I Segreti di Venezia: Cosa sono i Nizioleti e perché ci raccontano la città

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”. Oggi ci addentreremo nelle calli alla scoperta di uno degli elementi più caratteristici della città lagunare e che, proprio perché li vediamo di continuo, spesso passano quasi inosservati. Senza di loro non sapremmo dove siamo, dove stiamo andando o cosa stiamo per vedere. Insomma, in estrema sintesi: senza i Nizioleti, le Calli, i Campielli e tutte le altre peculiarità toponomastiche non avrebbero un nome proprio.

Cosa sono i Nizioleti e perché si chiamano così

Si tratta dell’equivalente dei cartelli stradali presenti in tutte le città italiane: in perfetto parallelismo, i Nizioleti non sono altro che i segnali “alla veneziana” che danno un nome a calli, campi, ponti, rii e molti altri luoghi. Sono realizzati all’interno di rettangoli bianchi con bordi neri, dipinti direttamente sui muri che affiancano lo spazio da denominare. La parola “Nizioeto” significa letteralmente piccolo lenzuolo, un’espressione che richiama con immediatezza il candore dello sfondo su cui vengono scritti i nomi, come se fossero vere e proprie lenzuola adagiate sulle pareti della città.

Un po’ di storia

I Nizioleti affondano le loro radici nella storia più antica di Venezia e nella sua complessa toponomastica. La necessità di identificare calli, rii, campi e ponti nasce già ai tempi della Serenissima, quando i luoghi prendevano nome da usi popolari, mestieri, tradizioni o dalle famiglie che abitavano la zona. Il periodo austriaco non fece che rafforzare questa consuetudine, rendendola più sistematica. In tempi recenti, nel 2012, il Comune di Venezia ha promosso un importante intervento di catalogazione e uniformazione, correggendo incongruenze e riportando ordine in quelle situazioni in cui i nomi risultavano controversi o discordanti. Tra le curiosità da scoprire c’è anche quella che vede i Nizioleti non solo utilizzati per dirci in quale calle o campo ci troviamo, ma anche per determinare l’inizio di un determinato sestiere come si può vedere nelle immagini.

Chi li realizza oggi

Come per la catalogazione, anche la responsabilità di realizzazione, restauro e manutenzione dei Nizioleti spetta al Comune di Venezia. I lavori vengono commissionati a ditte specializzate nel recupero del patrimonio urbano, seguendo processi, materiali e regole rigorose: si parte dall’intonaco, che deve avere lo spessore corretto (circa un centimetro e mezzo), si utilizzano stencil o “dime” per le lettere delle scritte e si prevedono rifacimenti periodici per le superfici che col tempo si deteriorano.

Nizioleti famosi e luoghi particolari tratti dai miei articoli


Molti Nizioleti di Venezia raccontano storie e mestieri antichi, ma anche curiosità legate a luoghi particolari. Alcuni portano nomi che evocano arti e professioni: Calle del Luganegher (salsicciai), Calle del Pestrin (lattai), Calle del Forner (fornai). Altri conservano soprannomi popolari, versioni dialettali o leggende locali, come il Ponte dei Zogatoli (dove troverete il Lego del Soldato Quo), in realtà il Ponte San Grisostomo, così chiamato per un negozio di giocattoli che un tempo sorgeva lì.

Alcuni Nizioleti sono celebri per la loro storia o per nomi curiosi legati a famiglie antiche, attività scomparse come il Rio terà del Barba frutariol (fruttivendolo) o storie leggendarie: il Ponte dei Pugni, il Rio Terà degli Assassini, La Piscina San Moisè con il pontile segreto dei Pittori, la Macabra storia di Riva de Biasio, ovvero un serial killer veneziano, le Misteriose Statue in Campo dei Mori, il Sotoportego Zurlin, il più basso di Venezia, o la Toletta, una libreria dove i libri sembrano “attraversare” il tempo, mentre altri evocano luoghi famosi per la loro atmosfera “particolare”, come il Ponte delle Tette.

