
22 Dicembre – San Polo
Santa seguì i cartelli che indicavano la direzione del ponte dell’Accademia che, una volta attraversato, lo avrebbe condotto nelle vicinanze del ponte di Rialto. Si alternarono calli anguste a calli più ampie. Essendo mattina presto, non vi erano ancora le grandi masse di turisti alla smodata ricerca del selfie prestigioso; vi erano invece visitatori più attenti alla cultura e al tessuto sociale del luogo, che interpretavano la visita della città attraverso la vita dei suoi stessi cittadini, emulandola nei piccoli gesti quotidiani. La cosa bella di Venezia è che, dopo una calle stretta, può spalancarsi uno spazio che dà l’effetto di un Big Bang. Questo è quello che deve aver provato Santa arrivando in prossimità del ponte dell’Accademia, uscendo proprio da una di queste calli più strette. Mosse timidamente i primi passi lungo quel ponte in legno che si tramanda essere provvisorio e che, per svariati motivi, tra cui forse anche la sua autentica bellezza, non è mai stato trasformato da legno in altro materiale. Uno scalino dopo l’altro, Santa arrivò sulla sommità della volta del ponte e, guardandosi a destra, poté mirare da un’altra prospettiva Punta della Dogana baciata dal sole mattutino. Fosse stato un turista normale si sarebbe scattato una foto, ma ciò che in pochi sanno è che la sua memoria è la più persistente di tutte, l’unico modo che aveva per ricordarsi a chi consegnare i regali e a chi il carbone. Impressa quindi questa scena nella sua mente, scese dal ponte e proseguì dritto, attraversando uno dei più ampi campi di Venezia: Campo Santo Stefano. Qui, sulla sobria facciata di una chiesa, Santa rimase ammirato nello scoprire un’iscrizione in marmo che raccontava come Venezia, secoli addietro, si fosse dotata di un corpo atto a tutelare i cittadini dalla pronuncia di blasfemie: gli Esecutori contro la Biastema. Una sorta di collettivo del buon costume. Oltrepassata la chiesa, la calle si strinse di nuovo, come la cruna di un ago, per poi aprirsi in un ampissimo spazio: Campo Sant’Angelo. Da qui si intravedeva una torre campanaria che, nel territorio veneziano, emulava nella sua inclinazione, se non nell’aspetto, quella di Pisa. Santa sentì dei gondolieri cantare in lontananza e, tornando sui suoi passi, si accorse di essersi lasciato alle spalle un piccolo rio che costeggiava la chiesa poco prima ammirata. Notò inoltre che sotto quell’edificio sacro scorreva un canale sotterraneo che sfociava chissà dove: “Ingegnoso e affascinante,” pensò. Proseguì oltre, attraversando due o tre campi veneziani noti e gremiti di persone, fino a giungere in un ampio spiazzo dove si trovava un monumento raffigurante Carlo Goldoni. Capì allora di essere nei pressi del ponte di Rialto. Spinse lo sguardo verso sinistra, seguendo il flusso dei turisti, e vide finalmente il celebre ponte. Avvicinandosi, oltrepassò una serie di bancarelle di ambulanti che vendevano gadget, magliette e cartoline, e raggiunse la struttura. Lo attraversò passando proprio dal centro, osservando le due file di negozi, una a sinistra e una a destra, che da secoli popolavano quell’arcata. Quanti, all’epoca della costruzione, avevano scommesso che il ponte non sarebbe mai stato completato, si erano dovuti ricredere. Ancora oggi, l’opera resiste al tempo, segno della maestria e dell’ingegno di chi l’ha realizzata. Lungo il ponte vi erano negozi di lusso, souvenir e articoli di ogni genere. Ad una prima impressione sembrava però mancare il commercio alimentare, forse perché, al di fuori del ponte, quella zona aveva già molto da offrire. A quel punto, attraversando il ponte, Santa cambiò sestiere e da San Marco passò in quello di San Polo. Sulla sinistra gli cadde