I Segreti di Venezia: Santa Claus e i 25 ingredienti della Luce – genesi del calendario dell’avvento 2024

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”. Oggi lasciamo per un attimo i vicoli e i misteri di Venezia per addentrarci in un’altra forma di viaggio: quello tra fantasia, luce e magia natalizia, fatti di luce e dei suoi altri ingredienti segreti. Ci accompagnerà Edoardo, autore del racconto e di questo blog, in un viaggio attraverso un racconto che mescola magia, simbolismo e tradizione, tra le luci del Natale e le ombre di storie dimenticate. Scopriremo come Santa Claus, guidato da 25 ingredienti preziosi, cerca di riportare la luce perduta, e come ogni elemento del racconto sia legato a suggestioni reali, emozioni e leggende che parlano di noi e del nostro mondo.

cover dei segreti di venezia modificata ad hoc per quest'occasione dell'intervista su "Santa Claus e i 25 ingredienti della luce".

Intervista all’autore:

Cosa ti ha ispirato a scrivere “Santa Claus e i 25 ingredienti della Luce”?

“La nascita di questo racconto potremmo definirla un’intuizione fulminea. Ho immaginato quanto potesse essere affascinante costruire una storia cucita ad arte su un personaggio come Santa Claus, intrecciandola con il fascino di Venezia e dei luoghi che le stanno intorno. È stato come sentire una scintilla: il desiderio di unire magia, tradizione e paesaggi che conosco così bene.”

In che modo il contesto veneziano e i luoghi che ami hanno influenzato la trama e l’ambientazione del racconto?

“La cosa magica di Venezia, così come dei suoi dintorni, è che sanno trasformarsi in un vero e proprio dedalo di contesti diversi. Si parte dalle campagne tranquille, ci si trova in isole remote e silenziose, e poi, all’improvviso, ci si immerge nel colore vivace di Burano, nei silenzi di Pellestrina e Malamocco, nel mistero di Poveglia o nel clamore delle calli veneziane. Questa poliedricità si sposa perfettamente con una trama fantasy, dando al racconto un ritmo e un respiro che seguono il viaggio della luce e dei suoi ingredienti.”

Ogni ingrediente della luce ha un suo significato. Qual è il messaggio o il simbolismo che più ti sta a cuore trasmettere attraverso questi 25 ingredienti?

“Il senso della storia, e degli ingredienti di conseguenza, è che attraverso un viaggio, fisico o interiore, possiamo vivere istanti che aggiungono sale alla nostra vita e, di riflesso, a quella degli altri. In ogni cosa piccola si nasconde un pizzico di infinito, e questo vale tanto nel micro quanto nel macro.

Ogni ingrediente della luce che ho raccolto fino ad oggi porta con sé una storia, un frammento di significato: l’Acqua del fiume Piave, l’Acqua agrodolce della foce del Sile, il fango in scatola, il frammento del Ponte del Diavolo, l’intonaco color cielo, un rametto di vitigno, uno stelo di carciofo, bastoncini di liquirizia amarissimi, piume di gufo, una candela consumata, pignette di cipresso, ceneri di legno di tasso, il guscio di murice spinoso “garusolo” con ali nere dipinte dal pittore, il legno resiliente levigato dal mare, il fiore viola selvatico centaurea, una rete sgualcita con galleggiante di sughero, un cristallo di sale marino, un rametto spinoso del roseto, l’intonaco cuore di Melusina in ampolla, un rametto di vischio, riccioli di legno piallato, acqua benedetta di San Giovanni Elemosinario, un francobollo di Betlemme, la chiave di un lucchetto d’amore e persino una ciocca di Rudolf.

Ognuno di questi ingredienti racchiude un frammento di esperienza, memoria o magia: piccole scintille che, combinate, accendono la luce interiore e ci ricordano quanto il mondo sia fatto di dettagli preziosi e sorprendenti.”

Come hai strutturato il racconto e il ritmo della storia? Segui un piano preciso oppure lasci che siano le intuizioni e l’ispirazione a guidarti?

“Sai, nella poesia come nella prosa, mi lascio travolgere dal flow emotivo. Certo, uno schema di massima c’è, ma poi sono le trame che si dipanano dai personaggi a guidarmi, e talvolta a presentarmi persino il personaggio successivo. È un dialogo continuo tra me, i personaggi e la storia, dove ogni ingrediente, ogni scena, sembra trovare il suo posto quasi da sola, seguendo una logica interna fatta di emozione e intuizione che si sintonizzano con l’intento narrativo.”

Dal vecchio al nuovo, ora che ci avviciniamo al nuovo racconto, “Chi ha rapito Santa Claus?”, cosa possono aspettarsi i lettori? Ci saranno collegamenti con “I 25 ingredienti della Luce” o ogni storia vive di vita propria?

