“Santa Claus e i 25 ingredienti della Luce” – 19 Dicembre – Sestiere di Castello 

"Santa Claus e i 25 ingredienti della Luce" - cover by Trarealtaesogno

19 Dicembre – Sestiere di Castello 

Proprio mentre raggiungevano la Sampierota di Luca, carica di materie prime figlie dello scambio con Cirillo, il cielo parve divenire più sereno, abbandonando la pioggia leggera in favore di una lieve brezza nordica e un cielo quasi limpido. Cirillo ci salutò con ampi cenni della mano dalle rive della darsena dalla quale si era affacciato e poi, guardando in direzione della barca, tracciò un segno della croce nell’aria, una benedizione che sembrava rivolta in particolar modo a Santa. Luca infatti esordì dicendo: “Ma lo sai che è la prima volta che Cirillo mi saluta benedicendomi lungo il percorso? Sia chiaro, mi fa piacere, ma forse la tua presenza ha scatenato in lui qualcosa di nuovo e importante. Meglio così”. Santa rideva sotto i baffi, sapeva benissimo cosa significasse quel gesto, ma era altrettanto consapevole di non poterlo rivelare al fidato Luca. Più persone sanno una cosa, più le possibilità che questa si avveri diventano esigue, non per demeriti delle persone in sé, ma perché ogni proposito, se troppo sbandierato, alla lunga perde di efficacia anche in chi ci tiene a portarlo a termine. Un po’ come se il troppo confidarsi portasse ad autoconvincersi che il peso di una missione, una volta condiviso a voce, divenga un qualcosa portato anche da altri sulle spalle. Santa era sempre stato abituato ad arrangiarsi, questa non sarebbe stata l’eccezione. Passarono a ovest dell’isola di San Servolo, allontanandosi così pian piano anche dal Lido di Venezia. Capito di essere circa a metà tragitto verso Venezia, Santa disse: “Caro Luca, ti chiedo cortesemente di farmi sbarcare qui a Venezia, non so ancora in che direzione, ma sento che ovunque tu mi lascerai, potrò proseguire il mio compito. Ti ringrazio di questo tempo che abbiamo condiviso, mi hai fatto capire tante cose e scoprirne ancor di più. Non so se ci saranno date altre opportunità di incontrarci, ma ricordati di ricordare questo incontro che sono certo ha reciprocamente influenzato in positivo le nostre esperienze di vita. Ti prometto che prima o poi busserò alla porta del tuo convento e sarà per passare altro tempo insieme, confrontandoci su quante altre meraviglie avremmo scoperto nel frattempo lungo il percorso della vita”. Luca si asciugò una lacrima, sapeva che questa volta quell’uomo misterioso sarebbe uscito dalla sua vita e rispose: “Te lo prometto, sarò qui ad aspettarti, grazie anche a te”. Si abbracciarono con l’amaro sapore dell’addio, nell’agrodolce speranza d’incontrarsi ancora in futuro. Il frate, arrivato nello spazio acqueo a sud del Sestiere di Castello, imboccò, passando sotto ad un ponte, il Rio della Pietà e, nei pressi di Ponte Sant’Antonin, si accostò vicino ad un piccolo stazio per gondole e aiutò Santa a scendere. Santa rimase sulla riva a fissare la barca allontanarsi e, salutando con la mano, Luca proseguì lungo il canale verso nord, che sfocia nei pressi dell’isola Cimitero di San Michele, continuando a girarsi per ricambiare. Santa si guardò intorno, fece qualche passo indietro rispetto alla riva presso cui era sceso e sentì un improvviso quanto profondo senso di solitudine. Fissò la sua sacca di iuta per un istante, traendo dal suo contenuto e da ogni singola esperienza vissuta tutta la forza spirituale di cui necessitava per incedere. Si guardò alla sua destra e capì d’esser stato abbandonato in un luogo speciale: vi era infatti un negozio di giocattoli, come quelli di una volta, interamente realizzati in legno. “Ponte dei Sogni” recitava l’insegna. Santa vi si affacciò, scrutò ogni singolo elemento della vetrina: cuori, gnomi, leoni di San Marco e, meraviglia tra le meraviglie, un cavallo a dondolo fatto a mo’ di gondola con, al posto della sagoma del cavallo, la sagoma del ferro di prua della celebre imbarcazione veneziana. Santa si avvicinò così tanto a quella vetrina da appoggiarvisi col naso, sporcandola. Pieno di vergogna per la sua “malefatta” decise di entrare: “Buongiorno signora, scusi se la disturbo, ma devo porre rimedio ad un piccolo misfatto. Sarebbe così gentile da darmi un panno e un detergente vetri? Sa, ero così preso dalle sue opere in vetrina che ho perso la percezione della realtà e ho adagiato il mio naso al vetro”. E lei, dopo essersi lasciata andare ad una fragorosa risata: “Ma si figuri! Capita ogni giorno, decine di volte e mi creda, lei è il primo da vent’anni a questa parte che entra per porre rimedio a questo, come lo definisce lei, misfatto”. Come scoprì poco dopo infatti, la gente usava appoggiarsi nelle più variegate maniere a quei vetri e, dunque, lei era assolutamente avvezza a doverli pulire. Santa a quel punto, più sereno dal punto di vista morale, salutò ringraziandola per la comprensione. Uscì dal negozio e, dopo una decina di metri, si sentì strattonare un braccio: era la negoziante. “Tenga!” esordì porgendogli un leoncino portachiavi. “Lei, come le dicevo, è il primo in oltre vent’anni che si prende la premura di voler ripulire la vetrina, il suo gesto di umiltà e rispetto non merita di passare inosservato”. Santa rispose: “Ma si figuri, non serve, davvero, ho fatto il mio dovere”. Ella non desistette, così Santa si ritrovò ad accettare un souvenir veneziano, davvero carino, che appese ad uno dei passanti del girovita dei suoi pantaloni. Camminò ancora per qualche decina di metri, un languore colpì il suo stomaco, decise così di fermarsi ad un bar pasticceria, decisamente molto frequentato, e di prendere qualcosa. Entrò e, guardando le vetrine sul bancone, fu travolto da squisitezze dolci e salate e, data l’indecisione, guardò cosa stessero scegliendo i cosiddetti “locals”. C’era chi prendeva uno spritz, chi una pastina, chi un tramezzino. Santa decise per questo: “Un calice di prosecco e un tramezzino con radicchio, stracchino e noci”. Non era dedito agli alcolici, ma un bicchiere ogni mille anni che problema avrebbe mai potuto cagionare? Pagò ed uscì visibilmente soddisfatto, satollo e felice. Lo stomaco aveva finalmente cessato di mugugnare. Il percorso ora offriva due opzioni: Santa proseguì verso sinistra e dopo pochi passi, sentì una voce femminile, lieve ma non troppo lontana e dal suono cristallino, etereo e con un che di giocoso attirarlo a sé. “Viandante!” e ancora “Viandante!”