Come riconoscerli e interpretarli

Per leggerli bene, bisogna sapersi orientare: i Nizioleti sono dipinti sui muri delle case ad altezza tale da essere visibili ma protetti. Contengono il nome della via, spesso in veneziano, talvolta con l’indicazione del sestiere o della parrocchia. Osservare il tipo di scrittura, le varianti nel nome, l’usura o i restauri fa capire quanto antica sia la targa e quanto sia stata oggetto di attenzione civica. Nella toponomastica veneziana, parole come Calle indicano le viuzze principali, mentre le Ruga sono calli particolarmente lunghe e importanti; i Sotoportego sono passaggi coperti che attraversano edifici, le Corte piccoli cortili interni, i Campiello piazzette intime, e i Campi spazi aperti che un tempo ospitavano coltivazioni, oggi teatro di vita quotidiana. Le Fondamenta costeggiano i canali e separano i palazzi dall’acqua, le Liste sono vie in pietra bianca con valore simbolico o funzionale, e i Rio Terà sono strade costruite sopra ex canali interrati. Altri termini raccontano funzioni particolari: la Piscina indica bacini d’acqua un tempo destinati a pesca o nuoto, i Rami sono diramazioni delle calli, le Salisade strade selciate, e infine gli Squeri sono cantieri navali per costruzione e riparazione di imbarcazioni. Conoscere questi termini permette di leggere i Nizioleti non solo come semplici targhe, ma come frammenti vivi della storia urbana e culturale di Venezia (approfondisci QUI). Come tutte le vicende umane, però, non tutti i messaggi sulla città sono istituzionali: alcuni cittadini o visitatori lasciano scritte informali sui muri, come vicino al Ponte dell’Accademia nel cuore del Sestiere di San Polo, espressioni che talvolta rivelano l’impatto dell’overtourism e della pressione quotidiana che la città e i suoi abitanti subiscono.

Graffito Veneziano

Un patrimonio da custodire

I Nizioleti non sono e non saranno mai solo dei segnali stradali: rappresentano tracce viventi di un codice urbano, linguistico e culturale. Quando un Comune, come Venezia in questo caso, ne restaura decine ogni anno, lo fa non solo per il decoro ma soprattutto per preservare la storia attraverso una delle sue più originali declinazioni. Custodire i Nizioleti significa rispettare i nomi e le storie che raccontano chi siamo, come viviamo e da dove proveniamo.

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Per concludere

Camminando tra calli, campi e sotoporteghi, i Nizioleti svelano piccoli segreti di storia, mestieri e vita quotidiana veneziana. Osservare ogni targa, leggere ogni nome, notare le variazioni nei caratteri o l’usura dei secoli significa entrare in contatto con il respiro vivo della città. Leggere i Nizioleti non è solo informarsi: è immaginare le mani che li hanno dipinti, le storie che hanno attraversato le calli e i ponti, i segreti nascosti dietro ogni angolo. Ogni rettangolo bianco con lettere nere diventa così un piccolo teatro d’arte e memoria, dove il passato prende forma davanti ai nostri occhi raccontandosi senza filtri o censure. Custodire e ammirare i Nizioleti significa partecipare a un dialogo tra ieri e oggi, un’esperienza che resta impressa nella memoria e nel cuore di chi sceglie di scoprire Venezia passo dopo passo o, come dico nella nuova rubrica: Ascoltando il battito di ogni luogo.

Scopri la mappa segreta di Venezia: oltre 100 Segreti di Venezia e altre curiosità da esplorare

Qui sotto trovi la mappa interattiva dei Segreti di Venezia, con tutti i luoghi geolocalizzati. Ogni pin ti condurrà direttamente all’articolo corrispondente, permettendoti di esplorare la città seguendo le tracce dei racconti e di scoprire angoli nascosti e curiosità come mai prima d’ora.

Per una navigazione completa, nella pagina indice di tutti gli articoli troverai lo stesso approccio: ogni segreto, oltre alla classica divisione per Sestiere, è collegato alla sua posizione sulla mappa, pronta a guidarti tra i misteri, le storie e le leggende di Venezia. La maggior parte degli articoli è geolocalizzata nel punto reale in cui si svolgono i fatti, mentre alcuni trovano una collocazione più “metaforica”, evocando luoghi legati al racconto più che alla posizione fisica.

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I Segreti di Venezia: 50 Parole in Dialetto Veneziano che Svelano la Magia della Città

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio senza tempo tra le affascinanti storie e le unicità della splendida città lagunare. Qualche articolo fa, esplorando le idee, le parole e gli oggetti che sono nati a Venezia, abbiamo scoperto, ad esempio, che la parola “Ciao!” affonda le sue radici proprio nella cultura popolare e nel linguaggio dei veneziani.
Mi son detto dunque: “Non sarebbe affascinante, avventurarsi tra le parole che — attraverso il dialetto locale — danno colore, sapore, profumo e suono al circostante?” Mi sono risposto di sì, ma non avendo la presunzione di elencarvele tutte, ho deciso di sceglierne cinquanta, simpatiche, originali o preziose, solo per voi.