“Caspita, questa sì che è una rivelazione… ne sai forse più di me! Scherzi a parte, non è ancora tutto definito: non ho ancora parlato con tutti i personaggi (sorrido, ndr), ma l’idea di massima della trama e dello svolgimento c’è.

Con l’assenza di Santa, il protagonista sarà ovviamente Rudolph, ma non sarà solo. E, com’è giusto che sia, la storia resterà legata alla precedente, I 25 ingredienti della Luce, pur presentando un ritmo e delle vibrazioni totalmente diverse a tratti. Dopotutto, Santa è stato rapito… mica possiamo scherzare su questo.”

Se potessi svelare un piccolo segreto della storia senza rovinare la sorpresa, quale sarebbe? E quale consiglio daresti a chi vuole scrivere storie che mescolano realtà e immaginazione?

“Mi costa fatica, ma senza fare spoiler possiamo dire che il leitmotiv della storia sarà il fatto che le apparenze ingannano, nella vita come nella fantasia. Così come non possiamo giudicare un libro dalla sua copertina, allo stesso modo non possiamo giudicare una persona dalla prima impressione che ci suscita. Eppure, un enorme ‘ma’: talvolta l’istinto è un senso salvifico, capace di guidarci dove la ragione da sola non arriverebbe. Vi faccio però un regalo, eccovi la copertina”

chi ha rapito santa claus?

Edoardo, guardando indietro a tutto il percorso creativo di “I 25 ingredienti della Luce” e pensando al nuovo calendario dell’Avvento, cosa ti lascia questa esperienza come scrittore e come osservatore del mondo?

“Mi guardo alle spalle dopo questa esperienza e vedo l’immagine di me adolescente, penna alla mano, che annota la sua prima poesia su un quaderno. Parlava di un luogo e di un vecchio: il primo non esiste più, il secondo era frutto della mia immaginazione.

Il confine tra prosa e poesia, per chi la custodisce dentro, è labile e permeabile. Basta un piccolo dettaglio, quel ‘che’, e un testo cambia polarità. In ogni mio racconto e in ogni mio testo, quel pizzico di poesia c’è sempre: fa parte di me.

Dunque, questo racconto e quello che verrà mi lasciano un’ampia aura di ciò che sono e di ciò che ambisco a essere come scrittore e poeta. In ogni storia c’è parte di me e della mia esperienza nel mondo. Come spero di aver trasmesso nel corso di poesia – Trarealtaesogno – ognuno ha una voce interiore: bisogna solo capire come ascoltarla, farla emergere e coltivarla. Non limitatevi a guardare il mondo dalla finestra… fatene parte, con azioni, pensieri e… poesia.”

Per concludere

Il viaggio nei 25 ingredienti della luce ci ha condotti tra luoghi reali e frammenti di fantasia, tra dettagli preziosi e simboli nascosti, guidati dalla voce di Edoardo. Come spesso accade nei Segreti di Venezia, anche qui il confine tra realtà e immaginazione è labile, e sta al lettore scoprire i piccoli misteri che si nascondono nei gesti quotidiani, nei luoghi più familiari e nei ricordi più remoti.

Ogni ingrediente, ogni scena e ogni personaggio è un invito a osservare il mondo con occhi nuovi, a lasciarsi sorprendere e a coltivare la propria luce interiore.

E mentre ci prepariamo a immergerci nel nuovo racconto “Chi ha rapito Santa Claus?”, vale la pena riscoprire I 25 ingredienti della Luce, rileggere ogni dettaglio e lasciare che la magia, la fantasia e il mistero ci guidino ancora una volta tra i fili invisibili che legano passato e presente, realtà e sogno.

E a proposito di magia… per un piccolo colpo di genio, questa intervista è stata condotta nientemeno che da Santa Claus in persona!

caccia al tesoro fotografica trarealtaesogno

Scopri la mappa segreta di Venezia: oltre 100 Segreti di Venezia e altre curiosità da esplorare

Qui sotto trovi la mappa interattiva dei Segreti di Venezia, con tutti i luoghi geolocalizzati. Ogni pin ti condurrà direttamente all’articolo corrispondente, permettendoti di esplorare la città seguendo le tracce dei racconti e di scoprire angoli nascosti e curiosità come mai prima d’ora.

Per una navigazione completa, nella pagina indice di tutti gli articoli troverai lo stesso approccio: ogni segreto, oltre alla classica divisione per Sestiere, è collegato alla sua posizione sulla mappa, pronta a guidarti tra i misteri, le storie e le leggende di Venezia. La maggior parte degli articoli è geolocalizzata nel punto reale in cui si svolgono i fatti, mentre alcuni trovano una collocazione più “metaforica”, evocando luoghi legati al racconto più che alla posizione fisica.

