
12 Dicembre
La porticina alla Maddalena

Luca disse: “preparatevi alla meraviglia”, tutti si girarono verso ogni dove, cercando dettagli, segni, scorci. Luca spinse il timone e la sanpierota svoltò decisa e precisa verso destra, dal Rio di Santa Giustina verso quello de San Giovanni Laterano. Il primo era ampio una decina di metri con i palazzi vi si specchiavano appieno, il secondo invece dimezzava le misure del precedente per larghezza e appariva più come una sorta di piccola sezione di un lungo corridoio all’interno del dedalo veneziano. Luca: “Bene miei cari, preparatevi a voltarvi sulla sinistra” a seguire Artemisia: “Siamo davanti a Palazzo Tetta, il palazzo penisola vicino alla Libreria Acqua Alta” Luca, avendo intuito la sua condizione di non vedente rimase sbigottito, così Rudolf: “Dovrai abituarti a questo genere di colpi di scena Luca, Artemisia ha una capacità innata di capire e comprendere i luoghi che sfugge alla comprensione di tutti gli altri, va ammirata e custodisce nella sua mente una mappa tutta sua, per riferimenti e forma, della città” e il frate: “Assolutamente, è davvero incredibile la sua capacità di capire dove si trovi con i suoi singolari punti di riferimento”. L’imbarcazione attraccò vicino ad un’osteria, il frate scese prima degli altri e, dopo aver bussato, vi entrò. “Buongiorno Oste, sono Frate Luca, desideravo sapere se mi potesse concedere di attraccare per un breve periodo qui davanti, gliene sarei davvero molto grato” e quello: “Buongiorno a lei, assolutamente nessun problema, siamo chiusi per manutenzione, dunque occupi il posto per tutto il tempo che le serve, mi dispiace solamente di non potervi ricattare chiedendovi di fare una consumazione” concluse sorridendo in maniera molto bonaria. Scesero dunque dalla barca, Luca aiutò Artemisia nella discesa e via via tutti gli altri che in pochissimi minuti percorsero le poche centinaia di metri che separavano il luogo dell’attracco dalla casa di lei. Si accomodarono intorno al tavolo e, mancando una sedia, Artemisia andò prontamente a recuperarla, ignorando l’offerta di aiuto da parte di Rudolf. Krampus si era fatto più silenzioso e pensieroso, Rudolf lo osservava attentamente, attribuendo questo atteggiamento alla stanchezza o magari al non aver riposato adeguatamente nell’ambiente a lui alieno di San Francesco del Deserto. Quando furono tutti riuniti al tavolo Rudolf tirò fuori il Libro dei Frammenti di Tenebra, spiegandone contenuto e funzione al nuovo arrivato Luca. Disse: “Andiamo a tradurre dunque il capitolo di ieri e quello di oggi” mentre Rudolf leggeva e interpretava, alternando espressioni di cipiglio ad altre stupefatte, Luca chiese ad Artemisia: “Ma, toglietemi una curiosità, disponete di tutto il libro, perchè dunque lo analizzate un capitolo per volta?” e lei: “Luca, devi sapere che il libro si svela nel suo contenuto solo passo dopo passo, un giorno per volta e le pagine seguenti restano bianche fino al giorno dopo. Potrebbe essere un modo per proteggerci dal conoscere ciò che non siamo ancora pronti a capire, sebbene di comprensibile resti ben poco al momento”. Di colpo Rudolf: “Hey, ascoltatemi, il libro non ha bisogno di essere con noi per conoscere ciò che accade. Quello che si dice su ieri ne è la prova, pare essere legato alla stessa forza che aveva generato gli Ingredienti della Luce scelti da Santa un anno fa. Quando qualcosa di importante si manifesta, il libro lo rileva, come un registro antico che registra ciò che la Luce decide di svelare attraverso la sua forma prima o quella seconda: le sue ombre generate”. Artemisia reagì: “Dunque il Libro dei Frammenti di Tenebra altro non è che un libro scritto e nato all’ombra della luce?” e Rudolf: “Sì, è un libro che racconta ombre, ma come tali scaturite da luce”. Il sacchetto di juta con gli Umbræon e i Luminæon raccolti fino a quel momento parve percepire l’intensità del momento e vibrò sopra il