I Segreti di Venezia: Le Misteriose Statue in Campo dei Mori e la Casa del Tintoretto – Cannaregio

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio senza tempo tra le affascinanti vicende e le unicità della nostra amata città lagunare. Oggi vi porterò in uno dei campi più pittoreschi e suggestivi di Venezia, un luogo che, come ogni angolo di questa città, cela storie e segreti pronti a essere svelati.

La curiosa storia dei tre fratelli greci che si stabilirono a “Palazzo Mastelli del Cammello”:

Chiunque sia passato almeno una volta di qui, non potrà non aver notato quelle quattro statue poste lungo la facciata, che raffigurano tre fratelli greci giunti a Venezia nel 1200, sono chiamati “Mori” perché originari della regione della Morea, e un loro servitore. I nomi, incisi sulle statue stesse sono: Sandi, Afani e, appunto, Rioba, erano mercanti di stoffe, noti per la loro fama di furbi e truffaldini, poiché non esitavano a raggirare chiunque si rivolgesse a loro per affari.

La vista che, dal Ponte dei Mori, ci fa intravedere l'osteria e il campo omonimo
La vista che, dal Ponte dei Mori, ci fa intravedere l’osteria e il campo omonimo

La leggenda narra che, esasperata dalla loro disonestà, Santa Maria Maddalena decise di punirli. Ci tramandano che si presentò loro con le sembianze di una vedova patrizia desiderosa d’acquistare stoffe pregiate per proseguire l’attività del defunto marito. Pare che i mercanti, totalmente privi di scrupoli, tentarono d’ingannare anche lei, chiedendo un prezzo esorbitante per un tessuto tra i più comuni in città.

Durante la trattativa, Sior Rioba, uno dei fratelli, giurò che il tessuto era il migliore di Venezia e disse: “Che il Signore ci trasformi in pietra se non diciamo la verità!” La donna, dopo aver pagato, rispose: “E che il Signore vi tratti con la stessa onestà che voi avete riservato a me.”

Così, i tre mercanti e il loro servitore furono trasformati in pietra. La statua più conosciuta di questa leggenda è proprio quella di Rioba, soprannominato “Sior Rioba” in dialetto veneziano.

sior rioba e il naso di ferro
Il Sior Rioba ed il naso di ferro portafortuna

Aneddoti e Folklore:

Nel 1800, la statua perse il naso, che venne poi sostituito con uno di ferro. Oggi, toccare quel naso è considerato un portafortuna. Tuttavia, il destino della statua fu ben più triste nel 2010, quando la sua testa venne rubata e ritrovata successivamente in Calle della Racchetta, per poi essere rimessa al suo posto.

La statua appartiene anche al gruppo delle “statue parlanti” veneziane, simili a quelle dell’“Accademia degli Arguti” di Roma, che erano utilizzate per affiggere biglietti anonimi con versi satirici e sarcastici. Inoltre, per un lungo periodo, la statua fu al centro di scherzi, durante i quali ai nuovi facchini venivano assegnati carichi pesantissimi da consegnare a un inesistente “Sior Antonio Rioba de Campo dei Mori.”

Tre secoli dopo la nascita di un celebre vicino di casa: Jacopo Robusti, noto come “il Tintoretto”

Come recita una lapide commemorativa apposta nel 1842, qui nel 1518 nacque il famosissimo pittore, che visse in questa casa fino alla sua morte nel 1594. Il suo nome d’arte, “Tintoretto,” derivava dal mestiere del padre, Battista Robusti, che era un tintore di stoffe. È curioso come il figlio di un tintore sia divenuto celebre per la sua arte proprio tre secoli dopo che, nella casa accanto, operarono dei commercianti di tessuti noti per la loro mancanza di scrupoli.

Ecco l’iscrizione affissa dall’abitatore della casa nella metà del 1800:
NON IGNORARE, VIANDANTE, L’ANTICA CASA DI JACOPO ROBUSTI DETTO IL TINTORETTO. DI QUI PER OGNI DOVE SI DIFFUSERO INNUMEREVOLI DIPINTI, MIRABILI PUBBLICAMENTE E PRIVATAMENTE, MAGISTRALMENTE REALIZZATI CON FINE INGEGNO DAL SUO PENNELLO. TI FARA’ PIACERE APPRENDERE CIO’ PER LA SOLERZIA DELL’ATTUALE PROPRIETARIO. 1842

In conclusione:

