“Chi ha rapito Santa Claus?” 17 Dicembre – Pellestrina e Chioggia

"Chi ha rapito Santa Claus?" - cover by Trarealtaesogno

17 Dicembre
Pellestrina e Chioggia

un ritratto di krampus col suo scettro luminescente

Scesero dalla torre dell’acquedotto a ritmo compassato, ringraziarono Pietro per quella che in fondo si era rivelata una lezione di vita, di attesa e di fiducia. Mollarono gli ormeggi e.. “Tuùù–tuùù” salutarono con due colpi di clacson Pietro che, sulla riva, era tornato a rammendare le trame delle reti da pesca seduto sulla classica pietra di marmo bianco del fronte lagunare Veneziano. Lui sbuffò due volte dalla pipa e, ad ampi cenni della mano, ricambiò il saluto. Rudolf se ne stava accovacciato a prua, in silenzio, con il libro dei frammenti di tenebra ed il nuovo enigma da carpire. Nel frattempo Luca, fermo nel mezzo delle acque: “Sicuro che non vuoi una mano con la traduzione?” e Rudolf: “Ne sai di greco?” e lui: “Latino volentieri, greco posso dirti la ricetta della tzatziki”. Scoppiarono a ridere, ma Rudolf si tornò subito a concentrare, riga dopo riga, parola dopo parola giunse ad una conclusione: “Sotto il ponte, la luce s’adombra non v’è gloria in quel di Clodia!”. Artemisia quasi sgomitando: “Clodia è l’antico nome di Chioggia, credo dovremo cercare tra i canali!” e Luca: “Si parte!”. Krampus dalla comparsa di Luca si era nascosto dietro a maggiori silenzi ed espressioni cupe, se ne stavano rendendo conto un po’ tutti. A bordo della barca, superata San Pietro in Volta e Portosecco, transitarono davanti l’altra borgata isolana, quella di Pellestrina, anch’essa caratterizzata da un’alternanza di casette colorate e leggermente più popolosa della precedente. Poco prima del cimitero si fermarono a fare un rifornimento e, attraccando poco oltre, approfittarono per mangiare qualcosa al vicino chiosco. Una volta ripartiti costeggiarono la lunga muraglia di marmo bianco che, conducendo fino a Ca’ Roman, divideva il mare e la laguna, mai così vicini lungo tutta l’isola. Luca: “Dovete sapere che qui c’è un’oasi protetta dove vivono gli uccelli fratini, una specie tutelata” e Krampus sarcastico: “Oh, guarda un po’, il nostro frate-saggiatore ci porta a fare birdwatching invece che a risolvere enigmi… devo farmi un plauso per la mia crescente virtù della pazienza”. Cadde il silenzio, brevissimo, interrotto da Artemisia: “Tà–tà–bròm…Tà–tà–bròm…Tà–tà–bròm…” canticchiava facendo le percussioni ed imitando il ritmo di quella canzone che le aveva ricordato il suono del motore. Luca: “Ora sedetevi e reggetevi forte” stavano infatti entrando nella parte di laguna dove la bocca di porto, nei giorni ventosi, causava parecchio moto ondoso. La barca “Santa” cominciò a tagliare le onde, guidata con maestria, ma al contempo beccheggiò ampiamente da poppa a prua e viceversa, più e più volte. Artemisia, non potendo vedere si aggrappò più forte degli altri affidandosi ai sensi per capire quando reagire ai movimenti improvvisi. Un minuto dopo la sagoma della cittadina era all’orizzonte, Luca puntò verso Piazza Vigo e disse: “Partiamo dal canale più grande, il Canal Lombardo”. La barca dunque transitò davanti alla fermata del vaporetto che da Chioggia portava a Pellestrina e, dopo una curva ampia a sinistra, entrò nel canale annunciato. Vi erano pescherecci e altre imbarcazioni, gabbiani pronti a raccogliere avanzi, pescatori seduti nei bar. Passarono sotto al ponte che portava il nome del canale su cui si trovavano e, dopo circa mezzo chilometro si trovarono in laguna aperta. Ora circumnavighiamo le rive e torniamo a sud-est verso l’ingresso di Canal Vena. Mentre passavano davanti all’oratorio dei bambini affacciati salutarono e furono ricambiati anche da Krampus, il tutto mentre Elio rotolava sul fondale in legno della barca. Ad un tratto, vicino al primo ponte Luca: “Giù la testa!” e tutti si abbassarono per passare sotto la bassa volta. Si guardavano intorno, nessuna traccia per ora di elementi sospetti o indizi. Dopo il primo seguirono altri sei “giù la testa” e relativi