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I Segreti di Venezia: Palazzo Mocenigo, il profumo della storia – Santa Croce

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”. La settimana scorsa abbiamo esplorato il silenzio di Torcello, le sue suggestioni attorno al Trono di Attila e la sua posizione sospesa e isolata nella laguna. Oggi torniamo nel cuore di Venezia, a passo lento, per scoprire uno scrigno profumato nascosto tra calli e palazzi. Un museo che, probabilmente, solo Venezia – e poche altre città al mondo – sarebbe stata degna di ospitare. Siete pronti a scoprire un luogo che custodisce il Centro Studi del Tessuto, del Costume e del Profumo?

Come raggiungere Palazzo Mocenigo

Dalla Stazione di Venezia Santa Lucia si esce verso la Calle Favretti e si prosegue lungo la Fondamenta dei Scalzi, fino ad attraversare il Ponte degli Scalzi. Superato il ponte, si entra in Calle Longa e poi in Calle Bergami, che conduce alla Salizada de la Chiesa. Qui la strada piega a sinistra e diventa la Lista Vechia dei Bari, che porta fino al Campiello Rielo. Girando a sinistra si imbocca il Rio Terà di Santa Croce, quindi a destra per Calle Bembo, fino ad arrivare a Campo San Zandegolà. Si svolta poi a destra in Calle dello Spezier, che attraversa il Ponte del Megio, e da lì in Calle del Megio. Una breve deviazione sulla destra porta in Salizada San Stae, dove, al civico 1992, si trova il Museo di Palazzo Mocenigo – Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del Profumo.

Gli interni di Palazzo Mocenigo: un viaggio tra vesti, stoffe e profumi

Appena varcata la soglia del museo, vi sentirete trasportati in un’altra epoca. Lo stile veneziano più classico si intreccia allo sfarzo nobiliare degli arredi, mentre dipinti e tessuti raccontano la ricchezza e il gusto di chi li possedeva. I manichini, vestiti con costumi d’epoca, sembrano sospesi tra realtà e leggenda, pronti a confidare storie e gesti quotidiani dimenticati. Le opere d’arte austere vi scrutano dall’alto, come se il loro status imponesse silenzio e meraviglia. Camminando tra le sale, ogni passo diventa un invito a osservare, immaginare e sentire il respiro della storia, pronto a svelarsi attraverso le immagini che che potete vedere proprio qui sotto.

Il profumo e i suoi flaconi come declinazione di epoche diverse

Affascinante: è la parola che più si avvicina alla “tribuna dei profumi”. Un’esposizione cronologica che abbraccia l’intero salone in latitudine e longitudine. Flaconi provenienti dall’oggi e dall’ieri, quasi a suggerirci il futuro, ci attendono in silenzio, protetti dalle loro calotte vitree. Qui potrete osservare e annusare profumi nati prima di molte civiltà: dall’Egitto alla Grecia, da Roma ai tempi moderni. Flaconi artigianali in vetro si alternano a quelli celebri e industriali, mentre la curiosità si lascia trascinare da tutti i sensi, esaltandosi davanti a uno spettacolo inaspettato e unico, come pochi altri al mondo.

Cosa vedere vicino a Palazzo Mocenigo

Passeggiando nei dintorni di Palazzo Mocenigo, ogni calle può diventare una sorpresa. A pochi minuti di cammino infatti ci si può imbattere nel Ponte delle Tette e nel Rio Terà delle Carampane, nomi che già da soli raccontano di storie popolari e antichi costumi veneziani. Poco più in là, il Mercato di Rialto vibra ancora di profumi e colori, come se nulla fosse cambiato nei secoli. È proprio in questa zona che, tra una cassetta di frutta e un banco di pesce, si possono incontrare i peluche salvati dagli operatori ecologici (vedi foto sotto), recuperati e messi in mostra quasi come piccoli guardiani silenziosi del quartiere.
Il Museo di Storia Naturale, affacciato sul Canal Grande, custodisce collezioni rare e suggestive, mentre sul lato opposto, verso Riva de Biasio, si apre un tratto più silenzioso e autentico della città. Non mancano luoghi meno noti ma dal fascino intatto: la chiesa di San Zandegolà, il raccolto Campo San Boldo, il curioso Palazzo Dimezzato e persino il Ponte Fantasma di San Polo, che pare custodire misteri mai svelati.

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Per concludere

A Palazzo Mocenigo, ogni sala e ogni flacone raccontano secoli di storia, gusto e curiosità.
Il viaggio tra stoffe, costumi e profumi diventa un’esperienza sensoriale unica, dove il passato prende vita davanti ai nostri occhi e al nostro naso. Osservare, annusare, immaginare: ogni gesto svela un dettaglio di epoche lontane e di artigianalità raffinata. La “tribuna dei profumi” rimane il cuore pulsante di questa scoperta, affascinante e senza tempo. Qui, tra sentori e visioni, il museo si trasforma in un’esperienza che resta impressa nella memoria.

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