Questa passeggiata attraverso Campo dei Mori e la casa del Tintoretto ci ha rivelato quanto sia ricca di storia e leggende la città di Venezia. Dalle statue dei furbi mercanti greci, trasformati in pietra per la loro disonestà, al genio artistico di Jacopo Robusti, la cui opera ha lasciato un segno indelebile nel mondo dell’arte, ogni angolo di questo luogo racconta una storia. E così, mentre camminiamo tra questi vicoli e campi, non possiamo che meravigliarci di fronte ai Segreti di Venezia, che continuano a vivere tra le pietre e le memorie di questa città.

banner caccia al tesoro fotografica a venezia che linka all'articolo
mappa campo dei mori e statue dei mori e casa tintoretto
i pin indicano il Molino Stucky, la fabbrica di tessuti Fortuny, l’ex birrificio Dreher e la Scalera Film

In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.

Non dimenticate di condividere questa serie con i vostri amici e familiari per far sì che anche loro possano immergersi nei misteri e nella bellezza di Venezia. Lasciate un commento con le vostre opinioni e condividete le vostre esperienze personali sulla città. La vostra partecipazione rende questa serie ancora più speciale e coinvolgente per tutti!

Vi aspetto con nuovi segreti e avventure ogni venerdì!

Vi siete persi gli articoli precedenti?

Non preoccupatevi, potete trovarli tutti cliccando QUI!

E, per non perdere le prossime pubblicazioni, seguitemi anche su Instagram!”

Leggete altre cose interessanti:

Le mie poesie “Komorebi”

Ticket di accesso a Venezia

Glossario toponomastico Veneziano

Come essere turisti responsabili

Come arrivare a Pellestrina

10 cose da fare a Pellestrina almeno una volta nella vita

Tutti gli articoli su Pellestrina

Burano comoda e a portata di Vaporetto

Chioggia & Sottomarina

I Segreti di Venezia: Le Antiche Botteghe, il Ponte di Rialto e il Loro Ruolo nel Passato

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio senza tempo tra le affascinanti vicende e unicità della città lagunare. Oggi vi racconterò storie e aneddoti intorno ad uno dei luoghi simbolo della città lagunare: Il Ponte di Rialto.

La Leggendaria Storia del Ponte di Rialto:

Guardate una qualsiasi mappa di Venezia o, più semplicemente, aprite google maps, come potete vedere questo ponte, situato nel cuore della città è una sorta di istmo artificiale che tiene unite due macro-aree della Venezia insulare: quella che si compone dei sestieri di Dorsoduro, Santa Croce e San Polo (diciamo a sud-ovest) e quella formata da Cannaregio, San Marco e Castello (diciamo a nord-est). Da una parte, San Polo, il fulcro dell’economia cittadina, con mercati di beni alimentari quali verdure ed il mercato del pesce; dall’altra il cuore politico e del credo cittadino con Palazzo Ducale e la Basilica di San Marco. Dovete sapere anche che proprio lui è il primo e più antico Ponte tra i quattro della città: Rialto, Accademia, Scalzi e Calatrava.

il ponte di rialto sul versante che guarda al sestiere di san polo ed al mercato di rialto
Guardando verso San Polo

L’Evoluzione Architettonica: Dalle Barche alla Pietra

Precedentemente in quest’area sorsero ponti costituiti da barche (1170 circa), ma anche in legno (intorno al 1250).

Il Ponte, così come lo conosciamo ed ammiriamo oggi è figlio dell’ingegno dell’architetto Antonio da Ponte che, senza il timore delle maldicenze su un progetto di tale portata, portò a compimento l’opera nel 1591. La presenza dei negozi trova testimonianze certe a partire dal 1400-1450 circa e con la loro realizzazione la Tesoreria di Stato poteva gestirne i proventi per pagare le manutenzioni della struttura che, per questione materiali e dimensionali, va manutenuta con dovizia.

il ponte di rialto sul versante che guarda al sestiere di san marco e a campo san bortolomio
Una veduta del ponte internamente

Il Cuore Commerciale di Venezia: I Negozi di Ieri e di Oggi

Nei tempi antichi, i negozi sul Ponte di Rialto offrivano una gamma di merci molto diversa da quella che troviamo oggi. Il ponte era il cuore pulsante del commercio internazionale di Venezia, un vero e proprio crocevia di culture e merci. Passeggiando tra le botteghe, si potevano incontrare cambiavalute affaccendati, essenziali per i mercanti che giungevano da terre lontane. L’aria era pervasa dai profumi esotici delle spezie orientali, mentre le botteghe esponevano tessuti pregiati come sete lussuose e broccati scintillanti.

