“Chi ha rapito Santa Claus?” 13 Dicembre – Il Sogno

"Chi ha rapito Santa Claus?" - cover by Trarealtaesogno

13 Dicembre – Il Sogno

la barca di luca distrutta

Al termine della cena, leggermente ebbri ma senza esagerazione alcuna si misero sulla via del ritorno. Percorsero a ritroso i canali dell’andata, ad eccezione di uno che in virtù della sua ampiezza risicata era a senso unico. Quando attraccarono davanti all’osteria in ristrutturazione non vi era più l’oste che vigilava sui lavori, ma vi campeggiava sopra la porta d’ingresso una nuova insegna lignea appositamente illuminata ad hoc e dall’aria elegante il cui nome risultava coperto. Krampus si avvicinó furtivo e, allungando la mano, provó a svelarne il nome, ma quando si fece il momento Rudolf lo apostrofó: “Eddai, lasciaci la gioia di scoprirlo se ne avremo occasione” e lui: “Va bene, va bene signor ligio, la sscolto” concluse sarcastico. Arrivati a casa di Artemisia ciascuno prese posto per riposare, chi in piedi, chi sul divano, Luca chiese di poter avere una sedia, forse per penitenza o modus vivendi, Artemisia allora ne tiró fuori una imbottita per bene, quasi una poltrona e gli disse: “Ok scegliere la semplicitá, ma il comfort lo offre la casa”. Luca sorrise e, dopo aver recitato le preghiere di rito chiuse gli occhi. Assopiti che furono tutti Krampus riaprì gli occhi, si guardó intorno e tracció dei segni nell’aria, non dissimili da quelli che usava fare Artemisia e, infine, si assopì. La mattina seguente il canto dei gabbiani destó tutti. Rudolf corse verso la camera di Artemisia trovandola giá sull’uscio e disse: “Ho sognato…” lei gli tappó la bocca e completó la frase: “Santa, hai sognato Santa e l’ho fatto pure io”. Krampus li guardó come niente fosse, Elio balzó sulle zampe, Luca sgranó gli occhi. Artemisia prese il contenitore dei biscotti e, posizionandolo al centro del tavolo disse: “Parliamone Rudolf” e lui: “Mi dispiace, è stato un sogno improvviso, interrotto dal canto dei gabbiani e la frase che mi stava dicendo si è interrotta..” e lei: “così anche nel mio!” Le due frasi erano: “andate alla” e “casa del” anche messe insieme peró non bastavano a fornire un indizio, così Rudolf non perdendosi d’animo disse: “io apro il libro, magari l’enigma di oggi ci aiuterá..” la pagina era intonsa, ma quando fu colpita casualmente dalla luce del mattino riveló il disegno di un’antica e regale imbarcazione. Luca si avvicinó e capì l’elemento che completava la frase “Bucintoro! Dobbiamo andare alla casa del Bucintoro, l’Arsenale dunque!”. Esultarono tutti ad eccezione di Krampus, dalla sua espressione pareva geloso della presenza del frate. Uscirono dunque da casa di Artemisia per dirigersi all’Arsenale. Durante l’itinerario transitarono per molte zone tipiche del Sestiere di Castello, tra queste anche quella del convento di San Francesco della Vigna in cui Luca passó i suoi primi anni da frate prima di optare per una dimensione più eremitica. Il gruppo giunse nei pressi della fermata actv Celestia, lì dove iniziava il ponte metallico sospeso che conduceva, costeggiandone le mura, all’Arsenale. Krampus guardó tutti in tralice: “cioé, io dovrei camminare per più di duecento metri lungo una passerella sospesa?” E Luca: “Sì, è la via ideale” la reazione non tardó ad arrivare: “Mi rifiuto categoricamente”. Fu così che Luca, in puro stile fratino, si offrì con l’accordo di tutti di andare a recuperare la sua barca per poi raggiungerli e portarli via acqua all’Arsenale. Quando ritornó e li imbarcó, circumnavigarono l’appendice di Castello e, giunti all’Arsenale la prima cosa che videro, lasciandoli senza fiato, era l’opera di Lorenzo Quinn. Rudolf le osservó stagliarsi contro il cielo: mani gigantesche che spuntavano da rive opposte di una piccola insenatura dell’Arsenale e si intrecciavano in un gesto di sostegno reciproco. “Sono colossali,” disse sottovoce mentre vi passavano sotto per attraccare, “Sembra vogliano dimostrare che tutto sia possibile tramite la cooperazione”. Una volta a riva sentirono Krampus allontanarsi ripetendo: “Sommergibile militare sommergibile militare” corse letteralmente lungo la riva della Tesa 105 e, divenendo minuto all’orizzonte, corse verso quel residuato bellico nato poco prima degli anni ‘70. Rudolf: “Ebbene ragazzi, lo abbiamo ufficialmente perso, come un bimbo che