Trarealtaesogno: Il Corso di Poesia – #9 La Poesia come Satira:

Ciao, nell’ottava lezione abbiamo esplorato la valenza narrativa di alcune poesie. Ci è parso di attraversare sentieri di immagini evocative e di udire nel solcarli echi di storie incredibili.

Oggi, non senza emozione andremo a toccare uno dei temi che più mi risulta caro, scolasticamente parlando, della poesia.

Attraverseremo insieme infatti la poesia “comico-realistica” detta anche “poesia giocosa”.

La storia di questo genere poetico scorre, per l’Italia praticamente di pari passo al “Dolce Stilnovo” nella seconda metà del 1200 e fonda la sua potenza espressiva su un umorismo ironico che si traduceva in critiche alla società o alle convenzioni tradizionali.

Uno degli esponenti più emblematici fu Cecco Angiolieri da Siena, il quale nella celeberrima «S’i’ fosse foco, arderei ‘l mondo» lancia i suoi strali poetici verso il Mondo. Eccola a voi da leggere:

S’i’ fosse foco, arderei ’l mondo; 
s’i’ fosse vento, lo tempesterei; 
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei; 
s’i’ fosse Dio, mandereil’en profondo;

s’i’ fosse papa, sare’ allor giocondo, 
ché tutti cristïani imbrigherei; 
s’i’ fosse ’mperator, sa’ che farei? 
A tutti mozzarei lo capo a tondo. 

S’i’ fosse morte, andarei da mio padre; 
s’i’ fosse vita, fuggirei da lui: 
similemente farìa da mi’ madre. 

S’i’ fosse Cecco, com’i’ sono e fui, 
torrei le donne giovani e leggiadre: 
e vecchie e laide lasserei altrui.

Cecco Angiolieri

Si tratta di un sonetto tosto e crudo in cui l’autore non manca di esprimere critiche e reprimende verso ogni cosa, senza risparmiare nemmeno la famiglia, rea a suo parere, di non concedergli sufficiente denaro per i suoi vizi.

Nonostante i temi assai fuori contesto per la poesia tradizionale, il testo per struttura e scelta lessicale esprime chiaramente il sentimento dell’autore e, nella sua particolarità, ci trascina in tutto il suo folle biasimo verso il suo universo.

In conclusione, il sonetto ‘S’i’ fosse foco, arderei ’l mondo’ di Cecco Angiolieri si distingue come un esempio straordinario di poesia comico-realistica italiana. Con la sua ferma critica nei confronti del mondo e della società, Angiolieri ha creato un’opera che sfida le convenzioni poetiche dell’epoca, utilizzando un linguaggio audace e diretto per esprimere il suo disprezzo per il mondo che lo circonda. Questo sonetto ci offre uno sguardo affascinante nella mente di un poeta ribelle e ci ricorda che la poesia può essere uno strumento potente per esprimere emozioni intense e opinioni audaci.

E ora spostiamoci di qualche secolo innanzi introducendo Francesco Berni, anche lui Toscano, ma della provincia di Pistoia. E’ stato uno scrittore, poeta e drammaturgo nato alla fine del 1400.

Ecco un estratto dalle sue Rime:

Ad ogni modo, Amor, tu hai del matto,
e credi a me, se tu non fussi cieco,
io te farei veder ciò che m’hai fatto.

Or se costei l’ha finalmente meco,
questa rinegataccia della Mea,
di grazia, fa ancor ch’io l’abbia seco;

poi che tu hai disposto ch’io la bea,
se la mi fugge, ch’io le sia nemico,
e sia turco io, s’ella è ancor giudea;

altrimenti, Cupido, io te lo dico
in presenza di questi testimoni,
pensa ch’io t’abbia ad esser poco amico;


LXX. Capitolo in lamentazion d’amore (31-42)
Francesco Berni

In questi versi, Berni sta rivolgendo parole a Cupido (Amor) e sta esprimendo un profondo senso di delusione e rabbia nei confronti dell’amore. Sta sottolineando quanto l’amore sia irrazionale e cieco, poiché Cupido sembra non comprendere l’effetto devastante che ha avuto sulla sua vita.

Berni fa notare che, se l’amore (Cupido) fosse in grado di vedere chiaramente ciò che ha causato nella vita dell’autore, allora capirebbe quanto sia stato dannoso. L’autore sostiene che, se l’amore gli restituisse finalmente l’amata (probabilmente una donna che l’ha respinto o abbandonato), allora potrebbe considerare di essere in pace con lui.

