parte qualche peluche salvato dall’oblio da parte degli operatori ecologici che li utilizzano al modo di una polena sui loro carri, non trovarono nulla di significativo. C’era il profumo degli ortaggi e della frutta, ma anche il tipico odore del pesce. Ad un certo punto. Proprio in prossimità della lapide marmorea che riporta le misure minime per la regolare vendita di prodotti ittici al mercato il gruppo si riunì per valutare come proseguire la ricerca. Nessuna idea emersa sembrava esser dotata di quella scintilla che la rendesse degna d’essere approfondita oltre. Repentino però si sentì un rumore strano, a dire il vero era il verso di un animale. Attiró l’attenzione di tutti così: “Santa! Santa! Dove sei” e Rudolf: “Corpo di mille renne! Questo deve essere il pappagallo parlante di Burano, me ne parló Santa quando arrivai a Venezia un anno fa e ora ne fa il nome!” Krampus fischió fortissimo, lasciando sbigottiti i compagni d’avventure, Elio si nascose vicino ad Artemisia, ma il pappagallo, incuriosito, planó inaspettatamente fino all’autore del fischio. Quella creatura fissó Rudolf, come se avesse potuto riconoscerne la natura e disse: “Barba non è qui qui qui, ciambellone non è qui qui qui, Santa snack dove sei sei sei?” E Rudolf, intenerito: “A differenza del tuo amico io non ho con me snack da darti, ma sappi che Santa è scomparso e sarebbe bellissimo che tu, che puoi volare libero, ci aiutassi. Sappiamo che stiamo cercando un pozzo o una pozza che abbia a che fare coi vimini”. La risposta non tardó: “triste triste io senza ciambellone Santa, aiuta aiuta io io”. Il pennuto si dimostrò attento, forse anche più intelligente di quanto i tomi di scienze possano aver mai rivelato. Voló lontano. Krampus sbuffó: “Ci mancava il pappagallo pazzo”. Dopo una decina di minuti in cui Krampus e Rudolf discussero animatamente sul da farsi, il pennuto variopinto tornó fiero, appollaiandosi su una corda lì vicino, tesa da un muro all’altro della pescheria parallelamente alla Calle de le Beccarie. “Eccoci” disse. Krampus di nuovo ironizzó: “Hey tu, chicchirichì mancato, guarda che sei ancora da solo, ti dai del coloro adesso?” Passarrono cinque secondi, una cinquantina di pappagalli si schierarono alla destra ed alla sinistra del primo che si lasció andare a un: “amaro amaro antipatico indigesto indigesto soccorso soccorso squèk, squàk, cikicià ciùciù” e tutti insieme ciangottarono furiosamente per poi librarsi in volo, come una squadriglia sincronizzata e in movimento verso le più svariate direzioni. Un turbinio di piume rimase nell’aria. Tanto che un bimbo guardó e disse: “Carnevanatale pappagalloso, bello!”. Rudolf si girò verso gli altri, rimasti poco più indietro e, guardando Krampus disse: “Quindi, adesso, chi glielo spiega a chicchirichì mancato che potremmo essergli debitori? Ci provi tu?”. Risero e, preventivamente, comprarono 5 sacchetti di semi vari tra cui zucca, girasole e miglio. La speranza era ottenere un indizio e ricompensarli tutti con un ricco premio. La giornata volgeva al tramonto, il mercato ormai era quasi totalmente chiuso, i banchetti deserti. In attesa di notizie Rudolf, Artemisia e Krampus si erano seduti lungo il margine acqueo della Fondamenta de le Prigioni. Qualcuno contava le gondole, un altro i gabbiani, Artemisia ed Elio stavano vicini, mentre lei dipingeva forme astratte nell’aria. Rudolf di colpo saltò in piedi, un pappagallo stava tornando, era il primo, quello che aveva conosciuto Santa. Atterrò sulla spalla di Rudolf e, parve voler bisbigliare qualcosa al suo orecchio. Rudolf sorrise, nel frattempo erano arrivati tutti gli altri pappagalli, poi disse: “Diamo la mancia a queste creature, è vero, è vietato in città, ma facciamo un’eccezione per l’aiuto prezioso”. Artemisia: “Ma… dunque?” e lui: “Semplice, noi abbiamo preso alla lettera ogni parola, ma non distante da qui, in una calle poco frequentata vi è un pozzo sul cui marmo è scolpito come fosse fatto di vimini”. Fu così che attraversarono nuovamente il Ponte di Rialto in direzione San Marco e, dopo dieci minuti di cammino, guidati da Artemisia, si trovarono in Calle Gregolina. Artemisia sfiora il pozzo: la pietra è fredda e leggermente ruvida, il bordo superiore scolpito con scanalature verticali e linee orizzontali richiama davvero i vimini, specialmente alla base. Al centro, i motivi incrociati creano una trama tattile, alternando spigoli vivi e superfici lisce. La base rialzata, più chiara e compatta, trasmette stabilità e antica solidità. Artemisia si piegò sul bordo del pozzo, mentre Rudolf e Krampus ne levarono il coperchio. Le dita sfiorarono ancora una volta la pietra fredda e ruvida, e subito la sua attenzione fu catturata dal fondo. L’acqua era nera come inchiostro, ferma e densa, come un velo tra lei e qualcosa di antico. Gli altri, osservando, vi scorsero quasi un enorme occhio, vigile e silenzioso. Dal muro interno sporgeva una tavola di legno consunta. Rudolf la prese tra le mani: simboli e parole rivolti da qualcuno alla propria amata, scoloriti dal tempo e dall’umidità, narravano di un amore doloroso, richiamando alla mente la vicenda di Orio e Melusina. Un alone oscuro sembrava avvolgerli; Artemisia non riusciva a capire se fosse una promessa o una minaccia. Toccarla meglio le fece comprendere che la maledizione di Melusina era partita da lì. Con un gesto deciso, Artemisia lasciò cadere la tavoletta sul pavimento; Rudolf la allontanò, mentre Krampus prese una lanterna ad olio da un balcone vicino e ne rovesciò una scintilla sopra. Il fuoco divampò rapido, un alone nero salì verso il cielo e poi precipitò nel pozzo. Rudolf sospirò: “Forse adesso Orio potrà davvero riabbracciare Melusina.” Nel frattempo, senza che nessuno capisse da dove fosse comparsa, un’altra Umbræon rotolò ai piedi di Artemisia. La raccolse, Krampus si spostò dalla traiettoria mentre ella la riponeva con cura nella sacca di juta di Rudolf insieme alle altre. Le stelle solcavano il cielo ormai pronto per la notte; lanterna alla mano, tornarono a casa di Artemisia, con la sensazione di aver sfiorato un antico mistero, tra ombre, fuoco e acque oscure.
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