Ecco a Voi le 50 parole veneziane “da collezione”: 📜✨

In questo compendio proverò a suddividere le parole per area tematica, seguendo i sentieri che esse stesse tracciano con la loro sonorità o significato:

Ci sono parole che, come scriverebbe Hemingway, raccontano la laguna e la vita in barca, altre che profumano e si assaporano lentamente, e poi quelle dalla musicalità rara e affascinante, come un sonetto di Shakespeare. Alcune affondano radici profonde, arcaiche e misteriose, mentre per le onomatopeiche, citando Emily Dickinson, si sentono come un vero e proprio tock tock alle soglie dello scibile. Ci sono sussurri, piccoli e comuni, ma radicati nel micromondo lagunare, come usciti dalla penna di Guareschi, sorrisi di suoni morbidi, dolci e allegri nel loro significato, e infine le più familiari, ricorrenti nel quotidiano, come il ritornello di una canzone che amiamo cantare a memoria.

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ponte chiodo

🌊 Parole della Laguna e delle Imbarcazioni:

  1. Altana: Una terrazza in legno sopraelevata tipica dei tetti veneziani. Le altane venivano usate storicamente per prendere il sole o far asciugare i panni; oggi sono luoghi suggestivi di relax con vista sui tetti della città.
  2. Zattere: La Fondamenta che si affaccia sul Canale della Giudecca, così chiamata perché un tempo vi attraccavano le zattere cariche di legname proveniente dal Cadore. È oggi una delle passeggiate più panoramiche e amate dai veneziani che conduce fino a Punta della Dogana.
  3. Barena: Terreno paludoso e piatto, tipico della laguna, periodicamente sommerso dalla marea. Le barene sono fondamentali per l’ecosistema lagunare, ospitando flora e fauna specifiche.
  4. Sàndolo: Una tipica imbarcazione veneziana, più piccola e leggera della gondola, con fondo piatto. È usata ancora oggi per il trasporto o per la voga veneta. Alcune versioni sono a remi, altre a motore (vedi barca sulla sinistra nella foto qui sopra)
  5. Forcola: è un elemento fondamentale delle imbarcazioni veneziane, in particolare della gondola, e serve da supporto per il remo durante la voga. Si tratta di uno scalmo scolpito in legno (solitamente noce), progettato in modo tale da offrire al vogatore diverse posizioni di appoggio, ciascuna adatta a manovre specifiche. Grazie alla sua forma articolata, la forcola consente di modulare la spinta e la direzione dell’imbarcazione con grande precisione.
  6. Garbin: È un vento di sud-ovest, noto anche come libeccio. In laguna, il garbin può portare mare mosso e temporali, ed è ben noto a pescatori e barcaioli.
  7. Zueca (o Zudeca): Nome dialettale dell’Isola della Giudecca “Zueca” appunto, ne ho parlato brevemente nei suoi aspetti meno noti in due articoli che troverai qui e qui.
  8. Cavana: Uno spazio coperto sul canale, simile a un garage per barche, spesso ricavato sotto un edificio o in riva all’acqua. Serve per ricoverare gondole, sandoli o altre barche private. Comunemente però può essere associato anche ad uno spazio scoperto dove sono attraccate numerose barche in uno specchio d’acqua riparato da una sorta di piccola dighetta.
  9. El Gansèr” (vedi galleria qui sotto), solitamente un ex gondoliere anziano o, raramente, uno più giovane.: Imbarcazione tradizionale a fondo piatto, più tozza e stabile rispetto al sandolo. Usata per trasportare merci o persone nei canali minori. Esistono varianti come il batèlo da transporto o da pesca.
  10. Bricola: I gruppi di pali in legno infissi nella laguna, usati come segnaletica nautica. Indicano i canali navigabili o i punti d’ormeggio. Le bricole sono un elemento iconico del paesaggio lagunare.