Il pesce fresco e i frutti di mare, appena pescati dalla laguna, erano esposti su bancarelle accanto a negozi di abili orafi e gioiellieri. Non mancavano i mercanti di legname e materiali da costruzione, fondamentali per l’edilizia della città lagunare. Erboristi e profumieri completavano questo variopinto scenario commerciale, offrendo erbe medicinali e fragranze raffinate.

Questa varietà di merci e attività rifletteva perfettamente il ruolo di Venezia come potenza commerciale marittima e punto d’incontro tra Oriente e Occidente, facendo del Ponte di Rialto non solo un luogo di scambio di beni, ma anche di idee e culture.

uno scorcio che regala una emozionante vista del ponte dal basso, quasi incastonato tra i palazzi.
Il Ponte dal basso

Miti e Dicerie: Le Voci Popolari sulla Costruzione del Ponte

Come anticipato, circolavano numerose dicerie sulle possibilità di completamento del ponte. Tra le più famose, un uomo affermò che sarebbe stato più facile vedere un’unghia crescere nelle sue parti intime piuttosto che vedere il ponte ultimato, mentre una donna dichiarò che sarebbe stato più semplice vedere le sue parti intime prendere fuoco piuttosto che vedere la realizzazione del ponte. Spero che quanto scritto non venga considerato inappropriato, e invito i lettori curiosi a consultare l’articolo su Wikipedia per maggiori dettagli.

Sulla facciata del Palazzo dei Camerlenghi furono poi collocati due capitelli, visibili dalla rampa del ponte (sul lato che guarda a San Polo), che raffigurano queste voci popolari. Con questo gesto, il Governo della Repubblica intese dimostrare di essere attento e di non ignorare alcuna diceria.

la vista da cui si gode sul versante del ponte di rialto che guarda a
La vista dal ponte

In conclusione:

Il Ponte di Rialto resta un simbolo indiscusso di Venezia, testimone silenzioso di secoli di storia e commerci. Nonostante le sfide moderne, continua a incantare con la sua bellezza architettonica e il vivace spirito mercantile. Crocevia di culture e cuore pulsante della città, il ponte unisce passato e presente. Che siate veneziani o visitatori, fermatevi un momento: sotto i vostri piedi scorre l’essenza stessa della Serenissima, un connubio unico di ingegno, passione e tradizione che continua a definire l’anima di Venezia.

banner caccia al tesoro fotografica a venezia che linka all'articolo
i pin indicano il Molino Stucky, la fabbrica di tessuti Fortuny, l’ex birrificio Dreher e la Scalera Film

In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.

Non dimenticate di condividere questa serie con i vostri amici e familiari per far sì che anche loro possano immergersi nei misteri e nella bellezza di Venezia. Lasciate un commento con le vostre opinioni e condividete le vostre esperienze personali sulla città. La vostra partecipazione rende questa serie ancora più speciale e coinvolgente per tutti!

Vi aspetto con nuovi segreti e avventure ogni venerdì!

Vi siete persi gli articoli precedenti?

Non preoccupatevi, potete trovarli tutti cliccando QUI!

E, per non perdere le prossime pubblicazioni, seguitemi anche su Instagram!”

Leggete altre cose interessanti:

Le mie poesie “Komorebi”

Ticket di accesso a Venezia

Glossario toponomastico Veneziano

Come essere turisti responsabili

Come arrivare a Pellestrina

10 cose da fare a Pellestrina almeno una volta nella vita

Tutti gli articoli su Pellestrina

Burano comoda e a portata di Vaporetto

Chioggia & Sottomarina

I Segreti di Venezia: Alla Scoperta della Giudecca – Seconda Puntata – Dorsoduro

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio senza tempo tra le affascinanti vicende e unicità della città lagunare. La settimana scorsa vi ho presentato quattro meraviglie della Giudecca. (te le sei perse? Clicca qui). Vi sono piaciute? Fatemelo sapere nei commenti! Oggi, vi porto alla scoperta di tre nuove curiosità di un’isola tra le più particolari di Venezia, caratterizzata dalla sua forte eredità industriale, che oggi assume forme inaspettate e affascinanti.

