I Segreti di Venezia: Palazzo Mocenigo, il profumo della storia – Santa Croce

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”. La settimana scorsa abbiamo esplorato il silenzio di Torcello, le sue suggestioni attorno al Trono di Attila e la sua posizione sospesa e isolata nella laguna. Oggi torniamo nel cuore di Venezia, a passo lento, per scoprire uno scrigno profumato nascosto tra calli e palazzi. Un museo che, probabilmente, solo Venezia – e poche altre città al mondo – sarebbe stata degna di ospitare. Siete pronti a scoprire un luogo che custodisce il Centro Studi del Tessuto, del Costume e del Profumo?

Come raggiungere Palazzo Mocenigo

Dalla Stazione di Venezia Santa Lucia si esce verso la Calle Favretti e si prosegue lungo la Fondamenta dei Scalzi, fino ad attraversare il Ponte degli Scalzi. Superato il ponte, si entra in Calle Longa e poi in Calle Bergami, che conduce alla Salizada de la Chiesa. Qui la strada piega a sinistra e diventa la Lista Vechia dei Bari, che porta fino al Campiello Rielo. Girando a sinistra si imbocca il Rio Terà di Santa Croce, quindi a destra per Calle Bembo, fino ad arrivare a Campo San Zandegolà. Si svolta poi a destra in Calle dello Spezier, che attraversa il Ponte del Megio, e da lì in Calle del Megio. Una breve deviazione sulla destra porta in Salizada San Stae, dove, al civico 1992, si trova il Museo di Palazzo Mocenigo – Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del Profumo.

Gli interni di Palazzo Mocenigo: un viaggio tra vesti, stoffe e profumi

Appena varcata la soglia del museo, vi sentirete trasportati in un’altra epoca. Lo stile veneziano più classico si intreccia allo sfarzo nobiliare degli arredi, mentre dipinti e tessuti raccontano la ricchezza e il gusto di chi li possedeva. I manichini, vestiti con costumi d’epoca, sembrano sospesi tra realtà e leggenda, pronti a confidare storie e gesti quotidiani dimenticati. Le opere d’arte austere vi scrutano dall’alto, come se il loro status imponesse silenzio e meraviglia. Camminando tra le sale, ogni passo diventa un invito a osservare, immaginare e sentire il respiro della storia, pronto a svelarsi attraverso le immagini che che potete vedere proprio qui sotto.

Il profumo e i suoi flaconi come declinazione di epoche diverse

Affascinante: è la parola che più si avvicina alla “tribuna dei profumi”. Un’esposizione cronologica che abbraccia l’intero salone in latitudine e longitudine. Flaconi provenienti dall’oggi e dall’ieri, quasi a suggerirci il futuro, ci attendono in silenzio, protetti dalle loro calotte vitree. Qui potrete osservare e annusare profumi nati prima di molte civiltà: dall’Egitto alla Grecia, da Roma ai tempi moderni. Flaconi artigianali in vetro si alternano a quelli celebri e industriali, mentre la curiosità si lascia trascinare da tutti i sensi, esaltandosi davanti a uno spettacolo inaspettato e unico, come pochi altri al mondo.

Cosa vedere vicino a Palazzo Mocenigo

Passeggiando nei dintorni di Palazzo Mocenigo, ogni calle può diventare una sorpresa. A pochi minuti di cammino infatti ci si può imbattere nel Ponte delle Tette e nel Rio Terà delle Carampane, nomi che già da soli raccontano di storie popolari e antichi costumi veneziani. Poco più in là, il Mercato di Rialto vibra ancora di profumi e colori, come se nulla fosse cambiato nei secoli. È proprio in questa zona che, tra una cassetta di frutta e un banco di pesce, si possono incontrare i peluche salvati dagli operatori ecologici (vedi foto sotto), recuperati e messi in mostra quasi come piccoli guardiani silenziosi del quartiere.
Il Museo di Storia Naturale, affacciato sul Canal Grande, custodisce collezioni rare e suggestive, mentre sul lato opposto, verso Riva de Biasio, si apre un tratto più silenzioso e autentico della città. Non mancano luoghi meno noti ma dal fascino intatto: la chiesa di San Zandegolà, il raccolto Campo San Boldo, il curioso Palazzo Dimezzato e persino il Ponte Fantasma di San Polo, che pare custodire misteri mai svelati.

banner caccia al tesoro fotografica a venezia che linka all'articolo

Per concludere

A Palazzo Mocenigo, ogni sala e ogni flacone raccontano secoli di storia, gusto e curiosità.
Il viaggio tra stoffe, costumi e profumi diventa un’esperienza sensoriale unica, dove il passato prende vita davanti ai nostri occhi e al nostro naso. Osservare, annusare, immaginare: ogni gesto svela un dettaglio di epoche lontane e di artigianalità raffinata. La “tribuna dei profumi” rimane il cuore pulsante di questa scoperta, affascinante e senza tempo. Qui, tra sentori e visioni, il museo si trasforma in un’esperienza che resta impressa nella memoria.

