
24 Dicembre – Sestiere di Castello
Santa uscì dalla libreria dall’ingresso principale da cui l’aveva scoperta. Era venuto da destra e decise di virare deciso a sinistra, in quella direzione che l’avrebbe condotto al campo Santi Giovanni e Paolo. Attraversò Ponte Tetta e, nel farlo, sentì delle urla: una voce femminile e una maschile si intrecciavano in un mix di rabbia e delusione. Santa, per natura, nonostante la sua generosità, come molti, moltissimi umani, era solito non intervenire in queste situazioni, ma qualcosa lo spinse ad andare oltre. Fece praticamente un giro dell’isolato: una calle dritta, poi una a sinistra, dove intravide il campo che voleva visitare, e poi ancora a sinistra. Cominciò a distinguere meglio ciò che stava accadendo: la coppia stava scoppiando. Aveva però girato in una calle sbagliata, così ne imboccò un’altra. Questa volta arrivò nei pressi di un ponte. Sopra questo ponte, chiamato “dei Conzafelzi”, si poteva godere della vista di uno degli edifici più fotografati di Venezia: una casa di quattro piani, bagnata dall’acqua su tre lati. Una sorta di penisola, illustrata spesso in molti libri di storia dell’arte come icona veneziana. Dalla parte opposta di quel ponte, ecco la coppia: lei appoggiata di schiena, a piangere contro il muro, e lui intento a cercare di risolvere una situazione intricata. Poco distante, proprio vicino ai piedi di Santa, c’erano una chiave e il suo lucchetto, probabilmente scagliato a terra chiuso. Vi erano scritte sopra le iniziali dei due, tracciate col pennarello e incorniciate da un cuore. Non che Santa volesse farsi i fatti loro, ma aveva capito che la questione era nata per futili motivi. Così raccolse la chiave e il lucchetto e si permise di avvicinarsi ai due per, una volta ottenuta la loro attenzione schioccando le dita, dire queste parole: “Il tempo, miei cari, è come una clessidra: i suoi granelli scivolano via e non possiamo fermarli. Ogni istante sprecato in incomprensioni è un momento che non tornerà più. Sapete, i lucchetti non nascono per rimanere chiusi per sempre. Sono fatti per custodire ciò che è prezioso, ma anche per essere riaperti, se rimaniamo in stallo, con la chiave giusta: quella dell’amore. Non lasciate che piccole divergenze distruggano ciò che il vostro cuore ha costruito. Fermatevi, respirate e ritrovate il valore di ciò che condividete da tanto.” Sul finire della frase, Santa alzò il lucchetto all’altezza dello sguardo dei due e, come per magia, questo si riaprì senza che nessuno avesse inserito o girato la chiave. A Santa, nel farlo, scappò un “Ho, Ho, Hoooo!” e si terrorizzò all’idea di essersi svelato. Fortunatamente, i due non colsero l’indizio. La coppia sgranò gli occhi, colpita. Poi si guardarono, si diedero un tenero bacio, e lei esordì esplicando l’accaduto: “Lei è un vero mago! Stavamo litigando, esausti dopo una lunga giornata a camminare, e Eros, il mio fidanzato, per l’ennesima volta mi proponeva di andare a mangiare sushi. Ma vi sembra possibile? Siamo a Venezia, una città ricca di storia e tradizione, e lui mi suggerisce per la terza volta di mangiare sushi! È buono, per carità, e io lo adoro, ma avevo voglia di provare piatti tipici, qualcosa che parli davvero di questo posto. Noi veniamo dalla Puglia, e chissà quando avremo di nuovo l’occasione di essere qui. Quindi, invece di sushi, voglio assaporare la vera essenza di Venezia!” Santa scosse la testa ridacchiando, avvicinò il lucchetto con un sorriso nascosto sotto la sua lunga barba bianca e lo poggiò