prima fa il riottoso e poi sorride innanzi al parco giochi. Dato il suo umore recente lasciamo che si sfoghi e chissà che ci venga restituito un Krampus piu mite”. Risero, giungendo anche loro a piedi alla Tesa 105 e l’occhio di Luca cadde su una bellissima barca a vela: “Ma é il Moro di Venezia!” E Rudolf: “cioè?” E lui: “È una imbarcazione leggendaria, quella che portò l’Italia fino alla finale dell’America’s Cup negli anni ’90. Un pezzo di storia il cui nome resta un portafortuna”. Ammaliati dalla spiegazione non si accorsero che nelle acque dove avevano ormeggiato la barca di Luca qualcosa stava mutando. Le acque puntarono il cielo come un geiser, poi un altro e un altro e un altro ancora. Osservarono il fenomeno che aveva preso una direzione precisa. Come imbambolati osservarono l’inesorabile dalla riva su cui si erano soffermati. Nelle acque innanzi a loro apparve il volto cupo, enorme stavolta, che era solito spiarli, lo percepirono consapevoli che non avrebbe attaccato loro, ma che avrebbe continuato la sua guerra psicologica. Scomparve infatti ed un istante dopo l’ultimo geiser acqueo si sprigionó sotto la sanpierota di Luca facendola sbattere contro alcune delle mani giunte dell’opera di Quinn, distruggendola in una miriade di pezzi. Accorsero tutti, tranne Krampus che a quanto pare stava continuando a fissare il sommergibile. Luca era disperato, Rudolf non riusciva a trattenere le lacrime, Artemisia lo abbracciava mentr Elio le stava sopra la spalla destra. Arrivarono lì, i frammenti di legno e le vele squarciate galleggiavano sulle acque a testimonianza della sciagura appena avvenuta, lacrime solcavano ora anche le gote di Luca e Artemisia. Rudolf parló: “é il segno che siamo sulla strada giusta, supereremo questo momento” nonostante la frase però in cuor suo non lo credeva fino in fondo. Finalmente Krampus tornó, ignaro di tutto esordì: “bene ragazzi, scusate ma i sottomarini mi fanno letteralmente impazzire, Rudolf hai qualche novità?” Artemisia, Rudolf, Luca, perfino Elio indicarono l’acqua e Krampus, realizzando quanto accaduto: “No, io dalla passerella di metallo non passo per tornare indietro” e si andó a sedere su una panchina lì vicino. Nessuno commentó la mancanza di sensibilità, sarebbe stato inutile. Artemisia, Luca e Rudolf si confrontarono sulla situazione, cercando di rivolgersi parole di consolazione e speranza reciprocamente, d’un tratto Krampus accorse urlando parole, a distanza incomprensibili, si avvicinó in compagnia di un vecchio pescatore che quando si avvicinó riveló essere simile al pescatore di Torcello: un giaccone cerato color verde scuro, segnato dal sale e dal tempo, e gli stivali di gomma che parevano aver visto più maree che stagioni. Sul capo, il berretto di lana grigia tirato fin sulle orecchie, era Oreste! Parló così: “Giovanotti, ho saputo della vostra barca e, dato che oggi è il vostro giorno fortunato, si fa per dire dati gli eventi, vi voglio aiutare in maniera speciale”. Rudolf: “non ci tenga sulle spine, per favore non scherzi, ci dica” e lui: “che ne dite di utilizzare, gratis, il Moro di Venezia e salvarlo per un periodo indefinito dalla demolizione? La tempesta dell’altro giorno lo ha bombardato di grandine cancellandone anche il nome, ripararlo costerebbe più che demolirlo, dunque è giunta la usa ora, ma voi potreste allungarne la vita. Se poi dovesse piacervi per quello che è, beh,  potrei anche decidere di regalarlo, demolirlo mi costerebbe di più a quel punto, questo è certo”. Rudolf si sentì svenire, Luca non credeva alle sue orecchie, Artemisia vibrava d’emozione. “Vi accompagno” disse il pescatore. “Eccolo qui” indicandolo tanto fieramente quanto fu amara la rivelazione per chi poteva anche vederlo. Artemisia: “ragazzi, ma dove sono finiti gratitudine, euforia ed entusiasmo? Stiamo parlando del Moro di Venezia!” E Rudolf sussurrando al suo orecchio: “Questo è il Moro di Venezia sì, ma ne è per crudele fatalità solo un omonimo, sembra la versione pronta al naufragio… si tiene insieme per miracolo, ma a caval donato..” e Luca: “…provvidenza aiuta!”. Nella perplessità circostante però qualcuno ancora riusciva a sorridere, finalmente privato dell’espressione torva e del broncio che lo aveva contraddistinto lungo l’arco della giornata: Krampus.


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