Cari Lettori, care Lettrici, dopo un bel po’ di tempo torno a scrivere qualcosa; chi mi segue su Instagram (@trarealtaesogno) sa che non mi sono mai fermato, ma, semplicemente, ho dedicato del tempo ad altri progetti paralleli che da troppo tempo avevo trascurato.
Uno di questi è partito da qualche giorno, ma, nella mia testa, esisteva già da tempo.
Devo un particolare ringraziamento a “Jack Panforte” – seguitelo! – che, durante la mia recente visita a Firenze ha involontariamente dato la giusta spinta a questa idea. Ero già perfettamente consapevole di non aver inventato nulla, ma vedere che Lui già cavalcava l’idea di diffondere le sue poesie “abbandonandole” in giro mi ha dato la spinta finale per cominciare a mia volta.
Dunque, eccomi ad annunciarvi la nascita delle
#POESIEAPPESE
Per ora si trovano solo a Mestre, ma è mia intenzione, salvo vandalismi o appropriazioni, diffonderle ancora di più, ovunque mi sarà possibile.
Vi lascio con una mappa per cercarle, che aggiornerò puntualmente man mano ne aggiungerò in giro:
Per chi frequenta questo spazio dagli inizi i “Komorebi” sono già cosa nota, per chi li scoprisse solo ora invece, devo una breve introduzione.
I Komorebi sono brevi poesie figlie della contemplazione del circostante e, talvolta, di quella interiore.
La scelta di questa parola giapponese come titolo, è il frutto della ricerca di un termine che andasse oltre il suo significato intrinseco e dunque valesse più della parola con cui lo si esprime.
Con Komorebi, i giapponesi, indicano la luce del sole che filtra attraverso le fitte foglie degli alberi.
Proprio come fanno i nostri pensieri che, valicando la nostra foresta interiore, vengono filtrati fino ad illuminare, secondo la nostra coscienza, il cammino.
I Komorebi altro non sono che brevi componimenti poetici o riflessioni intorno alla vita ed alla natura od anche alle sensazioni ed ai sentimenti. Traggono ispirazione dalla volontà di essere brevi e concisi, talvolta netti nella ritmica, come gli epigrammi di antica memoria.
Questa per me è certamente una sfida affascinante, in quanto sin da adolescente sono dedito alla scrittura, particolarmente in forma di poesia, ma, mai prima d’ora ponendo un vincolo di sinteticità che rendesse a tratti il messaggio tanto breve quanto intenso.
Una sorta di fugace e repentina via d’uscita dalla realtà che in un lampo si dissolve tra le nostre dita…
Su di me…
Edoardo Scarpa
Potrei scrivervi chi sono, chi ero e chi vorrei essere, così da scoprire se ho delle passioni, delle ispirazioni o delle influenze; purtroppo per voi sono convinto che il più grande metodo narrativo attorno ciò che sono sia quello di lasciar trasparire tutto questo dalle mie opere. Mi limito dunque a dirvi che sono nato in un’isola della Laguna di Venezia, di cui serbo tutta la poesia, cullato dal rumore del mare e stimolato dal profumo di salsedine. Ho scoperto la scrittura per caso, mentre giocavo a nascondino con me stesso. La passione per le parole mi ha salvato, assaporandole una per volta, scandite per scoprire l’effetto prodotto al di fuori del mio cuore. Non capiremo mai tutto di tutti, ma di ciascuno possiamo serbare la parte migliore, dunque, ecco senza presunzione alcuna il meglio che vi posso offrire. Buona scoperta cari lettori, perché romanzi, poesie e parole, altro non sono che i mezzi per i viaggi in mondi ancora da scoprire
Buona lettura amici e grazie per commenti, like e condivisioni.
Sono passati poco più di due anni dalla prima intervista pubblicata su questo blog, il fine, oggi come allora è quello di scoprire e raccontare le Persone nella loro forma più autentica, collocandole però nel loro contesto speciale, professionale o creativo.
Una preziosa opportunità di raccontare autenticità ed insolito mentre si tengono per mano.
Perchè in fondo non c’è nulla di più coraggioso, al giorno d’oggi, che essere sé stessi.