. Fu a quel punto che Santa notò l’ingresso del “Sotoportego dei Preti” e vi entrò. Era un luogo buio, dove la luce pareva farsi strada con eccessiva timidezza; nella penombra udì ancora quella voce soave dire: “Sei in un luogo leggendario, gira i tacchi e alza lo sguardo”. Santa, a metà fra paura e curiosità, si girò seguendo le istruzioni e vide qualcosa che, per la sua mente ed il suo cuore, appariva come un mistero affascinante: un cuore, rosso, di mattoni. La voce a quel punto gli si fece vicinissima, forse poggiata ad una sua spalla: “Non è bellissimo pensare che il cuore di quella Sirena ora sia lì? A suggello del suo eterno amore che, come tutte le cose grandi, è stato distrutto dalla sua stessa magnitudine?” e Santa: “Ma, ma io non capisco, chi sei, spiegami che accade!” e la voce, figurandosi nella forma di una folletta minuscola, eterea, scintillante, dalle ali iridescenti, capelli d’argento e vestita di petali rossi: “Sono Melusina, mi chiamo così in onore della sirena che perse la vita per un tragico errore del suo compagno di vita”. E lui: “Oh mio Dio che storia triste, raccontami di più”. Proseguì Melusina: “Un pescatore, Orio, liberò dalle sue reti durante una pesca a Malamocco, una sirena, Melusina appunto. Era bellissima ed ella, innamorata del pescatore, rinunciò alla sua forma pur di vivere con lui. Lei come unica condizione gli chiese di non tornare mai a casa il sabato fino al matrimonio, ma lui, geloso e curioso, infranse il patto e trovò un serpente in casa: era lei che ogni sabato si trasformava in tale creatura. A quel punto si sposarono per spezzare la maledizione, ma lei si ammalò e morì poco dopo, lasciando Orio da solo col suo dolore e i tre figli”. E Santa biascicò: “Ma, ma, ma, è struggente tutto questo”. Lei proseguì: “Ora viene il peggio: da quel giorno ogni volta che lui tornava a casa, trovava tutto in ordine, ma un giorno trovò un’altra serpe in casa e, temendo per i figli, la uccise; scoprì però che era l’incarnazione dell’amore della moglie, sopravvissuto alla morte, che la faceva vegliare su di loro a mo’ di serpente”. Santa sfiorò con la mano destra quel cuore di mattoni, commosso nel profondo dalla storia, guardò Melusina e le disse: “Grazie, questo aneddoto arricchisce il mio percorso, cosa posso fare per te Melusina?” e lei: “Sento un profumo sublime di erbe essiccate, posso sentirlo da vicino?” Così egli prese un sacchetto e lo portò al naso della follettina che, a pieni polmoni, annusò quell’incantevole selezione d’erbe. Santa glielo regalò, avendo cura di chiederle dove posarlo, dato che lei non sarebbe stata in grado di reggerlo da sola. A quel punto Melusina gli volò innanzi agli occhi e lo guardò malissimo dicendo: “Quindi, hai davanti una delle creature più incredibili incontrate lungo il tuo viaggio e non le chiedi una mano per gli ingredienti per la tua missione?” e lui: “Ma, ma, come fai a saperlo?” e lei: “La tua sacca, il tuo vestiario, corrispondono in toto a quelle di un tizio sciamannato che, tantissimo tempo fa, secoli addietro, mi chiese aiuto per degli ingredienti di una missione salvifica, ma la differenza è che lui non ce la fece, tu hai l’aria di chi ce la farà”. Fu scoraggiante per lui, per la seconda volta in poche ore, sentirsi richiamare alla memoria quel fallimento immane; rischiò di sprofondare in uno stato d’irrequieta infelicità, ma resistette e disse: “Accetto di buon grado, come puoi aiutarmi?” e lei volò fino alla sacca di iuta, ne slacciò la sommità e, brillando della sua luce qui e lì, a zig zag all’interno, ne uscì dicendo: “Sei a buon punto, ma questo non ce l’hai”. Volò, velocissima con una ampollina di vetro vuota, ne staccò il tappo e, volando vicino al cuore di mattoni, ne distaccò una modesta quantità di intonaco che intrappolò nell’ampolla. Guardò Santa e disse: “Melusina vinse la morte, ma non vinse il suo destino amaro; questo cuore ne celebra la memoria ed è intriso della sua voglia di vivere, sono certa darà una sferzata positiva agli altri ingredienti della luce”. Santa alzò il suo pugno destro a mezz’aria, ne alzò a sua volta verso l’alto l’indice e lo lasciò nell’aria, Melusina lo abbracciò, fortissimo dicendogli: “Ora vai al Giardino Hundertwasser, il segreto custodito tra i segreti della natura”. Santa aveva capito che nessun gigante avrebbe mai potuto abbracciare una follettina, ma le avrebbe potuto offrire l’opportunità di abbracciarlo. Il sottoportico era in penombra usualmente, ma quell’abbraccio tra la follettina ed il dito di Santa fece detonare una luce radiosa per cinque o sei secondi che si propagò fino alla sua soglia e, ancora oggi, molti turisti affermano di averla vista, senza poter capire cosa fosse realmente; alcuni, conoscendo la leggenda, pensano tuttora che fosse una manifestazione postuma dell’amore di Orio per Melusina, la sua sirena tanto amata.​​​​​​​​​​​​​​​​