Tuttavia, se la donna rifiuta ancora l’autore, Berni minaccia di diventare il suo nemico e si riferisce a se stesso come “turco” (un termine utilizzato in modo figurato per indicare qualcuno che è ostile o contrario a qualcos’altro) e alla donna come “giudea” (indicando una persona appartenente a una religione diversa, quindi estranea).

In sintesi, Berni sta criticando l’irrazionalità dell’amore e sta esprimendo il suo desiderio di riavere la donna amata, ma minaccia di diventare il suo nemico se lei continuerà a rifiutarlo.

Dopo aver esplorato il tagliente sarcasmo di Cecco e le audaci critiche di Francesco nella poesia giocosa, ci addentreremo ora nell’affascinante mondo di Giovanni Pascoli. Se Angiolieri e Berni affrontavano la realtà con un pizzico di irriverenza, Pascoli, che è un autore della seconda metà del 1800, ci sorprenderà con la sua abilità di trasformare la vita quotidiana in piccoli capolavori poetici attraverso la sua poetica giocosa e realistica. Preparatevi a immergervi nel mondo dei dettagli e delle emozioni nascoste che Pascoli sapeva rivelare così abilmente.

Al cader delle foglie, alla massaia
non piange il vecchio cor, come a noi grami:
che d’arguti galletti ha piena l’aia;

e spessi nella pace del mattino
delle utili galline ode i richiami:
zeppo il granaio; il vin canta nel tino.

Cantano a sera intorno a lei stornelli
le fiorenti ragazze occhi pensosi,
mentre il granturco sfogliano, e i monelli
ruzzano nei cartocci strepitosi.

Giovanni Pascoli, Myricae, l’ultima passeggiata, Galline (1891).

Pascoli, noto per il suo approccio realistico alla poesia, qui dipinge un quadro apparentemente idilliaco della vita rurale, con la massaia che non piange il passare del tempo poiché è circondata da galletti, galline e vino. Tuttavia, c’è un sottofondo di sarcasmo in questa descrizione.

La satira emerge quando Pascoli suggerisce che la vita di campagna, pur apparendo tranquilla e felice, potrebbe essere monotona e banale. L’abbondanza di galletti nell’aia e le ragazze occupate a sfogliare il granturco possono essere visti come simboli di una routine ripetitiva. Inoltre, l’immagine del vino che “canta nel tino” potrebbe alludere all’idea che il comfort e la tranquillità possono portare all’apatia e alla mancanza di aspirazioni più profonde.

In questo modo, vengono messi in discussione l’idealizzazione della vita rurale, suggerendo che anche dietro l’apparenza di serenità ci possono essere sfumature di noia e insoddisfazione. La sua satira risiede nel fatto che, mentre sembra celebrare la vita di campagna, in realtà solleva domande sul suo significato più profondo e sulla vera qualità della vita che offre.

In pratica, la sua grandezza sta nel celebrare all’apparenza un mondo che in realtà vede sotto un’ottica differente.

Se ora dovessimo immaginare cosa ci direbbe Emily, sono convinto che la sentiremmo dire: “Nelle sfumature delle loro parole, Pascoli, Angiolieri e Berni ci conducono in mondi diversi, dove la gioia, il dolore, il sarcasmo e l’ironia danzano insieme. Attraverso le loro liriche, rivelano la vita nella sua complessità, celando verità sotto le maschere dell’apparenza. Come poeti maestri dei loro tempi, ci insegnano che la poesia può essere un riflesso fedele di umanità, rivelando la bellezza e la follia che intrecciano il nostro vivere”.

Abbiamo visto come questi maestri dell’arte poetica abbiano utilizzato l’ironia, il sarcasmo e l’umorismo per dipingere ritratti vividi e spesso caustici della società e della natura umana. La loro abilità nell’analizzare e criticare la realtà attraverso versi giocosi e satirici ci ha dimostrato che la poesia può essere molto più di un semplice veicolo per l’espressione personale; può anche essere un potente strumento di critica sociale e culturale.

La satira poetica ci invita a guardare oltre le apparenze e a esplorare i lati oscuri e spesso comici della nostra esistenza. Ci sfida a riflettere sulle contraddizioni della società e a ridefinire le nostre prospettive. In un mondo in cui le parole hanno il potere di cambiare la nostra percezione della realtà, la poesia satirica si erge come una voce critica che ci spinge a mettere in discussione le convenzioni e a guardare il mondo con occhi nuovi.

Dunque, cari Poeti e Poetesse che state leggendo, non dimenticatevi mai che non esiste rima o emozione che poesia non possa descrivere e raccontare. Non limitatevi a ciò che già conoscete, ma assaporate il brivido di qualcosa di così nuovo da poter risultare ardito cimento al solo pensarlo.