Oggi scopriremo:

L’ex Fabbrica di Orologi Junghans

Nel 1877, i fratelli Herion, agenti sul mercato italiano del marchio Junghans, fondarono la prima fabbrica italiana di orologi che, nel 1903, dopo svariate vicissitudini, passò nelle mani dirette di Arturo Junghans. Negli anni ’20, in questa fabbrica alla Giudecca si producevano 1500 orologi al giorno e, durante la Seconda Guerra Mondiale, la fabbrica, riconvertita, impiegava circa 4000 persone nella produzione di spolette militari. Dopo la guerra, divenne la principale realtà produttiva della Venezia, specializzata in ordigni bellici (mine, in particolare) fino alla chiusura nel 1971. Negli anni 2000, gli edifici furono restaurati e convertiti in un teatro e complessi residenziali, mantenendo il nome storico di Junghans.

Il Consorzio della Cantieristica Minore Veneziana

Nel 1996, un gruppo di artigiani veneziani ha deciso di recuperare un vecchio cantiere navale di 3.000 m² in rovina. Dopo un investimento di svariati milioni di euro, oggi il sito ospita 15 botteghe artigiane e un rimessaggio con capacità per 350 imbarcazioni. La struttura è dotata di officine, cantieri, tappezzieri, falegnami, elettricisti, un’officina fabbrile, tre gru da 7 tonnellate, e un travellift da 35 tonnellate. Inoltre, c’è un bar-ristorante con vista sulla Laguna. Il rimessaggio funziona 24 ore su 24, con uno staff di 9 marinai per la movimentazione delle imbarcazioni, che sono conservate al coperto o sui piazzali esterni. Un vero capolavoro che ha rivitalizzato uno spazio altrimenti, per quanto prezioso, destinato a uno stato di abbandono.

Il Consorzio della Cantieristica Minore Veneziana
Una veduta del Consorzio della Cantieristica Minore Veneziana

Tra i luoghi simbolo, custoditi all’interno di questi spazi, si cela un diamante: il Ristorante da Crea, dove vengono serviti piatti veneziani di carne e pesce, oltre ad aperitivi e antipasti, su una terrazza affacciata sulla laguna.

Il “Giardino Eden” Hundertwasser

Si tratta di uno dei luoghi più misteriosi di tutta la laguna, inaccessibile al pubblico per volontà del suo ultimo proprietario dall’anno 2000.

Ma raccontiamo brevemente la sua storia: 1884, Frederic Eden, un gentiluomo inglese e artista, insieme alla moglie Caroline, sorella della celebre progettista di giardini Gertrude Jekyll, acquistarono un’ampia area sull’isola veneziana della Giudecca. Qui, la coppia diede vita a uno dei più grandi e affascinanti giardini privati di Venezia. Il giardino divenne un luogo di grande bellezza, caratterizzato da rose, pegolati, prati, cortili e cipressi. Fu frequentato da molte personalità illustri del mondo delle arti, tra cui Marcel Proust, Rainer Maria Rilke, Henry James ed Eleonora Duse, che ne apprezzarono l’atmosfera suggestiva e rigenerante.

Il "Giardino Eden" Hundertwasser ingresso

Un aneddoto interessante riguarda proprio il legame familiare tra Caroline Eden e Gertrude Jekyll: il cognome Jekyll è stato utilizzato dall’amico di famiglia Robert Louis Stevenson per il famoso personaggio del dottor Jekyll nel romanzo Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde.

Dopo la morte di Eden nel 1916, la proprietà rimase alla moglie Caroline fino al 1927, quando fu venduta alla principessa Aspasia Manos, vedova del re Alessandro di Grecia, che vi abitò con la figlia Alessandra. Durante la Seconda Guerra Mondiale, il giardino subì danni, ma fu successivamente restaurato dalla principessa, diventando nel 1945 un Monumento Nazionale.

Nel 1979, il giardino passò nelle mani dell’artista austriaco Friedensreich Hundertwasser, che scelse di lasciarlo in balia della natura, permettendo alla vegetazione selvaggia di prendere il sopravvento. Morto nel 2000, ancora oggi, il giardino è di proprietà dell’omonima Fondazione Hundertwasser, che rispetta il desiderio dell’artista di mantenere il sito chiuso al pubblico, preservando dunque il suo naturale decorso.