Partiamo con questo viaggio attraverso i punti salienti delle interviste, riportando le risposte più belle di ciascuna:
Per esempio vi ricordate di Claudia, la consulente relazionale del Gatto? E’ stato il mio esordio assoluto e l’emozione credo sia stata tangibile per entrambi dato anche il legame di amicizia che ci lega, ma prima di darvi un assaggio di quando edotto, cosa fa una consulente relazionale del Gatto?
le sue aree di competenza
Ecco un estratto della sua intervista, forse la domanda più articolata e dalla quale è uscito il meglio: – Siamo in un’epoca dove lo scambio di informazioni interpersonale è sempre più povero, la gente si affida a google, ai forum, dimenticando il faccia a faccia, perché dovrebbero tornare a scegliere un consulente, perché sceglierti Claudia? Perché avere un esperto a cui chiedere consiglio su ogni dubbio, con risposte frutto dell’esperienza, è sicuramente più motivante per imparare cose nuove; non sempre internet ha ragione, è colmo di persone critiche, che hanno da ridire circa qualsiasi altrui pensiero, tutto questo rende insicure le persone, porta disagio ed imbarazzo; invece con un consulente sai di avere di fronte una persona che ha studiato apposta per risolvere con professionalità e passione quei problemi, cercando di entrare in empatia con te e con il tuo gatto. Il consulente diventa così una persona di fiducia, disponibile per te e per il tuo felino, senza pregiudizi.
Lui è una forza della natura, ci ha subito conquistato quando, durante delle ferie, siamo passati nel suo negozio. Qui il pezzo più brillante dove si affronta uno dei temi a me più cari, il legame col proprio territorio di origine: – Quale legame hai con il territorio in cui operi e quale risulta essere il legame più forte?Il mio legame col territorio ha una storia abbastanza altalenante. Come ogni ragazzo, finiti gli studi superiori, sono partito per l’università con la chiara idea di non tornare più tra le montagne. Troppe difficoltà, troppi pochi servizi, troppo poco movimento. Sono rimasto lontano per circa 7 anni con sporadici rientri per il weekend o qualche festività ma, con mia estrema sorpresa, mi mancavano le mie cime, i miei paesi e, più in generale, i miei montanari! Quindi ho deciso di rientrare e cercare di rimboccarmi le maniche per offrire, nel mio piccolo, tutto quello che da ragazzo mi era mancato e che mi aveva spinto a lasciarmi la casetta di Heidi alle spalle per raggiungere la città. Questi territori sono nostri, e se non ci diamo una mossa noi per primi per revitalizzarli non possiamo certo sperare che le cose migliorino da sole, come per magia…
E dopo il legame con un territorio non poteva mancare il suo opposto, ovvero l’intervista ad un caro amico che è andato a cercare fortuna in Francia e, da quel che mi risulta, l’ha trovata!
Parlo dell’intervista adEnrico degli Hangarten, ecco uno dei loro segreti: – Nei vostri brani percepisco molta riflessione e contemplazione del circostante, sbaglio? Ricordo anche il viaggio in Mongolia per il precedente videoclip, cosa vi lega a posti e culture remote? Sicuramente l’idea di emigrare altrove (in Francia a Parigi) ha giocato molto nelle nostre ispirazioni, per quanto mi riguarda, adoro l’idea di poter visitare dei posti insoliti come la Mongolia per arricchirmi personalmente e artisticamente con le esperienze che si possono vivere in tali luoghi.
Abbiamo attraversato già vari mondi: animali, servizi, musica, ma abbiamo avuto anche il coraggio di attraversare un capitolo familiare doloroso, infatti tra le interviste c’è stata anche quella a mia moglie, Silvia, la guerriera. Ecco la domanda più toccante: – I capelli, per una donna sono un legame inscindibile con la femminilità, ricordi l’istante in cui si è staccato il primo ciuffo? Quanta forza hai dovuto avere in quell’istante? Com’è stato poi vederli tornare? Non lo dimenticherò mai. Ero fuori a pranzo con Edoardo e ho cominciato a sentire improvvisamente la testa che mi andava a fuoco, nel toccarmi con la mano ho sentito che i capelli non stavano attaccati e ho capito che era arrivato il momento. Devo essere sincera, sono stata malissimo, ma anni prima avevo avuto l’esperienza con mia mamma ed ero stata io a rasarle i capelli quindi sapevo a cosa stavo andando incontro quindi ho chiesto a Edoardo di portarmi a casa e li con calma mi sono chiusa in bagno e ho cominciato il “lavoro”. La forza l’ho dovuta avere ogni volta che uscivo col foulard in testa e ricevevo gli sguardi della gente, li ho dovuto avere tanta forza e non è stato semplice. Beh vederli tornare è stato bello avere diverse acconciature man mano che crescevano, si devo dire molto bello.