Scopri la mappa segreta di Venezia: oltre 100 Segreti di Venezia e altre curiosità da esplorare

Qui sotto trovi la mappa interattiva dei Segreti di Venezia, con tutti i luoghi geolocalizzati. Ogni pin ti condurrà direttamente all’articolo corrispondente, permettendoti di esplorare la città seguendo le tracce dei racconti e di scoprire angoli nascosti e curiosità come mai prima d’ora.

Per una navigazione completa, nella pagina indice di tutti gli articoli troverai lo stesso approccio: ogni segreto, oltre alla classica divisione per Sestiere, è collegato alla sua posizione sulla mappa, pronta a guidarti tra i misteri, le storie e le leggende di Venezia. La maggior parte degli articoli è geolocalizzata nel punto reale in cui si svolgono i fatti, mentre alcuni trovano una collocazione più “metaforica”, evocando luoghi legati al racconto più che alla posizione fisica.

banner ritorna a elenco articoli

I Segreti di Venezia: El Vecio pien de pelo e la Stele del Pane, storie (quasi) dimenticate – Cannaregio

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio senza tempo tra le affascinanti storie e le unicità della splendida città lagunare. Nelle ultime due puntate ci siamo immersi, a bordo di convogli fatti di parole dialettali, nella cultura viva di Venezia: quella colorata dal folklore, dalle espressioni antiche e soprattutto dalle persone che la abitano e la rendono unica ogni giorno. Oggi torniamo su una traiettoria più classica, esplorando un dettaglio e una stele che – pur essendo sotto gli occhi di tutti – sono spesso dimenticati o ignorati. Due piccoli misteri in bella vista, che aspettano solo di essere riscoperti.

La Stele del Pane: quando la legge si scolpiva nella pietra

La Stele del Pane (in dialetto veneziano stełe del pan) è una stele in pietra d’Istria davanti alla quale tutti quelli che da Cannaregio si sono diretti verso l’Ospedale, verso il Sestiere di Castello o verso Piazza San Marco sono transitati. La potete vedere, oltre che nella foto qui sotto, presso il sotoportego Falier all’incrocio con calle Dolfin, sulla riva meridionale del rio dei Santi Apostoli. È l’ultima stele di questo tipo rimasta in città.

La Stele del Pane (in dialetto veneziano stełe del pan) è una stele in pietra d’Istria davanti alla quale tutti quelli che da Cannaregio si sono diretti verso l'Ospedale, verso il Sestiere di Castello o verso Piazza San Marco sono transitati. La potete vedere, oltre che nella foto qui sotto, presso il sotoportego Falier all’incrocio con calle Dolfin, sulla riva meridionale del rio dei Santi Apostoli. È l’ultima stele di questo tipo rimasta in città.
La Stele del Pane

La sua funzione è evidente: sotto l’effige del leone marciano, simbolo dell’autorità della Serenissima, è inciso un proclama del 27 ottobre 1727, che reca la firma dogale di Alvise III Mocenigo. Con questo documento marmoreo veniva vietata la vendita di pane al di fuori dei luoghi preposti, le panetterie, gestite dai “pistori” cioè i panettieri. In questo modo si andava a tutelare la cittadinanza tutta da prodotti di origine e qualità incerte.

Chi passa dal sottoportico dunque può leggere l’incisione dell’ordine di non vendere pane fuori dai negozi autorizzati e le relative sanzioni comminabili, pari a 25 ducati o reclusione per i trasgressori; se poi si apparteneva alla categoria dei fornai, la pena veniva portata al doppio. Tra le possibilità vi era quella di essere denunciati anonimamente all’Inquisitore delle Arti, un meccanismo di controllo che garantiva la tutela della qualità e della sicurezza alimentare, affidandosi a segnalazioni riservate raccolte tramite canali ufficiali e non tramite strumenti popolari come le “bocche di leone”.

Sul lato posteriore della stele, che si affaccia sul rio dei Santi Apostoli e può essere vista dai gondolieri, sono riportate norme rigorose rivolte ai barcaioli: era proibito trasportare di nascosto pane o persone in possesso di pane a bordo. Chi infrangeva questa regola rischiava non solo una multa, ma anche la distruzione della propria imbarcazione e la sospensione della licenza per un periodo di due anni.

La visibilità delle regole: un metodo che funzionava davvero?

Ebbene, oggi come ieri, esporre in questa maniera le norme le rendeva non solo eterne, ma soprattutto visibili e ben conosciute da chiunque transitasse in questo luogo. Infatti, come la foto qui sotto dimostra, si tratta di un punto che da sempre rappresenta un vero e proprio fulcro di passaggio per centinaia di persone ogni giorno. Questi passanti potevano e possono ancora oggi imbattersi nella Stele; certo, è possibile che qualcuno scelga di ignorarla, ma è anche vero che la legge difficilmente ammette questa opzione, rendendo l’avvertimento inciso un monito costante e tangibile.

