
21 Dicembre – Sestiere di Dorsoduro
Salì sul vaporetto dalla fermata antistante la chiesa del Redentore. Pareva particolarmente affollato di turisti, che probabilmente condividevano con lui sia il desiderio di scoprire sia l’itinerario. Salirono in tanti, ma complessivamente altrettanti ne erano scesi. Santa decise di godersi quell’attraversamento acqueo a bordo del terrazzino centrale del vaporetto. L’aria fredda lo sferzava, ma lo spettacolo del canale che separava il sestiere della Giudecca da quello di Dorsoduro e, quindi, dal resto di Venezia era assolutamente imperdibile. Il vaporetto attraccò una prima volta: scesero in pochi, mentre molti salirono. Alla seconda fermata, sia lui sia le frotte di turisti che lo circondavano e lo spingevano di qua e di là poterono finalmente scendere. Si rese conto che, rispetto a Punta della Dogana, era tornato indietro di non poco, ma voleva assolutamente godere di quella vista. Decise quindi di incamminarsi verso est per raggiungere quel luogo tanto decantato. Incontrò gabbiani e, fortunatamente, nessuna magoga: fosse accaduto, probabilmente si sarebbe dato alla fuga, visti i precedenti. A un certo punto incontrò un argano meccanico che stava sollevando un gondolino per metterlo in acqua. Era praticamente una gondola, ma rivisitata in maniera più snella e probabilmente più veloce; colorata di giallo, riportava un numero sullo scafo, utile per identificarla durante una regata. Santa osservò affascinato dapprima questa barca danzare nell’aria grazie all’argano e poi fluttuare sulle acque, guidata dai due ragazzi che, a quanto pareva, si stavano preparando per la stagione agonistica di voga. Sparivano velocemente: forse erano dei campioni di quello sport. Proseguì ancora e, voltandosi indietro, notò un edificio che pareva un antico magazzino, con svariati portoni affacciati sulla laguna e separati da essa dalla fondamenta su cui Santa stava camminando. In cima lesse una scritta: Emporio del Sale. Sorrise, ebbro di tutta quella storica bellezza. Attraversò un altro piccolo ponte e, sulla destra, poteva ammirare l’Isola di San Giorgio; sulla sinistra, invece, un intimo canale che sembrava proseguire fino a sfociare nel Canal Grande, proprio accanto alla chiesa della Madonna della Salute, la cui sagoma, vista di spalle, compariva qua e là tra gli edifici dell’area. D’un tratto, le acque parvero ampliarsi e moltiplicarsi, mentre la fondamenta si faceva, con pari ritmo, più stretta e intima. Finché un passaggio obbligato tra due colonne costrinse Santa a fare un sospiro profondo. Stava per entrare in contatto con la meraviglia. Zigzagò: sinistra, destra, ancora sinistra, e, passando dal centro, si avvicinò a un grande lampione alto con una base tozza. Sembrava il faro di quell’istmo di marmi che sfidavano i canali circostanti. I suoi polmoni parvero esplodere per la meraviglia. Piazza San Marco a sinistra, San Giorgio davanti a destra e, più indietro, sempre su quel versante, la Giudecca. Poggiò il palmo sul ferro dipinto di verde del lampione e si sistemò accanto ad esso, rimanendo in piedi, estasiato. Sospirò profondamente, mentre i gabbiani parevano danzare nel cielo che, avvicinandosi al tramonto, si tingeva di colori quasi tropicali. Decise, vedendo quanto il sole affondasse deciso sul fronte lagunare, di tornare verso il cuore del sestiere che stava visitando. Così tornò sui suoi passi. Vide il gondolino giallo rientrare e poi essere di nuovo issato, danzando nell’aria, mentre i suoi due conduttori, a terra, sudati fradici, felici e stanchi, si riposavano. Proseguì ancora. Oltrepassò la fermata da cui era sceso dal vaporetto e camminò, osservando le barche, osservando la gente, sorridendo agli sconosciuti. Santa era felice. Un ponte dopo l’altro, un gradino dopo il successivo, sentiva che la sua missione stava volgendo al termine, verso quell’aulico momento che immaginava come una catarsi collettiva. Sulla destra vide una gelateria, affollatissima nonostante la stagione invernale, ma ciò che lo attirò era poco oltre. Infatti, poco più avanti, si trovava un ponte, il “Ponte Longo” — di nome e di fatto — ma la vera perla si trovava guardando a destra. Santa, quasi correndo, si affrettò lungo la fondamenta: aveva intravisto uno degli storici squeri