“Chi ha rapito Santa Claus?” 11 Dicembre – Il primo Luminæon

"Chi ha rapito Santa Claus?" - cover by Trarealtaesogno

11 Dicembre – Il primo Luminæon

il primo Luminæon

Un rumore fragoroso di oggetti caduti a terra, tipo lamiera, risvegliò l’intero convento anzitempo. I frati, Rudolf, Artemisia si affacciarono al corridoio, confusi e ancora assonnati. Il silenzio appena rotto era tornato a regnare, fino a quando non si affacciò una silhouette familiare ai nostri. Con un piede incastrato in un secchiello ed uno scopettone tra le mani apparve Krampus. Rudolf notò un dettaglio in più, aveva anche un piede impigliato nella coperta che, avviluppata al braccio di una sedia, la trascinava. Krampus guardò tutti quasi sollevato per la compagnia trovata in corridoio e disse: “Beh, mi sarei scusato, ma trovandovi già tutti qui svegli mi sento sollevato. Ci vediamo dopo per la colazione” fu così che quella creatura ombrosa tornò a chiudersi nella stanza, trascinando la coperta con un piede e producendo un suono metallico col secchiello ad ogni passo del piede destro. Rudolf trattenne a malapena le risate per quanto appena visto, Artemisia lo percepì, contagiata e si coprì la bocca con una mano. La goffaggine di Krampus era amplificata dal convento ed era totale, ma nonostante i disastri c’era qualcosa di irresistibilmente empatico: Krampus sembrava davvero voler “fare le cose per bene e a fin di bene”, non pareva voler svegliare tutti o creare caos, eppure ogni movimento sembrava ritorcerglisi contro, trasformando ogni buona intenzione in un piccolo disastro comico, un passo sul filo del rasoio. I frati, ormai svegli, si limitarono a sorridere con pazienza invocando la virtù della pazienza e quella del perdono, probabilmente abituati alle stravaganze portate dai viandanti. Il risveglio non tardò ad arrivare per tutti, dopo una colazione semplice insieme a tutti i Frati a base di cereali, latte e caffè Luca si staccò dai suoi confratelli e li guidò alla scoperta di quest’oasi di pace. Arrivarono agli orti, Artemisia ed Elio andarono a sentire i profumi che si sprigionavano dal rosmarino, dalla salvia, dal timo, dal prezzemolo e dall’alloro. Krampus si avvicinò ai cipressi e Rudolf si avvicinò a Luca che, percependolo gli disse: “Fratello, ho colto due cose in te ieri, la prima quando parlai del viandante di un anno fa, hai sentito una scossa nel tuo essere; la seconda è che hai un senso nell’anima, forse del senso di colpa. Cosa ti lega a lui? Sai come sta? Fu una presenza davvero luminosa nella mia vita in quei giorni in cui condividemmo spazi, paesaggi e vita. Ho percepito che il suo ruolo nel Mondo aveva una rilevanza che mi bastava percepire senza svelarla del tutto, un’anima bella” Rudolf si sentì travolto da mille emozioni, avrebbe voluto proprio scavare nel rapporto tra Luca e Santa, ma la porta che credeva chiusa gli si era spalancata innanzi, prese fiato, si fece forza e controllando la distanza degli altri disse: “Luca, in virtù della persona che penso tu possa essere e di questa impronta luminosa che lui ha lasciato nella tua vita ti rivelo che lo stiamo cercando, non so se tu abbia capito chi sia, ma temiamo sia in pericolo, che possa essere stato rapito”. Luca si dimostrò preoccupato e, seppur in silenzio, diede a capire di volerne sapere di più, così Rudolf: “Il 25 dicembre compì un’opera fondamentale proprio a Venezia. Ci riunimmo poco prima, ma, una volta compiuta la missione, sparì… rapito, in una calle nei pressi di Campo Santi Giovanni e Paolo. Raccontarlo ora faceva stringere il cuore a Rudolf: sentiva un nodo in gola, un misto di ansia e impotenza. Lo abbiamo capito solo quest’anno, seguendo una serie di indizi che, in parte, lui stesso ci aveva lasciato”. Il frate guardò con occhi commossi e tristi Rudolf e sussurrò una frase che lo colse inaspettato: “Oh Signore, chi ha osato rapire colui che porta gioia a tutti, specialmente ai bambini?”. Rudolf fece fatica a restare in piedi. Non poteva urlarlo ai quattro venti, così sussurrò animosamente: “Ma… ma tu l’hai riconosciuto davvero?” e lui annuendo lievemente e con lo sguardo velato di affetto e rispetto. “Sì, dal primo istante… e posso giurare che la sua luce era vera. Ma il mondo, a volte, non comprende ciò che incontra e se lo lascia scappare, pur serbandolo tra le mani. Ora seguimi Rudolf, lasciamo gli altri tra aromi e cipressi, voglio mostrarti una cosa e penso tu possa essere la persona giusta per capirla”. Camminarono fino alle celle dei frati del convento, Luca aprì la porta della sua stanza e invitò Rudolf ad accomodarsi su una sedia, la stanza era spoglia, un’effige di San Francesco alla parete, un tavolino, due sedie di cui una offerta all’ospite, il letto e uno scrittoio vicino alla finestra. Il frate si avvicinò allo scrittoio, ne aprì un cassetto e ne trasse fuori un sacchetto color panna che sembrava contenere qualcosa. Lo posò sul tavolo e disse a Rudolf: “Vediamo se tu sai dirmi cosa sia questa cosa che lui lasciò nel cassetto della stanza che gli fu concessa”. Rudolf mise le mani a scodella, Luca rovesciò il sacchetto affinchè l’oggetto ne uscisse e, quando lo fece, l’espressione di Rudolf si fece esterefatta al punto da dire: “Ma