tavolo. Rudolf tornò a parlare: “Ora però, come forse anche le sfere desiderano, devo riportarvi l’enigma di oggi, tradotto letteralmente dice: Dove l’occhio veglia tra triangoli e cerchi, un varco umile e recondito attende in ginocchio chi cerca la saggezza. Lì troverete la soglia che i segreti sa custodire”. La rassegna dei volti al tavolo era emblematica, Rudolf aveva il volto di chi non ci aveva capito nulla, Artemisia la bocca spalancata, Elio rovesciato sulla sedia e Krampus con il volto tra le mani. Nel contesto però il volto nuovo del gruppo si era illuminato, Luca: “Non angustiatevi, specialmente tu Artemisia, ho capito dove dobbiamo andare, corriamo alla barca, ci conviene spostarci con quella”. Percorsero a ritroso le calli da casa di Artemisia alla barca, lì sulla riva ritrovarono l’oste che li salutò con garbo, magari convinto di acquisire futuri clienti, poco dopo furono a bordo e partirono. Luca non aveva detto la direzione, non era chiaro il motivo, ma i suoi compagni si fidarono ciecamente. Percorsero il Rio de Santa Marina e poi quello di San Giovanni Crisostomo. I palazzi man mano che procedevano si avvicinavano ai bordi dell’imbarcazione sempre di più, d’un tratto una luce abbagliante li travolse, erano sfociati in Canal Grande, sulla sinistra si vedeva il Ponte di Rialto, davanti la pescheria. Proseguirono sulla destra, risalendo il principale canale veneziano fino ad una svolta per entrare in Rio della Maddalena. Dopo una curva a gomito passarono sotto al Ponte Correr. Subito dopo sulla sinistra un sottoportico con delle sedie colorate di giallo, di blu, di rosso, di verde e le lucine simili a quelle di Natale che adornavano il plateatico di un’Osteria il cui cuoco riposava guardandosi intorno da una delle sedie in questione. Luca fece per accostare presso la classica scaletta in marmo veneziana che dalle acque riportava al piano della corte. Quando tutti furono scesi si volsero al frate che disse: “Eccoci, seguitemi”. Krampus fece per andare davanti, ma tutti seguendo Luca, andarono dietro alla Chiesa della Maddalena, così lui brontolando li seguì, era davvero sfasato. Bastarono pochi passi e tutti rimasero stupefatti, sul retro della chiesa infatti, giusto dietro l’abside vi era una minuscola porta, alta al massimo sessanta centimetri e sovrastata da un proporzionato frontone triangolare. Artemisia si fece avanti e cominciò a passare le mani vicino alla porta e lungo il muro limitrofo. D’un tratto si fermò, in prossimità di un foro e con un cenno della mano invitò Elio a farsi avanti. Lo prese in braccio sussurrandogli qualcosa e, una volta rimesso a terra, entrò in quel piccolo pertugio. Dopo qualche istante dei rumori meccanici si distinsero e, uscito Elio dal foro, pochi istanti dopo la porta si socchiuse facendo rotolare fuori una sfera oscura. Krampus: “Ecco l’Umbræon!” Rudolf lo colse, posizionandolo nella sacca con gli altri e guardò Luca con una riconoscenza infinita. Il suo contributo era stato fondamentale. Rimisero tutto a posto, con Artemisia che chiese ad Elio di tornare a bloccare la porta. Tornando verso la barca incontrarono il cuoco in procinto di iniziare il servizio che esordì così vedendo quello sparuto manipolo di personaggi vari: “Visto che siete qui, con le facce felici, che ne dite di amplificare la vostra amicizia con una cena veneziana?” Rudolf guardò Luca, che a sua volta guardò Krampus, che a sua volta guardò Elio, l’impasse fu interrotta da Artemisia: “Siamo al Cantinon, non possiamo perdere questa occasione”. Luca scuotendo la testa disse: “Stupefacente, un vero miracolo questa dote”. Si sedettero, brindarono, cantarono, ma da uno specchio su una mensola di ninnoli lagunari, il volto era tornato, a loro insaputa, a spiarli da vicino e Elio miagolò forte, nervosamente, in quella direzione, senza che però stavolta Artemisia potesse capirne il motivo.
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