🍽️ Colori, Sapori e Piatti Tipici

  1. Bisato: In dialetto veneziano, il bisato è l’anguilla, pesce tipico della laguna, acquistabile sicuramente presso la Pescheria del Mercato di Rialto.
  2. Ostreghe: Ostriche della laguna veneta, un tempo abbondanti e apprezzate sia dai nobili che dal popolo. Oggi rare, ma simbolo di sapori antichi.
  3. Saor: Metodo di conservazione a base di cipolla agrodolce, uvetta e aceto, utilizzato soprattutto con le sarde (sarde in saor), ma anche con altri ingredienti lagunari.
  4. Scartòcio: ermine dialettale che indica la cottura “al cartoccio”, spesso utilizzata per pesci o verdure avvolti in carta da forno o stagnola, per mantenerne profumi e umidità.
  5. Risi e bisi: Un piatto veneziano tra minestra e risotto, preparato con riso e piselli freschi. Era tradizionalmente servito al Doge il 25 aprile, festa di San Marco.
  6. Castradina: Pietanza a base di carne di montone o castrato affumicato e salato, cucinata con verza e tipica della Festa della Salute (21 novembre). Simbolo di resilienza dopo la peste del Seicento.
  7. Fritoin: Il tipico “friggitoria” veneziano, oggi quasi scomparso. Qui si servivano scartosso de pesse frito, ovvero coni di carta pieni di pesciolini fritti, croccanti e caldi.
  8. Fregole: Nel dialetto veneziano, le fregole sono semplicemente le briciole di pane o piccoli frammenti di cibo caduti dalla tavola o sbriciolati durante il pasto.
    es. No far fregole par tera!
    (Non far cadere le briciole per terra!)
La Pescheria del Mercato di RIalto

🔊 Espressioni, Suoni e Parole Sonore

  1. Strolego: Termine affettuoso o ironico per indicare un astrologo, indovino, o più in generale chi “la sa lunga”, magari un chiacchierone che dà consigli su tutto.
  2. Sbrindèla: Persona trasandata, sciatta o vestita in modo stravagante e ridicolo. Può anche indicare un abito a brandelli.
  3. Paron de botega: Il “padrone del negozio”, ma anche chi si comporta da autoritario, che vuole comandare o avere l’ultima parola.
  4. Imbriagarse: Ubriacarsi, in modo vistoso o comico.
  5. Pitima: Persona che si lamenta continuamente, petulante, insistente fino allo sfinimento. È colei (o colui) che si attacca a un dettaglio e non lo molla più, spesso criticando o protestando in modo fastidioso.
  6. Pìzega: Schiacciata tra due oggetti o anche pizzicotto, oppure può indicare uno scatto, una mossa improvvisa o una sorpresa.
  7. Ciacola: Chiacchiera, conversazione frivola o continua; può anche essere usato come verbo (“ciacolar”) per “chiacchierare”.
  8. Baruffa: Lite animata, battibecco acceso; può indicare sia una discussione verbale che una piccola rissa. (Celebri le Baruffe Chiozzotte del Goldoni)
  9. Sciopon: Termine dialettale veneziano che indica un colpo improvviso e violento a livello fisico o emotivo. Può riferirsi a: uno spavento improvviso, un malore acuto (come un infarto o un colpo di pressione), o anche una forte emozione negativa che colpisce come un fulmine.
  10. Ciò: Parola tipica e intraducibile, usata come richiamo, saluto o rafforzativo, un po’ come “oh!”, “ehi!”, o “dai!”.
bottega drogheria mascari
Tipica bottega veneziana – la Drogheria Mascari

🧭 Toponimi e Forme Antiche

  1. Ruga: non sono un sintomo dello scorrere del tempo, ma sono delle calli molto sviluppate in lunghezza ed importanti.
  2. Rio terà: una strana denominazione che indica strade costruite sopra ex canali, testimonianze mute di un passato ormai sommerso, anzi, interrato!
  3. Mascaréta: Tipica imbarcazione lagunare, più piccola e leggera della gondola, spesso usata per il trasporto di persone o merci leggere (vedi foto sotto) nonchè prima imbarcazione con cui si approccia solitamente la Voga alla Veneta.
  4. Còdega: era il servo con lanterna che, fino al XVIII secolo, accompagnava a pagamento i passanti nelle calli buie, prima dell’illuminazione pubblica. Figura evocativa, oggi poetica.
  5. Farsalonga: indica una storia lunga e inverosimile, una tiritera, spesso noiosa o inventata.
  6. Zòstega: è un portico o passaggio coperto sotto un edificio, tipico nelle architetture veneziane, usato per collegare calli o per ospitare botteghe riparate.
  7. Sconte: sono calli o corti nascoste, spesso accessibili solo da piccole aperture o sottoportici.
  8. Pupparin: Tipica barca a remi veneziana, leggera e slanciata, dotata di più forcole. Utilizzata spesso per regate o per esercitarsi nella voga. A differenza della mascareta il vogatore di poppa non è a bordo ma alloggia sopra la poppa (=retro della barca) dell’imbarcazione.
  9. Calle: Parola onnipresente a Venezia: indica una strada pedonale stretta, spesso tra edifici alti. A differenza delle “vie” delle città di terraferma, le calli sono l’ossatura viaria della città lagunare.
Io ed il mio Maestro Angelo Scarpa “della Pitta” in una delle lezioni di Voga alla Veneta a bordo di una mascareta alla fine degli anni '90.
Io ed il mio Maestro Angelo Ghezzo “della Pitta” in una delle lezioni di Voga alla Veneta a bordo di una mascareta alla fine degli anni ’90.