delicatamente nel palmo di lei. Con uno sguardo scherzoso ma saggio, disse: “Fate i bravi, che manca poco a Natale e potrebbe arrivarvi del carbone se a Babbo Natale scappa la pazienza.” I ragazzi, divertiti, sorrisero e lo ringraziarono. Poi Eros tentò di scattare una foto ricordo mentre Santa, di spalle, con la sua sacca di iuta sulle spalle, si allontanava. Incredibilmente, nella foto non c’era traccia di lui. Lei guardò Eros, scuotendo la testa: “Te l’avevo detto di cambiare telefono prima di venire qui, citrullone!” Poi, lei, guardando Eros, si avvicinò al ponte dei Conzafelzi e, con un sorriso complice, appese il lucchetto, chiudendolo vicino a un foglietto che riportava un pensiero poetico di un autore locale, con l’hashtag “#trarealtaesogno”. Si girò felice verso di lui: “Fatto, amore, hai tu la chiave?” Eros la guardò confuso: “No, chiave? Ma se avevi tu il lucchetto!” Lei, con un’espressione giocosa ma decisa, iniziò a colpirlo dolcemente con dei pugnetti sulla spalla: “Dai, Eros, lo sai che non mi piacciono questi scherzi!” E lui, sorridendo, rispose: “Guarda che non scherzo.” Lei, con un sorriso più sereno, concluse: “Vabbè, chissà che sia di buon auspicio, che il lucchetto non ceda mai, e così noi.” Quello che non sapevano è che quella chiave, simbolo di un’unione che sembrava rabberciata, come una ferita coperta da un cerotto o come la sacca di iuta, si trovava proprio tra le mani di Santa. Il penultimo ingrediente, figlio di un amore che, seppur interrotto per un istante dalle incomprensioni, era destinato a proseguire oltre, più forte di prima. Santa, dopo aver percorso una stretta calle, si ritrovò davanti a una serie di panchine occupate da anziani, giovani e bambini. Si fermò un istante, guardando oltre la fronda dell’albero che dominava il piccolo spazio, e osservò le vetrate magnificamente adornate della basilica di Santi Giovanni e Paolo, la cui bellezza si stagliava davanti a lui. Si girò a sinistra, notando due plateatici pieni di gente che sorseggiava caffè nelle pasticcerie e nei bar, e oltre, la maestosa facciata dell’Ospedale Civile e il monumento dedicato al Colleoni. Un particolare curioso gli venne in mente: ricordava le parole di una guida turistica che spiegava a un gruppo come quel monumento fosse stato collocato lì, invece che a San Marco, grazie a un inganno. Ma fu qualcosa di più che lo attirò, qualcosa che lo fece fermare per un attimo più a lungo. Sulla destra, vicino alla facciata dell’Ospedale, c’era una porta che non aveva mai notato prima. Spinto dalla curiosità, decise di entrarci. Superato l’ingresso, scoprì un piccolo ma affascinante museo: un’antica farmacia dell’ospedale, con vetrine piene di piante officinali e reperti storici, ognuno catalogato con cura e precisione. Era un luogo di storia e medicina, un angolo nascosto che raccontava antiche tradizioni di cura e di sapere. Santa si perse per un momento tra quelle teche, sentendo l’eco di un tempo lontano e il fascino di ciò che l’uomo aveva costruito per alleviare le sofferenze. Mentre usciva, fu urtato da un bambino tarchiato che proseguì senza fermarsi o scusarsi. La sacca cadde e, con essa, anche il leoncino portachiavi e la renna all’uncinetto. Santa borbottò qualcosa, si chinò per raccogliere prima il leoncino, poi, pochi passi oltre, la renna, e infine… urlò, terrorizzato, deluso, disperato: “Noooooo, corpo di mille renne impazzite!” Lo avevano appena derubato della sacca di iuta, della lanterna e di tutto il contenuto che vi era all’interno. Mentre si