Il Giardino Eden, descritto con passione dallo stesso Eden nel libro Un giardino a Venezia, pubblicato nel 1903, è un luogo intriso di storia e mistero, un vero e proprio paradiso terrestre, nascosto agli occhi del pubblico e incastonato nel cuore della Giudecca. La sua inaccessibilità lo rende un mito per molti appassionati di giardini, piante e architettura verde, sopravvivendo solo attraverso racconti e rare fotografie che evocano il fascino di un paradiso perduto.

banner caccia al tesoro fotografica a venezia che linka all'articolo

In conclusione:

Concludiamo questo viaggio tra le meraviglie, più o meno nascoste, della Giudecca con un invito a scoprire e vivere la ricca eredità di Venezia. Dai segreti dell’ex Fabbrica di Orologi Junghans, divenuta poi un polo di fabbricazione di spolette per le mine, alle affascinanti botteghe tradizionali del Consorzio della Cantieristica Minore Veneziana, fino al misterioso Giardino Eden, la cui impossibilità a vedersi lo trasforma in un vero mito! Ogni angolo quaggiù trasuda l’unicità che a Venezia compete. Continuate a esplorare, a sognare e a lasciare che la magia di Venezia vi accompagni.

i pin indicano il Molino Stucky, la fabbrica di tessuti Fortuny, l’ex birrificio Dreher e la Scalera Film

In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.

Non dimenticate di condividere questa serie con i vostri amici e familiari per far sì che anche loro possano immergersi nei misteri e nella bellezza di Venezia. Lasciate un commento con le vostre opinioni e condividete le vostre esperienze personali sulla città. La vostra partecipazione rende questa serie ancora più speciale e coinvolgente per tutti!

Vi aspetto con nuovi segreti e avventure ogni venerdì!

Vi siete persi gli articoli precedenti?

Non preoccupatevi, potete trovarli tutti cliccando QUI!

E, per non perdere le prossime pubblicazioni, seguitemi anche su Instagram!”

Leggete altre cose interessanti:

Le mie poesie “Komorebi”

Ticket di accesso a Venezia

Glossario toponomastico Veneziano

Come essere turisti responsabili

Come arrivare a Pellestrina

10 cose da fare a Pellestrina almeno una volta nella vita

Tutti gli articoli su Pellestrina

Burano comoda e a portata di Vaporetto

Chioggia & Sottomarina

I Segreti di Venezia: Alla Scoperta della Giudecca – Prima Puntata – Dorsoduro

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio senza tempo tra le affascinanti vicende e unicità della città lagunare. Siete mai stati alla Giudecca? Se la risposta è , bene, spero di aggiungere nuove curiosità che vi spingano a scoprirla con occhi diversi, se no, a maggior ragione, vi verrà una voglia matta di scoprirla. Siete pronti? Partiamo!

Cosa rende speciale la Giudecca?

Venezia è un universo fatto di isole collegate da ponti, e la Giudecca non fa eccezione. Anch’essa è un’isola composta da altre isole, unite tra loro nello stesso modo e situata tra Sacca Fisola a ovest e l’Isola di San Giorgio Maggiore a est, da cui è separata tramite il Canale di San Giorgio.

Questo quartiere è caratterizzato oggi da un’atmosfera rilassata, lontana dalla caotica turisticità del centro veneziano. Vi si possono scoprire edifici storici e architetture industriali d’altri tempi. È anche un vivace centro culturale con molteplici associazioni e circoli che trovano la loro sede ideale. Scoprirete poi ristoranti tipici e spazi verdi che permettono di godere in totale relax di passeggiate e sensazioni uniche.

la Giudecca e il Molino Stucky visti dal ponte che la collega a Sacca Fisola
la Giudecca e il Molino Stucky visti dal ponte che la collega a Sacca Fisola

Oggi scopriremo:

Il Molino Stucky:

Il Molino Stucky è una colossale struttura industriale che si staglia nello skyline veneziano con tutta la sua imponenza, anche grazie ad una imponente ciminiera. Costruito alla fine del 1800, precisamente nel 1895, da Giovanni Stucky, uno svizzero, fu uno dei più grandi mulini d’Europa. Nel corso degli anni, questo luogo ha vissuto alterne fortune e vicissitudini, tra cui: la tragica morte del suo proprietario per mano di un operaio, un lungo stato di abbandono e un incendio devastante. Oggi, dopo un attento restauro, il Molino Stucky è tornato a brillare come Hotel della catena Hilton, offrendo un mix unico di storia e modernità.