Rio dei Santi Apostoli e giovani intenti a mangiare
Rio dei Santi Apostoli e giovani intenti a mangiare

El Vecio Pien de Peo a guardia del palazzo in Campiello Santa Maria Nova

Nel campiello di Santa Maria Nova (ci siam “passati” fotograficamente nell’articolo sull’Acqua di Venezia), nel Sestiere di Cannaregio, sulla facciata di Ca’ Bembo-Boldù, un edificio che si fa cornice di uno dei misteri più bizzarri e buffi della città. Al centro di una nicchia infatti possiamo ammirare in tutta la sua bizzarria la figura di un uomo anziano, con barba lunga e corpo interamente ricoperto di pelo. I veneziani, con l’inevitabile ironia che li contraddistingue, l’hanno soprannominato “el Vecio pien de peo” ovvero il vecchio pieno di pelo. Dietro a questo soprannome si cela però un’immagine ricca di significati: si tratta infatti, molto probabilmente, della rappresentazione dell’Homo Selvaticus, figura arcaica che simboleggia l’essere umano a metà tra natura e cultura, tra istinto e razionalità.

Nel campiello di Santa Maria Nova (ci siam "passati" fotograficamente nell'articolo sull'Acqua di Venezia), nel Sestiere di Cannaregio, sulla facciata di Ca’ Bembo-Boldù, un edificio che si fa cornice di uno dei misteri più bizzarri e buffi della città. Al centro di una nicchia infatti possiamo ammirare in tutta la sua bizzarria la figura di un uomo anziano, con barba lunga e corpo interamente ricoperto di pelo. I veneziani, con l’inevitabile ironia che li contraddistingue, l’hanno soprannominato “el Vecio pien de peo” ovvero il vecchio pieno di pelo. Dietro a questo soprannome si cela però un’immagine ricca di significati: si tratta infatti, molto probabilmente, della rappresentazione dell’Homo Selvaticus, figura arcaica che simboleggia l’essere umano a metà tra natura e cultura, tra istinto e razionalità.
Campiello Santa Maria Nova

Simboli nascosti tra pietra e conoscenza

Secondo la tradizione, fu il patrizio Gianmatteo Bembo – figura colta e appassionata di alchimia e conoscenze esoteriche – a volere questa singolare rappresentazione. Non è un caso se il “vecchio” stringe tra le mani un disco solare, simbolo del tempo che scorre e dell’ordine cosmico. Al di sotto della nicchia, trova posto anche una conchiglia di San Giacomo, altro potente emblema caro agli alchimisti, legato alla ricerca della conoscenza universale.

Tutti questi elementi compongono un chiaro riferimento a una dimensione iniziatica, un linguaggio simbolico pensato per chi è in grado di decifrarlo. Ancora più in basso, un bassorilievo raffigura tre volti anziani, le cui espressioni intense evocano saggezza, mistero e autorevolezza: indizi di un sapere antico scolpito nella pietra, che si mostra apertamente… ma solo a chi sa guardare davvero.

banner caccia al tesoro fotografica a venezia che linka all'articolo

In conclusione:

Abbiamo osservato due pietre, ognuna con il proprio messaggio. Una incisa per essere rispettata, l’altra scolpita per essere decifrata. Entrambe, in modi diversi, eterne. La Stele del Pane e el Vecio pien de peo raccontano due lati complementari di Venezia: da un lato il rigore delle leggi, dall’altro il mistero del simbolo, che si fa quasi goliardia scolpita. Entrambi parlano a chi sa rallentare e osservare. In una città dove ogni angolo si fa teatro, dove il passato si affaccia e si moltiplica in ogni riflesso d’acqua, anche ciò che sembra più marginale può custodire storie profonde. E così, sotto un sottoportico o in un campiello appartato, Venezia continua a sorprenderci: con pietre che ci avvisano e statue che ci pongono interrogativi. Basta solo fermarsi. E ascoltare. Magari, la risposta giusta è già dentro di noi.

I Segreti di Venezia: El Vecio pien de pelo e la Stele del Pane, storie (quasi) dimenticate

In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.

Non dimenticate di condividere questa serie con i vostri amici e familiari per far sì che anche loro possano immergersi nei misteri e nella bellezza di Venezia. Lasciate un commento con le vostre opinioni e condividete le vostre esperienze personali sulla città. La vostra partecipazione rende questa serie ancora più speciale e coinvolgente per tutti!

Vi aspetto con nuovi segreti e avventure ogni venerdì!

Vi siete persi gli articoli precedenti?

Non preoccupatevi, potete trovarli tutti cliccando QUI!

E, per non perdere le prossime pubblicazioni, seguitemi anche su Instagram!”

Leggete altre cose interessanti:

Le mie poesie “Komorebi”

Ticket di accesso a Venezia

Glossario toponomastico Veneziano

Come essere turisti responsabili

Come arrivare a Pellestrina

10 cose da fare a Pellestrina almeno una volta nella vita

Tutti gli articoli su Pellestrina

Burano comoda e a portata di Vaporetto

Chioggia & Sottomarina