disperava, gli parve di sentire un bramito intensissimo in lontananza. Pensò di avere le traveggole. Un istante dopo sentì un rumore identico a quello di un grande masso che cade nell’acqua. Resosi conto che la disperazione non avrebbe condotto da nessuna parte, decise di affacciarsi per capire l’accaduto e verificare se qualcuno avesse bisogno di aiuto. Mosso da questi pensieri, si affrettò, ma non abbastanza da poter prestare soccorso: una persona era già stata tratta in salvo. Si trattava, secondo alcuni testimoni della scena, dello scippatore che, approfittando del ragazzino maleducato, aveva sottratto la sacca al malcapitato Santa. Non aveva fatto in tempo a svuotare la refurtiva: una sorta di bestia a quattro zampe lo aveva sollevato e scagliato nel canale. Storia poco plausibile a parte, la sola certezza era che la sacca, contenente i ventiquattro ingredienti della luce, era andata perduta. Inutili si rivelarono i tentativi di recuperarla da parte di alcuni gondolieri di passaggio. Santa espresse loro la sua gratitudine e, poi, camminando nei dintorni, decise di sedersi a bere una tazza di cioccolata calda per corroborare la sua anima, ferita da questo dolore intensissimo che, attanagliandolo, sembrava presagio di una sonora sconfitta. Mentre sorseggiava la cioccolata, Santa alzò lo sguardo verso il cielo, come a cercare conforto. Tra mille luci lontane, una stella sembrava brillare più delle altre, quasi volesse richiamare la sua attenzione. “Forse non tutto è perduto,” pensò, stringendo tra le mani il leoncino e la renna recuperati, ormai carichi di un valore ancora più profondo. Una sensazione inspiegabile lo pervase: un’intuizione che gli suggeriva che la sua missione, per quanto messa alla prova, era tutt’altro che finita.
A domani con un nuovo capitolo!
Ingredienti della Luce raccolti finora: Acqua del fiume Piave, Acqua agrodolce della foce del Sile, fango in scatola, frammento del Ponte del Diavolo, intonaco color cielo, rametto di vitigno, stelo di carciofo, bastoncini di liquirizia amarissimi, piume di gufo, candela consumata, pignette di cipresso, ceneri d legno di tasso, guscio di murice spinoso “garusolo” con ali nere dipinte dal pittore, legno resiliente levigato dal mare, fiore viola selvatico centarurea, rete sgualcita con galleggiante di sughero, cristallo di sale marino, rametto spinoso del roseto, intonaco cuore di melusina in ampolla, rametto di vischio, riccioli di legno piallato, acqua benedetta San Giovanni Elemosinario, francobolllo di Betlemme, chiave di un lucchetto d’amore.
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I capitoli e le date di uscita:
01 Dicembre – Santa Maria di Piave
02 Dicembre – Foce del Sile
03 Dicembre – Lio Piccolo
04 Dicembre – Isola di Torcello
05 Dicembre – Isola di Burano
06 Dicembre – Isola di Mazzorbo
07 Dicembre – Isola di Sant’Erasmo
08 Dicembre – Isola delle Vignole
09 Dicembre – Isola della Certosa
10 Dicembre – Isola di San Francesco del Deserto
11 Dicembre – Isola di Poveglia
12 Dicembre – Località Malamocco
13 Dicembre – San Pietro in Volta
14 Dicembre – Pellestrina
15 Dicembre – Cà Roman
16 Dicembre – Chioggia
17 Dicembre – Sottomarina
18 Dicembre – Isola di San Lazzaro degli Armeni
19 Dicembre – Sestiere Castello
20 Dicembre – Isola della Giudecca
21 Dicembre – Sestiere Dorsoduro
22 Dicembre – Sestiere San Polo
23 Dicembre – Sestieri San Polo, San Marco e Castello
24 Dicembre – Sestiere di San Marco
25 Dicembre – Sestiere Castello
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