☀️ Parole Legate al mondo Lagunare

  1. Fondamenta: Sono i marciapiedi che costeggiano i canali, ovvero le strade pedonali che corrono parallele all’acqua. A differenza delle calli, hanno sempre almeno un lato affacciato su un rio o su un canale.
  2. Paluo: In veneziano, indica un tratto di laguna dai fondali bassi, spesso emerso con la bassa marea. I palui si distinguono dalle barene perché possono rimanere sommersi o visibili a seconda del livello della marea, e costituiscono aree semiemerse tra l’acqua navigabile e la terraferma.
  3. Masegno: Sono le grandi lastre in pietra d’Istria con cui è pavimentata gran parte di Venezia. Robusti e resistenti al sale, i masegni sono elementi architettonici iconici della città.

🌙 Parole Rare e Dolci

  1. Garanghelo: voce del dialetto veneziano che significa “merenda, baldoria” festosa.
  2. Morbin: indica brio, simpatia, spirito leggero e vivace, un modo giocoso di stare al mondo. Avere morbin significa saper portare allegria con garbo.
  3. “A siora Zanze zé deboe de suste”: Una vecchia canzone della tradizione racconta che la signora Zanze fosse costretta a correre spesso alla latrina per motivi di salute. Da questa storiella nasce un’espressione usata ancora oggi per descrivere chi è sempre in movimento, incapace di restare tranquillo o fermo anche solo per un istante.
  4. Àmia: è il femminile di “barba”, e quindi zia, donna anziana, figura familiare femminile.
  5. Pocio: in veneziano pocio significa imbroglio, pasticcio, mescolanza confusa, oppure una persona inetta o maldestra (a volte anche sudicio).
  6. Taccolin: in molti dizionari dialettali taccolin (o tacolìn) indica il portamonete o portafoglio, piccolo e tascabile.
  7. Barba: Oltre al significato ovvio di “zio” o “uomo anziano”, in veneziano barba ha una connotazione familiare: indica la figura di un uomo protettivo, rassicurante, a volte burbero ma dal cuore grande.
  8. Bombaso: Il significato più fedele è quello di cotone grezzo, ovatta, imbottitura leggera, usata per imbottiture di materassi o cuscini.
  9. Sbessola: titolo affibiato a chi ha un mento pronunciato, alternativo a “Ghirba”.
  10. Omo de legno: l’attaccapanni, oggi chiamato “tacapani”.
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Pre – conclusione:

Prima di congedarmi con il consueto saluto vi voglio lasciare un sorriso, queste parole sono del compianto Lino Toffolo: attore, cantante, comico veneziano, icona culturale, dialetto vivace; venuto a mancare nel 2016. In uno sketch tipico del suo repertorio gli sentii dire questa frase che, nella sua semplicità, racconta la vita e lo spensierato modo di essere dei veneziani:
“Ghe xe tre fasi dea vita: giovane, adulto e… Te vedo ben!”
(letteralmente: ci sono tre fasi della vita: giovane, adulto e… ti vedo bene!)

In conclusione:

In conclusione, queste cinquanta parole sono solo un piccolo assaggio del vocabolario che colora e profuma la Venezia autentica. Ogni termine custodisce una storia, un gesto, un suono che affiora tra le calli ed i canali, raccontando un’identità viva e orgogliosa.
Ma ora lancio una sfida — simpatica e senza premi, se non la gloria personale: quante di queste parole conoscevate davvero? Fate il conto… ma per i veneziani doc, mi raccomando, niente imbrogli! Niente “cavane” linguistiche dove nascondersi!
E per tutti gli altri: che sia l’inizio di una collezione personale di parole da custodire e sfoggiare, come un piccolo scrigno segreto da tirar fuori tra una ciacola e un’ombra de vin.

In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.

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