Io e Silvia il Natale successivo alla “Guerra”
A seguire ci siamo tuffati nell’universo creativo e fantasy con un’artista unico nel suo genere, conoscete la pasta polimerica? Sapreste farne qualcosa? Bene, ella saprebbe trasformarla in qualsiasi cosa! Lei è Irene di BeryLand
Il tratto più bello di quella intervista secondo me, senza nulla togliere all’intervista è stata la domanda finale, la pongo sempre a tutti, è una domanda aperta che lascia grande libertà, il messaggio che Lei decide di veicolarci è cristallino e prezioso: – Grazie Irene per le tue parole e per la tua disponibilità, ti regalo una grande opportunità, ti chiedo: cosa vuoi dire a chi ci sta leggendo? Prego e grazie a te per questa intervista. Non è stato facile rispondere alle domande: ho scelto le arti figurative anche per la mia difficoltà nell’esprimermi a parole. A chi mi sta leggendo voglio dire di non arrendersi mai e di cercare di imparare il più possibile da qualsiasi tipo di situazione. Qualsiasi strada non è non sarà facile anche se la si è scelta. Seguite sempre la vostra fantasia e immaginazione e mettete sempre passione in quello che fate : in questo modo non perderete mai il bambino che è in ognuno di voi.
Dopo il mondo fantasy, nel luglio 2020 ho aperto un pagina personalissima, realizzando una intervista immaginaria al me stesso dell’anno 2000: Intervista a me stesso.
Il ritorno post ricovero alla diga di Santa Maria del Mare, uno dei luoghi a me più cari (San Pietro in Volta – ora non più esistente a seguito della costruzione del MOSE)
Quando hai realizzato cosa ti fosse successo? In cosa ha migliorato la tua vita? Quando dopo circa 30 giorni di ricovero mi son guardato allo specchio perchè volevo farmi la barba e ho visto la cicatrice, lì ho realizzato che era successo qualcosa di di cui non ero consapevole, mi girai verso mia madre e le dissi: “E questa cos’è? A me non piace la riga nella pettinatura…” Perchè in fondo tra antidolorifici e altro, i processi logici non mi avevano fatto realizzare del tutto cosa mi fosse accaduto, lì dentro in lungodegenza era tutto ovattato. Quando vidi la cicatrice capii la grande fortuna che avevo avuto, come se fossi rinato, era il segno della mia seconda chance. Quando vennero gli psicologi dissi che quell’Edoardo che trasudava dolore nelle sue parole era “morto”, la depressione a rigor di logica dopo ciò che avevo vissuto non aveva senso, non sentivo bisogno di loro, ero consapevole di essere cambiato.
Dalla introspezione siamo passati poi a qualcosa di più “poliedrico e creativo”, ovvero il progetto “Venice in Pattern”, un progetto davvero unico e davvero da scoprire di due giovani veneziane, Ilaria & Ilaria.
Le birre e/a Venezia (:
Ho scelto questa domanda e relativa risposta per la forza con cui testimonia la loro passione: – L’altra domanda che lega tutte le interviste è quella della macchina fotografica magica, ve ne affido una a testa, potete fare una sola foto, ritraendo un solo soggetto, chi o cosa ritrarreste e perchè? Vi piacciono le domande difficili! Cerchiamo di rispondervi anche qui come Venice in Pattern! Si tratta di una domanda che ci poniamo spesso, arrivando ovviamente a risposte sempre differenti. Tutte però hanno in comune qualcosa: l’unica fotografia one shot che vorremmo fare non sarebbe ad una persona, o ad un luogo preciso. Ci piacerebbe fotografare un istante. E ovviamente sarebbe un bellissimo istante che poi verrebbe patternizzato 🙂
Infine, ultima ma non meno importante, anzi! L’intervista ad un personaggio unico, vi dico solo che avremo di fronte un Ingegnere aerospaziale (si già così suona “Wow”) che al contempo è un pianista e compositore e, dimenticavo, molto molto di più. Ovvero “Leo, the Space Pianist”.