ponti, fintanto che non giunsero nei pressi del mercato del pesce. Luca osservava il mercato spento con le grandi porte aperte che lasciavano intravedere banchi di giorno colmi di ghiaccio e le reti appese a riposo. E lui pensava: “Ogni movimento qui ha un ritmo, ogni voce ha il suo posto, anche nel caos.” Le acque riflettevano il mercato come uno specchio vivo, catturando la sua essenza. D’un tratto le acque da verdastri smeraldine si fecero nere, il cielo grigio plumbeo in un crescendo atmosferico. Delle orate circondarono e cominciarono a percuotere la barca dai lati e dal fondo con le loro pinne, il tutto mentre dei corvi, tre in tutto, cominciarono a planare vicino a Rudolf, stavano puntando alla sacca delle sfere raccolte. Rudolf le tenne al sicuro finchè Krampus, fissando in direzione di una finestra di una casa, non estrasse il suo bastone tortile e luminescente dalla tunica e proferì una parola soltanto, sbattendo il fondo del bastone sulla prua della barca: “Ite!” che significa “Andate!”. I pesci si acquietarono e i corvi scapparono, senza battere ciglio. “Grazie Krampus, ti siamo debitori” disse Rudolf che nel frattempo riguardò verso la finestra dove si era fissato Krampus e vide proprio lì il volto dello specchio svanire come un’ombra. Luca: “Dunque fai il duro, ma un cuore ce l’hai anche tu”. Stette in silenzio, riponendo il bastone nella tunica che, nel dire la parola che fece scappare quell’esercito naturale, si era illuminata in tutti i suoi caratteri arcaici che la adornavano. Ormai si stava avvicinando l’imbrunire, i primi lampioni si accendevano e alcune luci nelle case facevano capolino. Oltrepassarono altri due ponti, sospirarono avvicinandosi all’ultimo. Il Ponte di Vigo, dall’omonima piazza. Luca accostò sulla destra e disse: “Fermiamoci un attimo, guardiamoci intorno, magari capteremo qualcosa”. Si divisero, prendendo direzioni diverse, Krampus andò in una calle tenebrosa lì vicino, Artemisia ed Elio vicino alla colonna con il leone di San Marco definito dai più “El gato de Ciosa” per la sua piccola taglia, Luca e Rudolf invece rimasero vicino al ponte, perchè in cuor loro sentivano che la soluzione fosse vicina. Rudolf lesse nuovamente ad alta voce: “Sotto il ponte, la luce s’adombra, non v’è gloria in quel di Clodia!” Luca strinse gli occhi, pensieroso. “Se la luce s’adombra sotto il ponte… forse non dobbiamo guardare lì, ma altrove.” Rudolf annuì lentamente: “Giusto. L’ombra indica dove non c’è gloria… quindi la luce… dev’essere sopra.” Artemisia sopraggiunse, curiosa, aggiungendo: “Allora guardate verso il cielo o verso qualcosa che illumina dall’alto, no?” Krampus, giunto anche lui, borbottò: “Sono stufo, mi vado a sedere su quella panca”.  Rudolf osservò il ponte sotto una luca nuova, con attenzione: “Sotto il ponte, la luce s’adombra, non v’è gloria in quel di Clodia…”. Krampus nel frattempo si accoccolò su una panca marmorea vicino ad una delle colonnine del ponte, più bassa rispetto al parapetto alla cui sommità vi erano dei leoni, uno per sezione. Krampus: “Sembra che qui io sia in ombra” borbottò ridacchiando, mentre gli altri lo scrutavano incuriositi. Luca però subito dopo indicò i leoni scolpiti sulle quattro colonnine del ponte. “Guardate quel leone e soltanto uno dei quattro, quello accanto a Krampus… ha una parte sferica, forse postuma, che si illumina appena.” Artemisia inclinò la testa: “Allora non cercavamo ombra sotto… ma luce sopra! Forse dobbiamo prendere come riferimento il punto luminoso, vicino a Krampus”. Rudolf annuì: “Bene, s’adombra chi è sotto, ma la gloria… la luce è dove dobbiamo guardare.” Allungò le mani, la sfera si illuminò di conseguenza man mano che si approssimava. E Krampus: “Ragazzi, la mia era solo una battuta eh, non voglio alcun merito”. Risero tutti, tranne Krampus che continuava a rimanere serio, ora avevano 7 Umbræon e 3 Luminæon e soprattutto, nessuna vaga idea di come si sarebbero dovuti usare per salvare Santa e di quale potere sarebbero stati latori.

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