A domani con un nuovo capitolo!

Ingredienti della Luce raccolti finora: Acqua del fiume Piave, Acqua agrodolce della foce del Sile, fango in scatola, frammento del Ponte del Diavolo, intonaco color cielo, rametto di vitigno, stelo di carciofo, bastoncini di liquirizia amarissimi, piume di gufo, candela consumata, pignette di cipresso, ceneri d legno di tasso, guscio di murice spinoso “garusolo” con ali nere dipinte dal pittore, legno resiliente levigato dal mare, fiore viola selvatico centarurea, rete sgualcita con galleggiante di sughero, cristallo di sale marino, rametto spinoso del roseto, intonaco cuore di melusina in ampolla.

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I capitoli e le date di uscita:

01 Dicembre – Santa Maria di Piave

02 Dicembre – Foce del Sile

03 Dicembre – Lio Piccolo

04 Dicembre – Isola di Torcello

05 Dicembre – Isola di Burano

06 Dicembre – Isola di Mazzorbo

07 Dicembre – Isola di Sant’Erasmo

08 Dicembre – Isola delle Vignole

09 Dicembre – Isola della Certosa

10 Dicembre – Isola di San Francesco del Deserto

11 Dicembre – Isola di Poveglia

12 Dicembre – Località Malamocco

13 Dicembre – San Pietro in Volta

14 Dicembre – Pellestrina

15 Dicembre – Cà Roman

16 Dicembre – Chioggia

17 Dicembre – Sottomarina

18 Dicembre – Isola di San Lazzaro degli Armeni

19 Dicembre – Sestiere Castello

20 Dicembre – Isola della Giudecca

21 Dicembre – Sestiere Dorsoduro

22 Dicembre – Sestiere San Polo

23 Dicembre – Sestieri San Polo, San Marco e Castello

24 Dicembre – Sestiere di San Marco

25 Dicembre – Sestiere Castello


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