– Viviamo in un’epoca dove internet e la tecnologia hanno eroso molte abitudini, il covid è stato una leva che ci ha ulteriormente spinti verso il mondo virtuale, quanto ha inciso tutto ciò sulle tue attività lavorative e creative? Trovi delle analogie con il modus operandi analogico o sei maggiormente colpito dalle differenze? Per esempio la tua formazione musicale nasce in seno al pianoforte ma ad oggi abbraccia stili e tecnologie, nonché forme comunicative, tra le più disparate. La pandemia globale ha avuto anche un effetto pesantissimo su tutto il mondo dell’arte, spettacoli musicali dal vivo compresi. Sto vivendo questo periodo storico e le conseguenze, che suppongo saranno a lungo termine, come una opportunità’ per sperimentare cose nuove e migliorare le mie capacità in attività’ che prima non avevo mai esplorato in modo sistematico. Con il primo lockdown (iniziato a Malta poco dopo quello italiano) ho iniziato a fare regolarmente streaming di performance musicali su Twitch. All’inizio il tutto risultava molto strano e innaturale, soprattutto l’interazione con le persone dall’altra parte dello schermo. Come per ogni cosa ci si impara ad adattare e a prenderne il buono, come ad esempio la possibilità di suonare per persone letteralmente dall’altra parte del mondo o per amici che non si rivedono dal vivo da lungo tempo. Sicuramente il modo di rapportarsi con altri essere umani online e’ molto diverso che dal vivo e sono convinto che gli effetti di questa pandemia ci porteranno più velocemente verso ciò che spesso si vede nei film di fantascienza, dove le persone si parlano attraverso ologrammi 3D. Credo siamo fortunati a essere nati in una ‘generazione di mezzo’, di transizione dal mondo analogico verso quello digitale. Ciò permette di vedere le cose in modo più completo e profondo a mio avviso e secondo me porta anche la responsabilità verso le generazioni più giovani, nel supportarle a distinguere tra realtà virtuale dei social e mondo reale. Tra l’altro è assurdo per me parlarne ora sentendomi anziano al riguardo! Tempus fugit vecio.
Ed ecco quindi, per ora, chiuso il capitolo delle interviste, spero di avervi fatto scoprire o ri-scoprire qualcosa di nuovo, spero di avervi suscitato delle emozioni e di avervi fatto capire, fosse servito, una volta ancora “uno dei perchè per cui ho cominciato a scrivere”.
Ebbene sì, lo sappiamo tutti oramai, esistono infinite filosofie “curative” e, badate bene, non mi sto addentrando in un universo di scienze non ufficiali, bensì mi addentrerò nel microcosmo della “Letteratura Curativa”.
Viviamo anni assai poco spensierati, fatti di una velocità e di una ritmica che, forse, nemmeno i futuristi (membri dell’omonimo movimento) meno avveduti avrebbero saputo immaginare.
In un click possiamo ordinare qualsiasi cosa, a qualsiasi ora e con dei tempi di consegna imparagonabili col passato.
Eppure, l’anima delle cose, quel sapore autentico, fatto di attesa e conquista, non hanno più la stessa intensità.
E’ bello dunque scoprire che, tra tanti video, tante idee e tutorial che vorrebbero risolvere tutto, ma non risolvono mai nulla per davvero, qualcuno, per la nostra anima e le nostre emozioni, abbia pensato di creare la “Piccola Farmacia Letteraria”.
Dobbiamo ringraziare Elena Molini e la sua profonda convizione che un buon libro possa curare la nostra anima.
Lei insieme alla sorella Ester e altre due impavide donne oggi sono lo staff dietro il successo di: Piccola Farmacia Letteraria.
Come loro stesse dicono nel loro sito ufficiale sono riuscite ad individuare e catalogare tantissimi libri che, ad oggi, riescono a coprire circa ottanta tra stati d’animo, atteggiamenti e sentimenti.