La Fabbrica Fortuny:

A pochi passi dal Molino Stucky, oltre un ponte, si trova un edificio dall’aria post-industriale con un’insegna muraria che recita “Fortuny”. Questo luogo ospita una storica e prestigiosa fabbrica di tessuti, fondata da Mariano Fortuny, che ha celebrato il suo centenario nel 2022. Qui vengono creati tessuti di straordinaria eleganza e qualità, apprezzati tra gli altri da clienti illustri come Greta Garbo e Marcel Proust.

Fortuny, artista poliedrico e geniale, ha registrato oltre cinquanta brevetti e ha rivoluzionato l’illuminazione teatrale con i suoi studi sugli effetti di luce indiretta. Oltre a disegnare fondali e costumi per il teatro, ha partecipato come pittore a tutte le Biennali di Venezia fino al 1942. La sua azienda, Tessuti Artistici Fortuny srl, è ancora attiva e continua a produrre tessuti utilizzando le tecniche e i macchinari originali da lui ideati. Tra le sue invenzioni più significative c’è una lampada che ha introdotto un nuovo metodo di diffusione della luce per la scenografia.

la fabbrica di tessuti fortuny

L’ex Birrificio Dreher:

L’Ex Birrificio Dreher, originariamente fondato nel 1883 da Anton Dreher e situato alla Giudecca, rappresenta un’importante testimonianza dell’architettura industriale veneziana. Progettato dall’architetto tedesco Ernst Wullekopf, l’edificio ha attraversato diverse fasi storiche: nato come distilleria, è stato successivamente assorbito dalla Birra Pedavena e, infine, dalla Dreher, diventando un punto di riferimento per la produzione di birra e liquori fino al dopoguerra. Dopo la chiusura, il birrificio è stato trasformato in spazi residenziali popolari e studi per artisti, mantenendo il suo carattere industriale. Nel 2011, l’edificio ha subito una nuova trasformazione, diventando Spazio Punch, un vivace centro culturale che ospita eventi e collaborazioni artistiche, confermandosi un luogo dove la storia industriale e la creatività contemporanea si incontrano.

l'ex edificio del birrificio dreher con le sue merlature
banner caccia al tesoro fotografica a venezia che linka all'articolo

La Scalera Film:

La Scalera Film, attiva dal 1938 al 1950, è stata una delle principali case di produzione cinematografica italiane, guadagnandosi il titolo di “massima casa italiana” fin dal 1939. Fondata dai fratelli Salvatore e Michele Scalera con il sostegno di Mussolini, la società mirava a incrementare la produzione nazionale, bloccando gran parte dell’importazione di film stranieri, in particolare quelli americani. I Scalera, già noti imprenditori nel settore edilizio, adottarono un modello di studio system ispirato agli Stati Uniti, contrattando artisti e tecnici di spicco, tra cui Gino Cervi e Rossano Brazzi. La Scalera produsse un numero crescente di film, passando da sei nel 1938 a tredici nel 1942, e partecipò attivamente a coproduzioni internazionali.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, la casa si distinse per la produzione di film di propaganda e di guerra, come “Giarabub” e “Uomini sul fondo”, quest’ultimo considerato precursore del neorealismo. Con l’armistizio dell’8 settembre 1943, la produzione subì un duro colpo, portando i fratelli Scalera a trasferire le attività a Venezia, dove riadattarono alcuni spazi alla Giudecca. Nonostante il contesto bellico, inauguraronono ufficialmente gli studi nel 1944, ma i film realizzati in quel periodo risentivano di un modesto valore artistico.

Dopo la guerra, la Scalera affrontò crescenti difficoltà finanziarie, aggravate dai legami con il regime fascista, che portarono alla liquidazione nel 1952. Tentativi di rilancio, come la produzione dell’“Othello” di Orson Welles, non furono sufficienti a risollevare la casa cinematografica. Sebbene gli studi chiudessero, la Scalera rimane un simbolo del tentativo di industrializzare il cinema italiano, lasciando un’eredità che vive ancora oggi nei racconti della “Hollywood veneziana”.

Una video testimonianza di questi luoghi dall’Archivio dell’Istituto Luce.