veneziani, uno di quelli ancora attivi. Camminò così veloce da non accorgersi di un’imperfezione nella pavimentazione. Inciampò, ma riuscì ad aggrapparsi a una muretta che, come spesso accade a Venezia, costeggiava il canale. Il problema, però, sorse subito dopo: Santa sentì qualcosa scivolargli lungo la schiena per poi cadere. L’oggetto rimbalzò lì vicino: sul primo, sul secondo e poi sul terzo e ultimo gradino di una scalinata che conduceva all’acqua del canale. Barcollò come un ubriaco in fiera e, ormai quasi completamente distrutta nelle sue parti vetrose, la lanterna si lasciò lentamente cadere in acqua. Santa urlò di dolore: “Nooo! La lanterna nooo!” Si accesero le luci in uno stanzino dello squero, mentre la lanterna galleggiava, in balia della corrente, verso il canale esterno da cui Santa si era affacciato poco prima. I turisti cominciarono a scattare foto e fare video. Lui non capiva il perché, finché non vide e comprese. Un artigiano dello squero era corso fuori e, intuendo la situazione, aveva messo in acqua una piccola barca. Con destrezza cominciò a vogare alla valesana — un metodo in cui un solo conduttore utilizza entrambi i remi, uno per lato, stando a poppa, per avanzare in solitaria. Con pochi colpi di remo raggiunse la lanterna e la agganciò, portandola a bordo grazie a un tipico ferro da gansèr, un attrezzo con un gancio ricurvo usato per aiutare le gondole ad accostare, sia dai gondolieri più giovani sia da quelli ormai in pensione. Con un movimento abile, l’uomo girò la barca e si avvicinò alla riva, dove Santa singhiozzava, diviso tra gioia e paura. I turisti esplosero in un clamore generale: chi applaudiva, chi gridava la propria esultanza. “Sono Fabio,” disse l’uomo con un sorriso. “Sali, che andiamo a sciacquarci di dosso quest’ansia, e vediamo di sistemare il tuo oggetto prezioso.” Santa annuì in silenzio, incantato com’era dall’accaduto, mentre i turisti cominciavano a mormorare e confabulare, chiedendosi come fosse possibile che in nessuna foto o video si riuscisse a vedere quell’uomo disperato. Fu allora che un bambino disse: “Secondo me era la scena di un film.” Come spesso accade, una spiegazione semplice e plausibile fu sufficiente per calmare i tremiti della curiosità collettiva. Santa e Fabio scesero proprio dentro lo squero. Lì, tra gondole da riassettare, cappelli e souvenir di gondolieri, si respirava venezianità in ogni singolo asse di legno. Fabio lo invitò a entrare nel piccolo edificio che, pur non essendo molto alto, si sviluppava su due piani. Santa esordì: “Guardi, mi dica quanto le devo, e avrà la mia gratitudine eterna.” Fabio rispose: “Nulla, la prego, non se ne vada. Posso ancora fare molto per aiutarla. Guardi.” Con queste parole tirò fuori una serie di vetri e una lanterna tutta arrugginita, identica nelle fattezze a quella di Santa. Quest’ultimo, sorpreso, sobbalzò. Fabio cominciò a muovere sapientemente le mani e, nel giro di mezz’ora, la lanterna era asciutta e ripristinata in tutte le sue parti. Fabio esordì: “Vede, viviamo in una società dove il vecchio viene messo da parte, eliminato. Ma i miei vetrini della vecchia lanterna, così come le tradizioni di voga e cantieristica che porto avanti fieramente, fanno in modo che cose e tradizioni non muoiano alla prima difficoltà.” Santa sgranò gli occhi e, prima che potesse rispondere, si trovò in una stanza contigua. Un profumino invitante invadeva l’aria. Si guardò intorno e vide una frittura che stava finendo di scaldarsi, su una tavola imbandita per due persone. Guardò meglio. La seconda metà del tavolo era coperta di polvere. Polvere sul bicchiere, sulle posate, sulle stoviglie e persino sulla sedia. Fabio disse: “È da quando è mancata mia moglie che spero qualcuno mi dia un motivo per essere ancora qui. Lei, stasera, se non la disturbo eccessivamente, può sdebitarsi semplicemente accettando di cenare con me. Non ho mai capito perché sono sopravvissuto all’incidente nautico in cui ho perso Elsa. Questa sera ho salvato un suo oggetto caro, così come ogni giorno salvo e tramando le tradizioni nautiche veneziane, cercando di dare un senso ai miei giorni.” Santa rispose: “Sono onorato di poter accettare.” La frittura era squisita. Fabio, terminata la cena, gli chiese: “Ha dove andare per