Una vera panacea contro mali interiori e figli di questi tempi così poco proiettati all’introspezione.
Da sempre in questo blog lo spazio per la curiosità, la poesia e l’insolito trovano la porta spalancata. Io stesso ho fatto recentemente un regalo dal loro meraviglioso catalogo di “prodotti per ogni esigenza” andando a pescare una BOX per gestire al meglio in Rancore.
Ma i “sintomi” e gli “stati d’animo” curabili con queste BOX sono tantissimi, eccone alcuni: Rancore appunto, ma anche Ansia, l’Amore con Aggiustacuori, la Fortuna con la Sfiga continua e poi Prendila con filosofia e Smart Working per Giovani Marmotte.
La genialità risiede nelle idee semplici e, di certo, l’idea di Elena è davvero incredibile e sta riscuotendo un successo enorme.
Spero, dato il periodo storico particolare, di poter visitare quanto prima il loro negozio a Firenze, ma per chi volesse e potesse ecco indirizzo: La Piccola Farmacia Letteraria è in Via di Ripoli 7/R, Firenze. Instagram: @piccolafarmacialetteraria
Ed infine, se siete anche voi scocciati dalle persone che con le loro opinioni vi assillano mentre costruite la vostra vita… beh… ecco un’idea regalo perfetta “griffata” dalla Farmacia Letteraria. Asciugamano…
Cari lettori e care lettrici, grazie come sempre per aver letto l’articolo, condividetelo come e dove volete… un abbraccio.
Sono nato nell’agosto del 1983, alla radio a quei tempi passavano di continuo I just called to say I love you di Stevie Wonder, il Mondo correva veloce, ieri come oggi, certo la percezione è cambiata, ma ogni epoca corre a modo suo.
Sono cresciuto circondato dall’embrione delle tecnologie che, oggi, ci permettono di comunicare a 360° in pochi istanti, ma dove, forse, il valore di ogni singola parola “spesa” era diverso, maggiore, più ponderato.
Una telefonata variava di costo a seconda della durata, Voltron trionfava in tv, una canzone si ascoltava sul vinile o in musicassetta o si aspettava per giorni che passassero i Queen alla radio per registrare il brano, maledicendo prontamente il Dj in questione che, ovviamente, avrà parlato all’inizio od alla fine del brano, rovinando il nostro capolavoro. Le pendrive non si poteva immaginare cosa fossero e Super Mario era il nostro eroe del cuore.
C’è chi dice “cosa ne sanno i 2000?” e forse non ha del tutto torto, ma, senza dilungarmi oltre, mi aggancio proprio a questo numero per parlarvi di me e di quando ho cominciato a scrivere.
Correva il 1999, avevo 16 anni, crescere a prescindere dal contesto in cui si è inseriti non è mai facile, accettarsi per ciò che si è, di certo, non è da tutti ed eccoci dunque alla grande ricerca di una valvola di sfogo.
Agosto 2000
Il mindset di un teenager non è mai “omogeneo”, vi sono scoperte, cambiamenti, collisioni e successi. Si diventa come una pentola a pressione dove, senza la giusta valvola, si rischia di esplodere. E il botto spesso è interiore, specie per chi ha una sensibilità maggiore di altri.
Fu così che, fortuna volle, provai a scrivere una poesia, figlia delle sensazioni che mi portavo dentro, uno sfogo che, come la valvola della pentola a pressione appunto, mi ha permesso di scoprire un modo di rendere manifeste a me stesso e ad una cerchia ristretta di persone le mie emozioni, nel bene e nel male.
Da questo momento il mio “flow” poetico non si è più fermato, ecco la primissima che scrissi:
IL GUARDIANO DEL FARO Il guardiano del faro uomo solo e abbandonato a sé; a cui nulla è più caro e che tutto del suo passato ha dimenticato.
Vecchio e stanco scruta il mare rumoroso e bianco che le nuvole stanno a guardare.
Già le nuvole che vedono questo cielo in Terra che vorrebbero coprire, invano.
Così il vecchio non si lascia coprire dalle nubi della solitudine che lo circondano.