In conclusione:

In conclusione, la Giudecca è un’isola che racchiude storie affascinanti e uniche, testimoniando la ricca e variegata eredità culturale e storica di Venezia. Dalle imponenti strutture industriali come il Molino Stucky e l’ex Birrificio Dreher, fino alla celebre Fabbrica Fortuny, ogni angolo di questo quartiere offre un viaggio nel tempo. La Scalera Film, purtroppo chiusa, rappresenta un capitolo significativo della storia cinematografica italiana, evidenziando l’ambizione di un’epoca passata. Scoprire la Giudecca significa immergersi in un mondo di arte, creatività e storia, un’esperienza che continua a vivere nel cuore di chi visita questa straordinaria città lagunare. Non perdetevi la parte 2 della nostra serie “I Segreti di Venezia”, in arrivo la prossima settimana, per continuare insieme questo emozionante viaggio!

i pin indicano il Molino Stucky, la fabbrica di tessuti Fortuny, l’ex birrificio Dreher e la Scalera Film

In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.

Non dimenticate di condividere questa serie con i vostri amici e familiari per far sì che anche loro possano immergersi nei misteri e nella bellezza di Venezia. Lasciate un commento con le vostre opinioni e condividete le vostre esperienze personali sulla città. La vostra partecipazione rende questa serie ancora più speciale e coinvolgente per tutti!

SCOPRITE LA SECONDA PUNTATA SULLA GIUDECCA, CLICCATE QUI

Vi aspetto con nuovi segreti e avventure ogni venerdì!

Vi siete persi gli articoli precedenti?

Non preoccupatevi, potete trovarli tutti cliccando QUI!

E, per non perdere le prossime pubblicazioni, seguitemi anche su Instagram!”

Leggete altre cose interessanti:

Le mie poesie “Komorebi”

Ticket di accesso a Venezia

Glossario toponomastico Veneziano

Come essere turisti responsabili

Come arrivare a Pellestrina

10 cose da fare a Pellestrina almeno una volta nella vita

Tutti gli articoli su Pellestrina

Burano comoda e a portata di Vaporetto

Chioggia & Sottomarina

I Segreti di Venezia: L’Orologio dei Mori e la Sparizione di un Doge – San Marco

Benvenuti nella serie “I Segreti di Venezia”, un viaggio senza tempo tra le affascinanti vicende e unicità della città lagunare. Oggi cominciamo con una domanda, non ve lo aspettavate vero? Ma ogni tanto qualche rottura della trama consueta aiuta a tenere l’attenzione forte. Continuate a leggere, vi darò un indizio visivo e poi vi porrò la domanda, ma non vi preoccupate, non darò nessun voto alla fine, semplicemente, vi spiegherò, qualora non via sia nota, la risposta.

Cosa manca in questa immagine?

L’orologio dei Mori con il Leone Marciano a San Marco

Difficile questa domanda se posta oggi, come io faccio. Considerate che, prima che mi ci documentassi non lo sapevo nemmeno io, è proprio un aneddoto particolare e di cui nessuno, vivente, può avere memoria. Ora non immaginatemi come un super esperto di ogni cosa, il mio racconto parte dal desiderio di scoprire, stupirmi e raccontarvi tutto il bello che Venezia ha da dare.
Ora con l’aiuto di Doc di Ritorno al futuro puntiamo la macchina del tempo sulla DeLorean all’anno 1797, poco prima della caduta della Repubblica di Venezia per mano di Napoleone.

V.M. Coronelli Orologgio di piazza San Marco da Singolarità di Venezia, t. 31, Fonte Biblioteca Nazionale Marciana, Internet Culturale.

Apriamo gli occhi e, rimaniamo stupefatti: il Leone Marciano non è da solo! Viene accompagnato, poco più a destra del Vangelo che reca sotto la zampa, da un Doge! Quest’ultimo venne rimosso perchè con l’avvento di Napoleone i suoi simpatizzanti Giacobini locali, rinvigoriti dalla cosa, decisero di attaccare e distruggere tutti i simboli che si rifacevano al Dogato e alle passate reggenze veneziane. Come da immagine qui allegata infatti insieme al Leone vi era il Doge Barbarigo.

Gli elementi peculiari della Torre dell’Orologio:

Chi passa da San Marco dopo tutti i dettagli che possono rubare lo sguardo di certo non potrà che rimanere affascinato da questa via d’accesso o di uscita dalla Piazza cittadina che, con una spiccata eleganza conduce, attraverso il portico alla sua estremità bassa, alla Merceria Orologio, una delle più prestigiose calli veneziane.

