
5 Dicembre – Burano
La luce filtrava sommessamente attraverso la brina che si era formata sulle vetrate dell’approdo. Dormiva ancora, ma a un tratto i versi rabbiosi di un gabbiano destarono Santa dal suo sonno profondo. Volgendo lo sguardo verso il rumore, si accorse che il gabbiano stava rabbiosamente sfilacciando la base del sacco in iuta, provocando uno squarcio che, se ignorato, avrebbe causato il danneggiamento e lo smarrimento di buona parte, forse della totalità, del prezioso contenuto. Santa emise un lamento tipico di chi soffre di mal di schiena e cercò di muoversi velocemente per raggiungere il taschino in cui serbava i croccantini, snack delle renne. Scuotendoli nell’aria, fece sì che il rumore incuriosisse il volatile; ne scagliò una manciata nell’acqua di fronte all’approdo e il gabbiano cessò di azzannare il sacco di iuta in favore di un cibo più goloso. Santa non era solito usare esclamazioni e improperi, ma ci andò vicino. Con ago e filo rabberciò il sacco, poi, con i polpastrelli, disegnò uno smile sui vetri dell’approdo, per poi mettersi in attesa dell’arrivo del vaporetto che lo avrebbe condotto finalmente a Burano. Una volta a bordo, si prese la briga di cercare subito il marinaio: era infatti sprovvisto del biglietto e, memore che in caso di sanzione avrebbe avuto serie difficoltà a fornire delle generalità credibili, si affrettò ad acquistare il biglietto a bordo, a prezzo maggiorato e alcuni altri per esigenze future. Tempo di risolvere questa questione burocratica, si fece già ora di scendere. Burano si presentò subito con un’ampia rappresentanza del suo repertorio cromatico: file interminabili di case, ciascuna con il proprio gusto cromatico, sobrie, sgargianti, smargiasse pure, ognuna con il proprio carattere, spesso riflesso degli antichi proprietari. Santa si disse: “Non oso immaginare in tempi antichi come avrebbero potuto i pescatori riconoscere le loro case nella nebbia più fitta, senza questo stratagemma dei colori”. Santa si fece forza, la missione che voleva portare a compimento era più importante dell’incanto che lo circondava: una rinuncia per fini più alti. Al contempo si rese conto che non aveva ancora fatto un inventario di quanto raccolto e, per quanto godesse di buona memoria, anche questo tipo di concentrazione e attenzione era necessario. L’unica certezza era che l’ingrediente segreto si sarebbe rivelato da sé, come gli altri. Cammina che ti cammina, giunse a un incrocio di canali sovrastato da un numero cospicuo di ponti che, per quanto giusti, parevano quasi in sovrannumero rispetto alla reale esigenza, data l’esigua dimensione dell’area. Si accorse poi che quello che stava varcando era denominato Ponte degli Assassini; trovandosi solo, un brivido lo percorse tutto, ma si tranquillizzò ripensando a quella volta che, a Venezia, passò per il Rio Terà degli Assassini, luoghi anticamente malfamati che oggi riflettevano solo gli spettri del loro passato. Percorrendo queste fondamenta, d’un tratto sentì una voce in lontananza ripetere quasi come una cantilena: “Barba qui qui qui, barba qui qui qui, ciambellone qui qui qui”. Man mano che si avvicinava, la voce si faceva più distinguibile, lievemente rauca; non era sicuramente umana. Arrivato vicino al suono, Santa capì la situazione, che si fece improvvisamente grottesca. L’interlocutore che lo richiamava era un pappagallo amazzone, tipico del Centro e Sud America, appollaiato su un trespolo, libero, fedele alla sua zolla di mondo. Santa lo scrutò per bene, così il volatile, sentendosi oggetto di sfida, proseguì: “Ciambella senza zucchero, cosa guardi?” E Santa: “Ehi tipetto, sei tu che mi hai chiamato da centinaia di metri di distanza, non fare il furbo”. A quel punto il pappagallo volò via per poi tornare con un frammento di intonaco azzurro stretto nel becco e dire: “Casa del cielo, tuo ora”. Santa rimase davvero sorpreso dalla loquacità e dalla verve di quel pennuto. Non poteva certo ricompensarlo come i gatti, così mise alcuni snack in una ciotola ai piedi del trespolo. Il pappagallo apprezzò il gesto, si lasciò accarezzare due volte la testolina e poi si alzò sulle zampe, allargando le ali in segno di saluto. Santa rise di gusto per l’incontro estemporaneo e, allontanandosi, chiese a se stesso ad alta voce come sarebbe potuto proseguire il viaggio. Poco lontano, l’animale, ancora issato ad ali aperte sul trespolo, sbraitò: “Mazzorbo, ciambellone senza zucchero”. Santa prese nota: in fondo era collegata a Burano da un ponte, e visitarla sarebbe costato poco tempo. Mise il pezzo di intonaco azzurro cielo dentro la sacca di iuta, rabberciata poco prima, e si incamminò, salutando con ampi gesti delle mani il folle animale che aveva contraddistinto questa tappa..
A domani con un nuovo capitolo!
Ingredienti della Luce raccolti finora: Acqua del fiume Piave, Acqua agrodolce della foce del Sile, fango in scatola, frammento del Ponte del Diavolo, intonaco color cielo.
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I capitoli e le date di uscita:
01 Dicembre – Santa Maria di Piave
02 Dicembre – Foce del Sile
03 Dicembre – Lio Piccolo
04 Dicembre – Isola di Torcello
05 Dicembre – Isola di Burano
06 Dicembre – Isola di Mazzorbo
07 Dicembre – Isola di Sant’Erasmo
08 Dicembre – Isola delle Vignole
09 Dicembre – Isola della Certosa
10 Dicembre – Isola di San Francesco del Deserto
11 Dicembre – Isola di Poveglia
12 Dicembre – Località Malamocco
13 Dicembre – San Pietro in Volta
14 Dicembre – Pellestrina
15 Dicembre – Cà Roman
16 Dicembre – Chioggia
17 Dicembre – Sottomarina
18 Dicembre – Isola di San Lazzaro degli Armeni
19 Dicembre – Sestiere Castello
20 Dicembre – Isola della Giudecca
21 Dicembre – Sestiere Dorsoduro
22 Dicembre – Sestiere San Polo
23 Dicembre – Sestieri San Polo, San Marco e Castello
24 Dicembre – Sestiere di San Marco
25 Dicembre – Sestiere Castello
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