l’occhio su un negozio che vendeva accessori e abbigliamento nel perfetto stile del gondoliere. Memore delle sue vogate insieme a Luca, quasi cedette alla tentazione di comprarsi una divisa a ricordo della sua impresa. Ma desistette. Tornò brevemente sui suoi passi ed ecco aprirsi innanzi a lui un’altra lunga schiera di negozi, ancora più lunga di quella del Ponte, tutti identici dall’esterno sotto il porticato. A metà del portico vi era un’uscita a destra e una a sinistra; Santa scelse quella di destra e si ritrovò in una piccola piazza che confinava con una chiesa dall’aria antica. Sulla facciata, quasi interamente di mattoni, spiccava un orologio la cui caratteristica era quella di riportare le ventiquattro ore del giorno al posto delle consuete dodici. Al centro della piazza, una fontanella da cui molti si abbeveravano. Infine, sul lato opposto rispetto alla facciata della chiesa, una sorta di pulpito marmoreo, alto circa un metro da terra, sorretto da una figura raffigurata in ginocchio e sofferente. Era il Gobbo di Rialto, e in passato era il luogo da cui venivano pronunciate condanne o pubblici proclami. Santa si affacciò quindi sul Canal Grande, scoprendo il florido mercato della frutta e verdura e lo storico mercato del pesce. Due ambienti di tradizione millenaria. Tornò indietro e arrivò in una calle ampissima, si chiamava Ruga Vecchia San Giovanni. Intuì che non si trattasse di un apprezzamento estetico, ma di una forma di calle più lunga, ampia e profonda delle altre, una sorta di via principale. La percorse in lungo e in largo, vi erano bar, ristoranti, finché non fu attratto da una libreria che vendeva gadget diversi, T-shirt più moderne e meno stereotipate sulla città, una libreria che si faceva vanto di un pelouche mascotte venduto tra i gadget del suo repertorio. Era un gattino tigrato rosso e dolcissimo vestito da gondoliere, con il classico bavero rosso al collo. Santa non riuscì a resistere. Ne comprò uno particolarmente grande per far compagnia a Rudolf quando avrebbe avuto qualche malanno. Uscì felice come poche volte da quella libreria e il suo volto di colpo divenne come un punto esclamativo. Tra tutti quei negozi, case, vetrine, spiccava sobriamente un breve tunnel, incastonato sulla facciata di un palazzo. Santa, incuriosito dagli affreschi sulla volta, guardò in su e notò una torre campanaria che scendeva fino a farsi parete di un bar. Di colpo esclamò: “C’è una chiesa tra le case!” Si appoggiò curioso al cancello che, aprendosi, gli permise di entrare. Poi spinse un portoncino ligneo ed ecco una chiesa, affascinante nella sua modestia, le candele scosse dall’aria, l’altare e dei fiori profumati. Era dedicata a San Giovanni Elemosinario. Santa vi pregò, decidendo poi di raccogliere con una delle famose ampolle qualche goccia di Acqua Benedetta. Mise tutto nella sacca di iuta e, piano piano, uscì. Si girò a riguardare con stupore l’edificio, la facciata di case, la chiesa occultata di dietro, la porta di accesso al campanile divenuta cabina elettrica: “Corpo di mille renne, stupefacente!” disse. Non si accorse di una giovane che stava giustappunto dipingendo quello scorcio, e urtò la spalla della ragazza fortuitamente, proprio mentre il pennello si staccava dalla tela. “Scusi tanto, giovanotta” disse Santa. La giovane rispose: “Si figuri, vivo qui vicino ed è uno dei miei scorci preferiti, anzi, guardi bene, l’ho raffigurata nell’opera perché è rarissimo che i viandanti e i turisti si accorgano della chiesa. Mi sono permessa di aggiungerla, ritraendola mentre si poggiava al cancello, un momento bellissimo.” E Santa: “Quale meraviglia! Quale talento! Sembra quasi una fotografia, ha catturato l’essenza della mia curiosità. Ma, se