Ecco i suoi elementi di spicco:

I Mori: Due statue in bronzo raffiguranti due pastori, chiamate Mori per il colore scuro del materiale con cui sono state forgiate, battono le ore sulla campana. Sono soprannominati il “vecchio” e il “giovane” perchè uno dei due porta la barba, il secondo no. Inoltre il Moro Vecchio batte sulla campana due minuti prima dell’ora esatta, a rappresentare il tempo passato; il Giovane invece due minuti dopo per indicare il tempo che verrà.

La Campana: Fusa nel 1497 da Simone Campanato, è decorata con medaglioni che includono il Leone di San Marco e lo stemma del Doge Barbarigo.

La Statua del Doge: (quella menzionata a inizio articolo) Originariamente affiancava il Leone di San Marco sulla torre, ma fu distrutta nel 1797 dai giacobini veneziani durante l’occupazione francese.

Processione dei Magi: Un meccanismo che emerge dalla torre due volte l’anno (Epifania ed Ascensione), segnalato dalla necessità di alzare manualmente le tambure che mostrano i numeri delle ore e dei minuti.

Interno: Diviso in quattro piani, ospita la macchina dell’orologio e il meccanismo dei re magi. Gli alloggi del custode si trovano nei piani inferiori.

Temperatori: Figura chiave e storica per la manutenzione dell’orologio, iniziata da Giancarlo Raineri nel 1500 e proseguita per 500 anni. L’ultimo temperatore, Alberto Peratoner, lasciò l’appartamento nel 1998 quando il sistema dell’orologio fu motorizzato a seguito dell’ultimo grande restauro.

La stazione del Traghetto di Santa Sofia
banner caccia al tesoro fotografica a venezia che linka all'articolo

Quali peculiarità ha l’orologio?

L’Orologio dei Mori, originariamente progettato per indicare l’ora con una sola lancetta, utilizza un quadrante di 24 ore, decorato con oro e smalto blu. Oltre a segnare l’ora, mostra il giorno, le fasi lunari e i segni zodiacali.

Questo orologio include anche un meccanismo a carillon attivato solo durante l’Epifania e l’Ascensione. In queste occasioni, figure della Natività e i Re Magi sfilano sulla piattaforma semicircolare sopra il quadrante, rientrando poi nella Torre.

Il sistema dell’orologio è mosso da un complesso di ingranaggi all’interno di una grande struttura metallica a pianta cruciforme al centro della Torre. L’orologio attuale fu ricostruito nel 1750 da Bartolomeo Ferracina. Il restauro effettuato da Gorla alla fine degli anni ’90 ha apportato modifiche significative alla macchina originale costruita nel tardo Quattrocento da G. Carlo Rainieri. Con l’introduzione dell’automazione di ricarica, non è più necessaria la presenza continua di una persona per il funzionamento dell’orologio.

In conclusione:

In conclusione, l’Orologio dei Mori di San Marco non è solo un capolavoro di ingegneria e arte, ma anche un simbolo ricco di storia e fascino. Le vicende legate alla sparizione del Doge e le curiosità sui Mori aggiungono forza simbolica a questa straordinaria struttura. Esplorando questi segreti, riscopriamo non solo la maestria dei veneziani, ma anche l’importanza di preservare e raccontare le storie che rendono unica Venezia.

In questa città ricca di misteri e di segreti, ogni vicolo nasconde un aneddoto prezioso da tramandare, e la mia missione è cercare di incuriosirvi e regalandovi, una tessera di puzzle per volta, un quadro variopinto della storia locale da un punto di vista inedito. Continuate a seguire questa rubrica e lasciatevi incantare dalle meraviglie di Venezia, un passo alla volta.

Non dimenticate di condividere questa serie con i vostri amici e familiari per far sì che anche loro possano immergersi nei misteri e nella bellezza di Venezia. Lasciate un commento con le vostre opinioni e condividete le vostre esperienze personali sulla città. La vostra partecipazione rende questa serie ancora più speciale e coinvolgente per tutti!

Vi aspetto con nuovi segreti e avventure ogni venerdì!

Vi siete persi gli articoli precedenti?

Non preoccupatevi, potete trovarli tutti cliccando QUI!

E, per non perdere le prossime pubblicazioni, seguitemi anche su Instagram!”

Leggete altre cose interessanti:

Le mie poesie “Komorebi”

Ticket di accesso a Venezia

Glossario toponomastico Veneziano

Come essere turisti responsabili

Come arrivare a Pellestrina

10 cose da fare a Pellestrina almeno una volta nella vita

Tutti gli articoli su Pellestrina

Burano comoda e a portata di Vaporetto

Chioggia & Sottomarina