Ci vediamo alla prossima lezione, un piccolo bonus aggiunto in corsa, si tratta di…

Trarealtaesogno: Il Corso di Poesia – #10 Il Caviardage: Scolpire la Poesia.

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Trarealtaesogno: Il Corso di Poesia – #8 La Poesia come Narrazione:

Ciao, nella settima lezione abbiamo esplorato le emozioni che può suscitare o raccontare un testo poetico. In quell’ottica ci siam permessi di scomodare Dante, la Browning e, la solita, Emily Dickinson.

Oggi scopriremo invece come una poesia possa essere il veicolo non delle sole emozioni, ma anche una vera e propria forma di narrazione, densa, compatta ed evocativa.

I mezzi con cui un testo può diventare tale sono pochi e semplici: immagini e linguaggio poetico.

Un esempio clamoroso di quest’arte ce lo regala Giacomo Leopardi, con la famosissima “Il Sabato del Villaggio” da cui traggo gli otto versi che seguono:


Siede con le vicine
Su la scala a filar la vecchierella,
Incontro là dove si perde il giorno;
E novellando vien del suo buon tempo,
Quando ai dì della festa ella si ornava,
Ed ancor sana e snella
Solea danzar la sera intra di quei
Ch’ebbe compagni dell’età più bella.


(opera completa)

Ci sono bellezza, unicità, storie ed intrecci in questa poesia, in cui, Leopardi ci porta direttamente dentro il borgo, ce ne fa sentire il profumo ed il cicaleccio, toccando corde interiori profondissime in chi ha la fortuna di poterlo “osservare” leggendolo.

La “Vecchierella su la scala”, “quando si ornava o danzava” sono tutte parole che si muovono dentro le scene edotte dall’autore.

Uno dei grandi segreti dei Poeti che si trasformano in narratori è la struttura narrativa composta alla stessa maniera di quella di una storia, cioè: Introduzione, sviluppo e conclusione.

Ma veniamo a qualche altro esempio che possa illuminare la nostra rotta di poeti, cito ad esempio il frammento di una poesia di Dylan Thomas autore Gallese della prima metà del 1900:

Sognai la mia genesi

Sognai la mia genesi nel sudore del sonno, bucando
Il guscio rotante, potente come il muscolo
D’un motore sul trapano, inoltrandomi
Nella visione e nel trave del nervo.
Da membra fatte a misura del verme sbarazzato
Dalla carne grinzosa, limato
Da tutti i ferri dell’erba,metallo
Di soli nella notte che gli uomini fonde….

(da Poesie nella stanza)

In sintesi, questo frammento di poesia narrativa è un’opportunità per esplorare il modo in cui un poeta può raccontare una storia o rappresentare un processo attraverso l’uso di immagini e linguaggio poetico. È un passo che richiede una lettura attenta e un’analisi delle sue componenti chiave per coglierne appieno il significato e l’emozione. Si noti anche come il “filo rosso” della scelta di linguaggio crei una climax che ci trascina sempre più nel profondo di questa narrazione poetica.

I capisaldi di quanto letto sono:

  1. Uso di un linguaggio descrittivo
  2. Uso di immagini vivide e metafore
  3. Viene descritta la nascita di una identità dai contorni misteriosi ed eterei
  4. Veniamo lasciati con delle domande aperte a livello interiore.

Ed ora, visto che siamo carichi andiamo a vedere un altro esempio, più agreste e blando nel linguaggio, ma, di certo, non meno vivido e intenso.

Scopriamo dunque le parle di Robert Frost in:

Il taglio del fieno:

Nessun rumore accanto al bosco, solo
la lunga falce sussurrava al suolo.
Sussurrava che cosa? Va’ a saperlo;
riguardava magari il sole caldo,
o forse invece l’assenza di rumore –
ecco perché sussurri e non parole.
Non era il dono in sogno di ore oziose
né l’oro alla portata di elfi o fate:
ogni aggiunta alla verità suonava fioca
al serio amore che allineava i fossi,
incluse lievi spighe di fiori (pallide
orchis) e impauriva un serpe verde lucido.
Il reale è il dolce sogno del lavoro.
Lei sussurrava, lasciando il fieno a farsi.

Come anticipato non cambia la forza, ma solo il “tono” della narrazione. Ci troviamo dapprima a schivare la falce che fischia sfiorando il suolo e poi ci stupiamo del silenzio, immersi in un’atmosfera onirica con elfi e fate, interrotta solamente da una silenziosa serpe.