lo sa, come mai questa chiesa vive immersa nelle case?” E lei: “Fu progettata così dopo l’incendio del 1514 che distrusse l’Isola di Rialto. Lo Scarpagnino ideò una chiesa rinascimentale integrata nei palazzi, con botteghe davanti per finanziare il suo mantenimento. È un gioiello nascosto, decorato da Tiziano, Palma il Giovane e il Pordenone. La ricostruzione fu completata nel 1531, sotto Andrea Gritti.” “Ingegnoso ed innovativo, un modo di trasformare una tragedia in opportunità, ma quanto avanti erano i veneziani?!” E la giovane: “Anni luce, anni luce.” E aggiunse: “Sa, vedo che ha delle crocchette che sbucano dal taschino. Se vuole scoprire ancora un ambiente unicamente autentico e ama i gatti, vada alla Libreria Acqua Alta, non se ne pentirà.” Santa la ringraziò con un inchino, poi tergiversò guardandola felice ed estrasse una cosa che le diede: “Oh, grazie! Non fosse per la barba corta penserei fosse Babbo Natale! Questo taccuino è pazzesco! La copertina nera è super elegante, e la carta è perfetta per acquerelli e schizzi d’arte. È proprio quello che mi serviva per i miei disegni, lei è un mito! Mi sento obbligata nei suoi confronti, tenga!” E con le sue mani pallide dal freddo, dopo aver frugato in una bisaccia, tirò fuori una renna fatta all’uncinetto, che portava un collarino con scritto Rudolf. Santa accettò e abbracciò la ragazza, come se quel piccolo gesto fosse il dono più prezioso ricevuto in quel gelido viaggio. La ragazza sorrise, stringendo tra le dita il suo nuovo taccuino, già immaginando i disegni che avrebbe riempito quelle pagine di carta pregiata. Santa si allontanò lentamente, gongolando, il volto illuminato da un’espressione serena, mentre la renna di lana ondeggiava lieve nella sua mano.E per un attimo, tra i fiocchi di neve che cominciavano a cadere, sembrò che il mondo intero si fermasse a contemplare insieme a lui quella semplice magia che sprigionava quel pupazzetto, che pareva in grado di alimentare tutte le speranze per la missione in corso.
A domani con un nuovo capitolo!
Ingredienti della Luce raccolti finora: Acqua del fiume Piave, Acqua agrodolce della foce del Sile, fango in scatola, frammento del Ponte del Diavolo, intonaco color cielo, rametto di vitigno, stelo di carciofo, bastoncini di liquirizia amarissimi, piume di gufo, candela consumata, pignette di cipresso, ceneri d legno di tasso, guscio di murice spinoso “garusolo” con ali nere dipinte dal pittore, legno resiliente levigato dal mare, fiore viola selvatico centarurea, rete sgualcita con galleggiante di sughero, cristallo di sale marino, rametto spinoso del roseto, intonaco cuore di melusina in ampolla, rametto di vischio, riccioli di legno piallato, acqua benedetta San Giovanni Elemosinario.
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I capitoli e le date di uscita:
01 Dicembre – Santa Maria di Piave
02 Dicembre – Foce del Sile
03 Dicembre – Lio Piccolo
04 Dicembre – Isola di Torcello
05 Dicembre – Isola di Burano
06 Dicembre – Isola di Mazzorbo
07 Dicembre – Isola di Sant’Erasmo
08 Dicembre – Isola delle Vignole
09 Dicembre – Isola della Certosa
10 Dicembre – Isola di San Francesco del Deserto
11 Dicembre – Isola di Poveglia
12 Dicembre – Località Malamocco
13 Dicembre – San Pietro in Volta
14 Dicembre – Pellestrina
15 Dicembre – Cà Roman
16 Dicembre – Chioggia
17 Dicembre – Sottomarina
18 Dicembre – Isola di San Lazzaro degli Armeni
19 Dicembre – Sestiere Castello
20 Dicembre – Isola della Giudecca
21 Dicembre – Sestiere Dorsoduro
22 Dicembre – Sestiere San Polo
23 Dicembre – Sestieri San Polo, San Marco e Castello
24 Dicembre – Sestiere di San Marco
25 Dicembre – Sestiere Castello
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