“I passi sprofondavano lenti e stanchi sulla neve fresca, producendo uno scricchiolio lieve che interrompeva il brusio della foresta circostante avvolta dalla notte. Il suono dei passi era come un sussurro leggero, e l’aria fredda portava con sé il profumo fresco e croccante della neve appena caduta. Il paesaggio era un incanto di candido candore sotto un cielo trapunto di stelle, che brillavano come diamanti luminosi, creando un’atmosfera magica.
Parevano essere passati decenni dall’ultima volta che il mezzo si era bloccato proprio in una notte così, fredda, ma con un cielo trapunto di stelle e limpidissimo così bello da sembrare un regalo prezioso.
Improvvisamente, dopo aver risalito l’ennesimo crinale e superato un tornante, ecco comparire all’orizzonte, non troppo lontano, l’ultima casa del villaggio di Rovaniemi, quella che dovevo raggiungere. Il camino da quella distanza pareva aver smesso di fumare da un pezzo e le luci accese erano solo quelle del viottolo che portava innanzi all’uscio. Pare folle, ma anche la neve sporca tantissimo un paio di occhiali, così, frugando vigorosamente, recuperai dal taschino destro della mia giacca un panno che, almeno nella reclame recitava più o meno così: ‘Mai più lenti appannate,’ ma il loro concetto di quel problema probabilmente non corrispondeva al mio.
Un colpo di tosse e un poco di fatica e caparbietà ed eccomi arrivare innanzi l’uscio tanto agognato. Prima di entrare mi soffermo a godere ancora una volta di un cielo indimenticabile, mi pulisco i calzari, così da non portare con me tutta la neve ed a quel punto entro.
Vicino al camino trovo, stupefatto, un biglietto firmato dalla piccola Elsa, lo apro, come si fa con i regali speciali e comincio a leggerlo. Il biglietto dice così: ‘Visto che sei in ritardo ho pensato di farti trovare qualcosa di caldo e dolce in cucina per darti ristoro, ti voglio bene. Elsa.’
Commosso mi muovo ancora più lentamente verso la cucina e trovo un dispositivo che teneva al giusto tepore un bel bicchiere di latte e, vicini, due biscotti fatti in casa con la sagoma di Babbo Natale. Il profumo avvolgeva la cucina, un aroma dolce e invitante. Ho sempre saputo che Elsa fosse una bambina speciale, ma oggi lo è a maggior ragione. Prima di andare a godere del meritato riposo bevo del latte e assaggio uno dei suoi biscotti fatti a mano, era proprio ciò che mi serviva, contenevano tutto l’amore del Mondo.
Fu a quel punto che capii che dovevo tenerne da parte uno per il mio migliore amico, così presi il secondo e lo infilai nella bustina che lo conteneva. Quando lo rividi fu la prima cosa che mi chiese, infatti disse: ‘Allora, hai reso felice Elsa?’ e io ‘Certo e questo è il suo pensiero per noi.’ Guardai i suoi occhi riempirsi di meraviglia, spalancandosi anch’essi verso quel cielo unico. Fu in quel momento che Rudolph vide il regalo di Elsa per noi, quel biscotto, e ne trasse giovamento con gusto.
Poi mi guardò e mi disse: ‘Hai fatto bene a percorrere a piedi tutta quella strada mentre io mi riprendevo, Elsa è una bambina incredibile e generosa, sono convinto che nel quel diario che ti ha chiesto come regalo di Natale saprà trascrivere tutto ciò che la sua prospettiva sul Mondo la meraviglierà, ed io ‘Hai ragione Rudolph, tante volte facciamo fatica, ma vogliamo credere in un Mondo migliore, noi abbiamo l’onore di costruirlo un sorriso alla volta.’ Lo accarezzai fiero, sul testone, come sempre a fine missione, anche questo 25 dicembre era arrivato e, una volta a casa, avremmo aperto i nostri regali.
Non mi stancherò mai di vedere il volto felice delle persone a cui tengo. Buon Natale, con l’augurio di cambiare il Mondo, un sorriso alla volta.”