In quest’opera, acerba ma intensa, si intravedono le crepe delle insicurezze, dell’accettazione, ma al contempo il senso del viatico obbligato verso il domani, di certo più sereno, grazie alla consapevolezza che, oggi riesco a definire in tal senso, ma che all’epoca era solo un vaporoso orizzonte di incognite.
Le poesie dunque sin da allora sono diventate il mio modo di scrivere a e di me stesso, del bene che percepivo e del male che vivevo.
Allego altri esempi di queste acerbe poesie, più di 100 in archivio, che forse un giorno ritroverò il coraggio di condividere come ho fatto con il mio “nuovo ciclo” cioè i: KOMOREBI.
Ve ne faccio assaggiare sei, solo per voi:
PARTECIPE DEL TUTTO com’è bello aprire gli occhi e vedere il mondo come nessuno l’ha potuto vedere prima com’è bello respirare un’aere nuova e sentire nuvole ricolme di sole entrare dal naso ed uscire come luce da tutto il mio essere sentirsi leggeri volare tra gli stormi e udir il lor cantare com’è bello carezzare i prati in fiore e sentire il lieve palpito naturale scorrere tra mano e mondo abbracciato dal profumo dell’infinito com’è bello arcobaleno inizia in terra finisce in cielo dove gli angeli alati lo sorreggono per noi vorrei essere solo occhi e sensazioni solo così sarei partecipe del tutto.
LAGUNA luogo incantevole a parole indescrivibile in cui si tuffa il sole del quale rifletti il colore mentre tramonta e ci fa l’occhiolino dal pelo dell’acqua; ci son giorni in cui sembri oro altri in cui sei smeraldo altri in cui non c’Ë orizzonte e tu sei azzurra come il cielo e gli stormi di candidi gabbiani son le tue nuvole una cosa in te non cambia mai è la tua bellezza…
FELICITA’ Dopo aver bevuto Questo drink di felicitá Scrivo versi controvento giá bruciati al sole Senza sapere come Sono caduto in questa situazione Solo agire col cuore Senza far passare dalla mente Qualunque azione o decisione Stringo nel mio pugno forte il cuore Che ha preso spontaneamente a volare Senza sapere realmente dove voleva andare Mi pingo la faccia di un colorato sguardo E faccio esplodere cromia ov’era apatia Mi perdo di me alla ricerca di alcunchè Giaccio felice nel fluire della vita E sorrido, perché il sorriso in volto È la porta aperta alla felicitá ventura
SILENZIO prova a fare silenzio dentro di te prova ad ascoltare ciò che il silenzio sa dire solo nel silenzio interiore troverai le risposte che cerchi perchè nel silenzio parla il cuore e il cuore sa cosa è bene per te ascolta il silenzio cerca di cogliere il passare delle emozioni fatti travolgere dai ricordi poi trova quegli istanti che han lasciato i solchi più profondi nel tuo cuore e segui la via indicata se ti condurrà alla luce urla al mondo la tua gioia
SOGNI VAGABONDI guardo alla mia vita sogni e desideri scorrono nello specchio dei ricordi poi d’un tratto mi rendo conto che un’immagine nuova ha sconvolto un giorno nel quale scorgo un istante tra tutti gli altri un frammento di vita ha cambiato tutto Rivelandosi fondamentale così come nel vuoto si creano prospettive così nella mia vita si genera amore i sogni dapprima vagabondi ora sanno tutti dove andare in un luogo tra battito e cuore a pochi passi dall’anima alla velocità della luce vorrei avere dei ricordi con te perché ora che ti ho scoperto sei già il sogno del mio destino e sento quanto manchi in tutti i ricordi che ti precedono
SEDUTO SULLA LUNA seduto sulla luna circondato di vuoto e candide polveri sono guardo intorno cerco il sole ma mi è nascosto la mia vecchia dimora lo eclissa; è la terra la guardo da lontano il mondo che un tempo mi apparteneva il mondo cui io stesso appartenevo seduto sono sulla luna forse sto sognando eppure non sento nostalgia perchè la terra che da qui vedo pienamente in luci e tante ombre non era più casa mia.
Cari Amici e care amiche, grazie per la vostra attenzione, spero di avervi raccontato ancora una volta qualcosa di me, senza filtri, senza censure e, con un pizzico di poesia.