questo è… questo è…” e Luca: “Io l’ho chiamato Luminæon… e credo che il destino abbia scelto te per questo. Tu sei colui che deve comprenderlo, un anno dopo che mi è stato lasciato”. A quel punto Rudolf non poté che estrarre la sacca contenente gli Umbræon raccolti fino ad allora appoggiandoli vicino alla sfera chiara e luminescente estratta da Luca. I due guardarono quelle sfere con aria inerrogativa finchè non fecero un balzo all’indietro quando, per un istante, la bianca fino ad allora luminosa e calda con una luce dorata e vibrante e le sfere oscure, nere e profonde con riflessi viola e blu, divennero grigio scuro. Luca e Rudolf si guardarono e giunsero alla medesima risposta dicendo quasi in coro: “La luce ha sempre un potere superiore a quello delle tenebre”. Il frate affidò il sacchetto di velluto panna a Rudolf e gli disse: “Ora andiamo dagli altri, penso tu gli debba delle spiegazioni alla luce di questa notizia”. Rudolf annuì e tornarono fuori negli orti. Artemisia, Elio e Krampus gli si fecero incontro e quest’ultimo disse: “Ma dove eravate finiti?” e Rudolf: “Luca mi ha rivelato un segreto che nessuno di noi avrebbe mai immaginato, Santa ha lasciato una traccia un anno fa passando di qui, un Luminæon” e Artemisia: “Un cosa?” e Rudolf: “Artemisia, metti le mani a scodella” fu così che adagiò la sfera tra le mani di lei che disse: “posso percepire la luce di cui è composto”. Krampus fece un passo avanti, avvicinò la mano alla sfera chiara che si illuminò ancora di più, ma proseguì la sua giornata all’insegna della goffaggine e, inciampando su una radice, dovette badare a mantenere l’equilibrio. Poi disse: “Facciamo che la tocco un altro giorno, oggi rischierei di romperla”. Risero tutti, lui compreso, che però vicino a quella sfera sembrava aver perso quella luce che lo aveva contraddistinto fino a poco prima. Luca prese la parola: “Rudolf mi ha spiegato mentre arrivavamo cosa state facendo e dunque son qui ad offrirvi il mio aiuto e un passaggio in barca se vi può essere d’aiuto”. Rudolf: “Accettiamo volentieri, così ripassiamo da casa di Artemisia e, se ti fa piacere, potrai passare la giornata con noi, aiutandoci in parte di questa ricerca”. Luca sorrise, quasi commosso, all’idea di poter restituire in piccola parte la luce che Santa gli aveva regalato giusto un anno prima attraverso questo piccolo contributo ai suoi amici. Giunti all’imbarcazione e saliti a bordo Artemisia, con Elio in braccio fu aiutata ad imbarcarsi e, presa posizione a poppa disse: “Come si chiama questo tipo di barca? È originaria del posto?” chiese mentre sfiorava con la mano il bordo lucido del legno. Luca sorrise con quel suo modo quieto, quasi a voler accarezzare l’aria.  “È una Sanpierota” spiegò. “Un tipo di barca storica della Laguna sud di Venezia. Era usata per la pesca e per i piccoli trasporti tra le isole. La mia famiglia l’ha sempre custodita con cura, e quando sono entrato nel convento ho chiesto il permesso di portarla con me. Essendo un dono di famiglia, me l’hanno lasciata tenere… e ora è a disposizione di tutti i frati, a differenza di un anno fa ora ha un motore elettrico e la possibilità di andare a vela” Passò una mano sulle vele arrotolate, come se leggesse una storia.  “Le vele, invece, sono speciali. Le ha acquistate e dipinte mio nonno. Ogni colore e ogni simbolo sulla vela ha un significato: qui manteniamo questa tradizione da generazioni. Un richiamo ai colori del Vaticano e a San Pietro, che per la mia famiglia ha sempre avuto un’importanza particolare.” Poi aggiunse, con un tono più dolce: “Sono originario di San Pietro in Volta, un piccolo borgo lagunare poco più a sud. È un posto semplice, ma pieno di storie e affascinante. Ogni volta che apro queste vele… è un po’ come far respirare la memoria di casa.” La poesia travolse tutti, tranne Krampus che pareva volersene stare in silenzio ed in disparte, nessuno però lo voleva turbare e dunque lo lasciarono crogiolarsi in attesa di capire se avessero potuto aiutarlo in qualche modo. Rudolf chiese a Luca: “Non potendo attraccare all’ospedale da dove pensi di farci scendere?” E lui: “Fidatevi di me, vi stupirò”. La laguna, un’onda dopo l’altra dipanava la sua poesia, nessun temporale o burrasca, solo silenzi, gabbiani e quiete. Costeggiarono il lato est di Murano, poi quello dell’Isola di San Michele, cimitero cittadino, infine anzichè accostare in zona Ospedale Civile, Luca puntò dritto verso un canale che pareva spalancarsi sul fianco di Venezia, lo annunciò così: “Eccoci nel Rio di Santa Giustina, preparatevi ad ammirare una Venezia intima e vera, aiutatemi a smontare l’albero e ad ammainare la vela, così da passare sotto ai ponti, da lì prenderemo il Rio de San Giovanni Laterano e sbarcheremo proprio davanti a Palazzo Tetta giusto a due minuti da casa di Artemisia”. Mentre la Sanpierota scivolava silenziosa nel Rio di Santa Giustina, nessuno parlava: ognuno custodiva dentro di sé il peso e la luce di ciò che avevano appena scoperto. Il Luminæon, avvolto nel sacchetto panna, sembrava pulsare come un cuore in attesa. E, senza dirlo ad alta voce, tutti capirono che la ricerca era solo all’inizio.

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