la notte?” Santa fece cenno di no, così Fabio lo accompagnò in una stanza degli ospiti, implorandolo di accettare. Santa acconsentì con gratitudine. Sotto le coperte, rifletté su come la disperazione, in pochi istanti, si fosse trasformata in un’opportunità nuova. Si assopì, ma un suono lieve, ritmico, lo destò dal sonno. Era un sibilo, un raschio continuo. Curioso, si alzò e seguì quel suono fino a uno stanzino appena illuminato da qualche candela. Lì, operoso nelle tenebre, Fabio stava piallando fasci di legno per ottenere dei remi. Fabio si scusò per il rumore, ma Santa lo interruppe subito e, anzi, chiese di poter osservare quella maestosa arte millenaria. Vide dei riccioli di legno saltar fuori dalla pialla, quasi danzando. Ne raccolse cinque o sei, trattandoli con sacralità, come preziosi frammenti di un lavoro sapiente. Sapeva che quel prodotto di scarto sarebbe diventato un ingrediente per il suo scopo ultimo. Il giorno seguente, Santa scese le scale e trovò Fabio già arzillo, pronto a iniziare una nuova giornata di lavoro. Notò il tavolo: ora era perfettamente pulito. I bicchieri nello scolapiatti brillavano, così come le stoviglie e le posate. Tutto era in ordine. Non poté trattenersi dal chiedere: “Fabio, come mai oggi ciò che è rimasto lì per anni non c’è più?” Fabio, visibilmente commosso, rispose: “Perché tu, come fossi Santa Claus, mi hai regalato la possibilità di consumare con qualcuno la cena che Elsa, quella notte, non poté condividere con me.” Santa, profondamente emozionato, lo abbracciò e, con voce tremante, disse: “Hai un’anima immensa e un’arte incredibile nelle mani. Non cedere mai alla tristezza. Tieni questo a ricordo di quanto abbiamo casualmente condiviso.” Gli porse un sacchettino di erbe essiccate in dono, abbracciandolo un’ultima volta prima di accomiatarsi. Fabio lo strinse a sé con forza, trattenendo a stento le lacrime. Poi, con voce tremante, mormorò: “Non so perché mi hai detto sì, ma grazie per avermi ricordato cosa vuol dire vivere.” Santa sorrise, un sorriso che portava con sé la saggezza di chi ha vissuto e compreso le fragilità dell’animo. Lo guardò negli occhi e rispose: “Non sono io che ti ho scelto, Fabio. È stata la tua anima, che ancora brilla, a trovare me quando ne ho avuto bisogno.” Mentre si allontanava dallo squero, Santa si voltò un’ultima volta. Vide Fabio, immobile sull’uscio, con lo sguardo fisso sulla lanterna restaurata che Santa ora stringeva ancor di più tra le mani come fosse una reliquia. Una folata di vento fece danzare i riccioli di legno lasciati a terra, che si dispersero nell’aria come frammenti di una storia destinata a non essere dimenticata.
A domani con un nuovo capitolo!
Ingredienti della Luce raccolti finora: Acqua del fiume Piave, Acqua agrodolce della foce del Sile, fango in scatola, frammento del Ponte del Diavolo, intonaco color cielo, rametto di vitigno, stelo di carciofo, bastoncini di liquirizia amarissimi, piume di gufo, candela consumata, pignette di cipresso, ceneri d legno di tasso, guscio di murice spinoso “garusolo” con ali nere dipinte dal pittore, legno resiliente levigato dal mare, fiore viola selvatico centarurea, rete sgualcita con galleggiante di sughero, cristallo di sale marino, rametto spinoso del roseto, intonaco cuore di melusina in ampolla, rametto di vischio, riccioli di legno piallato.
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I capitoli e le date di uscita:
01 Dicembre – Santa Maria di Piave
02 Dicembre – Foce del Sile
03 Dicembre – Lio Piccolo
04 Dicembre – Isola di Torcello
05 Dicembre – Isola di Burano
06 Dicembre – Isola di Mazzorbo
07 Dicembre – Isola di Sant’Erasmo
08 Dicembre – Isola delle Vignole
09 Dicembre – Isola della Certosa
10 Dicembre – Isola di San Francesco del Deserto
11 Dicembre – Isola di Poveglia
12 Dicembre – Località Malamocco
13 Dicembre – San Pietro in Volta
14 Dicembre – Pellestrina
15 Dicembre – Cà Roman
16 Dicembre – Chioggia
17 Dicembre – Sottomarina
18 Dicembre – Isola di San Lazzaro degli Armeni
19 Dicembre – Sestiere Castello
20 Dicembre – Isola della Giudecca
21 Dicembre – Sestiere Dorsoduro
22 Dicembre – Sestiere San Polo
23 Dicembre – Sestieri San Polo, San Marco e Castello
24 Dicembre – Sestiere di San Marco
25 Dicembre – Sestiere Castello