Sono convinto che in tutti i versi citati voi tutti leggendo abbiate visto quanto i poeti hanno dipinto con le loro parole. La trovo una sensazione bellissima.

I poeti utilizzano immagini vivide, metafore e linguaggio evocativo per rendere le loro narrazioni poetiche coinvolgenti. L’uso delle parole può creare un’atmosfera unica, suscitando emozioni nei lettori.

In questa lezione, abbiamo esplorato l’arte della narrazione nella poesia. Abbiamo visto come la poesia può essere un veicolo straordinario per raccontare storie brevi, ma incredibilmente evocative. Attraverso l’uso di linguaggio poetico, immagini vivide e metafore, i poeti possono trasportare i lettori in mondi completamente nuovi e farli immergere in emozioni profonde. L’importanza di questa combinazione unica di narrazione e poesia risiede nella sua capacità di catturare momenti e storie in modo potente ed espressivo.

Vi incoraggio a esplorare ulteriormente la narrazione nella vostra scrittura poetica. Siate audaci nelle vostre immagini, abbracciate le storie che brulicano nella vostra mente e trasformatele in versi che catturino l’immaginazione. La narrazione poetica offre infinite opportunità creative, e vi invito a scoprire il potenziale delle vostre parole per creare mondi e storie uniche. Nella prossima lezione, esploreremo ulteriormente come la poesia può diventare una forma di narrazione fortissima ed anche irriverente, parleremo infatti di Poesia Satirica.

Ma prima di salutarci, concedo a Emily lo spazio per narrarci in poche righe le sue idee su questo tema:

Lei ci direbbe: Nel mistero delle parole tessute, La narrazione poetica si svela, Storie brevi, emozioni evocate, nuova luce.

Trarealtaesogno: Il Corso di Poesia – #9 La Poesia come Satira.

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Trarealtaesogno: Il Corso di Poesia – #7 Poesia d’amore e di emozioni:

Ciao, nella sesta lezione abbiamo parlato delle poesie visive e di come il formato con cui un testo viene redatto può influenzare lo stato d’animo e la coscienza del lettore.

Oggi invece ci andremo a soffermare su un tema che, di fatto, è tra i cardini della poesia nel suo senso più tradizionale, ma per questo non meno importante, parleremo infatti della poesia d’amore e delle emozioni.

Partiamo subito con un esempio di poesia che narra di un amore che è costato ai due amanti il fuoco dell’inferno. Se non vi sono già venuti alla mente, vi aiuto io, parliamo di “Paolo e Francesca”, andando dunque a scomodare “Il Sommo Poeta”, Dante.

“Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.

Per più fïate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante».

Mentre che l’uno spirto questo disse,
l’altro piangëa; sì che di pietade
io venni men così com’ io morisse.

E caddi come corpo morto cade”.

Tratto da Inferno, Canto V, Dante Alighieri

Questi versi tratti dalla Divina Commedia di Dante, che narrano la storia di Paolo e Francesca, sono un esempio straordinario di come la poesia possa catturare e esprimere le intense emozioni legate all’amore e alla passione. Questi versi dimostrano come la poesia sia in grado di trasmettere sentimenti profondi e complessi attraverso le parole. Paolo e Francesca, attraverso la lettura di un libro, vengono infatti travolti dalla passione e dal desiderio amoroso, un tema ricorrente nella poesia d’ogni tempo. Questi versi ci rimandano al potere delle parole e della poesia nel suscitare emozioni intense nei lettori, un aspetto cruciale della poesia d’amore.

Ora andiamo in un campo più sentimentale, scoprendo un’autrice inglese degli inizi del 1800, stiamo parlando di Elizabeth Barret Browning, in particolare andremo a leggere insieme la poesia:

In quanti modi ti amo? Fammeli contare.
Ti amo fino alla profondità, alla larghezza e all’altezza
Che la mia anima può raggiungere, quando partecipa invisibile
Agli scopi dell’Esistenza e della Grazia ideale. Ti amo al pari della più modesta necessità Di ogni giorno, al sole e al lume di candela.
Ti amo generosamente, come chi si batte per la Giustizia;
Ti amo con purezza, come chi si volge dalla Preghiera.
Ti amo con la passione che gettavo
Nei miei trascorsi dolori, e con la fiducia della mia infanzia.
Ti amo di un amore che credevo perduto
Insieme ai miei perduti santi, – ti amo col respiro,
I sorrisi, le lacrime, di tutta la mia vita! – e, se Dio vorrà,
Ti amerò ancora di più dopo la morte.

Elizabeth Barrett Browning – In quanti modi ti amo?

Questa poesia, a differenza dello stile Dantesco, rappresenta un inno all’amore incondizionato e senza limiti. La poetessa utilizza un linguaggio ricco e una serie di immagini per esprimere la vastità del suo amore, in un crescendo emotivo senza eguali. La menzione delle dimensioni – profondità, larghezza e altezza – suggerisce l’idea di un amore che abbraccia tutto l’universo dandocene prova e misura. Questa poesia dimostra come le parole e le immagini poetiche possano trasmettere la profondità delle emozioni e dell’amore in modi che vanno oltre la semplice prosa. È un esempio di come la poesia può catturare la complessità e l’intensità delle emozioni umane, offrendo una nuova prospettiva sul significato dell’amore. Prende parole comunissime, trasducendole ad un livello superiore.

Ora, vi giuro che ci sta guardando di sottecchi, andiamo a raccontare l’amore secondo la poesia di colei la quale ha ispirato questo corso, non serve che vi dica il suo nome, risulterei ripetitivo, ecco a voi le migliori parole intorno all’amore ed alle emozione della nostra poetessa guida:

That Love is all there is
Is all we know of Love,
It is enough, the freight should be
Proportioned to the groove.

Che sia l’amore tutto ciò che esiste
É ciò che noi sappiamo dell’amore;
E può bastare che il suo peso sia
Uguale al solco che lascia (nel cuore).

Emily Dickinson

In questa poesia Emily riflette il tema dell’amore come forza universale, quasi condensando il verso Dantesco: “L’amor che move il sole e l’altre stelle”, parallelamente a quanto esplorato nei commenti precedenti. L’autrice ci suggerisce che l’amore è l’essenza stessa dell’esistenza, tutto ciò che conosciamo e tutto ciò che possiamo sapere. La sua descrizione dell’amore come “peso” che lascia un solco nel cuore suggerisce che l’amore ha un impatto profondo e duraturo per tutti noi. È un modo affascinante con cui l’autrice cattura l’intensità e la pervasività dell’amore nelle nostre vite. In definitiva, questa poesia ci invita a riflettere sulla potenza e sulla bellezza dell’amore, una tematica sempre centrale nella poesia e nell’arte in generale.

Prima di giungere a epilogo con l’articolo voglio regalarvi anche una delle mie poesie intorno all’amore ed alle emozioni, è tratta dal mio filone dei “komorebi” ed è la numero 272, ancora inedita dato che i miei 2 libri pubblicati coprono le poesie dalla 1 alla 200.

Ecco a voi dunque il Komorebi 272:

Sogno regolarmente
Cose che non esistono ancora
Per regalarle 
A te soltanto
Che brilli d’amore
Giusto il tempo
Del sulfureo divampare
Di fiammifero
Susciti ossimori emozionali
Dentro me
E ogni volta che ti perdi 
Negli occhi miei troverai
Il cammino futuro
Perchè oggi è troppo presto 
Per amarti 
Come riuscirò soltanto domani
Amare è infinito presente
Ma tu
Sei il mio futuro anteriore.

Condivido con voi questa poesia, un riflesso delle emozioni profonde che ci possono ispirare. Come abbiamo visto nel corso, la poesia può catturare momenti unici e trasformarli in parole che vibrano di emozioni. Spero che quest’opera vi ispiri e spinga ad esprimere il vostro amore e le vostre emozioni in modi unici e personali. La poesia è il linguaggio del cuore, e attraverso essa possiamo creare il nostro ‘futuro anteriore’ di amore e speranza. Condividete le vostre poesie con me o con chicchessia, condividiamo l’amore per le parole e le emozioni.

Oggi abbiamo esplorato il potere della poesia nel catturare l’amore e le emozioni in modo unico. Dall’eterno amore di Paolo e Francesca alla profondità dei sentimenti espressi in versi struggenti, abbiamo visto come la poesia possa trasformare le emozioni in parole che toccano il cuore. Come dico nella mia poesia ‘Amare è infinito presente.’ E così è la poesia, un regalo eterno di parole e sentimenti che ci connette attraverso il tempo e lo spazio. Nel prossimo capitolo, esploreremo un altro aspetto affascinante della poesia: la sua dimensione narrativa.

Continuate a condividere le vostre emozioni attraverso le parole e ricordate che ogni versetto è una finestra aperta sul vostro cuore.

Trarealtaesogno: Il Corso di Poesia – #8 La Poesia come Narrazione.

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